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domenica 27 luglio 2014

Le badanti in Italia tra furti e violenze: ecco i dieci consigli per difendersi

Furti, ricatti e violenze: cosa fanno le badanti in Italia



Attenzione alle badanti. Una famiglia su dieci in Italia ne ha una. Non mancano le furbette: fanno causa od occupano le case. Ora arriva un vademecum per difendersi. Trovare una persona di cui fidarsi e a cui affidare i propri cari non è cosa facile. Occhio ai matrimoni. Non sono rare le nozze tra ultra 65enni e le proprie ex badanti molto più giovani. Le cronache locali ci regalano un vasto assortimento di vicende legate a relazioni "atipiche". Come a Grosseto, dove lo scorso anno un 90enne è morto dopo aver sposato la sua badante della metà dei suoi anni. I figli dell'uomo, dopo essersi opposti al matrimonio invano, hanno accusato la donna della morte per accaparrarsi l'eredità. Poi, come racconta nella sua guida anti-badanti ilGiornale, c'è l'allarme furti. 

I furti - A Gorizia, ad esempio, una slovena ha sottratto ben 317mila euro ad un'anziana che assisteva. La donna, non accontentandosi del mensile, del vitto e dell'alloggio, si è progressivamente intromessa nella gestione dei soldi fino ad accumulare il tesoretto subito trasferito all'estero. Poi c'è il caso di chi resta letteralmente prigioniero della badanti. Ma il terreno fertile in cui leggere le storie più incredibili consumate nelle case italiane è il web. Si sprecano le testimonianze che riguardano casi di occupazione della casa. Persone che hanno subito un'occupazione della propria dimora per mano della badante che ospitavano in casa. 

Violenze - L'aspetto più drammatico dei rischi dell'assistenza domiciliare: gli abusi sugli anziani. I casi sono geograficamente omogenei in tutta Italia, riguardano sia badanti straniere che italiane ed hanno in comune una violenza spietata: calci, pugni, soffocamenti, segregazioni. In alcune occasioni le vittime sono morte sul colpo. Per far fronte ai numerosi disagi in cui si può incorrere, le associazioni di Colf e Badanti hanno stilato un vademecum per spiegare ad entrambe le parti come comportarsi in un rapporto di lavoro di assistenza domiciliare. 

Feste abusive - Basta organizzare dei party decisamente movimentati in compagnia di amiche, il tutto all'insaputa (e a spese) del datore di lavoro. È accaduto, sempre come racconta Il Giornale, a Genova dove ad ogni assenza dell'anziana la casa si trasformava in una discoteca. Ma nonostante il vadenecum i rischi sono sempre in agguato. Meglio scegliere con cura la persona a cui affidarsi. Altrimenti la badante potrebbe trasformarsi in un dramma di cui è difficile liberarsi...

Caos Figc, gaffe "razzista" di Tavecchio Il Pd: "Indegno, non si deve candidare"

Figc, gaffe "razzista" di Carlo Tavecchio e il Pd attacca: "Indegno, non si candidi"



Doveva semplicemente convincere un'Assemblea (peraltro già dalla sua parte) di essere l'uomo giusto. E invece Carlo Tavecchio, una vita nel calcio come dirigente e attuale presidente della Lega Nazionale Dilettanti, ha sollevato su un polverone che rischia di non esaurirsi così facilmente, spargendo veleni alla vigilia dell'elezione del nuovo presidente della Federcalcio italiana.

In sintesi - La gaffe è ormai virale, ma per i più distratti è successo questo: Tavecchio, 71 anni, si è fatto sfuggire il seguente virgolettato: "L’Inghilterra rispetto a noi è un’altra cosa: individua dei soggetti che possono entrare in base alla loro professionalità. Da noi invece arriva Opti Pobà, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio". Da lì la bagarre. Accuse di razzismo rimbalzano da tutte le parti, ma sui social la contestazione è più ironica che altro. L'hashtag più comune dopo #tavecchio è #noTav, un riciclo dello slogan utilizzato dai manifestanti contro i treni ad alta velocità.

