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domenica 29 marzo 2015

Quel muro della vergogna che imbarazza la Moretti: la faccia di Alessandra e il porno-manifesto

Veneto, spunta il manifesto porno accanto a quello di Alessandra Moretti e si scatenano i leghisti






A sinistra il manifesto di Alessandra Moretti, a destra - chissà se affisso prima o dopo - quello di un imperdibile spettacolo osè con un tre giovani "artiste" che posano ammiccanti. A diffondere il muro un po' imbarazzante per la candidata Pd è stata la pagina Facebook "Matteo Salvini leader" seguito da Luca Morisi, spin doctor della comunicazione del leader leghista. "Involontarie simmetrie" ha scritto Morisi che ha poi aggiunto l'hashtag #iostoconzaia. Pioggia di like per il muro dell'infamia, tra i quali anche quello del senatore leghista Gian Marco Centinaio e un fiume di commenti scatenati dei leghisti: "In effetti - si legge in un commento - Questa è l'unica cosa che potrebbe venirgli bene..." anche se qualcuno ha dubbi anche su questo.

Pansa butta Renzi giù dal balcone "Quando e perché lo faranno fuori"

Giampaolo Pansa a nudo, dalla cugina "con le tette perfette" al libertino Scalfari. E poi Renzi: "Un bluff, vira al nero, gli manca il balcone"






Dalla zia dalle "tette perfette" al libertino Scalfari, fino al Renzi ganassa che vira al nero. Giampaolo Pansa non ha mai avuto paura di andare controcorrente, correndo il rischio di venire etichettato come "traditore" dalla "sua" sinistra come accaduto dopo aver scritto I figli dell'aquila e Il sangue dei vinti sulla guerra civile italiana, gettando una luce cupa su alcuni aspetti della Resistenza. Intervistato dal Fatto quotidiano, l'editorialista di Libero si diverte a smitizzare personaggi, professioni, situazioni ripercorrendo i suoi quasi 80 anni di resistenza. 

La cugina, la mamma, la guerra - Si parte con gli aspetti più intimi e privati, affrontati sempre con burbera ironia.  Il nonno bracciante morto a 38 anni mentre zappava. L giovane zia Carolina, "la ragazza con le tette più belle della città. Mia madre, che faceva la modista, diceva sempre: non c’è nessuna donna, nessuna ragazza che ha delle tette come quelle di zia Carolina. A onor del vero anche mia madre aveva delle gran tette". Poi la giovinezza a Casale Monferrato, in Piemonte, "una città di provincia tutta affacciata sul Po", il padre Ernesto socialista non iscritto al partito e impiegato alle Poste telegrafi, "lo zio Francesco unico comunista dei fratelli", la "miseria più nera" da cui il papà è sfuggito facendo il militare nella Grande Guerra ("L'esercito mi ha dato per la prima volta un cappotto e finalmente un paio di scarponi nuovi - ricordava Pansa senior -. Per la prima volta, sotto l'esercito, ho mangiato due volte al giorno, e c'era sempre un pezzo di carne oppure il baccalà. Ho mangiato il cioccolato, ho bevuto il cognac. E poi, per la prima volta, sono andato a donne nei bordelli militari della Terza armata. La prima volta è stato con una donna di quarant'anni, io ero un ragazzo. Però meglio che niente, mi ha svezzato"). Tra tutte svetta la figura della mamma, "donna pazzesca, forte, energica". Quando un giorno, nel maggio '44, il piccolo Giampaolo e sua sorella sentono il rombo dei bombardieri pensano sia arrivata l'ora della fine. "No, no Giampa – mi chiamava così – non dobbiamo morire, adesso dobbiamo mangiare le frittelle che ho appena cucinato". 

