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domenica 23 ottobre 2016

Addio Equitalia? Il nuovo mostro: multe, una costosissima sorpresa

Addio Equitalia, verrà sostituita dall'Agenzia delle Entrate




Addio, Equitalia. Ma siamo sicuri che sia un vero addio, quello stabilito nella manovra appena varata dal governo Renzi? In verità, il "mostro" cambia il nome, ma non la sostanza. Si scopre ora, infatti, che Equitalia sarà sciolta e a partire dal primo luglio 2017 al suo posto sarà istituito un ente pubblico economico, denominato "Agenzia delle Entrate-Riscossione", che sarà sottoposto all'indirizzo e alla vigilanza del Mef. Lo si legge nel testo del decreto fiscale bollinato dalla Ragioneria di Stato e datato 21 ottobre. Il presidente dell'ente sarà il direttore dell'Agenzia delle Entrate. 

Inoltre, si apprende che le multe sono escluse dalla rottamazione delle cartelle prevista dal decreto fiscale. Nel testo del provvedimento su "Disposizioni urgenti in materia fiscale per il finanziamento di esigenze indifferibili", si specifica che tra i carichi esclusi dall'operazione compaiono anche "le sanzioni amministrative per violazione del Codice della strada".

Sostituita, ma si tiene i 300mila euro: chi "ruba" il posto alla Bignardi / Foto

Rai3, Bignardi chiede aiuto a Santoro: nuovo super-consulente di viale Mazzini?


di Enrico Paoli



Da una parte c’è Michele Santoro, il grande epurato a cui è bastata una sola puntata di Italia, il suo nuovo programma di Rai Due, per trasformarsi nel grande resuscitato (ed anche molto corteggiato). Dall’altra c’è il direttore di Rai Tre, Daria Bignardi, moderna Alice nel paese dei talk show, caduta dalle nuvole quando lo share della sua creatura preferita - Politics, il talk del martedì sera di Rai Tre condotto da Gianluca Semprini - l’ha riportata sulla terra. Il contenitore che ha sostituito Ballarò, dovendo silurare Massimo Giannini, è sempre più a corto di ossigeno e di share. Certo, la crisi del programma di Semprini è anche figlia della generale disaffezione del pubblico televisivo nei confronti del bla bla politico, ma è pur vero che quando qualcosa non funziona è necessario correre ai ripari.

E così la Bignardi, con la scusa di fare il punto sul programma di Bianca Berlinguer nel quale Santoro doveva avere il ruolo dell’architetto, finendo per abbandonare la «casa» non condividendo il progetto dell’ex direttore del Tg3, ha chiesto a Michele un po’di idee per risollevare Politics. Santoro, ovviamente, non si è tirato indietro ed ha elargito alla Bignardi un bel po’ di consigli, vestendo i panni del consulente. «Ma niente di più», dicono in coro in Rai. Perché Michele Chi? di traslocare da Rai Due a Rai Tre non ne ha nessuna intenzione. Anzi, ora che è rientrato a Viale Mazzini, il vero progetto del conduttore sarebbe quello di diventare l’uomo delle idee della tv pubblica, creatore di nuovi format e allenatore dei futuri conduttori. In pratica la Rai dovrebbe avere il coraggio di seguire le sue indicazioni, sostiene chi conosce bene il Santoro pensiero, avendo inanellato sino ad oggi solo e soltanto clamorosi flop. Nemo e Sunday Tabloid, entrambi su Rai Due, sono gli esempi più clamorosi.

Per quanto potrà sembrare paradossale Santoro non mira ad avere una conduzione settimanale, ma un programma sì. Da gestire e far crescere, con il quale entrare nelle case degli italiani una volta al mese. Non di più. Il problema è che il suo ritorno in Rai è condizionato dal fatto che l’azienda non sembra fidarsi troppo del giornalista, tanto che gli ha offerto sono uno strapuntino con cadenza mensile. Ora che conduttori e direttori di rete lo stanno corteggiando, le regole d’ingaggio potrebbero anche cambiare. Ma soltanto dopo il referendum. Prima è letteralmente impossibile. La Rai, non volendo disturbare il manovratore di Palazzo Chigi, ovvero il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha congelato la situazione, facendo di necessità virtù. Una necessità che mette in secondo piano anche gli ascolti.