Demagogia e politically correct - Le reazioni non si sono fatte attendere: "Il signor Tavecchio, che è candidato a ricoprire il ruolo di Presidente della Federcalcio, dovrebbe ritirarsi dopo le sue indegne dichiarazioni di ieri" è la solenne richiesta di Roberto Morassut, del Partito Democratico, che chiede un gentile passo indietro all'esuberante candidato alla Figc. Il democratico continua con la linea dura: "Le parole di Tavecchio sono gravi e non possono essere sminuite o delimitate dentro gli ambienti del calcio. Sono parole offensive che lo coinvolgono come espressione della classe dirigente italiana nel suo complesso". Per la linea morbida invece il presidente della Lega Serie B Andrea Abodi che minimizza: "Una frase inaccettabile non fa di una persona un razzista. La demagogia non è una buona medicina". Lo stesso Tavecchio aveva detto di non ricordarsi neppure di aver usato quel termine. "Mi riferivo al curriculum e alla professionalità richiesti dal calcio inglese per i giocatori che vengono dall'Africa o da altri paesi". E si è comunque poi scusato dicendo: "Se qualcuno può aver interpretato il mio intervento in maniera offensiva me ne scuso". Storia finita? Vedremo.

"Mille giorni con Renzi": ecco qual è il vero obiettivo di Alfano

Ncd, Angelino Alfano: "Ancora 1.000 giorni con Renzi, poi ognuno per la sua strada. La Lega è di estrema destra, noi no"



Mille giorni con Renzi, poi addio. Con chi Ncd sostituirà il premier, però, non è ancora dato sapersi. Il segretario del Nuovo Centrodestra Angelino Alfano chiude a Roma i lavori dell'Assemblea nazionale del partito nato dalla scissione dal Pdl chiarendo la lealtà al governo, anche se con qualche condizione: "Se fra mille giorni avremo fatto la riforma del fisco, della giustizia, se avremo aumentato il Pil e l'occupazione, allora con buona coscienza e spirito sereno potremo dire di aver cambiato l'Italia e le sue istituzioni". Mille giorni, cioè tre anni, cioè fine legislatura: la scommessa del leader di Ncd, scoperta, è quella di far trascorrere abbastanza tempo perché Silvio Berlusconi abbandoni la politica lasciando un vuoto nel centrodestra e nei moderati. Vuoto, naturalmente, che vorrebbe colmare proprio Angelino. Ma il rischio è che dopo tre anni nell'ombra del bulimico Renzi, il suo futuro sia quello di comparsa, corpo estraneo nel centrosinistra e separato in casa nel centrodestra.

Mille giorni con Renzi e poi... - L'alleanza con il Partito democratico, come detto, ha una data di scadenza sia pur lontana: "Lavoriamo insieme ancora 1.000 giorni e poi ciascuno per la propria strada, con i propri valori e i propri programmi. La battaglia per i nostri programmi in questi 1.000 giorni ci darà la misura della nostra forza". Nel giorno in cui sono stati resi noti i contenuti della lettera inviata da Silvio Berlusconi ai possibili alleati del Centrodestra, Alfano lancia un messaggio chiaro: non si tornerà ai tempi della Casa delle Libertà, anche perché le frizioni con Forza Italia, presente ma soprattutto passate, restano: "Ci sono stati tentativi di opa ostile nei nostri confronti - ha attaccato il ministro degli Interni -, ci hanno chiesto di lasciare il campo, ma ai nostri avversari diciamo che non solo non lasciamo ma raddoppiamo, abbiamo tutta l'intenzione di raddoppiare i voti, i consensi, la presenza parlamentare. Il nostro prossimo obiettivo sul territorio è innalzare una bandiera Ncd in ciascuno degli 8.000 Comuni italiani". 

"La Lega destra estrema, noi no" - Al momento, sembra impossibile per il Cavaliere far conciliare l'anima centrista di Ncd con quella più radicale della Lega Nord, che Alfano definisce "destra estrema": "Le nostre battaglie sono di centrodestra - conclude il segretario -, non di estrema destra, lo dico chiaro, ad esempio per le accuse che ho ricevuto sul tema dell'immigrazione. Noi abbiamo le idee chiare su cosa fare per affermare le nostre battaglie e le nostre ricette, che sono di centrodestra". Quindi una battuta, per evitare il rischio che il "brand Ncd" venga fagocitato dal renzismo: "Molti dicono che Renzi somigli a Tony Blair. Noi eviteremo al centro destra italiano il destino dei conservatori inglesi quando arrivò Blair". 

