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martedì 21 febbraio 2017

Fondazione Policlinico ‘Gemelli’ e Fondazione ‘AVSI’ per la Siria

Fondazione Policlinico ‘Gemelli’  e Fondazione ‘AVSI’ per la Siria


di Eugenia Sermonti



Un intervento umanitario importante, concreto e impegnativo per alleviare le sofferenze della popolazione siriana martoriata dalla guerra, soprattutto quella più vulnerabile, in risposta all'accorato appello del nunzio apostolico in Siria, cardinal Mario Zenari, raccolto dall’allora Pontificio Consiglio Cor Unum. ‎Questo obiettivo sarà possibile attraverso il sostegno atre ospedali cattolici, uno di Aleppo e due di Damasco, grazie allo stanziamento diretto di fondi e attraverso iniziative di formazione medica del personale sanitario siriano di queste strutture. È questo il cuore della grande opera di carità che impegnerà per il 2017 la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, che ha accolto l'invito della Fondazione AVSI a partecipare, quale unico partner scientifico e sanitario, al progetto ‘Ospedali Aperti’ in Siria. Il progetto, ideato e sviluppato dalla ONG internazionale, è nato dall’intuizione del cardinal Mario Zenari, insieme a Cor Unum (confluito oggi nel nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale), a tutela della popolazione locale stremata dal conflitto. Nello spirito del Giubileo della Misericordia, a un anno dall’istituzione del 'Fondo Carità', con cui si stanno offrendo risposte rapide e dirette ai bisogni di persone che vivono in condizioni di  fragilità esistenziale conosciute durante il ricovero ospedaliero, la Fondazione Gemelli esprime in modo tangibile l’invito di Papa Francesco a tenere sempre aperte le porte della Carità e allarga il suo sguardo al mondo, contribuendo a dare risposte alla crisi umanitaria in Siria.

Il contesto. La crisi siriana non conosce fine, con 13,5 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti e 11,5 milioni che non hanno accesso alle cure sanitarie (2.237.750 solo ad Aleppo, 1066.261 a Damasco), per il 40 per cento bambini. A causa della crisi l’aspettativa di vita si è ridotta in Siria di circa 15 e 10 anni rispettivamente per uomini e donne. In particolare la crisi sanitaria si configura con una condizione fatiscente delle strutture sanitarie che sono state spesso bersaglio dei bombardamenti aerei. Da oltre due mesi al Saint Louis di Aleppo manca l’acqua potabile, da cinque la struttura è alimentata a gasolio che spesso non basta o è troppo costoso. E non è tutto, la situazione è drammatica anche per la carenza di personale qualificato, la mancanza di medicine, la difficoltà a mantenere in funzione le apparecchiature mediche, la carenza di contributi statali per rispondere ai bisogni di salute dei più poveri che non possono permettersi le cure di cui hanno bisogno.

Il progetto ‘Ospedali Aperti’ in Siria. Voluto e promosso dal cardinal Zenari, in collaborazione con monsignor Giampietro Dal Toso, attualmente segretario delegato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il progetto ‘Ospedali Aperti’ in Siria condotto dalla Fondazione AVSI, Ong che da 45 anni realizza progetti di sviluppo in 30 Paesi diversi,  ha come obiettivo generale il sostegno a tre ospedali cattolici: Ospedale Saint Louis di Aleppo, Ospedale Francese e Ospedale Italiano di Damasco. A fronte di un’enorme emergenza sanitaria, questa iniziativa si propone di fornire prestazioni mediche gratuite alle persone più vulnerabili, vittime della guerra e di raccoglierei fondi necessari a coprire i costi delle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali sostenuti dagli ospedali coinvolti.

La Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli. La Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli partecipa a ‘Ospedali Aperti’ in Siria sia attraverso lo stanziamento diretto di fondi, sia attraverso iniziative di formazione e di aggiornamento del personale sanitario siriano e di cura della popolazione. La fornitura gratuita delle prestazioni sarà garantita da un basket fund alla cui creazione la Fondazione partecipa sia in forma diretta sia indirettamente attraverso l’attrazione di nuovi donatori. La Fondazione si occuperà anche della formazione del personale degli ospedali siriani attraverso sessioni formative e training che avranno luogo in ospedali di Beirut, in Libano.