Dalla Stampa a Barbapapà - Giornalista precoce perché spinto dal maestro, Pansa ha trascorso la carriera dal '59 a oggi in tutte le più prestigiose testate italiane: La Stampa con il direttore Giulio De Benedetti (che gli assegnò uno stipendio da 120mila lire al mese per trasferirsi a Torino), al Giorno chiamato dall'(allora) amico Giorgio Bocca, al Messaggero, al Corriere della Sera con Piero Ottone. Infine nei santuari di sinistra, Repubblica prima e l'Espresso poi. Con Scalfari "ci sono stato la bellezza di 16 anni. Dopodiché ne ho fatti altri 17 all'Espresso: 33 anni con quelli lì". "La grande lezione di Scalfari è che il direttore di un giornale, specie di un giornale che ha bisogno di crescere, deve pensare al giornale 24 ore al giorno. E deve viverci dentro almeno 12 o 13". Una volta Barbapapà predicava il giornale libertino, in grado di sconfessarsi e smentirsi. Oggi invece "è diventata una caserma, siamo al servizio militare portato all'estremo". Un po', forse, come vorrebbe Matteo Renzi e il suo partito della nazione. 

"Renzi? Gli manca solo il balcone" - E proprio a Renzi è riservata la parte finale dell'intervista. "Anche lui vorrebbe ridurci al pensiero unico, ma non ci riuscirà perché gli italiani sono anarchici, e gli piace essere comandati da un uomo dal polso duro. Però poi si stufano". "Il premier è un bluff - prosegue Pansa -: purtroppo nella palude, nel vero senso della parola, della politica italiana di oggi lui giganteggia. È il nuovo leader della destra, lo dico in questo ultimo libro che è uscito per Rizzoli, La destra siamo noi. Deve solo imparare a fare i discorsi da un balcone... E' arrogante, disprezza chi non la pensa come lui. Renzi è un parolaio bianco, speriamo non diventi nero. Circondato da troppe persone inesperte, amici degli amici degli amici. In politica la forma è sostanza. Mi ricorda una vecchia battuta su cui Forattini aveva costruito una vignetta, che diceva Quando il sole è al tramonto anche l’ombra del nano si allunga: il disegno riguardava Fanfani. Però pensaci un po' bene: quando il sole è al tramonto anche l'ombra del nano si allunga...". Il tempo di Renzi però non è infinito: "E' vero che gli italiani sono un popolo un po' anarchico, non amano ubbidire, gli piace essere comandati e possono anche fingere di obbedire, però in fondo non gli va: è una cosa che Renzi non ha ancora capito. La gente è stufa dei politici ganassa, vedremo cosa succederà quando gli italiani si renderanno conto che la grande ripresa non c'è, che soprattutto sta nascendo un modo di far politica accentratore... Ma scusa, questo è andato dal presidente della Repubblica a dire: adesso tengo io l’interim del ministero delle Infrastrutture. Ma siamo pazzi?"

Il giallo degli sms della sera del dramma L'inchiesta sulla morte di Pino Daniele

Pino Daniele, l'inchiesta sulla morte del cantante





I pm che indagano sulla morte di Pino Daniele sono partiti dagli sms. Sono partiti da quello che la compagna Amanda Bonini han mandato la sera del primo gennaio scorso al cardiologo di fiducia del cantante morto per l’ostruzione di uno dei suoi bypass. L’inchiesta non vede nessun nome iscritto nel registro degli indagati, ha disposto l’acquisizione dei tabulati telefonici delle chiamate che la coppia ha fatto dalla sera del 31 dicembre. Anche le mail del cantante saranno vagliate dagli inquirenti che hanno già provato a fare una ricostruzione. E’ la notte di Capodanno quando Daniele comincia a sentirsi male. Amanda allora manda un messaggino - secondo la ricostruzione riportata dal Corriere della Sera - al cardiologo di fiducia dell’artista. “Buonasera Achille, Pino mi preoccupa perché è diverso tempo che ha dolori alle spalle. Non sta bene.... Fammi sapere se posso portarlo nei prossimi giorni, anche domani se ci sei”. Il medico risponde. “Sentiamoci ogni quattro ore”. Amanda poi insiste per portare Pino Daniele in ospedale, il cardiologo risponde: “Sono fuori, torno domenica”. Ma al mattino il cantante sembra stare meglio fino alla sera del quattro gennaio, quando i dolori si acutizzano e il cantante vuole andare a Roma per farsi visitare. Da qui la decisione di salire in auto e di fare due ore di auto, dalla Toscana dove si trova fino a Roma.

