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venerdì 13 gennaio 2017

Sgarbi premier, c'è il partito: ecco il simbolo e il programma

Vittorio Sgarbi, la rivoluzione: "Ecco il programma del mio partito"



Per il suo nuovo partito, Vittorio Sgarbi ha pensato in grande. A partire dal logo: il dito indice di Dio che sfiora quello di Abramo nella Creazione di Michelangelo.

Sgarbi, 64 anni, già deputato di Forza Italia e poi sindaco di Salemi, annuncia: "Il partito si chiamerà Rinascimento perché stiamo vivendo un neo-Medioevo culturale e occorre ricominciare a credere e investire nella bellezza".  "L'idea mi è venuta qualche mese fa", racconta Sgarbi  al Corriere della sera. "Ho pensato fosse giusto creare un progetto che riportasse al centro dell' azione politica il primato della bellezza. Abbiamo un patrimonio immenso che racchiude un' economia ignota. C' è qualcosa di alterato nella percezione di ciò che l' Italia è. E di questo la politica non si occupa. È come se il governatore delle Maldive fingesse di ignorare il mare".

Sgarbi non pensa che, con tutti i problemi che ci sono, la bellezza appare come un tema superfluo. Cita gli "scempi" di Bagnoli, Taranto, Termini Imerese. Questo declino, dice, "è imputabile unicamente all'ignoranza di chi ci ha governato. Un dato clamoroso: in Italia ci sono 25 milioni di edifici, di questi: 12 milioni sono stati eretti dal sesto secolo avanti Cristo fino al 1960; tutti gli altri, 13 milioni, da quel momento in poi. Il caos estetico è evidente. Bisognerebbe fare come nel cibo".

I punti del suo programma però non si fermano qui. "A cominciare dall' abolizione delle Regioni. Mi spiego. Oggi i parlamentari a Roma lavorano solo dal martedì al giovedì. Poi tornano a casa. Se venissero abolite le Regioni, le funzioni degli attuali consiglieri potrebbero essere assunte da questi parlamentari i quali dedicherebbero il venerdì, in apposite commissioni, ai problemi delle loro singole regioni". Poi c' è la questione fiscale. Sgarbi punta a un tetto fiscale: il 15% fino a 36 mila euro e il 25% fino a 500 mila euro, il 30% fino a un milione di euro, il 35% oltre un milione di euro. E questa soglia non si supera. La pressione fiscale si potrà aumentare come espressione di solidarietà soltanto per calamità naturali". 

L'ultima crudeltà sui terremotati "Volete una casetta? Allora fate così..."

Norcia, sorteggio fra i terremotati per decidere chi occuperà le casette



Il sindaco della città umbra, in provincia di Perugia, ha preso una decisione che ha suscitato parecchio malcontento: le prime venti casette in legno, ribattezzate dalla burocrazia Sae, soluzioni abitative emergenziali, saranno assegnate ai cittadini con un sorteggio. I nuovi moduli, quattordici appartamenti da 40 metri e sei da 60, possono soddisfare solo un terzo dei richiedenti. Ottantanove famiglie infatti hanno fatto richiesta e, tra questi, avranno la precedenza le tre famiglie con persone disabili. I nuclei famigliari da cinque persone dovranno rassegnarsi per ora, i moduli da 80 metri saranno disponibili più avanti. I cittadini non sembrano molto d'accordo con la decisione presa dal sindaco tanto da chiedersi se non fosse stato più corretto concedere le casette seguendo l'ordine di presentazione delle domande.

Vergogna: il vigile ammazzato dal rom? Così lo Stato italiano umilia il nostro eroe

Milano, vigile ucciso dal rom: dopo cinque anni ancora nessun indennizzo


di Massimo Costa



Oggi sono cinque anni. Cinque anni dalla morte di Nicolò Savarino, l’agente della polizia locale travolto e ucciso a Milano da un Suv guidato dal rom Remi Nikolic, all’epoca minorenne e condannato in via definitiva a 9 anni e 8 mesi. Il complice Milos Stizanin, condannato a 2 anni e 6 mesi in primo e secondo grado, ora affronterà un nuovo processo d’appello su imput della Cassazione. Ieri mattina alle 11, nei giardini intitolati al vigile in via Livigno, si è tenuta la consueta cerimonia alla presenza delle autorità cittadine. Ma, oltre al procedimento penale, c’è un’altra battaglia che la famiglia sta conducendo attraverso l’Associazione diritti e protezione dei lavoratori fondata da alcuni agenti della municipale per vedersi riconosciuto un risarcimento da parte del Comune.