Il progetto 'Ospedali Aperti' in Siria può essere sostenuto con una donazione attraverso il sito della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli donaorapoliclinicogemelli.it

Europa: 45 per cento dei decessi è provocato da malattie cardiache

Europa: 45 per cento dei decessi  è provocato da malattie cardiache


di Matilde Scuderi



Le malattie cardiovascolari provocano in Europa il 45 per cento dei decessi e costano annualmente ben 210 miliardi di euro. Sono cifre da capogiro, che richiedono il massimo impegno da parte delle istituzioni e, soprattutto, dei singoli cittadini: le malattie cardiovascolari infatti colpiscono il doppio dei tumori, ma possono essere evitate in un caso su tre cambiando dello di stile di vita. Nonostante una graduale tendenza ad adottare abitudini più salubri e l'instancabile lavoro delle organizzazioni e associazioni non governative il numero assoluto di casi di malattie cardiovascolari nel corso degli ultimi 25 anni è aumentato quindi, anche se abbiamo fatto tanto, c’è ancora molto lavoro da fare. Questo è quanto emerge dalle 'Statistiche sulle malattie cardiovascolari in Europa', studio condotto dallo European Heart Network di cui Associazione per la lotta alla trombosi e alle malattie cardiovascolari onlus (Alt), è la rappresentante in Italia dal 1995. 

I dati pubblicati mostrano una forte disomogeneità tra i paesi: in Italia, 148 persone su 100 mila casi muoiono a causa di cardiopatia ischemica, ma il numero è molto più elevato nelle regioni dell’Est Europa: in Ungheria le morti sono 479 su 100 mila casi, in Lettonia 584 e in Lituania fino a 700 decessi. É un peccato non cogliere le occasioni per capire, imparare, ascoltare e mettere in pratica. Ictus e infarto sono due nemici molto simili, uno colpisce il cervello, l’altro il cuore: nemici dell’uomo e della donna, in modo diverso, ma ugualmente evitabili. L’impegno è non soltanto rivolto alla nostra salute ma anche alla condivisione e alla creazione di sinergie per rendere il beneficio della corretta informazione e della ricerca l’uno il potenziamento dell’altra. Vogliamo con forza guardare il 'bicchiere mezzo pieno': le malattie cardiovascolari si possono prevenire ed evitare grazie alla maggiore consapevolezza del ruolo che l’alimentazione gioca nella salute cardiovascolare e siamo in moltissimi ad averlo capito in Europa se consideriamo che negli ultimi tre decenni il consumo di frutta e verdura è considerevolmente aumentato in Europa. Parallelamente i livelli di colesterolo nel sangue sono diminuiti così come il consumo medio di alcol. Purtroppo c’è ancora un ampio margine di miglioramento per l’abitudine al fumo che, per quanto sia significativamente diminuita, continua a rappresentare un problema di salute pubblica e una causa rilevante per le malattie cardiovascolari. L’alimentazione e la scelta delle abitudini alimentari è e resta l’elemento chiave nella lotta contro le malattie cardiovascolari, l’obesità infantile è in drammatico aumento proprio a causa delle scorrette abitudini alimentari con eccesso di consumo quotidiano di grassi e cibi spazzatura.

Nonostante negli anni ci sia stato un aumento della qualità e della quantità di informazioni sulle malattie cardiovascolari, le attuali statistiche evidenziano la forte necessità di continuare la ricerca, la formazione e la diffusione delle informazioni. Un messaggio che Alt comunica da tempo e che ribadisce ricordando la 'dichiarazione di San Valentino', sottoscritta congiuntamente il 14 febbraio 2000 a Bruxelles dalle istituzioni e dai responsabili della salute dei cittadini europei, che recita “Ogni bambino nato nel nuovo millennio ha diritto di vivere almeno fino a 65 anni senza soffrire di malattie cardiovascolari evitabili”. “Ictus cerebrale e Infarto del miocardio possono essere evitati almeno in un caso su tre – dichiara Lidia Rota Vender, presidente di Alt - A noi il compito di informarci e mettere in pratica le informazioni per vincere la battaglia contro le malattie cardio e cerebro vascolari da trombosi. Uomini e donne devono fare squadra, impegnandosi in prima persona. Una lotta che tutti noi possiamo vincere: a casa, sul lavoro e ovunque nella nostra vita quotidiana. E che deve partire da ognuno di noi! Perché nessuno oggi può dire 'io non lo sapevo'!”.