Landini in piazza per il corteo anti-Renzi "Abbiamo più consensi del suo governo"

Roma, primo corteo per la Coalizione sociale di Maurizio Landini: "Abbiamo più consenso del governo di Matteo Renzi"





Il corteo organizzato a Roma da Maurizio Landini è di fatto l'esordio della nascente Coalizione sociale, il soggetto politico per tanti aspetti ancora sconosciuto lanciato dal sindacalista della Fiom. Più che una manifestazione di piazza, questo per Landini può diventare il primo esame politico, un modo per contare le forze effettive che lo appoggiano e convincere quei partiti della frastagliata sinistra che ancora non sanno che fare da grandi. Per unire, Landini punta tutto sulle bordate a Matteo Renzi: "Oggi inizia una nuova primavera - ha detto a corteo appena partito - Renzi stia tranquillo che noi abbiamo più consensi del governo".

Polemica - Dalla Cgil la stessa Susanna Camusso aveva rimproverato al leader della Fiom di voler fare politica con un partito. Landini ha incassato, sapendo che senza il sostegno del sindacato va poco lontano. E ringalluzzito dalla giornata di manifestazione ha rilanciato: "In questo Paese tutti fanno politica e questa teoria che il sindacato non fa politica è una sciocchezza. Se il sindacato proclama uno sciopero contro il governo non è un atto politico?"

Ecco la clamorosa idea di Berlusconi: Mara Carfagna leader di Forza Italia

L'idea di Silvio Berluconi: Mara Carfagna leader di Forza Italia





Da una parte ci sono Silvio Berlusconi e Matteo Salvini che fondamentalmente farebbero a meno l’uno dell’altro ma che, al momento, hanno bisogno l’uno dell’altro. Sono quindi costretti ad un’alleanza in vista delle Regionale, un’alleanza a “loro insaputa”, come scrive il Corriere della Sera. O loro malgrado. Ma dall’altra parte che quel magma che si muove dentro Forza Italia e, più in generale, nel centrodestra. Per quanto riguarda gli azzurri, c’è il caso “Fitto” con l’ex governatore pugliese che sarebbe pronto allo strappo con i suoi uomini per fondersi con tutti gli insoddisfatti di Ncd e con i delusi da Salvini (con Tosi in testa).

La strategia - Ma c’è anche chi dice che in realtà Berlusconi vuol costringere Fitto a rompere per farlo contare nelle urne, addebitargli la sconfitta nelle urne. C’è poi quella voce sul gruppo autonomo di Verdini ma, secondo quanto scrive il Corriere, si tratterebbe di una mossa per mantenere un “ponte” con Renzi. Berlusconi si tiene stretto i pochi fedelissimi e, tra questi, c’è Mara Carfagna che scrive Francesco Verderami, il Cav vorrebbe al vertice del partito per dare un segno concreto del cambio generazionale. 

L'intervista al senatore Barani: "Qui si sniffa, vi dico chi sono i drogati"

Lucio Barani: "Tanti senatori sniffano cocaina"


Intervista a cura di Barbara Romano 


Lucio Barani da Aulla, classe 1953, senatore iscritto al gruppo delle Grandi autonomie e libertà. Socialista più craxiano di Craxi, come certificano i suoi continui pellegrinaggi ad Hammamet («la terra santa degli orfani di Bettino») e il garofano che ammicca dal taschino. Ha appena messo a segno un record: è il primo parlamentare della Repubblica che prenderebbe a sberle la seconda carica dello Stato. Prova a smussare: «No, io non ho detto questo. Ho detto che sono pronto a dare quattro ceffoni a chiunque cita a sproposito Calamandrei e i padri costituenti che ci hanno dato questa Costituzione garantista».

