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venerdì 28 aprile 2017

INCHIESTA A BRINDISI Isis, un arresto e un'espulsione L'Italia sventa un massacro: toh, uno era un "rifugiato"

Terrorismo: un arresto e un espulso dall'Italia, legati allo jihadista di Berlino



Erano pronti ad uccidere, massacrare e trucidare innocenti in nome dello Stato islamico. Ma un'operazione della Digos, chiamata "Transito silente", ha sventato l'attacco: sono stati infatti arrestati due immigrati, un congolese e un marocchino, che volevano colpire in Italia. Ma non è tutto: gli arrestati, si apprende, erano legati al tunisino Anis Amri, l'autore della strage al mercato di Berlino dello scorso 19 dicembre ucciso durante uno scontro a fuoco a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. L'operazione della Digos è stata condotta sotto la direzione della Dda di Lecce e della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo.

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L'accusa degli arrestati è quella di "associazione con finalità di terrorismo". Il congolese finito in manette ha 27 anni, si chiama Nkanga Lutumba ed è residente in Germania, ma in passato era transitato per il Centro di permanenza per i rifugiati di Restinco, provincia di Brindisi: secondo gli investigatori fa parte di una cellula salafita che opera a Berlino. La Digos ha accertato la sua totale adesione allo Stato islamico. Il secondo arrestato è un 22enne marocchino, Amri Soufiane, espulso dal territorio italiano (quest'ultimo è risultato essere in contatto co Anis Amri).

Dopo essersi radicalizzati, Nkanga Lutumba e Amri Soufiane secondo gli inquirenti erano già arrivati a concepire "atti violenti, anche con il sacrificio personale, in diversi scenari operativi". Le indagini, condotte con il coordinamento del Servizio centrale antiterrorismo della Dcpp/Ucigos e il supporto del Servizio cooperazione internazionale di polizia, che ha in particolare assicurato il raccordo con le autorità tedesche, hanno consentito di individuare e neutralizzare la cellula salafita composta da ben undici musulmani radicalizzati.

giovedì 27 aprile 2017

Diocesi di Aversa - Quaresima online Commento alla III Domenica di Pasqua di Mons. Angelo Spinillo

Commento alla III Domenica di Pasqua di Mons. Angelo Spinillo



di don Francesco Riccio
a cura di Gaetano Daniele


Monsignor Angelo Spinillo
Vescovo di Aversa

L’invito a poter guardare a Cristo Signore: è questo il messaggio centrale che possiamo e dobbiamo trarre dal Vangelo della Terza Domenica di Pasqua che celebriamo domenica prossima, 30 aprile 2017. È l’invito che Gesù stesso rivolge a due dei suoi discepoli, “in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme”, il luogo dove si era compiuta la missione del figlio di Dio. “Il suo spezzare il pane con i due discepoli li ricarica e trasforma il loro cuore”, ci dice Mons. Angelo Spinillo nel commentare la parola di Dio. “Essi lasciano il luogo dove, delusi e sconfitti, pensavano di rifugiarsi e si rimettono in cammino verso Gerusalemme per portare anche agli altri discepoli l’annuncio della resurrezione del Cristo. Ecco, come gli apostoli nel giorno di Pentecoste, siamo chiamati ad uscire da tutti i luoghi nei quali ci siamo rifugiati e a diventare protagonisti gioiosi dell’annunzio della presenza di Gesù”

Diocesi di Aversa: 1 maggio 2017: Festa diocesana della Famiglia

1 maggio 2017: Festa diocesana della Famiglia


di don Francesco Riccio
a cura di Gaetano Daniele



Il tradizionale appuntamento è in programma al Santuario Villa di Briano. Don Massimo Spina: “Ci confronteremo sulla comunicazione della fede tra genitori e figli”

Lunedì 1° maggio 2017, la famiglia sarà al centro dell’attenzione della diocesi di Aversa: com’è ormai tradizione, infatti, l’Ufficio Diocesano per la Pastorale Familiare ha organizzato la “Festa diocesana della Famiglia”, giunta quest’anno alla sedicesima edizione, che si terrà presso il Santuario “Madonna di Briano”.

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Argomento della giornata sarà “Una generazione narra all’altra”, che già rappresenta il tema centrale dell’anno pastorale diocesano. “Coerentemente con le indicazioni fornite all’inizio dell’anno pastorale  2016-2017, abbiamo voluto concentrare l’attenzione sull’importanza della famiglia nella trasmissione della fede tra genitori e figli”, spiega don Massimo Spina, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Familiare. “Ci confronteremo su ‘una generazione che narra all’altra’ la propria fede e la sua centralità all’interno del contesto familiare, anche  alla luce del fondamentale documento dell’Amoris Laetitia”. La riflessione sarà guidata da don Luigi Maria Epicoco, teologo e biblista, già conosciuto dai sacerdoti della diocesi per aver predicato gli esercizi spirituali. A seguire, la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Aversa, S.E. Mons. Angelo Spinillo. L’elemento di novità rispetto al passato sarà la rappresentazione del musical “Paulus” ad opera dei giovani del gruppo “Evangelizzazione  e Famiglia”.

