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sabato 11 marzo 2017

La dermatite atopica grave “È una malattia da svelare”

La dermatite atopica grave “È una malattia da svelare”


di Eugenia Sermonti



La chiamano comunemente ‘eczema’ ed è considerata prevalentemente una malattia della pelle, eppure la dermatite atopica è una patologia complessa e per una sua migliore comprensione è necessario indagare ‘ben oltre la pelle’. La dermatite atopica è infatti una patologia infiammatoria cronica, di origine autoimmune che colpisce la pelle del viso e del corpo. Più conosciuta nella sua forma pediatrica, in realtà può comparire a tutte le età. “Si tratta della più frequente malattia infiammatoria della pelle e in Italia riguarda circa il 2-5 per cento della popolazione adulta - afferma il professor Giampiero Girolomoni, ordinario di Dermatologia e Venereologia, Università di Verona -.Specie nella sua forma grave, è fondamentale andare oltre il trattamento cutaneo per agire su suo impatto sistemico”. Da un’indagine svolta da Sanofi Genzyme insieme all’agenzia Stethos risulta che i pazienti adulti con dermatite atopica afferenti ai centri specialistici di dermatologia sono oltre 35.500, di cui 7.721 presentano la malattia nella sua forma grave.

La dermatite atopica è una patologia multifattoriale con una componente genetica, originata sia da fattori immunologici, sia non immunologici. Negli adulti compare solitamente intorno ai 30 anni e si manifesta con una tipica dermatite eczematosa (pelle arrossata, essudante e desquamante) sulle zone del collo, il décolleté, il retro delle ginocchia, i piedi, ma anche in zone molto visibili come il viso e il cuoio capelluto, le mani e gli avambracci. E’ accompagnata da prurito intenso, talvolta incontrollabile. Soprattutto nei casi gravi, la qualità di vita dei pazienti risulta quindi fortemente compromessa. Oltre ai ricorrenti problemi di insonnia dovuti al prurito, sono diverse le attenzioni e le rinunce che chi ne è affetto deve mettere in atto nella sua vita quotidiana: in ciò che indossa, nelle sostanze con cui entra in contatto e a cui si espone. Sul fronte psicologico i soggetti più gravi sono affetti da stress, frustrazione,senso di discriminazione e sfiducia in se stessi. Gli effetti più ricorrenti sono imbarazzo e disagio nei confronti del prossimo che possono sfociare in paura del confronto e del giudizio dell’altro.

“Abbiamo numerose evidenze dell’impatto psico-emotivo della dermatite atopica grave a carico del paziente e dei conseguenti costi sociali - precisa la professoressa Annalisa Patrizi, ordinario e direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venerologia e della Dermatologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Policlinico S. Orsola - Inoltre, il prurito continuo e incontrollabile incide fortemente sui livelli di stress e sulla perdita di sonno, con ripercussioni sull’efficienza, la produttività e la presenza sul lavoro. Tutte limitazioni che toccano anche la sfera relazionale e sociale, generando un forte disagio nel contatto con gli altri, fino a giungere a un diffuso senso di frustrazione e discriminazione”. Lo scenario terapeutico attuale per la cura della dermatite atopica offre soluzioni topiche ed emollienti che intervengono sul prurito e sulla gestione della secchezza cutanea, terapie con costi spesso a carico del paziente. Le terapie sistemiche esistenti, indicate in pazienti gravi che non rispondono ai precedenti trattamenti a livello cutaneo, presentano effetti collaterali di una certa rilevanza oltre che richiedere un’attività di monitoraggio attento e continuativo. Si tratta comunque di uno scenario terapeutico in continua evoluzione che vede affacciarsi sul mercato molecole molto promettenti e innovative in termini di efficacia e sicurezza.