‘Giornata delle malattie rare’, quest'anno il tema è la ricerca

‘Giornata delle malattie rare’, quest'anno il tema è la ricerca



di Matilde Scuderi



Quest'anno la decima giornata delle malattie rare - che si celebrerà il 28 febbraio - avrà come tema specifico quello della ricerca scientifica, omaggio dovuto al ruolo fondamentale che essa svolge nel fornire ai pazienti le risposte e le soluzioni di cui hanno bisogno, che si tratti di una cura o di una migliore assistenza. Si è voluta inoltre sottolineare l'importanza che i pazienti hanno in questo campo: è grazie al coinvolgimento sempre più attivo del paziente che i ricercatori riescono a lavorare in modo più mirato alle esigenze dei chi soffre di patologie rare. Nata nel 2008 per volontà della European Organisation for rare disease (Eurordis) - organizzazione europea che raggruppa oltre 700 organizzazioni di malati di 60 paesi in rappresentanza di oltre 30 milioni di pazienti - è con il tempo divenuta un evento di caratura mondiale che coinvolge oltre 85 paesi nel mondo. In Italia la giornata è coordinata dalla Federazione italiana malattie rare (Uniamo firm) Onlus ed è resa possibile grazie al supporto incondizionato di Shire, Biogen e Roche e alla partecipazione di Ptc Therapeutics, tutte aziende attive nella ricerca per le terapie di patologie rare. Fibrosi cistica, ipoparatiroidismo, epidermolisi bollosa, fibrosi polmonare idiopatica, immunodeficienze primitive, amiotrofia spinale infantile, malattia di Stargardt, emofilia: sono solo alcuni dei nomi delle oltre 6 mila malattie rare che colpiscono oltre 670 mila persone nel nostro Paese. L’80 per cento delle malattie rare è di origine genetica e spesso si tratta di patologie croniche e potenzialmente mortali. Solo 583 di queste sono ufficialmente riconosciute in Italia, e nonostante i nuovi Lea ne aggiungeranno 110, moltissime restano in un 'limbo' che rende più difficile la diagnosi, la terapia, la cura dei pazienti. Si definisce rara una malattia quando colpisce non più di 5 persone ogni 10mila persone. All’interno di queste patologie si collocano anche quelle ultra-rare o rarissime che colpiscono meno di 1 persona ogni milione. In Italia, il 25 per cento dei pazienti rari attende da 5 a 30 anni per ricevere conferma di una diagnosi, uno su tre deve addirittura spostarsi in un’altra regione per averne una esatta.

Nel corso degli ultimi decenni fortunatamente i fondi dedicati alla ricerca sulle malattie rare sono aumentati. Ma il trend non può assolutamente fermarsi qui. La giornata delle malattie rare 2017 è quindi l'occasione giusta per invitare ricercatori, università, studenti, aziende, politici e medici a fare più ricerca e di renderli consapevoli dell'importanza della ricerca per la comunità delle malattie rare. È importante anche ricordare che curare non vuol dire solamente farmaci o apparecchi elettromedicali, ma anche assistenza socio-sanitaria che aiuti le persone e le loro famiglie a convivere più serenamente con la propria patologia, vincere l'isolamento e rapportarsi con gli altri. Uno degli obiettivi della giornata, che costituisce l’appuntamento più importante a livello mondiale per tutta la comunità delle malattie rare, è quello di far aumentare la sensibilizzazione nella società pubblica, tra i decisori politici e le istituzioni su cosa siano le malattie rare e sul loro impatto nella vita dei malati rari e delle loro famiglie. Per arrivare a questa consapevolezza comune è fondamentale un’informazione corretta e puntuale.

Il prossimo 28 febbraio si svolgeranno eventi in oltre 70 città italiane. L'intero programma degli eventi italiani può essere consultato sul sito della Federazione, www.uniamo.org e sulla pagina facebook dedicata alla giornata delle malattie rare. A livello mondiale la giornata viene celebrata in oltre 85 Paesi e la mappa dei paesi coinvolti con i diversi programmi sono consultabili su rarediseaseday.org. A Roma si svolgeranno tre eventi di caratura nazionale:

- Il primo, in programma il 20 febbraio, 'Rari, mai invisibili', un evento unico nel suo genere che vedrà il collegamento in streaming con la capitale di 4 città: Firenze, Matera, Lecce e Palermo. La serata parte alle 19.00 con un rap dedicato alle malattie rare in collegamento tra tutte le città. Ogni città darà il via poi a un proprio talk show sul tema, cui seguirà un secondo collegamento di saluti. Il testimonial della serata sarà Paolo Briguglia che da Roma parteciperà all’evento. Promotori della serata l’Istituto superiore di sanità (Iss), Farmindustria, Federsanità Anci, Uniamo fimr onlus.

