La lotta alla malaria non è finita bisogna garantire a tutti le cure
di Laura Bianconi
Ogni due minuti un bambino muore di malaria: questo dato spaventoso testimonia come ancora sia lungo il cammino da compiere per sconfiggere questa patologia infettiva ad oggi endemica in molte parti del mondo, soprattutto in quelle dove scarse risorse economiche impediscono l'accesso alle cure. Per questo motivo la Giornata mondiale della malaria 2017 è stata intitolata ‘Let’s close the gap’ - letteralmente ‘colmiamo il divario’ - a sottolineare quanto quello economico sia uno dei determinanti fondamentali della salute a livello globale. I dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), testimoniano come il la situazione stia fortunatamente migliorando: nel mondo, il tasso di nuovi casi di malaria è sceso del 21 per cento tra il 2010 e il 2015 e, nello stesso periodo, le morti del 29 per cento. Nell’Africa sub-sahariana inoltre, in cui la malaria è particolarmente presente – in tredici Paesi di quest’area si concentrano, infatti, il 76 per cento dei 212 milioni di nuovi casi di malattia e il 75 per cento delle 429 mila morti registrate nel 2015 - la disponibilità di strumenti di controllo cresce rapidamente, specialmente per i gruppi più vulnerabili: donne in gravidanza, neonati e bambini con meno di cinque anni d’età. Ciononostante, ancora oggi ogni due minuti un bimbo muore per malaria nel mondo: il 70 per cento delle morti si riscontra al di sotto dei 5 anni di età. Questo accade perché ancora troppe persone non hanno accesso a prevenzione, diagnosi e trattamento adeguati. “Colmare il divario nell’accesso a questi strumenti di controllo della malattia è la priorità del Global malaria programme dell’Oms - ha recentemente dichiarato Pedro Alonso, direttore del programma - l’aumento degli investimenti in prevenzione e nello sviluppo di nuovi farmaci e insetticidi accelererà il progresso nella lotta alla malattia, avvicinandoci sempre di più all’obiettivo comune di eradicarla”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza di sviluppare nuovi farmaci antimalarici e test diagnostici, oltre che la necessità di affrontare l’emergenza sempre più attuale della resistenza delle zanzare agli insetticidi. Dal 2010, infatti, oltre 60 Paesi hanno segnalato casi di resistenza, da parte delle zanzare portatrici di malaria, a uno o più insetticidi impiegati per le zanzariere o la nebulizzazione all’interno dei luoghi chiusi.
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Il ruolo dell’innovazione tecnologica nell’affrontare le sfide della salute globale è stato il tema di una conferenza tenutasi su iniziativa della senatrice Laura Bianconi, presidente del gruppo di Alternativa popolare e componente della XII Commissione igiene e sanità del senato, in collaborazione con Malaria no more UK, Friends of the global fund Europe, Osservatorio Aids - Aids Diritti Salute e Action global health advocacy partnership. “Un secolo fa, la malaria costituiva una delle principali cause di malattia e mortalità nella maggior parte dei paesi del mondo. In Italia, l’Istituto superiore di sanità venne fondato come Istituto di sanità pubblica all’inizio degli anni ’30, proprio per affrontare il problema nel nostro Paese - ha ricordato Stefano Vella, vice presidente di Friends of the global fund Europe e direttore del Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto superiore di sanità - oggi abbiamo la possibilità di porre fine a questa malattia entro pochi decenni, anche grazie al contributo delle partnership pubblico-privato come il Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria, che negli ultimi 15 anni hanno investito miliardi di euro nei Paesi a basso reddito in prevenzione, fornendo alle popolazioni spray insetticidi, distribuendo più di 700 milioni di zanzariere, e garantendo circa 600 milioni di trattamenti antimalarici”. Nei prossimi anni, il progresso nella lotta alla malaria sarà dettato da nuovi test diagnostici e nuovi farmaci. Inoltre, grazie all’avanzamento tecnologico nelle tecniche di controllo delle zanzare, sono in sperimentazione nuovi insetticidi e formulazioni che permettano la protezione anche