Tra le novità presentate al congresso annuale dell’American Academy of Dermatology, conclusosi di recente a Orlando, anche i risultati dello Studio di fase 3 CHRONOS, condotto sul farmaco sperimentale dupilumab di Sanofi e Regeneron Pharmaceuticals, Inc. Lo studio, della durata di un anno, ha mostrato come i pazienti adulti con dermatite atopica da moderata a grave non adeguatamente controllata, trattati con il farmaco sperimentale dupilumab associato a corticosteroidi topici, abbiano ottenuto un significativo miglioramento della malattia rispetto all’utilizzo dei soli corticosteroidi topici, in termini soprattutto di miglioramento delle lesioni cutanee e della gravità complessiva della malattia e riduzione del prurito, con ricadute positive dirette sulla qualità di vita

Migranti, le carte inchiodano il governo: perché scaricano gli stranieri all'Italia

Il documento che inchioda il governo: perché rifilano gli stranieri all'Italia



A Striscia la notizia (Canale 5) l’inviata Rajae Bezzaz intervista il video blogger Luca Donadel, il quale, seguendo le tracce satellitari delle navi (spesso di organizzazioni umanitarie) che vanno a soccorrere i migranti in mare, ha scoperto una realtà sconcertante: si dirigono tutte nello stesso punto, ovvero a poche miglia dalla costa libica.

"Secondo il diritto del mare - ricorda Donadel - le persone salvate nelle acque internazionali vanno portate nel porto sicuro più vicino, in questo caso in quello di Zarzis in Tunisia, che dista 90 miglia nautiche, o a Malta, che ne dista 180, contro le 250 della Sicilia".

Intervistati da Jimmy Ghione, i politici italiani danno risposte diverse. Maurizio Gasparri (Forza Italia) attacca: "Lo abbiamo denunciato in Parlamento: con il pretesto di un intervento umanitario c’è di fatto un fiancheggiamento degli scafisti". Laura Ravetto (Forza Italia) sottolinea: «Quelle missioni navali avevano lo scopo di impedire le partenze, se non con corridoi umanitari regolamentati».

Replica Francesco Boccia (PD): "Secondo me chi è in mare va aiutato a prescindere. Poi discutiamo sul perché le nostre navi sono lì…". Diverso il parere di Matteo Colaninno (PD): "Parleremo con il Ministro. Se le regole dicono che che vanno portati al posto più vicino, devono andare al posto più vicino. Altrimenti è un errore".

IL DISASTRO DI PADOAN Queste tre banche falliscono Ecco che cosa fanno ai conti

Banche, così Mps, Popolare di Vicenza e Veneto banca rischiano di fallire



Potrebbe essere solo questione di tempo perché tre grandi gruppi bancari italiani dichiarino fallimento. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, avrebbe intenzione di intervenire facendo quel che ha sempre fatto finora, come riporta il Fatto quotidiano, cioè nulla. A trovarsi sull'orlo del baratro ci sono Monte dei Paschi di Siena, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che equivalgono al 10% dell'intero sistema bancario nazionale.

È giusto però che i meriti sui fallimenti imminenti siano distribuiti tra chi ha contribuito all'ultimo capolavoro nel mondo creditizio nostrano. Oltre al ministro Padoan, va dato atto ai burocrati della Bce e a quelli della Commissione Ue di essersi impegnati parecchio. Si sta per assistere a una sorta di esperimento sulla pelle viva dei correntisti e dei contribuenti italiani, perché le attese sono sull'applicazione della Direttiva Brrd, quella famigerata sul bail in. Prima però che siano messe le mani nelle tasche dei correntisti con più di 100 mila euro, la Bce ha ricordato più volte che il fallimento di un istituto di credito è evitabile ricorrendo alla "ricapitalizzazione precauzionale". Che tradotto vuol dire: iniezione di soldi dello Stato, quindi di chi paga le tasse.

Il delirio di leggi e regolette europee però non finisce così facilmente. Secondo il comma 22 della direttiva, lo Stato può intervenire per salvare una banca solo se "rispetta i requisiti patrimoniali minimi". Per una volta le banche, in questo caso Mps, si ritrova nello stesso incubo di tanti correntisti che hanno chiesto credito alla propria banca. Così Mps ha bisogno di soldi e li chiede allo Stato, ma la Bce può autorizzare lo Stato solo se Mps dimostra di non aver bisogno di quei soldi.

Grazie a questo meccanismo malato le tre banche sono a un passo dal disastro. I due istituti veneti non sono poi messi meglio, dopo anni di magagne sui conti ignorate dalla vigilanza della Banca d'Italia. Sia la popolare di Vicenza che Veneto Banca sono state costrette dalla Bce a rimettere mani al portafogli per un aumento di capitale senza aiutini. A Vicenza l'aumento è stato di 1,5 miliardi, a Montebelluna il fondo Atlante - partecipato dalla banche - un miliardo tondo. La scorsa estate per le due banche destinate alla fusione sono stati iniettati altri 2,5 miliardi. I vertici però si accorgono che il buco lasciato da chi dirigeva in passato la baracca era molto più profondo.