- Il 25 febbraio, alla Casa del Cinema ci sarà l’appuntamento con 'Uno sguardo raro' rassegna di cinema e audiovisivi dedicato al tema delle malattie rare, promosso da Uniamo Fimr onlus, coprodotto con Nove produzioni e realizzato con il supporto incondizionato di Biogen. Dalle ore 16.00 alle ore 20.00 un ricco programma di spot, mini documentari e cortometraggi sull’argomento con interventi di pazienti, registi, attori.

- Il 27 febbraio, nell’auletta dei gruppi parlamentari alla Camera si svolgerà una giornata dal titolo 'Con la ricerca le possibilità sono infinite' che vedrà nella mattina la premiazione del concorso pegaso per opere originali di pazienti con malattie rare e diversi interventi sul potere terapeutico dell’espressione artistica. Nel pomeriggio si parlerà di ricerca con un evento dal titolo 'Gli european reference Network aprono nuovi orizzonti per la ricerca?' L’intera giornata è promossa dal gruppo interparlamentare per le malattie rare, il centro nazionale malattie rare dell’Iss e Uniamo Fimr onlus. Questa giornata ha il supporto incondizionato di Farmindustria. In 5 città Italiane, Milano, Torino, Modena, Genova e Firenze, aprirà la mostra Rare lives, un fotoreportage di Aldo Soligno, che insieme ad Uniamo e con il supporto di Sanofi Genzyme, da tre anni documenta il quotidiano di chi vive con una patologia rara; un reportage per immagini su necessità, speranze, difficoltà, gioie dei piccoli e grandi guerrieri che ogni giorno affrontano la loro battaglia.

"Ministro, perché quella laurea falsa?": processo in diretta tv alla Fedeli / Guarda

"Ministro, perché la laurea falsa?": Panico per la Fedeli



"È tornata a trovarci dopo molto tempo, un weekend di passione e sofferenza perché lei è rossa non solo di capelli". Myrta Merlino usa la carota per accogliere a L'aria che tira su La7 la ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli, del Pd. Poi però arriva subito il colpo di bastone: "Ha accettato un ruolo difficile, quello da ministro, e la sua nuova avventura è incominciata con un incidente. Perché una donna come lei, con un percorso così forte, ha avuto bisogno di scrivere una informazione falsa sulla laurea? Non era più giusto rivendicare la sua esperienza?". 

Domanda tosta e diretta, a cui la Fedeli risponde così: "Una leggerezza, ho subito detto scusate. Non l'ho scaricato sul mio staff. Posso dire che anche questo è un punto di dignità e di responsabilità?", è l'esordio orgoglioso della ministra. "Il mio titolo di studio è dal 1990 equiparato a laurea. Dal 1976 facevo la sindacalista e per questo non ho nemmeno pensato di fare la domanda per l'equiparazione del mio diploma di laurea di assistente sociale - scende nel dettaglio -. Di fronte a una leggerezza, si deve dichiarare e chiedere scusa. Da ora spero di essere misurata su come esercito la responsabilità che mi hanno dato. Se c'è un rimpianto in quelle ore, è che mi attaccavano perché sindacalista. Fare la sindacalista significa studiare, non solo fare manifestazioni". 

lunedì 20 febbraio 2017

Addio a libretto e certificato di proprietà Auto, cambia tutto: ecco quanto risparmi

Libretto certificato di proprietà: cambia tutto


Potete dire addio al libretto di circolazione e al certificato di proprietà dell'auto. Dalla fusione di Pra (Pubblico registro automobilistico) gestito dall'Aci e della Motorizzazione prevista dalla riforma della Pubblica Amministrazione, nascerà infatti una agenzia unica presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ergo: ci sarà "un solo documento per l'auto al posto dei due attuali".

"Avevo preso questo impegno due anni fa. Mantenuto", dice Riccardo Nencini, vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. "Un solo documento per l'auto al posto dei due attuali e un risparmio di 39 euro per i cittadini". In sostanza, per ogni pratica di immatricolazione o passaggio di proprietà si pagheranno 61 euro contro gli attuali 100.

L'integrazione tra i due enti, oltre che ridurre i costi correlati alla gestione dei dati, riporta ansa.it metterebbe fine anche ad una anomalia tutta italiana. Infatti, se la carta di circolazione emessa (Motorizzazione) è l'unico documento valido per la circolazione dei veicoli in tutti i Paesi, per l'ordinamento italiano c'è anche la necessità di iscrivere il veicolo al Pra affinché l'intestatario del veicolo diventi proprietario. 

