La verità sulla Brexit: "Ecco perché nessuno vuole dirvela"
di Vittorio Feltri
Come i lettori si saranno accorti, Libero è uno strumento modesto, ma soprattutto molesto per aiutare gli italiani a salvarsi la pelle. In due mosse: liberandosi dalla moneta infetta, l' euro, che li sta mandando in malora; indi dall' Unione Europea, uno Stato estero che ci ha invasi con le sue leggi e ci fa invadere dai musulmani. Liberarsi per via democratica, come hanno fatto i britannici, e come presto affermeranno gli austriaci con il voto presidenziale, dopo che frodi elettorali avevano attribuito la vittoria alla sinistra. E minacciano i danesi, che pure non hanno la zavorra dell' euro. All' uopo, non forniamo teorie, ma informazioni semplici, nude notizie, che sono più eloquenti di mille ragionamenti.
Ce n' è una che abbiamo dato in prima pagina due giorni fa: la Brexit è una benedizione, uscire dalla galera di Bruxelles fa respirare, dà libertà, fa bene alla salute dell' economia britannica. Sono dati ufficiali, ma è anche la percezione di tutti coloro che sono stati a Londra o nelle campagne inglesi questa estate. Ristoranti pieni, consumi crescenti, aria di rinascita.
Abbiamo dato uno scoop della Madonna, anzi della Regina, a Corriere, Repubblica, Stampa, Sole, Giornale, Tg1, Tg5, eccetera. Voi direte: sono soddisfazioni. Balle. Se ti lasciano solo a dire una verità semplice e importante, bisogna guardarsi le spalle.
È una vecchia storia. Nascondere le notizie sull' euro e dintorni, farle sparire è un' arte che dà delle soddisfazioni. Si passa per autorevoli, confidando nella scarsa memoria del pubblico, e nella riconoscenza degli editori di solito ammanigliati con le grandi banche nazionali e internazionali. Ma qui si esagera. Domina la sfacciataggine dell' omertà. L' informazione italiana - sinistra, destra e centro è uguale - racconta un sacco di cose, meno l' unica oggi davvero interessante. Uscire dall' Europa fa bene. Altro che catastrofe.
Oggi l' insieme dei quotidiani e Tg italiani dà per somma la Pravda, il quotidiano di Stalin, che si traduce sobriamente dal russo come "La Verità". Il Giornalista Collettivo e In Carriera in questi mesi prima ha accusato di nazi-populismo razzista i fautori della Brexit, poi ha sperato l' inabissamento inglese per educare il popolo italiano bue, quindi non accadendo ciò, invece che esplorare le aziende britanniche che hanno incrementato produzione ed esportazioni, sono andati in solluchero per il Manifesto di Ventotene, bolo retorico del 1941, scritto da comunisti in vacanza, trascurando la rovina quotidiana che è l' euro per imprese e famiglie. Esalta l' illuminismo come valore fondante della comunità europea, e pratica l' oscurantismo come in Transilvania.
Com' è possibile? Non credo ai complotti, propendo per le facce di tolla. Memento. Il 23 giugno scorso, il dì fatale del referendum sull' uscita di Londra dall' Unione Europea, è stato trattato come l' appuntamento dell' umanità con un meteorite. Da una parte i buoni, che ovviamente volevano spostare il crudele oggetto astrale più in là, per salvare il Pianeta. Dall' altra i pazzi criminali che desideravano questo impatto che avrebbe mandato in malora anzitutto la Gran Bretagna e trascinato nel baratro il globo terracqueo.
I titoli sono stati un crescendo di bugie scientificamente predisposte, si citavano le previsioni di economisti secondo cui la crisi sarebbe stata peggiore di quella del 2008. Si è profetizzato un trasloco istantaneo della City di Londra ad opera di una specie di Gondrand supersonica forse a Milano forse a Francoforte, come la Casa di Nazareth trasportata dagli Angeli a Loreto. La sterlina sarebbe diventata carta straccia. Ah sì? Questa settimana la Deutsche Bank, per bocca del suo capo John Cryan, prevede che Londra rimarrà un centro finanziario al vertice nel prossimo decennio e che la banca si rende conto che molti dei suoi clienti e delle operazioni di trading si basano lì.