Le reazioni: "La CdL è morta" - I big di Ncd hanno accolto con entusiasmo il discorso del segretario. "Sottoscrivo tutto, parola per parola", ha commentato Maurizio Lupi. "Alfano oggi è stato chiaro. Siamo un partito di centrodestra ancorato a questa realtà politica - ha aggiunto Renato Schifani -. Nel Nuovo Centrodestra non ci sono divisioni, né sirene più o meno ascoltate da parte di alcuni dirigenti. Noi andiamo avanti per un patto di legislatura di mille giorni, ed a breve uniremo i moderati che sostengono questo governo e fanno parte del Ppe. In questo modo con un'unica voce potremo avere un rapporto dialettico con Renzi, in chiave non conflittuale ma propositiva. Da Forza Italia attendiamo di capire quale sará il loro atteggiamento sulla legge elettorale, consapevoli però che la vecchia Casa della Libertà è morta e sepolta. Basti pensare che la Lega di oggi non è più la Lega di una volta e credo che rispetto a questa ormai non ci dividano mari, ma temo che ci dividano oceani". "Non c'è alcuna possibilità di successo se si fa dipendere la propria identità politica da un accordo con Berlusconi o Renzi. Il compito a cui intendiamo assolvere con Alfano, Cesa e tutti coloro che lo desiderano è ripensare il campo popolare", spiega invece Mario Mauro, presidente dei Popolari per l'Italia che guarda a Ncd come a un alleato naturale, in attesa magari di una fusione: "Alternativi alla sinistra e ancor più distanti da involuzioni estremiste. Dobbiamo rilanciare i nostri ideali: liberali, nazionali e democratico-cristiani". 

Qua tira aria di voto anticipato: Berlusconi ha pronto un asso per mettere Renzi spalle al muro

Silvio Berlusconi incalza Matteo Renzi: subito l'Italicum


di Salvatore Dama 



C’è l’altro pilastro del patto del Nazareno del quale si è persa traccia. L’Italicum. La legge elettorale intorno alla quale Matteo Renzi e Silvio Berlusconi hanno siglato la loro intesa. Ebbene, mentre tutti sono concentrati sulle riforme costituzionali, oggetto di uno scontro istituzionale durissimo, il Cavaliere pensa alle nuove regole di voto. Oltre che alla riforma della giustizia. 

Il ragionamento che Silvio ha fatto ai suoi in questi giorni è semplice. E parte dalla osservazione dell’atteggiamento ruvido assunto dal premier verso le opposizioni, ma anche nei confronti dei dissidenti del suo partito. Il capo del governo sta evidentemente tirando la corda. Con l’intento di strappare se non dovesse avere la meglio sui “frenatori”. Di fronte alla palude, Renzi è per ribaltare il tavolo. E andare alle urne anticipatamente. In modo da avere una maggioranza plasmata a sua immagine e da tenere i rompiballe fuori dalle liste. 

Allora se, come pensa Silvio, sono le elezioni l’orizzonte renziano, lui vuole rimettere al centro del dibattito il tema della legge elettorale. Perché, spiega, disponibili sì, fessi no. E il leader di Forza Italia conta ancora di poter dire la sua, il centrodestra se la può ancora giocare. Sì, ma quale centrodestra? I temi del voto anticipato e della meccanica elettorale hanno un ingombrante corollario: la ricostruzione della coalizione moderata. 

I primi tentativi di riavvicinamento sono andati rovinosamente a vuoto. L’appello berlusconiano rivolto agli ex sodali del Nuovo centrodestra ha creato scompiglio in quel partito. E oggi, a un vertice in cui Silvio sarà convitato di pietra, si attente la resa dei conti tra anti e filo-Silvio. L’assoluzione nel processo Ruby ha restituito all’ex premier agibilità politica e spazio di manovra. Per cui, dietro l’etichetta di “padre nobile” della nuova coalizione, Alfano e company temono si nasconda un desiderio di annessione. E si ribellano. Ma poi c’è un fronte più realista. Che va componendosi geograficamente. Specie in quelle Regioni che vedono non impossibile la vittoria nel 2015, dirigenti e consiglieri scalpitano per provare a gettare le basi di una nuova casa comune. Sarebbe un peccato presentarsi alle urne divisi, dicono. C’è il caso lombardo, dove si vota anche a Milano e dove al ministro Maurizio Lupi non dispiacerebbe l’idea di una candidatura a sindaco col supporto di Forza Italia e Lega Nord. Ma c’è anche il caso Campania, dove è molto probabile che il centrosinistra si presenti con due candidature, la renziana Pina Picierno e l’outsider Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno. E il centrodestra che fa? 