Secondo l’associazione, il decesso del vigile potrebbe rientrare nelle fattispecie di risarcimento previste dall’assicurazione stipulata ogni tre anni da Palazzo Marino per i propri dipendenti. «Non ne sapevamo niente» dice il fratello di Carmelo Savarino, «ora stiamo cercando di risalire alla polizza. Non voglio fare polemiche con il Comune, aspettiamo di vederci chiaro». I fratelli Rocco e Carmelo, insieme all’associazione, hanno scritto a settembre al Comune chiedendo di ottenere «gli estremi assicurativi relativi a un’eventuale polizza stipulata dal Comune di Milano per gli infortuni mortali dei lavoratori dell’ente». 

Un mese dopo, il 25 ottobre, l’associazione ha riscritto una seconda volta alla Direzione centrale sicurezza urbana e coesione sociale: «Il servizio del personale non ha informato i signori Savarino della presenza di una copertura assicurativa operante in caso di infortuni per morte; polizza supplementare al mero riconoscimento dell’infortunio da parte dell’Inail.

Dice Giovanni Aurea, delegato rsu della polizia locale: «I familiari di Nicolò hanno chiesto all’Associazione da me fondata, l’Adpl, il sostegno legale visto che da 5 anni aspettano il legittimo risarcimento. Oltre al danno la beffa: l’Inail gli ha chiesto la restituzione dell’indennizzo percepito dai genitori adesso defunti. Inoltre l’ufficio assicurazioni del settore risorse umane del Comune, non solo nel 2012 non ha aperto il sinistro ma non ha ancora fornito la polizza assicurativa per gli infortuni mortali preceduta da specifiche gare di appalto e Capitolati con cadenza triennale».

L’Inail chiede indietro i soldi, dal Comune invece nessun risarcimento. Aggiunge Aurea: «Ho personalmente chiesto l’intervento del comandante Antonio Barbato, che ha promesso di intercedere, sicuramente rimedierà all’ingiustizia in onore della memoria di Nicolò, che rappresenta l’emblema dei sacrifici e dei rischi che quotidianamente la polizia locale è chiamata a offrire». La famiglia Savarino ha ottenuto il risarcimento dalla compagnia assicurativa dell’auto che ha travolto l’agente; ora resta da capire se i parenti abbiano diritto anche al risarcimento dell’assicurazione aperta da Palazzo Marino. I vigili chiedono da mesi di visionare senza risultato la polizza aperta nel 2012 (per ora hanno avuto accesso ai contratti stipulati precedentemente). 

Carmela Rozza, assessore Pd alla sicurezza del Comune di Milano, promette di «verificare il caso nel più breve tempo possibile». Claudio Sibilia, consigliere Adpl, chiede chiarezza: «Stiamo riscontrando un muro di gomma. Anche i vertici dell’ufficio Personale Polizia Locale, gli stessi del 2012, hanno ignorato l’istanza presentata a ottobre». Al di là del caso di Savarino, i vigili chiedono da anni maggiori tutele allo Stato e agli enti locali.

A proposito di spin-doctor Valeria Fedeli, una roba da non credere: "Mossa": chi assume (ma davvero?) / Foto

Valeria Fedeli assume Paolo Guarino, l'ex spin-doctor di Ignazio Marino



Ancora lei. Ancora Valeria Fedeli, la ministra dell'Istruzione senza laurea e record-woman di gaffe e disastri. Torna a parlare di lei Dagospia, che dà conto del fatto che la Fedeli ha scelto come suo consigliere e segretario Paolo Guarino. Di chi si tratta? Presto detto: è l'ex spin-doctor di Ignazio Marino, il sindaco cacciato in malo modo dal Campidoglio. Che la Fedeli voglia ulteriormente arricchire il suo book di disastri...?