“Rivolgo un caloroso invito a tutte le famiglie della diocesi e a tutte le realtà parrocchiali e associative del territorio affinché partecipino a questo tradizionale momento di confronto e festa”, conclude don Massimo Spina.

SETTE VITE Il pazzesco ritorno di Luciano Moggi nel calcio: con che club firma, "obiettivo l'Europa"

Luciano Moggi, il ritorno nel calcio: dg in Albania per il Partizani Tirana



Un clamoroso colpo di scena, firmato Luciano Moggi: l'ex dg della Juventus, radiato in Italia, "dribbla" le regole e riparte dall'Albania. È stato infatti assunto dal club albanese del Partizani Tirana, dove svolgerà un ruolo di consulente in tutti i settori, dalla parte sportiva fino al marketing. Moggi ha firmato un contratto triennale con la "Juventus dall'Albania", e il presidente del club, il 79enne Gazment Demi,ha sottolineato di aver chiamato l'ex dg bianconero affinché la squadra "raggiunga i massimi livelli non solo in patria, ma anche in campo internazionale".

Moggi, di fatto, andrà a fare il dg in una delle squadre più titolate del Paese: conta 15 campionati, 15 coppe nazionali e una supercoppa. In questo campionato, il Partizani è appaiato al vertice con il Kukesi. L'obiettivo del presidente è quello di arrivare alle coppe europee. Moggi era in predicato di assistere all'imminente derby di Tirana, ma il dirigente, si è appreso, subentrerà dall'impegno successivo. Nel frattempo, Luciano si è prestato alle foto di rito e alla presentazione ai media locali.

Si sputtana da solo in tv Fini, l'ultimo maxi-disastro: cosa gli "sfugge", da Vespa

Gianfranco Fini, figuraccia in tv sui soldi alla Tulliani


di Paolo Emilio Russo



Si è presentato in televisione, sulle poltroncine di Bruno Vespa, per «difendere la sua onorabilità». Ma Gianfranco Fini, già dominus di Alleanza nazionale, vicepremier e presidente della Camera, non è riuscito a cavarsela con la sola - buona - oratoria anche stavolta che l’oggetto delle domande non erano questioni politiche di stringente attualità, ma questioni giudiziarie che riguardano la sua famiglia, il caso della famosa Casa di Montecarlo. «Io in trent’anni non ho mai ricevuto un avviso di garanzia», vuole chiarire, «posso avere commesso degli errori, ma mai reati».

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Gli argomenti utilizzati da uno degli uomini politici più importanti della Seconda Repubblica, però, non sono al livello delle sue ambizioni a «voler chiarire». Nell’ansia di smentire tutte le accuse che gli sono state rivolte dall’ex parlamentare Amedeo Laboccetta, ancora agli arresti, già “sodale” del re delle slot Francesco Corallo, Fini non riesce a dare una spiegazione credibile del flusso di soldi che proviene proprio dalle società dell’imprenditore, transita per due società offshore - nei cui atti costitutivi, secondo la Finanza, sarebbe citata anche la compagna Elisabetta Tulliani - finanzia l’immobile nel Principato e arriva, soprattutto, sui conti correnti di Sergio Tulliani e, di lì, in quello del figlio Giancarlo e pure di Elisabetta, fino all’anno 2015. È soltanto due anni fa, infatti, che è stata rivenduta con una plusvalenza di 959 mile 390 euro, l’immobile in Rue Charlotte. «Ho scoperto di quei soldi solo nel 2016, dalle indagini», rivela, lasciandosi andare a qualche tic nervoso. 

L’ex presidente della Camera ammette cose che finora non aveva fatto, come, per esempio, di essere andato a cercare una cucina da acquistare per «ristrutturare» quell’appartamento. «Ho scoperto che il beneficiario di quell’immobile fosse mio cognato nel 2010; da quel giorno ho rotto i rapporti con lui. Elisabetta non mi ha detto dei soldi perchè sapeva che mi avrebbe fatto imbufalire», aggiunge.

A sentirlo, sembrerebbe che sia stato ordito un “piano” a sua insaputa, che abbiano versato milioni di euro alla famiglia della sua compagna senza avere alcuna contropartita, gratis: «Io non mi sono mai adoperato per fare favori a Francesco Corallo e alla sua società e non avrei nemmeno potuto, dal momento che ero presidente della Camera», ha risposto a Bruno Vespa. Eppure sul bonifico da 2 milioni e 400 mila euro che Corallo ha fatto sul conto di Sergio Tulliani, come causale viene indicato il «Decreto liquidazione attività estere 78/2009», che poi è il decreto Abruzzo, che legalizzò le slot machine, core business di Corallo. «Le dieci società ammesse furono decise attraverso un iter amministrativo che prevedeva un parere del ministero competente e un altro del Consiglio di Stato: che c’entra il presidente della Camera?», si difende. Fini sa però bene che il numero due di un partito di governo come fu il Pdl può usare molte “leve”; dal “semplice” sottosegretario al consigliere amico a Palazzo Spada. Alle domande dei giornalisti in studio - Andrea Cangini e Marcello Sorgi - ha risposto spesso in maniera troppo generica: «Mi pare evidente che si tratta di un caso di millantato credito da parte di Giancarlo Tulliani; finse di aver fatto da intermediario».

