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martedì 16 maggio 2017

Il caso Boschi-Etruria manda a picco il Pd Quanti voti costa Maria Elena a Renzi / I dati

Sondaggio: Pd, il caso Boschi-Etruria gli costa quasi mezzo punto percentuale



Il calo era atteso e il calo c'è stato, con tanti saluti all'effetto-riconferma di Renzi alla segreteria. Le polemiche che hanno investito Maria Elena Boschi dopo quanto rivelato da Ferruccio De Bortoli circa un suo intervento presso Unicredit per il salvataggio di Banca Etruria, sono costate al Pd quasi mezzo punto percentuale. A dirlo è il consueto sondaggio del lunedì realizzato da Emg per il Tg di La7. Il partito del neo riconfermato segretario Matteo Renzi scende dal 28,5 al 28, 1% delle preferenze, staccato di un punto e mezzo dal Movimento 5 Stelle che, al contrario, in una settimana guadagna lo 0,6% arrivando al 29,6.

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Forza Italia si conferma terza forza politica del Paese, con un +0,3% che la spinge al 13,3%. Uguale progresso per la Lega Nord (ma la rilevazione non tiene conto dell'effetto-primarie e della vittoria di Salvini), che sale al 12,9%. Fratelli d'Italia di Giorgia meloni scende dal 4,6 al 4,3% e calano pure Articolo 1-Mdp (dal 3,5 al 3,1%) e Alternativa popolare di Angelino Alfano (dal 2,8 al 2,6%), con Sinistra italiana stabile al 2%.

Fabrizio Masia, direttore generale di Emg Acqua, ha sottolineato il generale e continuo calo dei partiti più piccoli nelle ultime settimane: "Articolo 1 è ormai prossimo alla fatidica soglia d'ingresso del 3%, mentre Ap ormai è abbondantemente sotto e continua a scendere. Segno che in questa fase il voto si sta sempre più polarizzando verso le liste politiche maggiori".

lunedì 15 maggio 2017

ESCLUSIVA Francia: Il Prof. Dott. Marco Plutino ai nostri microfoni: "Il peso della nuova nomina è notevole"

Marco Plutino ai nostri microfoni: "Il peso della nuova nomina è notevole"


di Gaetano Daniele


Prof. Dott. Marco Plutino
Docente in Diritto Costituzionale Università di Cassino


Partiamo dalla fine. Il Presidente Macron, ormai nell’esercizio delle funzioni, ha appena annunciato di voler nominare come Primo ministro Edouard Philppe, 46 anni, sindaco di Le Havre. Un politico di centro-destra non di primissimo piano, molto vicino a Juppé. Sorpreso?

Sinceramente non avevo riflettuto molto su come si sarebbe mosso il Presidente in questa nomina dal punto di vista sostanziale di scarso peso, visto che siamo alle soglia delle elezioni legislative. Ma sbagliavo, perché il peso simbolico della nomina è notevole, perfino vagamente sconcertante. Mi spiego. Ricordiamo a chi legge che Il governo Cazeneuve era nato da pochi mesi a seguito della scelta di Valls di correre per le primarie del Ps e quindi di lasciare l’incarico di Primo ministro. Ora, pur con l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, il governo francese ha bisogno della fiducia delle camere, è un governo parlamentare. Questo fatto alla vigilia delle elezioni può apparire trascurabile, anche se rappresenta una questione istituzionale e costituzionale di notevole interesse. Sul piano politico è una svolta, e appare come il tentativo di rimescolare le carte. La coalizione governativa fino ad oggi era centrata sul Partico Socialista, anche se ormai priva di maggioranza assoluta. Quello Philippe sarà il quinto governo della legislatura, ma cambia il segno politico e vedremo in che termini la base parlamentare, visto che il sistema politico francese è scosso da convulsioni. Macron vuole scompaginare tutto e in realtà il parlamento francese è quasi ormai una dieta polacca.

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Quale è il tratto politico di Macron?