Buddy Fox, tutta la verità sulla Brexit: balle e illusioni, chi tremerà (e perché)

Buddy Fox: balle e illusioni, tutta la verità sulla Brexit. Chi tremerà (e perché)


di Buddy Fox
@paninoelistino



Se vincerà la Brexit per l’economia sarà il disastro. Queste erano le parole degli economisti alla Banca Centrale d’Inghilterra, parole pronunciate da Carney, il governatore in persona. Oggi, dopo una lunga sfilza di dati positivi, gli economisti alzano bandiera bianca. Brexit un disastro? Scusate, ci siamo sbagliati. A fare mea culpa è Andy Haldane, il capo degli economisti della Banca d’Inghilterra. Professionalmente encomiabile, fino a oggi, a memoria credo sia l’unico ad aver accennato all’autocritica, d’altra parte dopo un’impetuosa crescita della borsa di Londra e statistiche economiche (il Pil su tutti) che segnano prestazioni strabilianti, diventava un’acrobazia negare l’evidenza.

Se non fosse che si tratta di argomenti seri, di risparmi faticosamente accumulati dai cittadini, di lavoro, di futuro, di società, di politica e della più ampia piattaforma di sperimentazione politico/economia (l’area Euro), verrebbe da dire che tutto il 2016, da Brexit al Referendum Renzi con nel mezzo l’elezione di Trump, si potrebbe catalogare come un enorme pesce d’Aprile, o meglio, vista la stagionalità, un grande scherzo di carnevale.

La Brexit doveva essere un disastro, ma ci siamo sbagliati, suvvia non ve la prendete, capita a tutti, come è capitato in passato che non fosse prevista la grande crisi del 2008. Le ricordate le dichiarazioni precedenti al grande crack? Nessun economista o quasi, in quei momenti si era premurato di allarmare con l’enfasi sentita prima con la Brexit, poi con Trump e per finire con il Referendum.

Se invece di economisti, questi fossero politici, si invocherebbero subito le dimissioni. Avete mai visto un meteorologo dimettersi per previsioni sbagliate? Si dice che le previsioni siano fatte proprio per essere smentite, poi però accade che chi ci crede, paga di tasca.

E così è capitato a chi ha creduto nel “Brexit disastro”, oggi rimane allibito da una sfilza di dati da boom economico, dalla produzione industriale, all’occupazione, ai dati anticipatori su industria e servizi. C’è solo un piccolo neo, la Sterlina continua a calare. Un piccolo neo, che per un paese come la Gran Bretagna che ha come unica “materia prima” da esportazione il denaro, diventa un neo molto grande, un bubbone. Poche esportazioni contro molte importazioni da pagare a prezzi sempre più cari, un macigno che subito va a pesare sul deficit dello stato.

Sicuri che la Brexit si rivelerà veramente un affare? Una volta le previsioni economiche venivano fatte in ottica semestrale, se non annuale, oggi si vuole affrettare tutto, puntando scommesse a breve come vivessimo in un grande casinò, ed invece a mio avviso stiamo solo vivendo in un grande casino, dove è vero tutto e il contrario. Seneca diceva che non esiste vento a favore per il marinaio che non sa dove andare, e di marinai economisti, in balia delle onde dell’economia, oggi ne sono pieni gli oceani.

Oggi in edicola su Libero, “Panino e Listino” con le previsioni economiche delle stelle, chissà se ci prendono più di analisti ed economisti.

BIDONISTI MONTEPASCHI Altri nomi dalla lista nera: vip e Alitalia tra i debitori

Mps, la lista dei grandi debitori: tra i bidonisti Alitalia, coop rosse e top manager



A questo punto è praticamente certo: l’elenco ufficiale dei grandi gruppi che hanno preso i soldi da Mps e non li hanno restituiti, non verrà pubblicato. Non ha intenzione di costringere la banca senese a divulgare quei dati il governo di Paolo Gentiloni e ancora meno il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Non vuole chiederlo il Partito democratico e con lui la maggioranza del Parlamento che sul tema lancia ballon d’essai e molto fumo, baloccandosi con una commissione di inchiesta su tutte le banche che non potrebbe vedere i natali prima della fine della prossima estate e che non sarebbe in grado di arrivare a qualche conclusione nemmeno con la fine naturale della legislatura.

Per avere un pizzico di verità bisogna quindi ancora continuare ad affidarci alle poche carte che esistono sui finanziamenti accordati dal Mps a gruppi che per varie vicissitudini o non hanno onorato le scadenze, o hanno trasformato il debito in quote di capitale detenute dalla banca senese, o hanno visto apporre un pegno su proprie quote di capitale che spesso è stato esercitato con azioni pignoratizie.

