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lunedì 29 febbraio 2016

ECCO IL SUO CANDIDATO Salvini, ora è terremoto: chi ha scelto, i risultati

Ecco il suo candidato. Ora è terremoto-Salvini: chi ha scelto, i risultati



Quasi finite le primarie fai-da-te di Matteo Salvini per Roma. Il leader della Lega Nord, in una conferenza stampa a Montecitorio, ha fornito i primi dati a scrutinio ancora in corso. Il risultato però è delineato: "In ventiquattr'ore quasi 15mila persone sono uscite di casa per esprimere la loro opinione ed è qualcosa che deve servire a tutto il centro destra". In testa c'è Alfio Marchini (1.450 voti). Seguono Irene Pivetti (1.300), Francesco Storace (1.250) e Guido Bertolaso (1.050). "A metà dello spoglio nessun candidato arriva alla maggioranza - ha aggiunto Salvini - non dico tutti sullo stesso piano, ma ci sono poche percentuali di differenza". Sorprende comunque Bertolaso, fieramente osteggiato da Salvini, tanto che il segretario del Carroccio ha ammesso: "Evidentemente la sua proposta ha una sua dignità". Forte di questi dati, Salvini ha suonato la carica invocando le primarie: "I gazebo erano una roba nostra, non rappresenta tutti, ma dà un risultato". E ancora: "Fermiamoci un attimo e ragioniamo se non sia il caso di coinvolgere tutti i cittadini in una giornata di partecipazione e di scelta popolare", perché "così il centrodestra a Roma perde e fa il più grande regalo possibile a Matteo Renzi".

IL PREZZO DI SUO FIGLIO Ecco quanto lo ha pagato: le cifre, imbarazzo per Nichi

Ecco quanto ha pagato il figlio Tobia. Le cifre che imbarazzano Vendola



Negli Stati Uniti avere un figlio da una madre surrogata è facile. Basta avere i soldi. Il costo, riporta il Corriere della sera, si aggira tra i 135mila e i 170mila euro. Tanto avrà speso Nichi Vendola con il suo compagno Eddy Testa per avere il piccolo Tobia Antonio. Una spesa che lievita se aumentano il numero dei tentativi per averlo e se la gravidanza è gemellare. 

Con quella cifra non solo paghi il bambino ma anche la cittadinanza americana e la certezza che quel bambino sarà figlio dei genitori internazionali e che la madre surrogata non avrà alcun diritto. Per questo si parla di un giro d'affari pazzesco destinato a crescere: più di 2.000 bambini nati ogni anno, il triplo di 10 anni fa, molti dei quali per coppie straniere. La California è la meta più gettonata dai gay italiani cui la pratica è preclusa nell'Europa dell'Est, per esempio.

Farinetti che coltellata a Renzi La frase che sputtana Matteo

Oscar Farinetti sveglia Renzi: "Per l'Italia quattro anni di m..."


di Franco Bechis



Lo dice senza fronzoli: «Siamo nella merda». E spiega pure perché: «lo siamo perchè mancano i posti di lavoro». Non basta? Aggiunge: «e per farvi coraggio voglio dire che secondo me stiamo entrando in un periodo di tre o quattro anni che saranno ancora più complicati del periodo 2009-2014. Ma è scritto che è così. Perché in quel periodo là almeno avevamo i Brics che tiravano, per cui esportavamo là. Adesso ci vengono a mancare anche quelli».

Queste parole non escono da una notoria Cassandra, dall' ultimo degli economisti catastrofisti. E nemmeno da un gufo di quelli che Matteo Renzi accusa di macumbe e gesti iettatori solo per oscurare i grandi passi avanti che le sue decisioni avrebbero fatto fare all' Italia. Nossignori, a dire che domani sarà ancora peggio è stato ieri a Roma l' imprenditore più renziano che ci sia: Oscar Farinetti, il fondatore e padrone di Eataly. E lo ha fatto a casa Renzi, proprio nella stessa sala dove ieri mattina era passato per un saluto il presidente del Consiglio e capo del partito di maggioranza: davanti ai giovani riuniti per la scuola di formazione politica del Pd.

I rischi di internet - Farinetti non ha fatto il gufo: ha raccontato la realtà presente, uscendo dallo schema ottimismo/pessimismo che secondo lui è il modo con cui si può guardare il futuro prossimo. Se sei ottimista pensi che un problema possa avere nel tempo una soluzione, e lavori su quella strada. Se sei pessimista invece pensi che le soluzioni non ci siamo mai, e quindi non fai nulla e ti culli nella difficoltà. Ma guardare la realtà è esercizio da realista. E Farinetti ha imbastito una lezione sicuramente interessante, anche se probabilmente urticante per la narrazione dell' esecutivo.