Caos a Bruxelles, Juncker fatto fuori? L'indiscrezione: chi gli ruba la poltrona

Terremoto Bruxelles, Juncker pronto a mollare



Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, potrebbe lasciare l’incarico nelle prossime quattro settimane. È quanto riporta il quotidiano la Repubblica citando "autorevoli fonti europee", secondo cui "la partita si giocherà a marzo, mese cruciale per il futuro dell’Unione e periodo durante il quale l’ex primo ministro del Lussemburgo deciderà se rimanere a Bruxelles oppure dimettersi". Secondo quanto spiega il giornale, Juncker sarebbe "contrariato dalla scarsa ambizione dei governi sull’Unione" ed è dunque davanti a un bivio di fronte al quale dovrà decidere se "riuscire a dare la propria impronta ad una Unione desiderosa di guardare al futuro con ambizione o rifiutarsi di gestire il declino europeo lasciando la seconda metà del mandato ad uno dei suoi vicepresidenti, con il popolare finlandese Jyrki Katainen favorito rispetto al socialista olandese Frans Timmermans". Nodo importante della riflessione pare essere il fatto che l’8 marzo la Commissione Ue dovrebbe pubblicare il suo ’Libro biancò con un progetto di rilancio dopo la Brexit, ma da Olanda e Germania, che affronteranno elezioni politiche a breve (l’Olanda a marzo e la Germania a settembre), sarebbero stati recapitati a Juncker messaggi riservati che "hanno fatto capire a Juncker che sarebbe meglio che il suo White book rimanesse nel cassetto". Lo scorso 11 febbraio, in un’intervista all’emittente Deutschlandfunk, Juncker aveva annunciato che non si sarebbe candidato per un secondo mandato. Juncker, 62 anni, ex premier del Lussemburgo, ha assunto la presidenza della Commissione nel 2014 e il mandato dura cinque anni.

FINALE DA BARZELLETTA Addio Pd, Letta piange Da Bersani altro schiaffo

Psicodramma Pd, Enrico Letta: "Non può finire così". Ma da Bersani schiaffo a Renzi: non andrà in Direzione




"Niente è ancora consumato" ma i segnali che arrivano dalla minoranza Pd continuano a indicare la via della scissione. Il deputato bersaniano Nico Stumpo annuncia che gli otto componenti della sua area non parteciperanno alla Direzione del partito di domani, anche se poi bolla come "prematura ogni considerazione" sulla formazione di nuovi gruppi parlamentari.

A un giorno dalle dimissioni di Matteo Renzi e a meno di 24 ore dalla Direzione, le possibilità che la guerra tra maggioranza e minoranza possa ricomporsi sembrano ridotte al lumicino. E se Michele Emiliano, Roberto Speranza e Enrico Rossi proseguono sulla loro strada, Andrea Orlando cerca una intesa con altri esponenti del partito per presentare una candidatura alternativa a quella di Renzi e lancia contemporaneamente l'ennesimo appello all'unità: "Le responsabilità le abbiamo tutti. La scissione è sbagliata e aiuterebbe la destra", dice il Guardasigilli che non esclude poi la possibilità di candidarsi se questo servisse per impedire fughe dal partito e precisa di non lavorare per "riorganizzare nuove correnti di cui non si sente il bisogno".

Anche Cesare Damiano, dopo le dure parole usate ieri in assemblea nei confronti di Renzi e del gruppo dirigente, cerca di convincere i colleghi di partito a non lasciare "la ditta" e a proseguire la battaglia dall'interno per "coagulare un campo di forze progressiste e riformiste che si riconoscono nei valori del socialismo". Dall'esterno Enrico Letta guarda intanto "attonito al cupio dissolvi del Pd". "Mi dico - scrive su Facebook l'ex presidente del Consiglio mandando agli ex compagni di partito un invito alla "generosità e alla ragionevolezza" - che non può finire così. Non deve finire così".

Parole al vento, almeno per ora. Perchè il governatore toscano Rossi conferma le sue intenzioni. "Stavo pensando di rispedire la tessera alla mia sezione - afferma - perché in questo partito considerate le parole pronunciate ieri da Renzi non c'è spazio". L'ultima mediazione la tenta Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera. Domani in direzione, spiega, "abbiamo l'ultima possibilità di salvare il Pd, Renzi non butti via tutto, faccia un gesto di umiltà, tolga anche lui ogni alibi per una scissione che farebbe male solo alla comunità democratica. Mi aspetto una risposta chiara e definitiva" perché, conclude, "il Pd è nato come progetto politico plurale, se perde questa caratteristica non è più il Partito Democratico ma una brutta copia della Casaleggio Associati".