A quel punto le due venete chiedono l'aiuto dello Stato, indispensabile per non fallire. Dalla Commissione europea però avvertono che le perdite previste nei rispettivi bilanci devono essere coperte dal fondo Atlante, che ormai è a secco. E nessuno dei soci del fondo ha più intenzione di dare un altro euro alle due banche venete, visto che finora ci hanno rimesso 3,4 miliardi con scarse speranze di rivederli presto, compresi gli interessi. Nel frattempo Padoan è rimasto immobile, dal suo ufficio non sono partite notizie per i vertici delle due banche, in attesa che ne arrivino dalla Bce, che a sua volta le aspetta dalla Commissione europea. I correntisti nel frattempo stanno scappando, già un terzo dei depositi è andato perso nell'ultimo anno e mezzo. Il pallino è sempre nelle mani del governo, sempre più sotto lo schiaffo di Bruxelles, ma di decisioni all'orizzonte non si vede neanche l'ombra.

Meloni, la verità dai sondaggi Numeri pazzeschi: dov'è arrivata

Giorgia Meloni premiata dai sondaggi: cresce più di Salvini



Giorgia Meloni è la più premiata dai sondaggi visto che la leader di Fratelli d'Italia ha registrato il record di crescita. E anche se in generale il suo partito ha meno consensi della Lega di Matteo Salvini, è riuscita a raddoppiare, anzi quasi a triplicare, i suoi voti.

Se alle politiche del 2013, rivela ItaliaOggi, Fratelli d'Italia era rimasto sotto il 2 per cento e alle europee l'anno successivo si era fermato al 3,7%, l'anno scorso era quotato intorno al 4 per cento e oggi, addirittura, anche di più. Il meno generoso con la Meloni fra gli istituti di ricerca è Piepoli, che però assegna a FdI un soddisfacente 4,5 per cento, mentre coincidono Emg (5,1 per cento), Index Research (5) e Ixè (5,2).

Addirittura, Demos&P dà il partito di Giorgia al 6,5 per cento. Insomma, esattamente come il vecchio Msi nella Prima Repubblica, meno però di An fra il 1994 e il 2006, che era costantemente sopra il 10 per cento. Non la danneggia il partito di Storace e Alemanno, da poco fondato, il Movimento nazionale per la sovranità. La vera concorrenza viene da Salvini anche se è difficile che riesca a conquistare il sud. 

venerdì 10 marzo 2017

Fabrizio Corona, furia totale in aula: calci, pugni e urla contro il poliziotto

Fabrizio Corona, furia totale in aula: calci, pugni e urla contro il poliziotto



Esplode in aula per la rabbia Fabrizio Corona: "Il teste deve venire qua a dire la verità, non a mentire" urla con la voce rotta mentre prende a calci una sedia davanti al pm Alessandra Dolci. Lo show dell'ex re dei paparazzi è andato in scena nell'ambito del processo che lo vede imputato per intestazione fittizia di beni per i 1,7 milioni di euro trovati nel controsoffitto della casa della sua amica Francesca Persi e per altri 800 mila euro depositati nel corso dell'estate dalla donna in due cassette di sicurezza in Austria.

A far perdere la brocca a Corona sono state le parole del commissario Luca Izzo, responsabile della sezione della Squadra Mobile di Milano per i reati contro il patrimonio. Il testimone in aula ha spiegato che l'ex calciatore Giuseppe Sculli, che a detta di Corona avrebbe tentato di estorcergli 50 mila euro e poi avrebbe fatto esplodere una bomba carta davanti a casa dell'ex re dei paparazzi il 16 agosto scorso "non è mai stato sentito". Era stato proprio il commissario Izzo a raccogliere, nell'agosto scorso, la denuncia per quell'episodio. Esposto che poi si è rivelato un boomerang per Corona: proprio da lì è nata l'inchiesta che ha portato l'ex re dei paparazzi di nuovo in carcere in ottobre. In aula il difensore di Corona, l'avvocato Ivano Chiesa, ha insinuato errori nella stesura del verbale relativo all'episodio della bomba carta.

