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mercoledì 2 novembre 2016

Terremoto Centro Italia: A Camerino tra crolli e sfollati non manca la speranza

Camerino, zona rossa: interventi pronti ma i soccorritori sono esausti


A Cura di Gaetano Daniele
Foto di Picchio News







Dopo il terremoto che mercoledì 26 ottobre ha fatto tremare di nuovo il Centro Italia, a Camerino si contano i danni e non solo. Il Centro Storico pare non esserci più, e circa il 90% del Paese risulta essere Zona Rossa. Oltre alle abitazioni, inagibili, colpite anche le Chiese. Pronti ed attenti, questa volta, sono stati gli interventi delle amministrazioni locali, della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco, anche se attualmente, i soccorritori sembrano essere allo stremo. Forse, allo stato attuale manca una rotazione adeguata di chi sta garantendo un servizio umanitario dei più eccellenti dai precedenti accadimenti. Le scosse si ripetono e anche con magnitudo di 4.5/4.8, nonostante i Tg nazionali parlano di sciame sismico. Una frana ha interrotto il regolare percorso del Fiume ed interi quartieri sono messi in ginocchio, come a San Severino. Al centro dell'attenzione anche le difficoltà che stanno riscontrando gli allevatori del posto dopo i crolli: una troppa tolleranza nel proseguo oppure un eccesso di zero? Insomma, incisiva anche la presenza di Vasco Errani, che ha fatto visita al Paese in compagnia del primo cittadino, Gianluca Pasquì, visita che ha segnato un tracciato di collaborazione e ripristino delle condizioni, anche se allo stato attuale sembrano ancora non del tutto migliorate. 

"Se vogliamo rinviare il referendum..." Alfano chiama il Cav, Renzi lo umilia

Alfano ci prova: "Se Berlusconi è d'accordo, possiamo rinviare la data"



"Noi non abbiamo chiesto nessun rinvio della data elettorale" del referendum costituzionale del 4 dicembre, "ma qualora una parte dell’opposizione fosse disponibile a valutare una ipotesi di questo genere, io sono convinto che sarebbe un gesto da prendere in altissima considerazione". L'ombra non è tanto quella del ricorso del presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida contro il quesito referendario ma quella del terremoto in Umbria e Marche, che da più parti nel Pd e ora anche nel governo potrebbe venire utilizzato come "alibi" per spostare la data del referendum e prendere tempo. Non un dettaglio da poco: tutti i sondaggi danno il "No" in vantaggio e i trend non sembrano invertirsi a ridosso del voto. Spostare le urne potrebbe giovare all'esecutivo, magari contando anche su un rinnovato clima di unità istituzionale nel clima dell'emergenza sismica.

Alfano ci prova - Dopo le indiscrezioni e gli abbozzi, a confermarlo è direttamente il ministro dell'Interno Angelino Alfano, in un'intervista a radio Rtl. "Ritengo - ha proseguito Alfano - che la cultura di Governo e la posizione politica di un movimento come Forza Italia che sta nel Partito Popolare Europeo e che è guidato da qualcuno che ha dovuto subire anche dei terremoti durante la propria gestione del Paese, mi riferisco a Berlusconi e L'Aquila, conosca bene quanto diventi indispensabile recarsi sui luoghi del sisma, e quanto anche dal punto di vista dello spirito pubblico diventi difficile una campagna elettorale che separa un Paese che invece ha bisogno di essere unito".

Smentita categorica - Tempo qualche minuto e arriva da fonti di Palazzo Chigi la "smentita categorica" dell'ipotesi di rinviare il voto per l'emergenza-terremoto. Ne è dimostrazione, sottolineano dal governo, l'agenda del premier Matteo Renzi che giovedì sera sarà a Padova per una manifestazione per la campagna elettorale. Smentita che, più che allontanare i dubbi, sembra aumentare il senso di imbarazzo per il "peso" di Alfano nell'esecutivo.

Referendum Costituzionale Vota il Sondaggio SI o NO?