Resoconto stenografico dell’Aula, seduta del 26 marzo. Il senatore Barani rivolto al presidente Grasso: «Credo che anche i suoi genitori le abbiano dato ceffoni, e forse, se gliene avessero dati di più l’avrebbero educata meglio». «Gli ho detto che avremmo dovuto avere un’educazione riformista dai nostri genitori, che avrebbero dovuto darci qualche scappellotto in più. A tutti noi, compreso Grasso. A scopo educativo».

Grasso è maleducato?

«No, ma non è adatto alla politica. Ha fatto il magistrato, quindi è abituato solo a emettere sentenze. E non è in grado di capire quali sono i mali del Paese, la diagnosi e la cura. Il suo ddl anticorruzione aumenta le pene e non risolve niente. È come se dinanzi a un tumore, se non funziona la chemioterapia, il medico dicesse: “Ok, aumentiamo la dose”». 

C’è chi lo fa.

«Da medico le assicuro che così il malato muore. Lo stesso vale per la corruzione: l’aumento sic et simpliciter della pena non guarisce il reato, anzi. Portare la prescrizione a 30 anni ammazza il paziente».

Secondo la sua metafora Grasso è un assassino.

«No, però ragiona da pm. Lui e la politica sono agli antipodi. È come se dicesse: “Siccome ho fatto il capo dell’Antimafia, mi metto a pilotare un aereo”. Un disastro».

Da capo dell’Antimafia qualche competenza in materia Grasso l’avrà pure ottenuta.

«Secondo me lo ha fatto con dubbi risultati. La mafia non l’ha sradicata, anzi è più viva che mai. Di sicuro combina disastri ogni volta che presiede l’aula, perché gli mancano le basi politiche. Non ci si improvvisa legislatori da un giorno all’altro. Lui è un magistrato».

È il fatto che sia un magistrato il motivo per cui le sta tanto sulle scatole?

«Ma no, a pelle mi sta pure simpatico. È un bambinone».

E allora perché lo attacca in modo così duro?

«Perché è un dilettante allo sbaraglio, non è in grado di affrontare nessuna questione politica. S’intende solo di pene, giustizia e repressione. E perché è totalmente asservito alla maggioranza. È un militante del Pd, nelle cui file è stato eletto. Se lui continua a fare come gli pare in aula, chiederò d'istituire una commissione d'inchiesta sui presidenti della Repubblica e su quelli del Senato che, come Grasso, hanno svolto il loro ruolo in modo fazioso, non garantendo le minoranze e i regolamenti»
.
Lei ha presentato emendamento che propone la fucilazione per i rei di corruzione. 

«Proprio perché sono un garantista, nel secondo comma ho scritto: “La pena non può comportare la morte del reo”. Ovvio che la mia era una provocazione, una boutade. Io parlo per parabole, come nostro Signore».

Barani come Gesù.

«Se la corruzione è di così grave allarme sociale fuciliamo tutti i corrotti, no? Come si faceva con i briganti, torniamo indietro di 150 anni. La mia era una presa in giro per dire che i processi dobbiamo farli subito, su-bi-to! Non possiamo lasciare uno venti anni a bagnomaria, scherziamo? È anticostituzionale».

Craxi, il suo mentore, fu condannato per corruzione. Lo vuole vendicare? 

«Craxi era innocente per davvero. Mentre i magistrati sono gli unici in Italia che non pagano mai per i loro errori. Hanno in mano la vita delle persone, io li sottoporrei a visite psicoattitudinali. Per estirpare la corruzione ci vorrebbero degli statisti, non degli ubriaconi. È come dare l’Avis in gestione a Dracula. Non abbiamo messo Poletti, il capo delle coop rosse, al minist
ero del Lavoro? Lo stesso vale per Grasso».

Che c’entra adesso Poletti?

