MOSE, la difesa di Galan: "Vi dico come ho comprato la casa, l'auto e tutte le barche..." E nell'inchiesta spunta Enrico Letta...
In riflessione come un eremita, isolato dal mondo nella sua villa di Padova da dove si tiene in contatto con le uniche persone che ora vuole sentire: i suoi legali, Ghedini e Franchini. Giancarlo Galan passa 24 ore al giorno sulle carte che sta personalmente mettendo in fila per provare a smontare, tra due settimane, quell’impressionante documentazione arrivata alla Giunta della Camera, che dovrà decidere con voto per l’arresto o non, riguardo all'inchiesta sul Mose, accusato di corruzione per tangenti da 10 milioni. Compito della Giunta è tuttavia valutare "se le misure che vengono richieste per Giancarlo Galan sono indispensabili". È quanto sottolinea Mariano Rubino (Sc), relatore nella Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera che ha avviato l'esame del caso Galan. Rubino precisa che si è voluto lasciare libertà al deputato su quando intende presentasi in Giunta fermo restando che la data più probabile perché ciò avvenga, al momento, è il 25 giugno.
L'accusa - L'ex presidente della Regione Veneto, ora parlamentare di Fi, secondo l'accusa, avrebbe ricevuto dal 2005 al 2011 da Giancarlo Mazzacurati presidente del Cnv, Consorzio Venezia Nuova, anche tramite l'assessore Renato Chisso, uno stipendio annuo di un milione di euro. Questo è quello che si legge nell'ordinanza firmata dal gip di Venezia nell'inchiesta sul caso Mose.
Le carte che prepara Galan - E' proprio in Giunta, che Galan si gioca il tutto per tutto guardando negli occhi i suoi colleghi. E' lì, prima ancora che in tribunale, che argomenterà quelli che lui ha chiamato le "nefandezze altrui" e i "misfatti compiuti da altri". Primo fra tutti quelli della sua grande accusatrice, l’ex segretaria Claudia Minutillo, il testimone chiave dell’inchiesta. Proprio questa sarebbe stata l'artefice di tutto, colei che riusciva a tenere sotto scacco anche l’ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, destinatario delle chiamate della segretaria. Come riporta Huffington Post ci sarebbe addirittura un'intercettazione sul tavolo di Galan che confermerebbe il rapporto di confidenza tra i due. "L’allora segretaria gli si rivolge come ad un suo sottoposto, ordinandogli di muoversi, di fare questo e quell’altro con formule che non sono quelle che di solito usa una segretaria nei confronti di un’assessore". Ad esempio, riporta il quotidiano del gruppo l'Espresso, "la Minutillo ordina perentoria a Chisso: 'Scusa, vai sempre a mangiar Da Ugo, alza il culo e vieni qua'. E a proposito di ritardi nelle Tangenziali Venete: 'C... cerca di lavorare, son tutti inc... neri'".
La Villa di Cinto Euganeo - Le carte che sono sulla scivania di Galan dovranno poi giustificare le spese da lui sostenute negli ultimi tempi, ma sopratutto giustificare economicamente tutti i suoi possedimenti, tra cui società, partecipazioni, barche e anche la villa trecentesca di Cinto Euganeo che, secondo l’accusa, è stata ristrutturata grazie al milione e cento dall’imprenditore Piergiorgio Baita. L'Huffington Post ricostruisce la storia, sin da prima dell’acquisto, della villa che Galan dovrebbe portare in Giunta. "Il precedente proprietario l’aveva comprata a un’asta giudiziaria a circa 400milioni di lire, dopo 15 tentativi di aste andate male. Si trattava di un dentista che voleva farne destinarne una parte a clinica di cure dentistiche tenendone un’altra come abitazione. È quando il dentista non ci sta più dentro coi costi che subentra Galan. E la compra “a poco meno di un milione di euro”. Non è da ristrutturare. Si tratta di mettere mano a quegli impianti realizzati nell’ottica di una clinica. I lavori di ristrutturazione compiuti da Galan, riguardano dunque una parte dell’impianto idraulico, l’impianto elettrico e 280 metri di pavimento. Per pagarli, sostiene Galan, di aver acceso un mutuo di 200mila euro, tuttora acceso presso la Banca Popolare di Vicenza. E non ci sarebbe nessuna sproporzione, come contestato dagli inquirenti, tra i costi dell’abitazione e il reddito percepito".