Non è semplice trovare la documentazione che viene blindata all’interno dell’istituto di credito senese, con minacce a dipendenti che dovessero divulgarla. Ma qualcosa emerge almeno dai bilanci ufficiali di Mps e delle sue due principali controllate (Mps Capital Services banca per le imprese e Mps Leasing & Factoring) e in quelli di alcuni dei principali clienti che in questi anni hanno cercato e spesso ottenuto di ristrutturare la propria posizione debitoria. Fra i principali nomi che emergono da questa terza puntata dell’inchiesta di Libero c’è quello di una vecchia conoscenza della finanza italiana degli anni Ottanta e Novanta come Giuseppe Garofano (detto Pippo o il Cardinale), che fu presidente di Montedison e amministratore delegato del gruppo Ferruzzi all’epoca di Raul Gardini e venne arrestato dopo una breve fuga dal pool Mani Pulite nell’inchiesta sulla maxi tangente Enimont. Garofano era noto per essere un campione della cosiddetta finanza bianca, essendo assai vicino all’Opus Dei. Ma deve avere cambiato giri almeno per ragioni di business, visto che ha trovato una sponda in questi anni proprio nella banca rossa per eccellenza, Mps. L’incontro non proprio fortunato per i conti dell’istituto di credito senese è avvenuto grazie ai prestiti concessi a una società presieduta da Garofano, la Industria e Innovazione spa di Milano, quotata in borsa e attiva nel settore delle energie rinnovabili. La società è in concordato preventivo con riserva del tribunale di Milano, e ha anche qualche speranza di non morire, visto che esiste una offerta di acquisto da parte di Plc group. Mps è presente nel capitale con il 7,107% avendo convertito in azioni un credito vantato. Ma non è finita lì, perché la banca ha concesso una linea di credito a revoca «integralmente utilizzata e comprensiva degli interessi maturati e non pagati pari a 2,5 milioni di euro», mentre risultano scaduti e non rimborsati altri 2,836 milioni di euro di finanziamento ricevuto da Mps Capital services.

Proprio nel bilancio della controllata Mps che fa da banca per le imprese si trovano altre situazioni critiche. Ce ne è un’altra attiva nelle energie verdi come la Moncada Solar Equipment srl di Agrigento, che qualche anno fa inaugurò i suoi stabilimenti con la partecipazione dell’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il rapporto risulta in sofferenza con svalutazioni già cumulate per 1,7 milioni di euro. Altri quasi 3 milioni di euro di svalutazioni hanno riguardato il gruppo Targetti con le spa controllate Poulsen e Sankey classificate nell’elenco delle inadempienze probabili (una delle forme oggi con cui sono classificati i crediti in sofferenza). Altri 6,8 milioni di euro sono stati già svalutati nei crediti vantati dalla Marina di Stabia spa, che ha costruito il porto turistico di Castellammare di Stabia. Ancora 5,8 milioni di euro sono già stati persi con Stb spa, che è la società che gestisce le Terme di Chianciano, già finanziata con poco successo anche dalla capogruppo Mps. E ancora 4 milioni di euro si sono persi con la Gardenia Beauty spa, rettificati proprio nel corso dell’ultimo esercizio. E 2,8 milioni con la torinese Panini spa, che fabbrica complementi per computer.

La cifra più grossa per Mps Capital service - 42 milioni di euro - è stata svalutata però con la Fenice Holding spa, società che abbiamo già trovato fra i guai principali della banca capogruppo: appartiene alla famiglia Fusi che controlla anche la società di costruzioni Btp, che è insieme a Sorgenia il problema più grosso della banca senese. Fra i cattivi pagatori non poteva mancare la vecchia Alitalia quando ancora si chiamava Cai ed era guidata da Roberto Colannino. Anche in questo caso Mps è stata costretta a trasformare in capitale (circa il 3%) il credito vantato e non incassato.