Oltretutto se si andasse al voto anticipato con l’Italicum, l’alleanza sarebbe ancora più importante, visto che il nuovo sistema elettorale privilegia i poli organizzati. Fin qui i problemi politici. Poi cominciano quelli economici. Non secondari quando c’è da pianificare una campagna elettorale. Il colore delle casse forziste è noto: profondo rosso. Per cui il 30 luglio è in programma una nuova cena di fund raising con Berlusconi. Appuntamento nuovamente alla Casina di Macchia Madama, dove per accaparrarsi un posto a tavola col Cavaliere bisognerà versare mille euro a persona.

sabato 26 luglio 2014

Il Papa a Caserta, cresce l'emozione. Francesco arriverà in elicottero. Ad attenderlo....

Papa Francesco nella "Terra dei Fuochi", ad attenderlo più di 200mila persone 






«Questa visita improvvisa, che io definisco ufficiale, ma familiare, certamente scuoterà le coscienze». Il vescovo di Caserta, monsignor Giovanni D'Alise, ripone forti aspettative nella visita pastorale che papa Francesco farà sabato pomeriggio nella città campana, la sua sesta in Italia, ancora una volta in una realtà del Sud.

«Noi siamo in attesa di una parola del Santo Padre, perchè qui a Caserta viviamo anche, come tutti ripetono continuamente, una situazione difficile - dice il presule alla Radio Vaticana -. Io sono vescovo qui da due mesi e la frase che più ho sentito dire è stata 'situazione difficilè, a livello civile ma anche a livello ecclesiale. Quindi, la visita del Papa sarà per noi di consolazione e incoraggiamento». Introducendo i temi della visita, mons. D'Alise si sofferma su uno dei più gravi problemi del territorio, quello dei rifiuti tossici interrati dalla camorra e delle morti nella «terra dei fuochi».

Per il vescovo, che gli ha descritto la situazione, il Papa «è già aggiornato e ha fatto già qualche intervento nel suo magistero». «Noi speriamo che abbia da dirci qualche parola non solo di incoraggiamento ma anche di guida, del come comportarci, perchè noi siamo immersi in queste problematiche», aggiunge. C'è poi «la presenza della malavita organizzata: qui è sottile ma si sente. Come anche è difficile per i giovani. La disoccupazione è tanta e io soprattutto spero tanto che il Papa ci dica una parola anche per le nuove generazioni».

Secondo il vescovo, l'«impegno fondamentale» è «non scoraggiare i giovani», dare loro delle «possibilità»: «ma soprattutto - spiega - ci aspettiamo una parola decisiva dal Santo Padre. Come la gente ha risposto a questo annuncio della visita del Papa mi fa avere fiducia che non sarà solamente un venticello che smuove un pò di polvere, ma sarà certamente qualcosa che penetra nella profondità del terreno delle nostre vite e anche delle relazioni nella nostra società». Per D'Alise, «qui non c'è solo degrado, ma c'è tanta gente che vuole non una riscossa ma una ripresa. Ed è volenterosa e c'è bisogno solo di prenderla un attimo per mano e incoraggiarla».

Tanti, quindi, i 'nodì attorno a cui ruoteranno le quasi quattro ore che il Papa trascorrerà a Caserta nel giorno della festa patronale di Sant'Anna, prima di ritornare lunedì mattina in forma strettamente privata per visitare la comunità evangelica pentecostale guidata dal suo amico pastore Giovanni Traettino, dal cui invito è nata la decisione iniziale di recarsi a Caserta. Domani il Papa arriverà in elicottero alle 15.45. Alle 16.00 incontrerà il clero nella Reggia e alle 18.00 celebrerà la messa nella piazza antistante, alla presenza - si prevede - di 200 mila persone. Alle 19.30 ripartirà per Roma. E in attesa dell'arrivo del Papa, diverse comunità e associazioni cattoliche del posto gli hanno fatto presente in una lettera di vivere in una città «condannata dalla feudalità politica locale e dal potere economico, al ruolo inequivocabile di un grande dormitorio di Napoli».