Su Libero ci abbiamo azzeccato. Non abbiamo creduto che la Brexit fosse una pestilenza che avrebbe trasformato Manchester e Liverpool in lazzaretti, con il rischio di contagio universale. Le previsioni erano fasulle, servivano ad accompagnare le scommesse degli speculatori per consentire enormi guadagni.
Nulla di scientifico, ma la forza della suggestione e della presunta autorevolezza del Financial Times. E dire che c' erano precedenti storici. Quando la Groenlandia, staccatasi nel 1985 dalla Danimarca, se n' è andata dalla Ue, è cresciuta formidabilmente. Gli economisti e i banchieri prevedevano il contrario, ovvio. Come a giugno in Gran Bretagna. Si confondono le scommesse dei banchieri e le speranze dei burocrati per la realtà delle cose, e non si capisce che la forza della libertà è prepotente. Spezzare le catene fa volare. E l' autostima dei britannici, liberatisi dal gran bordello europeo, volteggia come farfalla. Di tutto questo nessuno ha scritto nulla.
Ad un certo punto ho avuto il timore di essere pazzo. Possibile che solo i nostri Nick Farrell e Francesco De Dominicis possedessero quei numeri? Ho trovato un altro quotidiano in lingua italiana che ne ha dato conto con lo stesso stupore positivo: ed è il Giornale del popolo, ma è svizzero, sta a Lugano. Scavando su internet si trovano peraltro blog e siti specializzati per investitori, che un po' increduli segnalano i dati ascendenti. Qualcosa di ciò è trapelato su Milano Finanza, ma annaffiando le cifre di dubbi ("La Brexit è una manna. Per ora").
Eppure i dati si moltiplicano e sono univoci. Li ha riferiti, un giorno dopo Libero (addirittura!), il newyorchese Wall Street Journal, che direttori ed editorialisti dei quotidiani inzuppano come una brioche nel cappuccino tanto ne sono innamorati. Il WSJ ha fornito questo titolo: "Regno Unito. Sorpresa Brexit: buone notizie". Ah sì. Piatto ricco mi ci ficco? Figuriamoci. Astenersi da tentazioni di pentimento. Quello stesso giorno, ho cercato se ve ne fosse traccia sull' omologo italiano della Bibbia della finanza. Sul Sole 24 Ore, che è l' Osservatore romano dei danee, ghelli, conquibus, schei, nulla di questo. La Gran Bretagna e il governo di Theresa May viene pubblicizzato come una congrega di mattacchioni, che tirano tardi nel regolare i conti con la Ue. Nessuna analisi del fenomeno che rovescia le previsioni, né si ammette che è tornata la corsa a investire a Londra. Qualche scusa, qualche pugno battuto sul proprio petto, no?
I banchieri, i politici e gli economisti radunati a Cernobbio dallo Studio Ambrosetti intanto comunicano di aver cambiato nemico. Si erano sbagliati: non è la Brexit il male assoluto. Adesso il nuovo Saddam Hussein, dotato di armi di distruzioni di massa, è Donald Trump. Dicono le agenzie: «Donald Trump preoccupa manager e banchieri più della crisi dell' euro e dell' Isis. Rischio Brexit quasi non pervenuto. Alla domanda relativa agli aspetti che avranno maggior impatto sullo scenario globale, la maggioranza delle risposte (26,6%) è stata quella dell' esito delle prossime elezioni americane, seguita (23,4%) dal rischio derivante da una possibile crisi dell' euro e dall' implosione del progetto europeo. Distanziati si trovano i timori legati all' Isis (14%) e alla questione dei migranti (12,6%). Molto più indietro lo spauracchio degli attacchi terroristici in Europa (5,4%). Quasi non pervenuto il rischio della Brexit: solo per il 4,1% degli intervistati l' uscita della Gran Bretagna dalla Ue avrà un impatto sullo scenario globale». In compenso fa benissimo alla Gran Bretagna. E farebbe molto bene all' Italia imitarla. Ma non ce lo dicono.