Hanno ristrutturato il loro debito con il gruppo Mps, che quindi ha perso parte di quello che sperava di incassare e allungato le restanti scadenze anche altre importanti società come la Rbd (Rizzo-Bottiglieri-De Carlini) armatori, la Olidata computer, il gruppo di costruzioni Giusti per l’edilizia e il gruppo Acam nella provincia di La Spezia con le sue società controllate Acque e Ambiente. Consistenti le ristrutturazioni del debito con Mps della società informatica quotata Eems Italia spa (uno spinoff della vecchia Texas Instruments) e della coop rossa di costruzioni Coopsette, per cui negli anni sono state più volte riviste le posizioni debitorie.

Non rientra fra i cattivi pagatori la Navigazione libera del Golfo srl che ha sì un mutuo in corso con Mps, ma ha effettuato «i pagamenti alle scadenze pattuite, senza che vi sia stato alcun ritardo né che il mutuo sia andato in sofferenza».

Mps, i partiti sputano sugli italiani Feltri tombale: così ci fregheranno

Vittorio Feltri: Mps, i partiti difendono i paraculi


di Vittorio Feltri



Quale era la cosa più inutile (e stupida) che si potesse fare davanti allo scandalo del Monte dei Paschi, la banca più puttana del mondo che rubava ai poveri per regalare ai ricchi? Istituire una Commissione parlamentare di inchiesta. Un tipo di iniziativa diventata famosa perché totalmente inefficace ai fini di ricostruire e denunciare le magagne italiane. Tanto è vero che già mezzo secolo fa negli ambienti della Camera e del Senato si diceva scherzosamente (ma non tanto) che il modo migliore per affossare una vergogna nazionale fosse appunto quello di dare vita a una Commissione parlamentare di inchiesta. In effetti di Commissioni del genere ne abbiamo viste a decine e non ce n’è mai stata una che sia riuscita a fare chiarezza, informando i cittadini delle peggiori porcherie commesse nel nostro vituperato Paese.

Sarà così anche stavolta? Ovvio. Tanto più che stavolta tale Commissione, bene che vada, camperà poco tempo e non sarà in grado di combinare alcunché. Per il semplice motivo che verrà sciolta contestualmente alla scadenza naturale della legislatura, cioè entro un anno. Mettere in piedi un ambaradan simile pur sapendo che non porterà ad alcun risultato pratico è una idiozia. Anzi. Una presa per i fondelli. Non è gratuito il sospetto che i partiti siano ricorsi a questa “non soluzione” per proteggere i paraculi che hanno svaligiato il Monte senese, da cui si sono fatti prestare svariati milioni senza avere alcuna intenzione di restituire un euro. La politica in pratica invece di mirare a fare chiarezza e a svillaneggiare coloro che hanno depredato la banca dei misteri, fa di tutto e di più per nascondere sotto il tappeto i loro misfatti, che poi sono ladrocini della peggiore specie.

Ci eravamo illusi che gli apparati statali, prima di salvare l’istituto toscano in agonia, si premurassero di rendere noti i nomi dei saccheggiatori e provvedessero a perseguirli civilmente e penalmente; viceversa si stanno rivelando loro complici, il che ci induce a pensare che tra furfanti si sia stabilita una alleanza truffaldina. Non è una ipotesi, ma una certezza, a questo punto. Ma la cosa che più ci sorprende è la constatazione che anche i partiti di destra (Forza Italia compresa), avversari della sinistra che ha amministrato per anni il Monte, stanno al gioco sporco della Commissione di inchiesta, ossia il mezzo più idoneo per stendere un velo di oblio su quelli che non è esagerato definire furti o almeno inadempienze. Cosicché la situazione si aggrava suscitando allarme nella opinione pubblica, i cui interessi noi cerchiamo di tutelare, reclamando ancora la pubblicazione immediata dei nomi e dei cognomi degli insolventi, i quali si godono il bottino sottratto alla banca che hanno assaltato senza pagare il fio.

Ecco perché non demordiamo. Il governo esponga al pubblico ludibrio i personaggi che hanno approfittato della bischeraggine dei banchieri, e solamente dopo averli puniti adeguatamente provveda a tappare i buchi di bilancio con i nostri quattrini. E sottolineo nostri. Siamo dispiaciuti dell’infarto che ha colpito il premier Gentiloni e gli auguriamo una pronta guarigione, ma anche dal suo letto di dolore egli agisca in favore della gente sacrificando l’onorabilità dei ricchi che hanno troppo sgraffignato a danno della collettività.