Referendum Costituzionale Esprimi la tua preferenza con un SI o con un NO


A cura di Gaetano Daniele



Riforma Costituzionale (Sì) Riforma Costituzionale (No). Con il referendum costituzionale del 4 dicembre gli italiani sono chiamati a respingere o approvare la riforma Boschi-Renzi. Perché votare Sì e perché votare No? Ecco le ragioni dei favorevoli e dei contrari.

Referendum costituzionale 2016: i pro e i contro - Votare Sì o votare No? Questo è il dilemma. Almeno per gli italiani che non hanno ancora preso posizione in vista del prossimo referendum costituzionale.

Un altro dilemma riguarda il destino dell’attuale governo in carica. Il premier Matteo Renzi, nel corso della conferenza stampa di fine anno 2015, aveva annunciato che in caso di vittoria del No, non solo si sarebbe dimesso da premier ma avrebbe concluso la sua carriera politica.

Negli ultimi tempi, però, il presidente del Consiglio e leader del Pd ha rivisto alcune sue posizioni, optando per una minore personalizzazione della consultazione referendaria. “Si vota nel 2018 comunque vada il referendum costituzionale”, ha annunciato Renzi lo scorso 22 agosto alla Versiliana.

Il capo del governo ha smesso di parlare di sue eventuali dimissioni, esortando media e opinione pubblica a focalizzare la propria attenzione sul contenuto del testo che gli italiani sono chiamati ad approvare o respingere.

Un ottimo motivo, dunque, per analizzare le ragioni del Sì e quelle del No.

- Referendum costituzionale: votare Sì o No? Data svelata

Finalmente è stata svelata la data ufficiale del referendum costituzionale: il 4 dicembre 2016. La scelta dell’election day era stata al centro di un altro giallo. Inizialmente il premier aveva indicato ottobre come periodo possibile in cui fissare la chiamata alle urne, prima di optare per il mese di dicembre.

L’approvazione definitiva del testo di legge sulla riforma costituzionale è avvenuta il 12 aprile, quando la Camera ha dato il suo via libera al testo con 361 voti a favore, 7 contrari e 2 astenuti.

Il 15 luglio sono scaduti i termini per la richiesta del referendum costituzionale, mentre l’8 agosto la Cassazione ha ammesso i quesiti sulla riforma della Carta, passando la palla al governo, che dopo l’ok della Suprema Corte ha 60 giorni per fissare la data del voto.

Referendum costituzionale, data e giorno: quando e come si vota?

- Referendum costituzionale 2016: le ragioni del Sì e quelle del No

Il referendum costituzionale di dicembre 2016 chiamerà gli italiani a dire Sì o No alla riforma della Costituzione proposta dal ministro Maria Elena Boschi e appoggiata dal governo Renzi. Come votare?

Il 2 maggio a Firenze ha preso ufficialmente il via la campagna di Renzi per il Sì al referendum costituzionale. “È un grandissimo bivio tra l’italia che dice Sì e quella che sa solo dire No”, ha più volte ribadito il premier.

Ma quali sono i contenuti della riforma costituzionale e su cosa sono chiamati a esprimersi gli elettori?

Di seguito elencheremo i motivi per cui votare Sì o No alla riforma Boschi-Renzi: un confronto schematico tra le argomentazioni avanzate da chi è a favore e da chi è contrario alla legge che potrebbe modificare alcuni punti chiave della nostra Carta costituzionale.

Lo scontro tra il Sì e il No è trasversale e coinvolge tutti gli schieramenti politici e ideologici. Ovviamente il leader naturale del partito del Sì è Matteo Renzi, ma a predicare le ragioni della riforma costituzionale c’è anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale ha spiegato che “le due debolezze fatali della storia repubblicana sono stati la minorità dell’esecutivo e il bicameralismo perfetto”.

Contemporaneamente si sono delineati anche i comitati del No, presieduti da costituzionalisti ed esponenti delle opposizioni, i quali hanno definito la riforma costituzionale votata dalla maggioranza “l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo”.

Molti dubbi sono stati sollevati anche in merito al nuovo rapporto tra Stato centrale e regioni disegnato dalla nuova legge, che, secondo i costituzionalisti del No, non risolverebbe le criticità scaturite dalla riforma del 2001.