«Poletti al Welfare ovviamente farà gli interessi delle coop. E se metti il capo dell’Antimafia alla presidenza del Senato, cosa farà? Vorrà inquisire tutti, no?».

Lei in Senato ha anche detto: «In quest’Aula c’è chi si droga». A chi si riferiva?

«C’è gente che soffre di cretinismo politico, poi tira di coca e viene in Aula a blaterare».

Ci sono senatori che pippano cocaina?

«Certo. Ce ne sono tanti. Io sono medico, ho fatto diagnosi per molti anni. Basta che li guardi negli occhi, so riconoscere le pupille di chi sniffa. Poi chiedono la parola e parlano a sproposito».

In quali partiti sniffano di più?

«In quelli di nuova formazione, dove dilaga il cretinismo politico. La colpa non è solo della impreparazione, ma anche dell’assunzione di sostanze stupefacenti».

Ci pensa uno straniero a salvare l'Italia Contro la Bulgaria è 2-2, l'ira di Conte

Nazionale, Eder salva l'Italia contro la Bulgaria finisce 2-2





Strappa un pareggio a Sofia una Nazionale italiana sprecona e sciupona. E a evitare la figuraccia ci pensa l'oriundo Eder che trova la seconda rete azzurra dopo aver passato tutto il secondo tempo in svantaggio, ma sempre in attacco. A fine partita la faccia nerissima del ct Antonio Conte dice più di mille discorsi: "Per le occasioni create meritavamo la vittoria su un campo storicamente non semplice - ha detto ai microfoni di Raisport - A me la squadra è piaciuta sotto ogni punto di vista, abbiamo raccolto il minimo ma sono comunque soddisfatto". La maschera di ghiaccio del tecnico non cambia quando il discorso passa alle polemiche sull'infortunio di Claudio Marchisio: "No - ha risposto lapidario - fate voi le vostre considerazioni". In conferenza stampa ha poi detto: "Nella vita ho sempre lavorato, l'unica cosa che chiedo è che mi si lasci in pace. Mi faccio scivolare tutto, ma non le affermazioni subdole: io ho una memoria da elefante".

I gol - L'Italia sembrava essere partita con il piede giusto quando al 3' su cross dalla sinistra di Antonelli, c'è Minev a intercettare al centro in anticipo su Zaza con il rimpallo che beffa il bulgaro mandando la palla in rete. Si arriva all'11' per il pareggio della Bulgaria con una palla in verticale sulla quale Bonucci buca letteralmente l'anticipo, Popov frega tutti e si porta avanti per pochi metri facendo partire un destro preciso sul palo più lontano, 1-1. Sei minuti dopo è ancora la Bulgaria a dettare i tempi, la difesa azzurra si fa prendere controtempo sul passaggio filtrante di Popov su cui Milanov crossa per la testa di Mitzanski: è il 2-1. Nella ripresa si gioca solo contro la porta dei padroni di casa, con gli azzurri che sprecano l'impossibile con Immobile - c'è anche una traversa di Popov - e Gabbiadini. Al 37' Chiellini appoggia in profondità, Eder spalle alla porta stoppa si gira fa un passo e piazza il destro a giro sul palo lontano con un colpo di biliardo dei suoi. 2-2 che non si sblocca neanche nei 4' di recupero.

Girone H - Goleada in casa della Croazia contro la Norvegia. Finisce 5-1 per i biancorossi con i gol di: Brosovic, Perisic, Olic, Schildenfeld e Pranjic. Gol della bandiera norvegese invece per Samuelsen. Vince anche l'Azerbaigian con Malta (2-0), con i gol di Huseynov e Nazarov. La classifica: Croazia 13 pt, Italia 11, Norvegia 9, Bulgaria 5, Azerbaigian 3, Malta 1. Il 12 giugno si giocherà il prossimo turno, l'Italia potrà puntare al primo posto del girone nello scontro proprio contro la Croazia. La Bulgaria andrà invece a Malta e la Norvegia ospiterà l'Azeirbagian.