Alatri, il Csm chiede indagine sul giudice che ha scarcerato Mario Castagnacci
Finisce nei guai il giudice che aveva disposto la scarcerazione di Mario Castagnacci, uno dei due ragazzi arrestato per l'omicidio di Emanuele Morganti, il giovane massacrato ad Alatri. Finisce nei guai per aver scarcerato Castagnacci poche ore dopo che quest'ultimo era stato fermato a Roma pieno di droga: assieme ad altri tre amici aveva 7,5 grammi di cocaina confezionata in 4 dosi, 43 grammi di hashish in 4 dosi e 6 grammi di marijuana. Il giudice del Tribunale di Roma, pur convalidando l'arresto di Castagnacci e di altri tre compiti, ha riconosciuto la tesi difensiva del "consumo di gruppo", la quale ha portato, nell'udienza per direttissima celebrata il giorno successivo, alla scarcerazione di tutti gli indagati con rigetto anche della richiesta del pm dell'obbligo di firma.
E così, Castagnacci, alle 2 di notte era già rientrato ad Alatri, dove ha passato la notte a bere e fumare in compagnia del fratellastro, fino a perdere la testa e massacrare Emanuele nella centrale Piazza Regina Margherita. Ora, come detto, il consigliere del Csm Pierantonio Zanettin ha chiesto l'apertura di una pratica sul giudice del tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione di Castagnacci. Zanettin, in una lettera inviata al Comitato di presidenza del Csm, ha sottolineato come "la tragica vicenda di Alatri, con la morte a seguito di un feroce pestaggio di Emanuele Morganti, pone all'opinione pubblica anche seri interrogativi sulla correttezza dell'iter processuale di uno dei due arrestati".
E ancora, secondo l'esponente del Csm, "la vicenda processuale, frutto di una interpretazione giuridica del fatto reato, che può essere definita, nella migliore delle ipotesi, benevola, merita un approfondimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura per verificare la correttezza dell'iter. È del tutto evidente che gli esiti tragici della vicenda non possono essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore, ma è altrettanto evidente che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti". Dunque, alla luce di queste considerazioni, Zanettin chiede "l'apertura di una pratica in prima commissione, per valutare se emergono profili di incompatibilità, ex art. 2 della legge sulle guarentigie dei magistrati, nei confronti del Giudice del Tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione, senza obbligo di firma, di Mario Castagnacci, nonostante fosse stato trovato in possesso di grandi quantità di stupefacenti e fosse recidivo".
Nel frattempo, sono trapelati i primi esiti dell'autopsia sul corpo di Emanuele, ucciso con un colpo violentissimo alla testa, sferrato con un mezzo che in gergo legale viene definito "non naturale". Ossia, non si tratta di un calcio o di un pugno. “Abbiamo compiuto un esame particolarmente accurato. Il quadro è politraumatico, con lesioni diverse tra loro, che abbiamo studiato tutte a fondo”, ha assicurato il professor Saverio Potenza, dell’università di Tor Vergata, a cui la Procura di Frosinone ha affidato la consulenza medico-legale, affiancato dalla tossicologa Maria Chiara David. La maggior parte delle lesioni il ventenne le ha subite alla testa e, da parte del prof Potenza, nessun dubbio che una di quelle sia stata quella fatale al ventenne. Prodotta appunto all'apparenza con un mezzo “non naturale”.
E così, Castagnacci, alle 2 di notte era già rientrato ad Alatri, dove ha passato la notte a bere e fumare in compagnia del fratellastro, fino a perdere la testa e massacrare Emanuele nella centrale Piazza Regina Margherita. Ora, come detto, il consigliere del Csm Pierantonio Zanettin ha chiesto l'apertura di una pratica sul giudice del tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione di Castagnacci. Zanettin, in una lettera inviata al Comitato di presidenza del Csm, ha sottolineato come "la tragica vicenda di Alatri, con la morte a seguito di un feroce pestaggio di Emanuele Morganti, pone all'opinione pubblica anche seri interrogativi sulla correttezza dell'iter processuale di uno dei due arrestati".
E ancora, secondo l'esponente del Csm, "la vicenda processuale, frutto di una interpretazione giuridica del fatto reato, che può essere definita, nella migliore delle ipotesi, benevola, merita un approfondimento da parte del Consiglio Superiore della Magistratura per verificare la correttezza dell'iter. È del tutto evidente che gli esiti tragici della vicenda non possono essere addebitati al magistrato che ha disposto la scarcerazione dello spacciatore, ma è altrettanto evidente che si sarebbero evitati, applicando canoni ermeneutici diversi e più rigorosi, in tema di spaccio di stupefacenti". Dunque, alla luce di queste considerazioni, Zanettin chiede "l'apertura di una pratica in prima commissione, per valutare se emergono profili di incompatibilità, ex art. 2 della legge sulle guarentigie dei magistrati, nei confronti del Giudice del Tribunale di Roma che ha disposto la scarcerazione, senza obbligo di firma, di Mario Castagnacci, nonostante fosse stato trovato in possesso di grandi quantità di stupefacenti e fosse recidivo".
Nel frattempo, sono trapelati i primi esiti dell'autopsia sul corpo di Emanuele, ucciso con un colpo violentissimo alla testa, sferrato con un mezzo che in gergo legale viene definito "non naturale". Ossia, non si tratta di un calcio o di un pugno. “Abbiamo compiuto un esame particolarmente accurato. Il quadro è politraumatico, con lesioni diverse tra loro, che abbiamo studiato tutte a fondo”, ha assicurato il professor Saverio Potenza, dell’università di Tor Vergata, a cui la Procura di Frosinone ha affidato la consulenza medico-legale, affiancato dalla tossicologa Maria Chiara David. La maggior parte delle lesioni il ventenne le ha subite alla testa e, da parte del prof Potenza, nessun dubbio che una di quelle sia stata quella fatale al ventenne. Prodotta appunto all'apparenza con un mezzo “non naturale”.