Riforma costituzionale 2016, Sì o No? Come funziona il voto

Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario e del Cnel, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre una legge di iniziativa popolare.

Per questo tipo di referendum, chiamato anche confermativo o sospensivo, non è necessario il raggiungimento del quorum.

Diversamente dal referendum abrogativo - come quello di aprile sulle trivellazioni, per intenderci - vincerà l’opzione (Sì o No) che ha ottenuto la maggioranza dei consensi a prescindere dal numero di votanti.

Referendum costituzionale 2016: perché votare Sì

Per i sostenitori del Sì, tra cui troviamo non solo esponenti Pd ma anche docenti di Diritto e studiosi della Costituzione, la riforma Boschi rappresenta un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni.

Le più note ragioni per votare Sì al referendum costituzionale di dicembre sono:

Addio bicameralismo: si supera il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo; il fatto che solo la Camera sia chiamata a votare la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del Parlamento; la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi; grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario migliora la qualità delle democrazia; il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.


Referendum costituzionale 2016: perché votare No

Tutte le ragioni anti-riforma sono dichiarate sul sito ufficiale del comitato del No. I motivi per cui, secondo gli esponenti del fronte del No, gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:

Si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche gli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato godrebbero dell’immunità parlamentare; anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato; la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti; i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%; l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare; il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.

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Una bomba sotto il sedere di Renzi: le sue bugie non bastano all'Europa

Manovra, tra tutti i Paesi rimandati Bruxelles boccia solo l'Italia (e Cipro)


di Francesco De Dominicis



Italia come Cipro. Almeno stando ai «voti» espressi dalla Commissione europea sulle lettere inviate dai governi ai quali Bruxelles aveva chiesto informazioni e assicurazioni in relazione ai Documenti programmatici di bilancio. Finora hanno risposto in cinque alle richieste di spiegazioni: tre vengono considerate costruttive. Mentre la missiva firmata dal ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, insieme con quella cipriota, si è beccata il cartellino giallo (sono appunto le due meno costruttive).

Una tegola per il governo di Matteo Renzi che ieri ha riunito un consiglio dei ministri straordinario sulla nuova emergenza legata al terremoto. Su questo punto è aperta una partita parallela e il fatto che la Commissione sia insoddisfatta dalla risposta ricevuta da Padoan non implica una automatica chiusura sul fronte delle emergenze. Su questo punto, si studiano varie soluzioni e una strada percorribile per finanziare il riassetto anti-sismico scontando le spese dai calcoli del deficit per l' applicazione del patto di stabilità ci sarebbe: l' Italia potrebbe passare attraverso il Fondo Ue per gli investimenti strategici e i contributi pubblici ai progetti. Ragion per cui, a Bruxelles considerano populismo a buon mercato l' accusa rivolta alla Commissione di porre ostacoli alla ricostruzione delle infrastrutture.

Resta il braccio di ferro sul piano di rientro dal disavanzo e sul raggiungimento degli obiettivi del patto di stabilità. Finora Roma e Bruxelles sono divise da uno 0,1%; 2,2% è il rapporto deficit pil chiesto dall' Ue e 2,3% quello messo nero su bianco dal governo con la legge di bilancio. Oggi, altro round. Non ci si attende alcuna bocciatura, con una richiesta al governo di correggere la manovra. Del resto, sarebbe una decisione di rottura, mai presa finora verso uno Stato membro ed esclusa in partenza dal presidente, Jean Claude Juncker. Ma di qui al 16 novembre, quando sarà pubblicata l' opinione della Commissione sulla legge di bilancio, il negoziato sarà serrato: ogni tappa sarà durissima, l' esito non è scontato. Per Renzi questa battaglia corre il rischio di trasformarsi in una via crucis logorante nel mezzo della campagna elettorale per il referendum costituzionale del 4 dicembre.

Come se non bastasse il duello sul ddl bilancio arrivato solo ieri in Parlamento. A due settimane dall' ok del Cdm, il testo della manovra è formalmente stato presentato a Montecitorio. Domani parte la sfilata di enti, sindacati e associazioni di categoria. Ma l' audizione più attesa è quella di Rossella Orlandi.