Ho dato un’occhiata al suo libro [Rivoluzione, La Nave di Teseo, 2017]. Niente di rivoluzionario. Una botta di energia in un paese sclerotizzato e anchilosato. La mia sensazione è quindi che siamo all’ennesima versione della Terza via, che finora aveva escluso la Francia, opportunamente rivisitata secondo una certa sensibilità nazionale e secondo le novità dei nostri tempi. Dal mio punto di vista Macron è un liberale senza segni particolari, che crede nel ruolo forte dello Stato come generalmente vi crede ogni francese. Ma non è statalista e soprattutto non crede nel nesso tra Stato e cultura. Finora la destra era nettamente conservatrice anche se dilemmatica in campo economico e la sinistra cosiddetta riformista in realtà vetero social-democratica e decisamente statalista. Ecco perché destra e sinistra in questo momento in Francia non vogliono dire molto: le culture politiche francesi sono state investite troppo poco dal cambiamento. Macron è un riformista, in uno dei sensi possibili dell’espressione. Vuole riforma in parte per restaurare. Restaurare la forza della Francia. Nella globalizzazione, non contro. Il suo punto qualificante sarà l’attrattività del paese. E sono curioso di vedere la sua politica in rapporto al fattore culturale.

Si è parlato molto della simbologia di Macron.

Molto interessante. Prima di lui bisogna tornare a Mitterand per ritrovare un’analoga attenzione. Dipenderà molto da come andranno le legislative, ma Macron di suo tenderebbe a riproporre lo schema della monarchia repubblica, seppure assolutamente privo dei tratti aristocratici propri di Mitterand, un uomo altero e, per certi versi, oscuro. Macron al contrario è empatico e sufficientemente uomo comune, ma ha una visione estremamente chiara e seria del potere. Mostra le insegne del potere combinando studio e naturalezza.

Un uomo di establishment ma non elitario e con qualche tratto populista.

Una figura apatica. Solo il tempo ci dirà quale sarà il suo modo di rapportarsi ai cosiddetti poteri forti. Ma vorrei notare che del populismo assume un unico tratto, la critica ai partiti tradizionali, mentre la portata liberalizzante del suo programma è propria di un outsider soprattutto rispetto alla politica tradizionale francese. In realtà ha un tratto al tempo stesso liberale e tecnocratico almeno quanto ha una immagine giovane e popolare. Certo i ceti meno abbienti non l’hanno votato. La più grossa differenza tra Macron e Renzi, se vogliamo scendere su questo piano, è che Renzi non è mai stato amato dalla burocrazia e dalle élite mentre Macron è il loro figlioccio, il miglior prodotto, però a servizio di una politica che si proclama dalla parte delle persone. Del resto non ci sono alternative, sarebbe la Le Pen a ricordarglielo alla prossima occasione.

L’Italia esce rafforzata o indebolita dalla vittoria di Macron e da questi recenti sviluppi?

Di per sé non esce né rafforzata né indebolita. Ma se una Francia tornata autorevole costituirà, come per altri versi è auspicabile, un asse con la Germania per rilanciare il processo di integrazione, il futuro rappresenterà una sfida per l’Italia. Il costituendo asse Macron-Merkel potrà forse imprimere una svolta all’Europa ma l’unica nota positiva è che il nostro paese può avvalersi del rafforzamento francese per affrontare la questione del debito, che accomuna in parte la nostra situazione con la Francia, anche con un approccio nuovo. Ma la ricreazione si avvia in ogni caso a terminare, perché non è che abbiamo fatto tutto il dovuto. Abbiamo perduto venti anni, dopo l’ingresso nell’euro non è successo più nulla, se non limitate riforme. Intanto il debito pubblico non ha cessato di crescere e abbiamo sprecato due occasioni storiche per ridurlo. Prima, nei drammatici anni di Berlusconi 2001-2006 l'occasione della sostituzione della liretta con l'euro con tutti i vantaggi conseguenti della inflazione zero, della moneta forte e stabile e dei bassi tassi. In anni più recenti con il governo Monti abbiamo mancato la ristrutturazione del sistema bancario che nel frattempo è stata realizzata in Germania finchè le regole lo hanno consentito, e negli ultimi anni, pure in un quadro non privo di sforzi riformatori, il vantaggio del “bazooka” monetario di Draghi: 80, ora 60 miliardi di acquisti al mese sul mercato. E’ mancata una revisione seria del nostro bilancio pubblico, come una lotta altrettanto seria e serrata alla corruzione e all’evasione fiscale. Sfide da affrontare non tanto con leggi ma con una grande attenzione al versante dell’attuazione delle politiche, alla semplificazione e, perché no, al controllo.