all’aperto. Alla fine del XX secolo, la ricerca di nuovi prodotti antimalarici era virtualmente a zero. Sviluppare questi farmaci non era di interesse per le grandi aziende farmaceutiche. “Nel 1999 venne creata Medicines for malaria venture (Mmv) per affrontare una situazione divenuta insostenibile. Mmv ha trasformato il panorama della ricerca e dello sviluppo dei farmaci contro la malaria - ha dichiarato Silvia Ferazzi, external relations officer di Mmv - Mmv è finanziata da governi, aziende private e organizzazioni filantropiche e coinvolge una rete di oltre 400 istituti pubblici e privati nella scoperta, nello sviluppo e nella diffusione di medicinali innovativi contro la malaria. Questo modello permette di condividere i rischi della ricerca e di dare accesso a questi medicinali salvavita, dove ce ne sia bisogno. Fino ad oggi, grazie alle collaborazioni intraprese, Mmv ha prodotto sei farmaci innovativi, a prezzo controllato, e ha contribuito alla distribuzione di due altri medicinali sviluppati da organizzazioni terze. Si stima che negli ultimi sette anni questi farmaci abbiano permesso di salvare più di un milione di vite umane. I piani di ricerca di Mmv per il futuro comprendono innovazioni strategiche come formulazioni che migliorino l’aderenza ai trattamenti e siano utili contro la resistenza antimicrobica, più adatte ai bambini e alle donne in gravidanza, e farmaci capaci di affrontare il problema della malaria ricorrente e stagionale. Inoltre, nove progetti in fase di sviluppo clinico sono finalizzati a mettere a punto farmaci con nuovi meccanismi di azione per il trattamento e la prevenzione dell’infezione, in vista dell’obiettivo ultimo dell'eradicazione della malaria. L'esperienza di Mmv dimostra che, quando coinvolti in progetti per scopi umanitari comuni, il settore privato, gli enti di ricerca e i decisori politici possono lavorare bene insieme per fornire alla comunità internazionale le innovazioni tecnologiche di cui si abbia bisogno per la salute globale e lo sviluppo socio-economico".
Colmare il divario nell’accesso a mezzi efficaci di controllo è la strategia fondamentale per raggiungere l’obiettivo che le Nazioni unite si sono poste con il programma ‘2030 sustainable development goals ’ (Sdg), che si propone di porre fine, entro il 2030, alla malaria e ad altre malattie trasmissibili. “Per quanto tutti noi si sappia che esistono molti rischi sulla strada verso questo obiettivo, abbiamo senza dubbio imparato che sostenere gli investimenti in prevenzione e in nuovi strumenti di controllo rende questo successo più facilmente raggiungibile. Sappiamo, inoltre, che gli investimenti in ricerca e sviluppo non avranno solo un impatto sul raggiungimento degli obiettivi stabiliti per la malaria, ma potranno contribuire anche a raggiungere altri traguardi del programma Sdg, in particolare l’abbattimento dei tassi di mortalità infantile e materna. Un significativo intervento sulla malaria potrà avere efficacia anche sulla salute complessiva delle famiglie, interrompendo il circolo vizioso malattia-povertà - ha dichiarato James Whiting, executive director di Malaria no more UK - Per questo auspichiamo che l’Italia, nella sua qualità di Paese che presiede il G7 che si riunirà a Taormina tra poche settimane, mantenga quel ruolo di guida nella lotta alle malattie trasmissibili che ha portato, quando il vostro Paese guidava il G8 nel 2001, alla nascita del Fondo globale. Speriamo che proseguendo in questo impegno i leader mondiali e i loro Paesi, lavorando in stretta collaborazione con il Fondo globale e altre organizzazioni, valutino seriamente l’opportunità di adeguate misure e investimenti di promozione della ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci e di nuovi strumenti in grado non solo di combattere le malattie trasmissibili come la malaria, ma di contrastare fenomeni come la resistenza agli antibiotici e spingano la comunità internazionale alla mobilitazione. Abbiamo davanti a noi una grande occasione per lavorare, uniti, con il fine comune di perseguire la Salute globale: favorire l’accesso ai servizi sanitari e garantire il diritto universale alla salute in tutti i paesi del mondo”.