La posizione del direttore dell' agenzia delle Entrate è a rischio. Lei, nominata in quota «Vincenzo Visco», pare destinata a lasciare il posto all' attuale ad di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, considerato «vicino» al premier. Il quale sa che uno dei gangli con cui si controlla il Paese è proprio l' amministrazione finanziaria. Lì si decidono le sorti dei grandi e dei piccoli gruppi imprenditoriali, lì si dialoga con i colossi internazionali. E ora che il governo ha unito riscossione e accertamento, la guida delle Entrate è cruciale.

Il potere è (quasi) tutto nelle tasse, soprattutto quelle non pagate.

Ve lo ricordate Michele Cucuzza? Era sparito da 5 anni adesso torna in tv: cosa farà

Michele Cucuzza torna in tv: sarà su TeleNorba con "Buon Pomeriggio"



Per dieci anni era stato il volto di "La vita in diretta", tutti i giorni in diretta dal 1998 al 2008. Poi, dal 2008 al 2011, era stato con Eleonora Daniele il volto di "Uno Mattina". Uno dei volti in assoluto più conosciuti dal pubblico del piccolo schermo. Poi, Michele Cucuzza era sparito dalla tv, tornando in parte alla sua professione di giornalista che prima dei rotocalchi del pomeriggio e della mattina ne aveva fatto uno degli inviati di punta della Rai. E per due stagioni era stato in radio il sabato e la domenica mattina con "Manuale D'Europa" su Rai Radio1. Ora, però, lo rivedremo sullo schermo. Certo, su una tv locale, grazie al digitale terrestre visibile comunque su tutto il territorio nazionale. Il suo nuovo programma, "Buon pomeriggio", andrà in onda sull'emittente pugliese Telenorba. La stessa che, qualche mese fa, aveva accolto Michele Azzalini, l'ex dirigente Rai cacciato per aver anticipato di 40 secondi il countdown di Capodanno.

IL SISTEMA INFALLIBILE "Io so chi vince le elezioni" Non sbaglia mai da 32 anni

Sistema infallibile. "So chi vincerà le elezioni". Il pronostico-atomico



Non ha sbagliato un colpo dalle elezioni presidenziali del 1984. Negli Stati Uniti è una sorta di autorità delle profezie il prof. Allan Lichtman, 69 anni, docente di storia alla American University di Washington. E anche stavolta il suo pronostico ha fatto tremare mezza politica a stelle e strisce: "Vincerà Donald Trump" è stato il suo verdetto.

Il sistema del prof. Lichtman, riporta il Corriere della sera, si basa su 13 domande vero/falso sviluppato dopo un approfondito studio delle elezioni americane dal 1860 a oggi. Il metodo finora infallibile si basa sulla certezza che le elezioni siano condizionate innanzitutto dalla valutazione dell'operato del partito in carica. Prende poi in considerazione la situazione economica, le riforme, l'instabilità sociale ed eventuali scandali.

Una prostituta ogni duecento abitanti Bordelli, club: lì è il paradiso del sesso

Sesso, in Germania 3mila bordelli e 400mila prostitute



Un Paese a luci rosse. No, non l'Olanda. Ma la Germania, dove secondo una inchiesta illustrata oggi su Il Fatto Quotidiano, il giro d'affari della prostituzione è stimato in circa 14,5 miliardi di euro l'anno. Con entrate per il fisco tedesco che ammontano a circa due miliardi di euro l'anno. Una industria del sesso che beneficia della norma varata nel 2002 dal socialdemocratico cancelliere Gerhard Schroederer, che di fatto ha determinato l'uscita dal "nero" di migliaia di attività legate al sesso. Tra bordelli e club, in tutto il Paese ci sono circa 3.000 "esercizi commerciali" che pagano regolarmente le tasse allo Stato federale. Più incerto il numero delle "lavoranti" coinvolte, che è stimato intorno alle 400.000 ragazze, che fornirebbero ogni giorno in tutta la Germania circa 1,2 milioni di "prestazioni".