Non ci sono risposte esaustive nemmeno sul ruolo della madre delle sue figlie. «Non mi ha mai detto nulla, quella maledetta vicenda ha rovinato politicamente una persona e ha determinato un putiferio a livello familiare», ricorda. Difende la privacy della sua famiglia, ma scarica tutte le responsabilità su Tulliani padre e figlio, «sicuro» che Elisabetta sarà scagionata da tutte le accuse: «Nelle carte non c’è un solo contatto telefonico tra lei e l’entourage di Corallo», sottolinea. E smonta pezzo per pezzo il “teorema” del suo accusatore, l’ex deputato Amedeo Laboccetta. «Sbagliai a non dimettermi da Presidente della Camera, ma non l’ho fatto perchè avevamo in corso uno scontro all’arma bianca con Silvio Berlusconi», ammette.

Il ministro degli Esteri cinese, frase sulla 3° guerra mondiale Verso il caos, paura negli Usa

Pechino vara la super portaerei made in China, sale la tensione in Oriente



La Cina ha varato la seconda portaerei del suo arsenale, la Type 001A (secondo il nome provvisorio dato alla nave da guerra), la prima interamente progettata e sviluppata localmente; e in tal modo fa sfoggio del suo status di grande potenza, capace di rivaleggiare con gli Stati Uniti, in un momento di crescente tensione nell'area dell'estremo Oriente. Ieri il ministro degli Esteri Wang Yi ha infatti fatto un appello a Stati Uniti, Corea del Sud e Pyongyang per raffreddare le tensioni, avvertendo che "il pericolo di guerra è grande". 

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Varo non casuale - Per ora la dottrina militare di Pechino rimane concentrata a livello regionale. È soprattutto in Asia, ricorda la Stampa, che la Cina mantiene i propri tradizionali interessi strategici: Taiwan, le contese territoriali con il Giappone e sulle isole nel Mar Cinese Meridionale. Non sorprende, quindi, che negli ultimi mesi la portaerei Liaoning (prima portaerei in dotazione alle Forze Armate cinesi di derivazione sovietica) sia stata impegnata in esercitazioni militari proprio in questi teatri marittimi e che a dicembre scorso abbia condotto il primo test a fuoco vero, mentre era diretta verso il Mare Cinese Meridionale. E non è un caso che il varo della portaerei avvenga proprio in  questo momento, nel mezzo delle tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti.

La nave - Alla cerimonia di inaugurazione della nuova portaerei era presente il vice presidente della Commissione Militare Centrale, il massimo organo decisionale dell'Esercito di Liberazione Popolare cinese, Fan Changlong. I dettagli sulla nave, cominciata a progettare nel novembre 2013 e a costruire un anno e mezzo dopo, nel marzo 2015, erano trapelati da tempo sulla stampa locale. Molti i miglioramenti rispetto alla prima portaerei, secondo gli esperti militari cinesi, anche se la Type 001A non raggiunge ancora le prestazioni della Uss Carl Vinson; la portaerei americana ha infatti una stazza di centomila tonnellate, contro le cinquantamila della nuova portaerei cinese e può ospitare fino a novanta caccia, contro i 36 dell'unità navale cinese varata oggi. La Type 001A avrà tra i suoi compiti quello di portare i nuovi caccia di fabbricazione cinese, i J-15, e sarà alimentata a carburanti tradizionali e non a propulsione nucleare, come la portaerei Usa Carl Vinson. Il varo di oggi è soprattutto simbolico: ci vorrà ancora tempo, sottolineano i media cinesi, per l’ingresso in operatività dei sistemi di equipaggiamento della nuova unità navale.

LA TRAGEDIA Rigopiano, svolta nell'inchiesta Chi sono i primi 6 indagati: occhio, i nomi pesantissimi

Hotel Rigopiano, svolta in procura: ecco i nomi dei primi sei indagati



Ecco i primi indagati per la tragedia dell'Hotel Rigopiano. Sono sei le persone nel mirino dalla Procura di Pescara nell’ambito dell’inchiesta relativa alla sciagura che ha colpito e distrutto l'albergo di Farindola (in provincia di Pescara), in cui persero la vita 29 persone tra dipendenti e clienti del resort. Il 18 gennaio scorso una valanga travolse la struttura, distruggendola. L'accusa è quella di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Gli indagati sono il presidente della Provincia Antonio Di Marco, il dirigente delegato alle Opere pubbliche Paolo D'Incecco, il responsabile della Viabilità provinciale Mauro Di Blasio. Stesso capo d'accusa per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il geometra comunale Enrico Colangeli. Il direttore del resort Bruno Di Tommaso è indagato anche per violazione dell'articolo 437 del codice penale, che punisce l'omissione del “collocamento di impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro”: secondo l'accusa, non ha previsto nel Documento di valutazione del rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori della sua ditta (la Gran sasso resort spa) il rischio di essere colpiti da una slavina.

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