Un paradosso, quello del contingente legato al referendum, che rischia di vanificare anche gli sforzi fatti dalla Bignardi. Al netto del caso Politics («che va sistemato eccome, altrimenti che sperimentazione sarebbe», dicono a Rai Tre) il terzo canale della tv pubblica registra una sostanziale tenuta negli ascolti, tanto da posizionare la rete fra le prime nella hit delle emittenti generaliste. Ma come spesso accade non è sempre il bene a fare notizia.

"O si fa così, o sarà l'inizio della fine" La minaccia di un Padoan mai visto

Padoan alla Ue: "O accetta la manovra o sarà l'inizio della fine"



"L’Europa deve scegliere da che parte stare. Può accettare il fatto che il nostro deficit passi dal 2 al 2,3% del Pil per far fronte all'emergenza terremoto e a quella dei migranti. Oppure scegliere la strada ungherese, quella che ai migranti oppone i muri e che va rigettata. Ma così sarebbe l’inizio della fine". Così il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervistato da Repubblica. Toni durissimi, tranchant, contro Bruxelles, in scia a quelli recentemente usati dal premier, Matteo Renzi.

"Dal 2011 in poi l’Italia ha speso miliardi e miliardi per affrontare una emergenza migranti che non era e non è un problema solo suo - ha aggiunto Padoan - ma dell’intera Unione. E nessuno finora ci ha riconosciuto questo impegno economico. 

Qualche mese fa alla Turchia sono stati riconosciuti dall’Europa 3 miliardi proprio per far fronte a all'emergenza migranti. L’Italia ha speso più di tutti per questa emergenza e ha reso un servizio agli altri stati - continua il ministro dell’Economia - ha difeso un ’bene pubblicò comune. È un problema politico, che riguarda il futuro del continente".

Padoan ricorda che "le indicazioni che vengono dal G20 sono tutte indirizzate alla crescita, contro l’austerità e per contrastare le diseguaglianze. In questo senso l’Italia con questa manovra può essere un modello per l’Europa. Oggi il problema non è dire sì o no all’Europa, ma dire sì a un’Europa diversa, che non stia ferma e invece si muova". Il ministro infine sottolinea il suo "rapporto dialettico e collaborativo" con il presidente del Consiglio Renzi e afferma che al referendum voterà "un sì convinto, perché la riforma costituzionale avrà un effetto di traino su tutte le altre riforme".

Boschi-Carfagna, duello sul palco: lo "scambio al cianuro" tra signore

Boschi-Carfagna, duello sul palco: sfida sul referendum costituzionae, Di Maio 5Stelle scappa


(di R.P)



Mica il “No” era un “No” alle riforme tout court, ha esordito. «È che queste riforme sono un pasticcio, non risolvono i problemi che ha il Paese, consentono risparmi minimi al Senato che resta aperto, ma aumentano le disparità, tolgono autonomia a Regioni che funzionano come la Lombardia, non toccano quelle a Statuto speciale, che sono incredibili centri di spesa». Per avere un faccia a faccia come si deve tra l’ex ministro per le Pari Opportunità e il suo successore - che preferisce farsi chiamare al femminile e oggi è più nota per la delega alle Riforme - ci volevano i Giovani Industriali, il 31esimo convengo di Capri. La prima a rispondere alle domande di Enrico Mentana è stata Mara Carfagna, uno dei “volti” che il centrodestra sta spendendo di più nella campagna referendaria.

Camicia bianca, jeans e scarpa senza tacco ha sfidato nella tarda mattinata una platea piuttosto difficile, dal momento che il presidente dell’associazione, Marco Gay, era fresco di endorsement al “Sì”. «Entrando qui ho visto un uomo che scappava a gambe levate: era per caso Luigi Di Maio?», ha scherzato, alludendo alla sedia vuota lasciata dal quasi-leader del M5s, che ha preferito non presentarsi all’appuntamento. «Paura di noi?», ha scherzato. La forzista ha parlato del merito, certo, ma anche del metodo: «Spaccano il Paese per trovare col referendum quella legittimazione popolare che il premier non ha avuto nelle urne, essendo entrato a Palazzo Chigi per la porta di servizio», ha aggiunto la forzista. Nessuna battuta personale, nessun riferimento al loro essere donne e - in tempi diversi, forse - bersagliate dalla stampa, stalkizzate dai paparazzi.