Caserta, «lasciata da sempre senza programmazione, diventa così il luogo dove tutto precipita, che mortifica le istanze dei meno abbienti, che emargina i piccoli, gli offesi, i più deboli». Mentre sul dramma della «terra dei fuochi» ha posto l'accento don Domenico Dragone, rettore del santuario della Madonna di Fatima a Marcianise: «da noi - ha denunciato - stanno morendo di cancro tanti bambini, tanti uomini, tante donne, per quest'aria così degradata». Un argomento che incontra sicuramente l'attenzione di Bergoglio, che proprio sul tema della difesa dell'ambiente, unito a quello della povertà, ha in cantiere un'enciclica. Alla vigilia dell'arrivo a Caserta, la Curia di Napoli, il cui cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe sarà domani alla Reggia ad accoglierlo, fa sapere che domani il Papa «certamente non mancherà di annunciare la data della sua visita pastorale a Napoli». Ma oggi un annuncio è venuto soprattutto dei vescovi americani: quello che Francesco, avendo accettato l'invito dell'arcivescovo di Filadelfia Charles Chaput a partecipare all'Incontro mondiale delle famiglie (22-27 settembre 2015), sarà negli Stati Uniti nel settembre del prossimo anno.



Fonte: Il Mattino 

"Putt...", "Vaffa..." "Sei una...". Pioggia di insulti per la Picierno. Ecco perché la attaccano. E lei prepara la vendetta: "Adesso io..."

Pina Picierno e gli insulti dei grillini per le riforme



Continua il duello a distanza tra Pina Picierno e il Movimento Cinque Stelle. La deputata Pd si è sfogata su twitter dopo la protesta dei grillini davanti al Quirinale per l'uso della ghigliottina in Parlamento sulle riforme. I tempi saranno contingentati ed entro l'8 agosto ci sarà il voto finale. Così la Picierno non gradisce la rivolta pentastellata e sbotta: "Sono quelli delle #sirene. Non ci sorprendiamo nemmeno quando straparlano a vanvera di dittatura. #dittaturadeche #andatealavorare". Apriti cielo. Sul profilo twitter della dem arriva una raffica di insulti da parte dei sostenitori grillini: "Vaffa...", "putt...", "vai tu a lavorare". La Picierno non la prende bene e così risponde: "Ok, prostituta andate a scriverlo altrove. Ora basta insulti aggràtis. Cancello commenti e banno chiunque esageri. Siete avvisati". 


Continuano le epurazioni in Rai. Salta un'altra testa e un altro storico programma: ecco quale...

Rai tre, scompare dai palinsesti "Telecamere" di Anna La Rosa



Continuano le epurazioni in Rai. Dopo la cacciata di Licia Colò da Alle Falde del Kilimangiaro, adesso è il turno di Anna La Rosa. Il direttore di Rai Tre ha eliminato dai palinsesti "Telecamere", storico salotto della politica del servizio pubblico. Ai microfoni de ilfattoquotidiano.it, la giornalista parla di un fulmine a ciel sereno: “Non so cosa sia successo, sono amareggiata, non abbiamo mai avuto scontri. Il programma è low cost, credo che costi sui 5.300 euro. E’ una decisione legittima, ma mi è dispiaciuto che Vianello, che è anche un amico, non me lo abbia detto mesi fa, sono venuta a saperlo nei corridoi". 

Lo sfogo - "Tra l’altro – afferma – pochi mesi fa mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto che mi occupassi di politica anche di estate, fino a una settimana fa pensavamo a uno studio più moderno, non potevamo immaginare". Infine la conduttrice racconta il suo faccia a faccia con Vianello: "Comunque gli ho parlato – continua -, anche se avrebbe dovuto cercarmi lui e in maniera ‘energica’, non sono stata tenera, quello che ci siamo detti resta tra me e lui, gli ho chiesto di trovare una collocazione per le persone, molto valide, che da vent’anni lavorano con me. Io da 28 anni sono dirigente di questa azienda, mi sento di appartenere alla Rai e spero di essere ricollocata a Rai3″.