Barche e posti auto - Insomma delle spese che Galan dovrebbe riuscire a giustificare. Così come quelle riguardo il costo del "parco auto" della famiglia, composto da sei macchine, tra cui un Audi A7 con 384mila kilometri, una Land Rover dell’80, una Mini Morris del ’76 regalata da Ghedini per il matrimonio. Sarebbe sostenibile per Galan anche la spesa per le barche. "Galan - riporta la testata del gruppo l'Espresso - andrà a dire alla Giunta della Camera che non sono una "decina", tra la riviera adriatica veneta e la Croazia", come scritto sui giornali in questi giorni. "Una Boston Whaler del 1993, di circa sette metri, ormeggiata nella darsena di Jesolo, il cui valore commerciale sarebbe di circa 25mila euro. L’altra, di circa otto metri e mezzo del 2001 ormeggiata in Croazia, a Rovigno, ha un valore di circa il doppio". Prprio sulla Croazia sono puntati gli occhi degli inquirenti che ritengono che li si fondi la galassia Galan. "Sarebbe la Franica Doo, una srl di diritto croato, la società tramite la quale i Galan 'gestiscono il proprio patrimonio estero detenuto in Croazia', patrimonio che risulta comprendere le 'imbarcazioni' appunto, ma anche molti 'immobili'. Per la difesa non ci sarebbe nulla di strano nell’aver creato società croate, perché sarebbe stato quello, ai tempi, il modo che la prevedeva la legge".
Continua....
"Davamo soldi a tutti, a destra e a sinistra e ad ogni richiesta". Anche Enrico Letta. E' l'onda lunga del Mose e dell'inchiesta veneziana sulle tangenti e gli appalti truccati. Un fiume di milioni, anzi di miliardi di euro piovuti sulle teste di alti dirigenti, funzionari, finanzieri e, naturalmente, politici. Qualcuno di loro, come il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, è finito in manette. L'ex governatore veneto Giancarlo Galan è appeso alla decisione della Camera dopo la richiesta d'arresto degli inquirenti. Molti altri, da Gianni Letta a suo nipote Enrico, non sono neanche indagati ma i loro nomi nelle carte ci sono ugualmente. "Soldi a Enrico Letta" - A parlare rivelando i finanziamenti per Letta junior, in un verbale risalente al 7 agosto 2013, è Roberto Pravatà, ex vicepresidente vicario del Consorzio Venezia Nuova, snodo centrale nel giro di mazzette: "In merito ad altre utilità dirette ed esponenti politici posso riferire che Mazzacurati (Giovanni Mazzacurati, presidente di CVN, ndr) mi convocò per dirmi che il CVN avrebbe dovuto concorrere al sostenimento delle spese elettorali dell'onorevole Enrico Letta che si presentava come candidato per un turno elettorale attorno al 2007 con un contributo nell'ordine di 150mila euro. Mi disse che il Letta Enrico aveva come intermediario per il Veneto, anche per tale finanziamento illecito, il dottor Arcangelo Boldrin. In effetti venne predisposto un incarico fittizio per un'attività concernente l'arsenale di Venezia". Pravatà ha anche parlato di soldi all'ex ministro Pietro Lunardi (per pagare il "risarcimento" del suo licenziamento all'Anas) e il ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio (viaggi in Scozia, Romania, Danubio).
La risposta di Enrico Letta su Twitter:
Leggo falsità sul mio conto legate al Mos. Smentisco con sdegno e nel modo più categorico. Non lascerò che mi si infanghi così!.
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