«Maria Elena Boschi? Le auguro buon lavoro, continui con la correzione di rotta, tardiva ma sicuramente giusta», ha chiuso l’ex ministro berlusconiano. La renziana si è presentata sul palco subito con un -ben più evidente - vestito da sera scuro. Voilant sulla scollatura e l’immancabile tacco alto, la deputata diventata “famosa” alla Leopolda, ha giocato di rimessa: «Come ha riconosciuto l’onorevole Carfagna, Fi in Parlamento aveva votato la riforma, compreso la parte sul Senato». Su questa ha insistito Boschi, impegnata in un tour de force di comizi. «A palazzo Madama ci saranno sindaci e consiglieri eletti dai cittadini», ha sottolineato. Quindi l’assicurazione sulla vita dell’esecutivo, in linea con quanto va dicendo il premier: «Il referendum è sulle riforme, sui prossimi 30 anni, non vuole essere un plebiscito. Il voto sul governo sarà alle Politiche, nel 2018», ha aggiunto Boschi, prima di salutare tutti e ripartire. 

sabato 22 ottobre 2016

INCREDIBILE Triangolo Bermuda, storica scoperta Perché spariscono le navi e gli aerei

Triangolo delle Bermuda, la scoperta: navi e aerei scompaiono a causa delle nubi esagonali



Arriva una nuova teoria sul Triangolo delle Bermuda. Questa volta, a cercare di dare una spiegazione agli strani fenomeni che coinvolgono la misteriosa parte di Oceano intorno alle isole omonime, sono un gruppo di scienziati convinti di aver risolto il caso. La ragione per la quale scompaiono navi e aerei in transito nei pressi del Triangolo, spiega il Daily Star che dà conto dei risultati dello studio, sarebbe da ricercare in nubi dalla forma esagonale presenti anche in un tratto del Mare del Nord nei pressi dell'Inghilterra.

"Non è semplice vedere nubi disposte in ordine", ha spiegato a Science Channel il meteorologo satellitare Steve Miller della Colorado State University. "La maggior parte del tempo le nuvole sono infatti distribuite a caso". Usando un radar satellitare per misurare cosa accade al di sotto di queste particolari nuvole, gli scienziati avrebbero scoperto che la velocità del vento sul mare arriverebbe a toccare oltre i 273km/h. Una forza abbastanza potente da generare onde alte oltre 13 metri, delle vere e proprie "bombe d'aria" lanciate contro l'oceano. 

Gli scienziati avrebbero anche notato la presenza delle massicce nubi ad ovest delle Isole, tra le 20 e le 50 miglia di distanza. "Questo tipo di nubi esagonali sopra l'oceano sono essenzialmente bombe d'aria - ha spiegato ancora il meteorologo Randy Cerveny -. Le nuvole formano microesplosioni, che sarebbero in grado quindi di diffondersi all'esterno spingendosi una velocità tale da essere più che sufficiente da capovolgere navi e aerei e spingerli verso il basso". 

Caivano (Na): Dissesto, Crisi politica, Cittadini disperati e i .......... di Monopoli su Facebook

Caivano (Na): Dissesto, Crisi politica, Disperazione e i .......... di Simone Monopoli su Facebook


di Gaetano Daniele


Dott. Simone Monopoli
Sindaco di Caivano

La politica è una cosa seria e i panni sporchi non si lavano sui giornali. La politica è una cosa seria, non è pettegolezzo, esibizionismo o peggio ancora improvvisazione. Insomma, quello che sta accadendo alla politica locale ha dell'inverosimile. Non scriviamo di Dissesto Finanziario, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: dalle mamme che lamentano diritti alla spazzatura. Non scriviamo neanche di crisi politica, perchè anche quest'ultima è sotto gli occhi di tutti i caivanesi: dalla fuoriuscita dalla maggioranza della Lista Civica La Svolta ai socialisti di Giamante. Questa volta vogliamo portare all'attenzione del lettore, il rapporto umano tra il Sindaco Monopoli e parte di cittadini stanchi. Sì, non lo nascondiamo, a volte si esagera, possono arrivare critiche forti, ma il dovere di un primo cittadino è capire, ascoltare, ma soprattutto dialogare. Quello che si sta verificando in queste ultime ore su Facebook, ha dell'inverosimile. Il Sindaco Simone Monopoli, istiga gli animi dei cittadini stanchi rispondendo con dei (...) punti. Forse non ha più nulla da dire? 




Questi alcuni riscontri da chi dal Primo cittadino si aspettava risposte concrete, fattive, proposte e non (........) Puntini puntini. 

Francesca Gigliotti: Mi sento veramente offesa per questo!!! Che significa che non sono neppure degna di una risposta? O forse pensa che io come persona non valgo niente? Da lei non me lo sarei mai aspettata!

