Riportiamo un articolo di Padre Maurizio Patriciello Pubblicato il 21 Settembre su "Avvenire".. Un articolo che vale la pena leggere...
UNO SCEMPIO SENZA COLPEVOLI

Da domenica non si parla d’altro. Quanta delusione, mio Dio, si legge sui volti della gente. Quanta sofferenza, quanta impotenza. Riuniti sul sagrato, dopo la Messa, mi guardano come se fossi io il responsabile, come per dire: “ Ti abbiamo seguito, ti abbiamo creduto, e adesso? Non ci hai sempre detto di fidarci dello Stato, della magistratura? Continuerai a dirci che dobbiamo rimanere inchiodati qui, quando ci viene voglia di scappare lontano? Non è vero, padre, non è vero che la legge è uguale per tutti. Alla fine sono sempre i poveri, siamo sempre noi a pagare il prezzo più alto…”.
Ho sempre pensato che i rifiuti urbani gettati per le strade non erano solamente un atto di inciviltà, ma anche il grido di ribellione di chi non aveva altra possibilità per attirare l’attenzione sul problema vero: i rifiuti tossici. Un grido da intercettare e interpretare. La gente sapeva bene che non erano le bucce di patate e i residui della cena a fare paura, ma i mille tir che attraversavano l’Italia per fermarsi nelle province di Napoli e Caserta. L’ alleanza malefica tra le cosche della camorra campana e alcuni industriali senza scrupoli del ricco Nord alla fine ha vinto. “ Un popolo e l’altro sul collo vi sta…”. Ci sentiamo offesi. Siamo addolorati. Non riusciamo a credere che sia potuto accadere. Il cuore dell’uomo è un pozzo senza fondo. Quando non è Dio a colmarlo, lo si riempie di mille cose che sempre lo lasciano insoddisfatto. Il falso dio, il denaro, a questa gente non basta mai. Per esso sono disposti a tutto, anche a svendere la vita dei loro fratelli in umanità. Anche a rinunciare alla loro stessa dignità. E noi che attendevamo che giustizia fosse fatta, stiamo qui, oggi, a leccarci le ferite. Noi, Chiesa di Gesù Cristo in questo territorio, dobbiamo saper resistere per stare accanto ai giovani. Per ridonare loro il gusto di fare bene, di lottare ancora, di non cedere, di non tirare i remi in barca. Non ci interessa sapere quale meccanismo si è inceppato, in questo processo, ma giustizia non è stata fatta. Non doveva accadere. Invece è accaduto. E noi dobbiamo aiutare la nostra gente a riprendere il cammino. A continuare a sperare contro speranza.
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