Quindi pessimisti? 

No, ma la situazione non è semplice. Berlusconi si presenta come il nuovo per la settima volta, i Cinque Stelle sono naive e irresponsabili. Spero che il Pd, l’unico grande attore sul cui senso di responsabilità si può contare, comprenda l'urgenza del necessario salto di qualità. Il nostro debito è sostenibile ma lo sarà ancora a lungo se non torniamo a crescere in modo più sostenuti. Fanalini di cose eravamo e tali siamo ancora oggi. Tanto basta perché i mercati, di fronte a possibili mutamenti di quadro, vedano nell’Italia un anello debole.

MILANO (ESCLUSIVA IL NOTIZIARIO SUL WEB) Ndrangheta e immigrati, 68 arresti a Isola di Capo Rizzuto: smantellato il clan Arena Klaus Davi: "Va benissimo ma più controlli da parte del Ministero competente"

"Esclusiva il Notiziario" Ndrangheta e immigrati, 68 arresti a Isola di Capo Rizzuto Klaus Davi ai nostri microfoni: "Dare un'opportunità ai giovani del sud"


di Gaetano Daniele 



Soldi pubblici. Ancora Ndrangheta. Stamattina 68 arresti a Isola di Capo Rizzuto. Indagato anche un parroco di periferia. Cosa ne pensa? 

Da garantista le posso dire che le indagini vanno sempre rispettate ed attese. 

Siamo in buone mani? 

Certo. Le indagini sono seguite da Magistrati di spessore come Nicola Gratteri, e sicuramente avranno riscontrato degli elementi molto forti da far scattare l'inchiesta.

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Dott. Klaus, oltre al parroco, indagato anche il Vicepresidente delle Misericordie, Leonardo Sacco. Come spiega questo legame?

Sa una cosa? Io non me la prendo tanto con queste persone, anche se sul  presidente delle cooperative devo dire che già importanti giornalisti come Giovanni Tizian avevano segnalato delle irregolarità. 

Di cosa c'è bisogno?

C'è sicuramente bisogno di più controllo da parte dello Stato. Anche perchè i fondi europei sono soldi pubblici e quindi meritano più controllo da parte del Ministero competente. 

Quindi più controlli da parte del Ministro Alfano?

Certo. Qui mi sembra che con la scusa delle Misericordie, lasciamo passare di tutto. Questo non va bene. Io non me la prendo solo con le Cooperative ammesso che siano colpevoli, ma principalmente con il Ministero competente e quindi con il Ministro Alfano, anche se va precisato che non è una responsabilità penale ma esclusivamente una responsabilità di controllo. Il Ministero dell'Interno, come ricordavo poco fa è un ministero costosissimo e quindi lo Stato non può da un lato scialacquare i nostri soldi e dall'altro tartassarci di tasse. Anche se va ricordato che lo Stato si sta impegnando molto e sta facendo anche bene, ma non basta. 

Perchè?

Non basta perchè non si può solo arrestare. Bisogna intervenire a monte. Più controlli. Ad esempio al Sud, soprattutto in Calabria, lo Stato deve far vedere anche l'altra faccia della medaglia, i giovani. Dare appunto un'opportunità ai tanti giovani del Sud. 