Per Renzi, che non ha presenziato allo show, a dire il vero il Farinetti di ieri sarebbe stato indigesto e urticante sotto molti altri aspetti assai poco diplomatici nel momento politico attuale. Farinetti è stato pesantissimo nei confronti dei cattolici, e alla platea di ragazzi che lo stava ascoltando ha pure detto: «Mi spiace di dirlo ai democristiani che ci sono fra voi. Ma la cosa più giusta detta da Karl Marx è che la religione è l' oppio dei popoli». Ha divagato su materie non sue come la storia patria, perdendosi in luoghi comuni sulla divisione fra conservatori neofobici (che avrebbero paura della novità) e innovatori, sostenendo che il Medioevo era il simbolo dei primi e l' impero romano (e poi il Rinascimento) dei secondi. Nella sua verve anticattolica si è fatto anche trascinare più in là, attaccando acidamente Angelino Alfano perchè «può dire scemenze, tanto poi va a confessarsi e lo perdonano pure».

Farinetti non è filosofo, politico o pensatore e si è visto bene ieri. È un imprenditore, comunque la si pensi, di successo. E quella prospettiva di tre quattro anni più neri di quelli che abbiamo vissuto merita di essere ascoltata sul serio. Secondo il fondatore di Eataly a determinare il ciclo negativo dell' economia c' è un solo responsabile: Internet. Che è la più grande invenzione della storia dell' umanità, dopo il fuoco. Ma che oggi produce un solo effetto: distruggere posti di lavoro in società fondante sul modello consumistico, che hanno le loro economie costruite alla base proprio sui posti di lavoro.

Farinetti lo ha spiegato ai giovani Pd con parole colorite. Raccontando che internet come il fuoco «è una invenzione che cambia il destino, la postura, l' essenza degli umani. Il colpo di fortuna è nascere nell' epoca di una invenzione straordinaria. La sfiga è che per domarla ci vuole un po' di tempo. Il fuoco ci misero migliaia di anni a domarlo. E noi siamo nella stessa situazione di allora. Abbiamo inventato una macchina straordinaria che si chiama Internet. E siamo sicuri che è una invenzione meravigliosa, che ci rimetterà di nuovo a posto, che creerà posti di lavoro, che ci farà vivere di nuovo in un' era fantastica, che risolverà un sacco di problemi del pianeta. Tuttavia siamo come nel momento in cui fu scoperto il fuoco: ci stiamo bruciando i piedi, stiamo dando fuoco alle foreste. Non riusciamo a domarlo».

Insulti e giudizi - Oggi quella straordinaria invenzione secondo Farinetti ha due scopi: «nella attività economica distruggere posti di lavoro. Nel privato la usiamo per insultarci o per giudicare». Il giudizio popolare non va giù al fondatore di Eataly, che subito se la prende con il sito più famoso per giudizi nel suo settore: «Grazie a internet diventiamo tutti giudici, tipo questa cagata di Trip Advisor. Io sono contro Trip Advisor, perché secondo me bisogna usare dei professionisti. Sono i politici a dovere fare politica, gli imprenditori a dovere fare impresa. E devono essere quelli che capiscono di cibo a giudicare il cibo».

Con uno scenario immediato così nero, ai ragazzi però Farinetti ha dato una soluzione: «avessi la vostra età, saprei su cosa puntare. Fino ad oggi si è costruito un modello sociale ed economico per godere. Ora sappiamo che il mondo finirà. E il lavoro del futuro dovrà basarsi non più sul godere, ma sul durare. Funzioneranno tutte le attività che cercheranno di allontanare il più possibile la fine del mondo, cercando di ritrovare un rapporto con la terra, con l' aria e con l' acqua». E su quelle la politica dovrebbe investire.

Il pizzino: "Sa cosa deve fare..." Prova devastante contro Napolitano

"Sa bene quello che deve fare...". Il "pizzino" che demolisce Napolitano



Gli Stati Uniti spiavano Silvio Berlusconi: è la novità della settimana. E, in tandem con Bruxelles, cospiravano per la sua caduta. Strategie e complotti con epicentro a Washington, insomma, testimoniati da una serie di carte e documenti che, ora, sono state scovate. A trovarle è stato Andrea Spiri, professore della Luiss, che ha scovato al Dipartimento di Stato di Washington i "fogli che scottano" dopo la progressiva desecretazione avvenuta tra ottobre 2012 e dicembre 2015.

