Visualizzazioni totali

venerdì 26 agosto 2016

VERGOGNA INFINITA Arrestato il primo sciacallo: da dove viene, cosa faceva

VERGOGNA INFINITA Arrestato il primo sciacallo: da dove viene, cosa faceva sul posto



Primo arresto per sciacallaggio ad Amatrice. A eseguirlo i carabinieri del comando provinciale di Rieti che hanno messo le manette ai polsi di un 45enne napoletano, sorpreso oggi pomeriggio nella frazione Retrosi mentre tentava di forzare con un cacciavite la serratura di un'abitazione disabitata. 

A cogliere l'uomo con le mani nel sacco una delle pattuglie messe in campo per i controlli post terremoto composta dal comandante della stazione di Leonessa e da un militare dello stesso reparto. Sorpreso alle spalle, l'uomo ha tentato di divincolarsi ingaggiando con i due una violenta colluttazione e ferendone uno con il cacciavite. I Carabinieri sono però riusciti a immobilizzarlo e ad ammanettarlo: dopo averlo disarmato, lo hanno accuratamente perquisito trovandogli nella tasca dei pantaloni, un biglietto ferroviario datato 24 agosto 2016 e relativo alla tratta Napoli-Roma, confermando l'ipotesi che fosse giunto sul luogo del sisma con l'intento di far razzie all'interno delle abitazioni disabitate degli sfollati. Per il 45enne, che aveva già precedenti per droga, ricettazione e porto abusivo di armi, l'accusa è di rapina impropria e lesioni personali. I militari, ricorsi alle cure mediche dei sanitari presenti nel campo allestito per le vittime del sisma, sono stati giudicati guaribili in sei giorni.

Sisma, badilata-Feltri sui politici: "Serve una cosa sola, non la fanno"

Sisma, Feltri sui politici:  "Serve una cosa sola, non la fanno"


di Vittorio Feltri



I terremoti non sono una rarità nel nostro Paese geologicamente giovane. Lungo la dorsale appenninica, che attraversa la Penisola, se ne registrano in media un paio ogni quattro anni. Siamo purtroppo abituati alle scosse, ai crolli, alle stragi di poveracci rimasti intrappolati sotto le macerie. Dopo le tragedie va in scena il solito doloroso copione: soccorsi tardivi, difficoltà sanitarie, proteste, gente senza tetto e costretta a vivere in tende eccetera. Poi la ricostruzione lenta, soldi che mancano o che arrivano col contagocce.

Le calamità naturali sono inevitabili e non si possono prevedere. Gli esperti fanno quello che possono: i loro rapporti più che profezie scientifiche sono oroscopi. Non è un caso che i sismologi impegnati a tranquillizzare gli aquilani vennero addirittura condannati in primo grado e poi assolti. A un tecnico si può chiedere tutto tranne che un vaticinio.

Quando in Italia accade una disgrazia, il primo impulso dei cittadini porta alla ricerca di un colpevole purchessia, convinti come essi sono che ce ne sia per forza uno, sia in caso di disastrosi movimenti tellurici sia di alluvioni, frane e smottamenti.

Dato che un colpevole non si trova se non nell' alto dei cieli, dopo un po' la memoria collettiva si oscura e le sciagure si dimenticano fino alla prossima. Che arriva sempre. In effetti è arrivata puntuale come il destino e ha raso al suolo un paio di regioni, Umbria e Marche. E qui siamo al punto. Possibile che una nazione a rischio sismico periodico non sia capace non diciamo di prevenire i terremoti, ma neppure di difendersi dalle loro conseguenze?

Questo è un mistero. Dopo la distruzione del Friuli negli anni Settanta e dell' Irpinia negli Ottanta, il governo si era impegnato a rendere obbligatoria la costruzione di edifici antisismici. Qualche legge in proposito fu approvata. Ma siamo sicuri che sia stata osservata scrupolosamente?

Non direi, se si considera che le case colpite dal sisma (o sismo) crollano sempre quali castelli di carte, vecchie o recenti che siano. Qualcosa evidentemente non va.

Il Giappone, che di terre ballerine si intende parecchio, chissà perché pur subendo scosse frequenti si è talmente attrezzato che l' indomani di qualsiasi terremoto conta i danni ma non i morti. Perché i nipponici si salvano e i nostri compatrioti sinistrati crepano in grande quantità?

Semplice. Essi costruiscono meglio. Le case in quelle zone orientali, per esempio, sono di legno e non cascano in testa a chi le abita. Magari si rovinano, si incrinano, alcune travi si spezzano ma non spezzano il cranio agli inquilini.

Per quale motivo non imitiamo i giapponesi nell' edilizia come loro imitano noi nella moda, per dirne una? Incomprensibile.

Ieri in un comune si è sbriciolata una scuola teoricamente costruita con criteri antisismici. Come si spiega? Semplice. L' impresa che l' ha realizzata lo ha fatto infischiandosene delle regole di sicurezza. E nessuno lo ha verificato.