INES TROCCHIA Sexy su DT Una delle maggiori riviste spagnole

INES TROCCHIA Sexy su DT Una delle maggiori riviste spagnole 


a cura di Gaetano Daniele



Iniziato con il botto il mese di maggio per Ines Trocchia, la modella italiana di Nola continua a far parlare di sé dentro e fuori il Belpaese. Già nota agli spagnoli per essere apparsa su diverse riviste, tra cui FHM, é di nuovo sotto i riflettori con un nuovo servizio sexy, questa volta per DT, una delle maggiori riviste iberiche, che vede in copertina il difensore del Real Madrid Nacho Fernandez. La modella sembra essere molto legata alla Spagna, difatti sui suoi profili social ha pubblicato una foto con la maglia nerazzurra in cui scrive che le piacerebbe vedere una finale di Champions Inter-Real Madrid. Ines conquistando tutti si impone sulla scena non solo come icona di bellezza e femminilità, ma soprattutto quale esempio di dinamismo lavorativo ed artistico, possiamo quindi affermare che rappresenta uno dei volti maggiormente in ascesa sul panorama Italiano.

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Diocesi di Aversa Sabato 20 Maggio, Presentazione del Libro di Antonio Cesaro sul ruolo del Seminario Vescovile nella millenaria tradizione culturale della città di Aversa

Sabato 20 Maggio, Presentazione del Libro di Antonio Cesaro sul ruolo del Seminario Vescovile nella millenaria tradizione culturale della città di Aversa


di don Francesco Riccio
a cura di Gaetano Daniele



“Questo lavoro nasce dallo studio della millenaria tradizione culturale della città di Aversa. In questo nostro estenuante lavoro di ricerca abbiamo avuto modo di individuare tre capisaldi nella storia della cultura aversana: Il Monastero di San Lorenzo ad Septimum; la Scuola Episcopale o Scuola Maggiore che comprendeva quella Presbiterale, quella Notarile e uno Scriptorium; il Seminario Vescovile. Proprio il Seminario, a nostro avviso, costituisce uno spartiacque, nel senso che a partire dalla sua fondazione, la sua Scuola si è identificata col mondo culturale aversano”.

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Così si esprime Antonio Cesaro, autore del libro che sarà presentato sabato prossimo, 20 maggio 2017 alle ore 10,00, nella Pinacoteca del Seminario di Aversa. Relatori dell’evento saranno il dott. Mimmo Muolo,  Vaticanista di Avvenire e Mons. Stefano Rega, Rettore del Seminario, con gli interventi di Mons. Angelo Spinillo, Vescovo di Aversa, dell’on. prof. Paolo Santulli (Collana di Studi e Ricerche Cinzia Santulli), dell’on. prof. Antonio Iodice (Istituto di Studi Politici S. Pio V, Roma), della Prof.ssa Maria Luisa Coppola, Past Presidente Serra Club Italia e dello stesso autore.

Il pregevole lavoro di Antonio Cesaro nasce “con l’intento di beneficiare un ampio pubblico della ricchezza di un patrimonio culturale di rilevante importanza”, come sottolinea Mons. Stefano Rega nella presentazione. “In questo anno pastorale – prosegue Mons. Rega – così indicato dal nostro Vescovo Una generazione narra all’altra, il dovere morale degli adulti è far conoscere quale memoria consistente vi sia dietro gli studi oggi perseguiti dai seminaristi, a cui è opportuno far comprendere che, senza un degno profilo culturale, è ardua la missione del sacerdote nella società multietnica, eterogenea e per tanti motivi complessa di questo millennio, che tende ad un nuovo umanesimo che faccia del nobile passato l’incentivo a decodificare valori eterni declinandoli nella contemporaneità in modo fedele ma innovativo secondo la comunicazione in uso”.

Lo studio di Antonio Cesaro fornisce al Vescovo, Mons. Angelo Spinillo, lo spunto per riflettere sulla dimensione culturale del Seminario.

“È innegabile  - scrive il Vescovo nella sua introduzione  -  il contributo che i Seminari hanno dato allo sviluppo di studi che, a tanti, hanno permesso di superare limitati orizzonti di conoscenza e hanno offerto apertura a dimensioni culturali di più ampio respiro. Soprattutto, però, appare evidente l’importanza che i Seminari hanno avuto nell’offrire ai presbiteri più robusta preparazione dottrinale e più feconda formazione spirituale così da farne sicuri protagonisti del rinnovamento del tessuto ecclesiale e sociale, della vita religiosa e culturale delle migliaia di grandi o piccole comunità diffuse, dalle spiagge marine alle altitudini dei monti, nelle forme tanto varie del nostro territorio. 