Parte di questi documenti sono stati pubblicati da Il Giornale. Si torna così a novembre 2011, con lo spread in volo, l'assedio a Berlusconi e i "sorrisetti" di Merkel e Sarkozy. Ed è il 12 novembre quando il sottosegretario alla crescita economica Robert Hormats invia una mail a Jacob Sullivan, capo dello staff del segretario di Stato Hillary Clinton. Hormats si rifà a un rapporto inviato il 9 novembre dall'ambasciatore David Thorne. Nella missiva si legge: "Continuano i battibecchi politici, ma la direzione generale è fissata". E la direzione è un cambio di governo: quello che ha poi portato Mario Monti a Palazzo Chigi.

La corrispondenza prosegue con un misterioso omissis. Quindi Thorne riprende: "Sono anche intervenuti la Merkel e Sarkozy. Lo spread è sotto il picco, ma ancora molto alto. L'Italia sa quello che deve fare. David". "Spero - riprende Hormats - che Thorne abbia ragione, che l'Italia sappia quello che deve fare. Dovremmo vedere se Monti può farcela con gli insofferenti e se può portare dalla sua parte l'opinione pubblica. Egli è molto brillante, ma le sue capacità politiche e motivazionali andranno verificate". E mister Hormats aveva ragione: Monti, infatti, si sarebbe rivelato un totale disastro.

La frase più pesante, però, è quel "l'Italia sa quello che deve fare". Era tutto già scritto, già deciso, insomma. E il grande burattinaio era l'allora capo dello Stato, quel Giorgio Napolitano avrebbe brigato per il crollo dell'ultimo esecutivo Berlusconi: quando gli Usa scrivevano "l'Italia sa quello che deve fare" era fin troppo facile individuare in Re Giorgio il referente. Eppure, Napolitano, oggi ha scelto di tacere: il presunto regista del complotto ha annunciato che non risponderà alle domande su ciò che è accaduto in quelle settimane.

Il sondaggio che cambia il centrodestra Chi è il big che batte Salvini e il Cav

Sondaggio sulla fiducia nei leader: Toti meglio di Salvini e Berlusconi



Con le amministrative ormai a qualche settimana di distanza, fervono i sondaggi. Uno particolarmente interessante, anche per i risultati parzialmente inattesi, è quello realizzato da Tecnè e illustrato sul quotidiano "Il Giorno". Mostra la fiducia nei leader politici in una scala che va da 0 (nessuna fiducia) a 100 (massima fiducia) e mette al primo posto la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni con un punteggio di 36 su 100. La sorpresa è al secondo posto, dove si piazza quello che, a questi livelli, è da considerarsi un outsidere: Giovanni Toti. Con 35 punti su 100, il consigliere politico di Berlusconi passato dall'Europarlamento prima di diventare governatore della Liguria, precede Matteo Renzi (34 su 100), il grillino Luigi Di Maio (31 su 100), Beppe Grillo e Matteo Salvini (30 su 100), Silvio Berlusconi con 29 su 100.

I giudici entrano in Forza Italia Ordine a Berlusconi: "Cosa devi fare"

Il giudice a Forza Italia: "Riassumere subito la dipendente licenziata"



Dopo essere entrati per anni a gamba tesa nella politica italiana nel suo complesso, i giudici entrano ora direttamente dentro Forza Italia. E lo fanno addirittura dando ordini a Silvio Berlusconi, che del partito è stato storico fondatore ed è tuttora indiscusso numero uno. Il tribunale civile di Roma ha infatti accolto il ricorso di una dipendente licenziata da Forza Italia, ordinandone l'immediata riassunzione. Una bella rogna per la tesoriera azzurra Maria Rosaria Rossi, per la quale la sentenza rischia di tramutarsi in un precedente a favore dei 95 lavoratori che sono stati messi alla porta dal partito nei mesi scorsi.

Come riporta il quotidiano "La Repubblica", la pronuncia, emessa lunedì scorso dal giudice Maria Gabriella Marrocco sottolinea "l'illegittimità della procedura di cassa integrazione fin dal suo momento originante". Per questo, si legge, la lavoratrice "fondatamente pretende di essere riammessa nel posto di lavoro con le mansioni e l'inquadramento orario preesistenti e di vedersi corrispondere la retribuzione dal momento della sospensione in poi".