L'apice del nervosismo è stato toccato quando Izzo ha detto di non ricordare alcuni particolari dell'interrogatorio, relativi in particolare ai rapporti tra Corona e quello che lui aveva indicato come il potenziale autore della bomba carta, il calciatore Sculli. Chiesa ha urlato di voler dismettere il mandato difensivo e, poco dopo, Corona con voce strozzata dalla rabbia si è alzato in piedi e, rivolto al collegio presieduto da Salvini, ha detto: "In nome della legge, un rappresentante della polizia non può venire in aula a dire bugie". Il giudice Salvini ha invitato l'ex fotografo dei vip ad "allontanarsi e sospendere la sua presenza in aula" se questo lo avesse fatto "sentire più sereno". Corona, invece, è rimasto al suo posto. Al termine dell'udienza Corona si è fermato con i cronisti: "Non dite che io sono sofferente", ha detto prima di essere portato nuovamente in carcere: "Questa è la vergogna delle vergogne".

Lodi, assalto armato alla trattoria Ristoratore spara e uccide il rapinatore

Lodi, ristoratore spara e uccide il rapinatore



Un morto e un ferito nel Lodigiano per l'assalto nella notte a un bar di Casaletto. Secondo quanto stanno ricostruendo gli investigatori, tre banditi avrebbero fatto irruzione all'Osteria des Amis di Gugnano, frazione di Casaletto Lodigiano ma sarebbero stati affrontati dal titolare del locale. A quel punto sarebbe nata una colluttazione e poi la sparatoria e la fuga. Uno degli assalitori è stato trovato morto in una stradina poco lontano dall'osteria. Ferito il barista. Non è ancora chiara la dinamica dei fatti. Pare che il ristoratore abbia sparato e ucciso il bandito.

Caserta, all’Università degli Studi “Luigi Vanvitelli” il master su “Dietetica applicata allo stile di vita”

Caserta, all’Università degli Studi “Luigi Vanvitelli” il master su “Dietetica applicata allo stile di vita”

Il professore Monda: “In Campania un’alta percentuale di obesi tra adulti e bambini”



di Antonio Parrella



CASERTA - “Dietetica applicata allo stile di vita: dalla sedentarietà all’attività sportiva”. E’ il tema dell’importante master di primo livello organizzato dall’Università degli Studi di Caserta “Luigi Vanvitelli” per sensibilizzare medici, tecnici ed esperti del settore sul preoccupante fenomeno dell’obesità, che in Campania ha raggiunto livelli allarmanti: circa il 50% dell’intera popolazione è in sovrappeso, mentre quasi il 20% è affetto da obesità grave. Dunque l’ateneo casertano, attento alla delicata problematica, scende in campo con un apposito master, che sarà diretto dal professore Marcellino Monda (direttore dipartimento dietetica e medicina dello sport dell’Università di Caserta). L’iscrizione al master, rivolta ai laureati in medicina e chirurgia, scienze biologiche, psicologia, scienze motorie, biotecnologie e farmacia, prevede un numero massimo di 20 partecipanti e deve essere effettuata online all’indirizzo web www.unina2.it entro il prossimo 20 marzo. Tra i docenti relatori, oltre al professore Monda, ci saranno, tra gli altri, Enrico Castellaci (medico nazionale italiana di Calcio), Claudio Briganti (dietologo atleti top level - Coni - Roma) e Giovanni Messina (fisiologo della nutrizione Università di Foggia). “Questo master - spiega il professore Monda - nasce dall’esigenza di affrontare il problema di una sana alimentazione e di un adeguato stile di vita, inerente anche all’attività motoria, in quanto in Campania c’è il triste primato dell’obesità dell’adulto e soprattutto dei bambini. Nella nostra regione l’obesità è ancora un grave problema e dai dati in nostro possesso viene fuori un quadro allarmante con il 47 % della popolazione in sovrappeso e, quindi, con un indice di massa corporea superiore a 25, mentre il 18% è colpita da obesità grave, con indice di massa corporea superiore a 40. Tutto ciò comporta per le persone un elevato rischio di sviluppare gravi patologie soprattutto a carico degli apparati cardiovascolare e respiratorio. Pertanto il master, giunto alla terza edizione, mette insieme sia competenze nutrizionali che di medicina dello sport”. Inoltre il corso dà diritto a 60 crediti formativi universitari ed il piano didattico, oltre ad esercitazioni e simulazioni, prevede una didattica frontale ed interattiva. Per ulteriori informazioni sono attivi i numeri telefonici 338.87.32.961 – 0815665844. Le iscrizioni saranno aperte fino al prossimo 20 marzo