Nunzia Marmolino: Belli i puntini. È un altro gioco?

Alfonso Mormile: Ha imparato a leggere ma ha dimenticato come si scrive... Una cosa alla volta, siate clememti

Tassa sul contante, cambia tutto La svolta sulla legge salva-furbetti

Tassa sul contante, cambia tutto. La legge sui furbetti: la novità



Corsia preferenziale per la stangata fiscale sul contante. Il governo, infatti, sembra intenzionato ad aprire subito la finestra per regolarizzare sia i conti esteri sia i tesoretti nascosti nei materassi e nelle cassette di sicurezza. Tutto questo, forse, per rispondere anche una improvvisa esigenza di cassa. È una delle novità principali che emergono dal cantiere aperto a palazzo Chigi sulla manovra. A distanza di una settimana dal via libera del consiglio dei ministri, il provvedimento sui conti pubblici è ancora un oggetto misterioso. Il disegno di legge di bilancio non è stato presentato in Parlamento e il decreto fiscale collegato (quello nel quale dovrebbero trovare spazio la trasformazione di Equitalia e la rottamazione delle cartelle esattoriali) non è apparso sulla Gazzetta ufficiale.

Secondo fonti ben informate, più che di ritardi tecnici, si tratta di un pasticcio politico. Il governo di Matteo Renzi non ha le idee chiare sulle misure e sta sforando i termini previsti.

Salvo miracoli, bisognerà attendere la prossima settimana per leggere le carte ufficiali. Non era mai accaduto. I tempi supplementari si sono resi necessari per una duplice ragione: da un lato per garantire il raggiungimento di un accordo nelle file dell' esecutivo, dall' altro per predisporre i cosiddetti articolati a cui lavorano in tandem i tecnici dalla Presidenza del consiglio e quelli del Tesoro. I due veicoli normativi non sono ancora stati riempiti del tutto. Come accennato, la novità più interessante è che il pacchetto voluntary disclosure, in un primo tempo destinato a finire nel ddl, potrebbe essere messo nella corsia preferenziale del decreto.

L'immediata entrata in vigore della voluntary disclosure farebbe entrate subito un po' di quattrini nelle casse dello Stato. Chi vuole approfittare in tempi stretti del "condono" dovrà versare subito i gli oboli, dando un beneficio immediato alle casse dello Stato. Su questo versante, il governo, però, potrebbe abbandonare la strada dell'aliquota forfetaria al 35%, stabilendo che l'emersione delle cassette dovrebbe finire nell'ambito della dichiarazione fiscale, dunque con l'applicazione dell'aliquota Irpef relativa alle varie fasce di reddito.

Una scelta, quest'ultima, che corre il rischio di far naufragare il provvedimento. Considerando che verrebbero fatti emergere solo tesoretti piuttosto sostanziosi il prelievo sarebbe del 43% oltre le addizionali regionali e comunali: calcolatrice alla mano vuol dire 45-47% secondo i vari livelli su base territoriale. Tanto, forse troppo per spingere evasori o presunti tali ad autodenunciarsi. In ogni caso, non deve tenere nulla chi conserva un po' dei propri risparmi cash, in casa o in cassette di sicurezza in banca. Nessuna contestazione potrà essere fatta, salvo indagini o accertamenti specifici per evasione o illeciti penali. La norma è volta a far emergere grandi capitali, non i salvadanai delle nonne.

C'è poi un altro aspetto. L'opzione decreto per la voluntary disclosure renderebbe immediatamente operativa sia la sanatoria dei capitali dall' estero sia la stangata sul contante. Il giro di vite sul cash, peraltro, oltre a essere subito in vigore (regola costituzionale che vale, salvo diversa previsione, per tutti i decreti legge non appena pubblicati in Gazzetta), sarebbe di fatto blindato rispetto a intrusioni parlamentari: e basterà la fiducia per evitare assalti ulteriori a palazzo Madama e Montecitorio.

Frattanto, il presidente Inps, Tito Boeri, critica le manovra perché «non guarda al futuro, non investe sui giovani». Accusa respinta dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, secondo il quale la manovra ha due pilastri: «Crescita e sviluppo economico, industria e innovazione». Ma su tutto questo l'agenzia di rating Fitch crede poco, tanto che ieri ha confermato per l' Italia il rating poco lusinghiero BBB+ e ha tagliato invece l' outlook, cioè le previsioni di lungo periodo sull' economia italiana, da stabile a negativo. Una secca bocciatura all' operato del governo.