Il documento che cancella l'Italia Verremo commissariati: la prova

Il documento che cancella l'Italia. Verremo commissariati: la prova


di Carlo Pelanda



Il rapporto 26 febbraio 2016 della Commissione segnala che l’Italia danneggia l’intera Eurozona per poca crescita e che costituisce un pericolo prospettico per la stabilità finanziaria dell’eurosistema. Nel rapporto 2015 non c’era un segnale di pericolosità così forte: come mai dopo un miglioramento, pur piccolo, della crescita l’Italia è oggi più “eurofrenante” di un anno fa? Si tratta di sottigliezze di linguaggio, ma chi usa questi rapporti per farsi un’opinione su nazioni di cui non ha conoscenza diretta le annota, per esempio le agenzie di rating. La Francia con un’economia stagnante che non può fare a meno di un deficit oltre soglia per finanziare il modello statalista, cosa che proietta il suo indebitamento prospettico oltre quello italiano, invece non è considerata un pericolo.

L’ipotesi di due pesi e misure non mi sembra immotivata. Sensazione rafforzata dai rapporti sulla Germania: non nascondono i problemi correnti e prospettici, ma il fraseggio li alleggerisce. Per esempio, in realtà il sistema bancario tedesco è minato da una miriade d’istituti locali con governance politica, difesi da Bundesbank che non ha voluto che la vigilanza Bce penetrasse i loro bilanci opachi, probabilmente densi di titoli tossici non ancora svalutati, come in alcuni grandi istituti. Nei rapporti, invece, si trovano cenni, ma senza definizione di un grosso problema nazionale ed europeo come è. Mentre in Italia, dove c’è una massa di crediti deteriorati già svalutati di circa il 50% e il resto sotto controllo, il rapporto fa intendere che ci sia una crisi bancaria che non c’è. Questi rapporti sono fatti con molta cura sul piano formale, ma su quello sostanziale esibiscono mancanze analitiche importanti, in particolare al riguardo dell’Italia. Tra le tante, una chicca: l’export, punto di forza, sarebbe minato dal fatto che tante piccole imprese esportano in modi sporadici e non sistematici come le grandi industrie, così ipotizzando che l’export italiano sia volatile e, allusione implicita, non un punto di forza. Questa fesseria gira il globo e poi ci si sente chiedere da qualche investitore estero se il sistema italiano d’industria diffusa stia implodendo mentre in realtà sta rinforzandosi.

Ma il fraseggio più ingiustamente penalizzante per l’Italia è il definirla “periferia economica”, nel rapporto 2015 è perfino insultante. Come diavolo si può definire periferia economica una nazione che è ai primi posti nel mondo per scala e capacità industriale? Volendo cercare precisione, il centro economico dell’Europa, o volano industriale e finanziario, è fatto da diverse regioni subnazionali in una fascia a “T”: l’Italia settentrionale, il lato renano della Germania, un pezzo di Francia nord-orientale, l’Olanda, l’area di Londra, ecc., e non da nazioni intere.

Il punto: dopo aver visto come nel 2011 i tecnici del Fmi, su pressione delle nazioni che volevano sostituire il governo italiano del tempo, hanno associato la solida Italia alla fragile Spagna unendole nel rischio d’insolvenza, cosa che ha prodotto una devastante rappresentazione sbagliata dell’Italia, è più razionale essere paranoici che accomodanti. Il fraseggio negativo della Commissione potrebbe essere usato come base per un futuro commissariamento dell’Italia e/o per trattative che mettano Roma in svantaggio iniziale. Da un lato, i difetti dell’Italia sono innumerevoli e non contestabili. Dall’altro, parte di questi difetti non trovano soluzione per l’architettura rigida delle euroregole e certamente l’Italia ha una solidità economica e finanziaria molto maggiore di quella rappresentata nei rapporti detti. Ci sono motivi per ipotizzare un’intenzionale volontà di sottorappresentarla? Non possiamo provarlo, ma nemmeno escluderlo. Pertanto dovremmo: (a) pretendere la creazione di un comitato scientifico (vero) paneuropeo che controlli le analisi dei tecnici della Commissione sul piano della consistenza metodologica; (b) pretendere dalla Commisione che i Country Report d’inizio anno, su cui non prende responsabilità per i contenuti, vengano firmati da chi li redige, così eliminando l’ambiguità di documenti non ufficiali, ma che vengono percepiti come se lo fossero. Speriamo basti solo questo per ridurre la quantità di errori, fraseggi pilotati e stereotipi che sembrano contenere.