"Il puzzle è quasi completo, ma..." Caso Yara, parlano gli inquirenti: "Abbiamo scavato fino al 1815". La madre di Bossetti: "Innocente Vi spiego perché è mio figlio"
Yara, gli inquirenti: "Il puzzle è quasi completo"
Occhi puntati sulla procura di Bergamo, dove gli inquirenti fanno il punto sul caso di Yara Gambirasio e sul fermo di Giuseppe Massimo Bossetti, il presunto assassino che però insiste sulla sua innocenza. Il caso è spinoso, più complesso di quello che poteva apparire dopo la cattura di Bossetti, ma Letizia Ruggeri, la pm titolare delle indagini sul caso della ragazza di Brembate Sopra uccisa nel febbraio 2010, spiega che "il puzzle è quasi completato", anche "se l'inchiesta è stata faticosissima, lunga. La vicenda - aggiunge - è stata contraddittoria e sorprendente. L'inchiesta è stata condotta da tutte le forze di polizia, coinvolte fin dall'inizio". Quindi il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, ha spiegato che sono stati raggiunti "risultati insperati e insperabili perché si era partiti totalmente dal nulla".
La ricostruzione - Sul fermo di Bossetti, la Ruggeri spiega che è stato chiesto poiché "avrebbe potuto fuggire". Il fermo, però, non è stato convalidato, "ma soltanto per ragioni formali". Quindi i dettagli sulle indagini. La Ruggeri ribadisce che il padre di Bossetti, Damiano Guerinoni, "aveva il tratto y che coincideva col dna trovato sulle mutandine della bambina. Scorrendo l'albero genealogico della famiglia non riuscivamo a trovare a chi appartenesse. Abbiamo ripercorso l'albero genealogico fino al 1815. Mario Parente, comandante del Ros, racconta poi il "senso di frustrazione quando si è capito che si trattava di un figlio illegittimo". Il percorso per individuare il sospetto è stato "certosino", lungo e tortuoso. Parte dal luogo del ritrovamento del cadavere di Yara, "il centro sportivo di Brembate". Quindi le analisi su "amici e parenti di Yara e i 33mila soci del locale le Sabbie Mobili", vicini al campo di Chignolo d'Isola dove fu trovata la vittima.
Yara Gambirasio, la madre di Bossetti: "La scienza ha sbagliato, non è un killer"
Dopo la sorella, parla anche la madre di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino finito in carcere con l'accusa di avere ucciso Yara Gambirasio. La donna, Ester Arzuffi, 67 anni, parla in un'intervista al Corriere della Sera. "Se mio figlio confessasse? Non ci credo. Dovrei guardarlo in faccia per capire se dice la verità. Ma non può accadere, perché non è vero". Difende il figlio da ogni accusa, la signora Ester, insiste, non cede un millimetro. E il caso, non certo per le sue dichiarazioni, in parallelo si complica.
Il passato - La Arzuffi ricorda quando le hanno dato la notizia del fermo del figlio. "Ero in clinica da mio marito. Non sta bene. Alle 19.15 mi hanno chiamato e hanno detto che io, mia figlia e suo marito dovevamo correre in questura. (...) Uno shock. Siamo rimasti in questura fino alle 5 del mattino". Ad incastrare Bossetti c'è la prova del Dna. "Lo so, lo so. Che cosa vuole che le dica, che menta? A meno che il mio cervello non abbia resettato tutto, questa è la verità", ossia suo figlio non è colpevole. Le domande poi si spostano su Guerinoni, il padre biologico di Bossetti, che dunque dovrebbe aver avuto una relazione clandestina con la donna. "Sì - spiega la Arzuffi -, vivevo a Ponte Selva come lui. Non lo nascondo. Ma era solo una conoscenza". Mio marito aveva chiesto a lui e a Vincenzo Bigoni di portarmi al lavoro, in auto, alla Festi Rasini, perché già andavo in zona. Poi la sera tornavo in autobus. Ma tra conoscere una persona e avere intmità con lei ce ne passa".
"Non sono figli suoi" - Qualcuno sussurra che la Arzuffi e suo marito si siano trasferiti a Brembate Sopra per fuggire a qualche scandalo. Lei nega, secca. "Mio marito voleva cambiare lavoro, quindi ci siamo messi in macchina e siamo andati alla ricerca di un altro posto. L'abbiamo trovato alla Flico di Brembate Sopra. Nel giro di una settimana abbiamo cambiato casa". L'intervistatore chiede se era incinta di due gemelli. La donna risponde: "Ma no. Ci siamo trasferiti nel 1969, sarà stato marzo o aprile, e loro sono nati a ottobre del 1970, per altro con un mese di anticipo. Mi dice come possono essere figli di Guerinoni? Vede che le date e altre cose non tornano". Quindi la Arzuffi aggiunge di aver interrotto tutti i rapporti che aveva a Ponte Selva.
I nomi - Ostinatamente, la madre, difende l'onore di suo figlio e ne proclama l'innocenza, a dispetto delle prove scientifiche. "Con il carattere che ho, se lo avessi visto lì fisso a guardare i servizi sulla bambina e avessi dubitato di lui, gli avrei detto: Vai dai carabinieri. Lo avrei trascinato". Infine una battuta sul nome dato al figlio, proprio come quello di Guerinoni, Giuseppe, un'altra circostanza che insospettisce gli inquirenti: "Macché. E' stato mio padre a dirmi: Chiamalo come me. Volevo chiamare la gemella Nadia, invece mi è uscito di getto Laura e Letizia come mia zia".
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