Nella storia della Chiesa il Seminario è, dunque, l’istituzione che ha sostenuto efficacemente il percorso di formazione dei chiamati al ministero sacerdotale orientando l’impegno dei seminaristi sulle due irrinunciabili dimensioni che sono: lo studio, cioè l’incontro con la sapienza e la cultura umana, e l’intensità della fede vissuta nella consapevole spiritualità di una piena adesione alla presenza del Signore.

Riconoscendo ad Antonio Cesaro grande competenza e tanta passione di ricerca, esprimo a lui la più viva gratitudine per questo lavoro che testimonia il suo amore per il nostro Seminario e per i tanti “dotti maestri e pii sacerdoti” che in esso hanno profuso sapienza e spiritualità sacerdotale, impegno intenso e feconda testimonianza di vita per la formazione delle più giovani generazioni”.

Se parlo crolla il governo Ghizzoni, conferma bomba: ciao Boschi, la data del crollo

Unicredit-Etruria, Federico Ghizzoni: "Non potete affidarmi la tenuta del governo, parlerò in Parlamento". Una conferma: la Boschi è ko



"Se mi convocheranno parlerò alla commissione d'inchiesta. In Parlamento, non sui giornali. Risponderò ovviamente a tutte le domande che mi fanno". Così Federico Ghizzoni, l'ex ad Unicredit tirato in ballo da Ferruccio de Bortoli nel suo libro come l'uomo a cui Maria Elena Boschi chiese di valutare l'acquisto di Banca Etruria. L'uomo che con una sua parola può distruggere il futuro politico della sottosegretaria. L'uomo che - ora lo ha detto chiaramente - parlerà se convocato dalla commissione d'inchiesta.

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E ancora, ha aggiunto: "Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo - si è sfogato con Repubblica -. È un caso della politica, sarebbe dovere e responsabilità della politica risolverlo", ha aggiunto. Parole che, proprio come quelle consegnate alla vigilia al Corriere della Sera, sembrano soltanto confermare quanto scritto da De Bortoli (e, a tal proposito, paiono decisive le parole sulla "tenuta del governo"). Ghizzoni, insomma, sembra confermarlo: se parlo crolla il governo.

Ma tant'è. L'ex ad Unicredit continua a volare basso. A tenersi lontano dalle polemiche: "Qualsiasi cosa dicessi ora, sarebbe strumentalizzata da una parte politica contro l'altra, e contro di me. Oltre poi al fatto che quando studiavo da banchiere mi hanno insegnato che la reservatezza è una virtù". Ma quella riservatezza potrebbe essere rotta in Parlamento, con conseguenze, ad oggi, imprevedibili.

Il giudice contro i campi rom Una sentenza che fa la storia "Ruspa": come li caccia tutti

Torino, il giudice del Tar: "Demolire i campi rom"



Le case dei rom vanno abbattute: parola di un giudice del Tar. Siamo a Giavoletto, provincia di Torino, dove lo scorso gennaio l'amministrazione aveva ordinato lo smantellamento di alcuni prefabbricati costruiti su aree di proprietà municipale. Gli appezzamenti di terreno non sono stati ceduti regolarmente ai nomadi, ma sono stati occupati abusivamente. Dunque, per parafrasare Matteo Salvini, "ruspa".

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Poco dopo l'inizio dell'azione legale da parte dell'amministrazione locale è stato presentato, da una donna, un ricorso formale. Nell'opposizione la signora ha puntato il dito contro l'eccesso di potere, inoltre ha fatto appello alle norme del diritto nazionale e internazionale che tutelano il diritto al domicilio della popolazione di etnia zingara. In soldoni, la donna avrebbe sottinteso una matrice xenofoba e discriminatoria da parte dell'amministrazione.

In sede di processo, invece, si è fatto presente che "invocando la propria origine etnica, la parte si limita a pretendere una disapplicazione della legge in proprio favore", mentre "il diritto alla scelta di una vita sedentaria da parte delle popolazioni zingare nulla ha a che vedere con il preteso diritto a violare la legge", come riporta Il Tempo. Il tar ha, quindi, disposto la demolizione degli edifici abusivi.