“Lo scorso autunno l’Italia ha garantito il rifinanziamento del Fondo globale per la lotta all’Aids la tubercolosi e la malaria proprio perché convinta che il ruolo di alleanze internazionali e partenariati pubblico-privato, come quelli del Fondo globale, siano indispensabili e fondamentali per garantire approcci innovativi e di impatto nella lotta per le pandemie. La ricerca, l’innovazione, la formazione degli operatori sanitari e il rafforzamento dei sistemi sanitari sono attività centrali per garantire la copertura universale e contribuire a debellare malattie quali la malaria, in questo senso il G7 sarà un’occasione per ribadire questo approccio multidimensionale, nonché l’importanza di partenariati partecipativi e inclusivi”, gli ha fatto eco Francesco Aureli, esperto di sviluppo internazionale, salute e migrazione, dell’ufficio Sherpa G7 della presidenza del Consiglio dei ministri.
“La ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci sono l’arma fondamentale per combattere tubercolosi, Aids e malaria. Nel 2015, le morti per tubercolosi sono state 1,8 milioni. Il principale ostacolo alla sua eliminazione è rappresentato dai ceppi multifarmaco-resistenti: sono 590 mila i casi di tubercolosi multiresistente, ma solo il 19 per cento sono registrati e curati. La resistenza agli antibiotici non riguarda soltanto questa patologia: negli anni, l’antibiotico-resistenza è diventata sempre più importante. È necessario che il G7, in coordinamento con il G20, continui a promuovere azioni volte a favorire l’integrazione tra iniziative pubbliche e private di lotta al fenomeno della resistenza agli antimicrobici e un loro coordinamento con le azioni promosse in questo ambito dalle diverse organizzazioni internazionali”, ha aggiunto Francesca Belli, direttrice per l’Italia di Action global health advocacy partnership.
“Ci occupiamo di lotta contro l'Aids nell’ottica della salute globale e dunque abbiamo chiaro il nesso esistente fra le tre grandi epidemie di malaria, tubercolosi e Aids - ha proseguito Stefania Burbo, focal point dell’Osservatorio Aids-Aids diritti salute - Il programma pilota per il vaccino contro la malaria coordinato dall'Oms che sarà realizzato in Ghana, Kenya e Malawi nel 2018 e in partenariato con Fondo globale, rappresenta un ulteriore passo in avanti verso il raggiungimento dei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile e per dare una speranza a milioni di persone”, ha affermato l'esperta.
“L’Italia vanta una grande tradizione nella lotta alla malaria, che vede le sue radici nella scoperta, opera di Giovan Battista Grassi, della trasmissione della malattia da parte della zanzara. Grazie alla campagna iniziata negli anni ’30, la malattia fu debellata nel nostro paese nel 1970. All’inizio di questo secolo, l’Italia ha concorso in maniera sostanziale alla creazione e alla nascita del Fondo globale, partnership pubblico-privato grazie alla quale si sono fortemente ridotte le conseguenze di queste malattie. Il nostro contributo è ancora oggi fondamentale: rappresentiamo l’ottavo stato contribuente al Fondo e la nona organizzazione in assoluto. La presidenza italiana del G7 costituisce, quindi, una straordinaria opportunità per riproporre il ruolo di leader, che deve vedere l’Italia in prima fila nell’impegno volto a sconfiggere le grandi malattie e per la salute globale, assicurando l’accesso e il diritto universali alla salute” è stato l’auspicio conclusivo della senatrice