La nostra imponente burocrazia controlla tutto tranne le cose importanti, e ci va di mezzo l' ignaro cittadino. Quanto alla politica, si occupa soltanto delle prossime elezioni e non del prossimo immancabile sisma assassino. Cosicché il Paese è puntualmente impreparato ad affrontare le emergenze. Siamo certi che vi sarà, presto o tardi, ancora un terremoto e noi saremo ancora qui a fare gli stessi discorsi al vento. Ai governi preme assicurarsi la permanenza nel Palazzo, il loro, che ahimè è troppo solido per andare in mille pezzi seppellendoli, e non ha tempo né voglia per occuparsi delle nostre stamberghe.

giovedì 25 agosto 2016

Il giallo dell' hotel-tomba dei turisti Parla il sindaco: quanti sono là sotto

Il giallo dell' hotel-tomba per turisti. La verità del sindaco: cosa c'è là sotto ma soprattutto quanti sono



Era il luogo più famoso di Amatrice, ora l'hotel Roma è solo un cumulo di macerie. L'ultima notte prima della scossa di magnitudo 6.0 che ha spazzato via quasi tutto il paese, nella struttura alberghiera dovevano esserci un centinaio di turisti secondo quanto riferiscono gli abitanti del posto sentiti da La Stampa. Un dato in linea con l'allarme che il comando locale dei carabinieri aveva lanciato alla Protezione civile, avvertendo che l'albergo con quaranta camere doveva essere pieno di villeggianti e turisti. L'ultima sera prima del crollo era una serata di festa, in tanti accorrevano in quel luogo considerato il tempio degli spaghetti all'amatriciana.

Con il sisma, l'hotel è crollato come fosse di cartapesta, lasciando intatto solo il piano terra. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ieri pomeriggio aveva tentato una prima stima di quanti corpi potessero trovarsi in quella sorta di tomba dei turisti. Si parlava di 70 persone, di cui solo cinque sono state recuperate senza vita nel primo giorno di scavi. Con il passare delle ore, però, il calcolo si è ridimensionato, forse più spinto dalla speranza che basato su elementi concreti. Pirozzi è riuscito a contattare i proprietari dell'hotel, ricoverati in ospedale a L'Aquila: "Ci hanno riferito che risultavano registrate 35 persone". Intanto i soccorritori continuano a scavare a mani nude, anche se le sirene delle ambulanze hanno lasciato spazio al rumore freddo delle barelle per le salme.

Che flop il job act! Solo 1 su 10 è un vero contratto

Che flop il job act! Solo 1 su 10 è un vero contratto


L'imbeccata di Franco Bechis



Meno di un contratto di lavoro su dieci stipulato nel 2015 ha creato occupazione che non c’era, recuperando dall’area della disoccupazione chi fino a quel momento era stato senza lavoro. Solo il 9,5% dei 2.530.695 contratti a tempo indeterminato registrati l’anno passato ha portato nuova occupazione. Il dato clamoroso, che contraddice molte analisi fin qui fatte sugli effetti del job act, emerge dalla prima ricerca analitica compiuta su dati ufficiali Inps- ministero del Lavoro dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro.

Il rapporto di “monitoraggio sulla nuova occupazione generata dalle disposizioni normative contenute nel Job Act” realizzato dall’osservatorio statistico dell’ordine professionale guidato da Marina Calderoni, segnala che il vero balzo registrato nel 2015 è stato quello delle trasformazioni di contratti già esistenti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, passati dai 331.396 del 2014 a 574.646 del 2015 (+73,4%). Questo effetto è senza dubbio dovuto al job act, che concedeva ai datori di lavoro la decontribuzione per 3 anni sui contratti a tempo indeterminato, senza vincolarli alla nuova occupazione. Così nessuno si è fatto scappare la magnifica occasione di trasformare un contratto già esistente in uno assai meno costoso, con effetti però nulli sul mercato della disoccupazione, perché i beneficiari risultavano tutti già occupati. Vero che invece del precariato ora i lavoratori hanno in mano un contratto a tempo indeterminato, ma alla fine del triennio sempre grazie alle norme del job act quei contratti potranno agevolmente essere interrotti, e quindi indeterminati sono al momento solo sulla carta.

I consulenti del lavoro ricostruendo grazie alle banche dati Inps la storia precedente di tutti i 2,5 milioni di contratti di lavoro formalizzati nel 2015 hanno scoperto che solo 240.137 contratti, pari al 9,5% del totale, hanno riguardato lavoratori in precedenza disoccupati o inoccupati (senza lavoro o al loro primo lavoro indipendentemente dalla loro iscrizione nelle liste di disoccupazione ufficiale). Il 58,9% di quei contratti, e cioé 1.489.850, ha riguardato lavoratori che avevano già un lavoro o come dipendenti anche a tempo indeterminato (hanno cambiato solo posto di lavoro) o come collaboratori fissi. Altri 226.061 (8,9%) contrattualizzati lavoravano già come professionisti o lavoratori autonomi e hanno avuto la possibilità di trasformare quel rapporto in contratto a tempo indeterminato da lavoratore dipendente. I restanti 574.646 contratti (22,7%) sono invece le già citate trasformazioni da tempo indeterminato a tempo determinato.

Che cosa raccontano allora le analisi dei consulenti del lavoro? Che innanzitutto l’effetto del job act è assai inferiore a quello delle prime analisi ufficiali, che ipotizzavano una nuova occupazione reale intorno al 20% dei contratti, mentre il dato ufficiale è addirittura inferiore alla metà (9,5%). E pur tenendo presente che 240.137 nuovi occupati non siano un dato da buttare via, per valutare il vero effetto bisogna tenere conto anche della congiuntura economica generale: dopo anni di recessione, in Europa è iniziata la crescita proprio nel 2015, e la crescita non sé porta naturale occupazione e conseguente riduzione dell’area della disoccupazione. Tenendo presente questo fattore, che cosa ha davvero prodotto il Job act in Italia? Qui la doccia gelata è addirittura superiore: al netto della congiuntura, l’effetto del job act è addirittura negativo. Vediamo perché.

Gli ultimi dati sull’occupazione forniti il 2 agosto scorso da Eurostat sono relativi al mese di giugno 2016. L’Italia ha un tasso di disoccupazione dell’11,6 per cento, e cioè un punto e mezzo superiore alla media dell’area dell’euro (10,1%) e tre punti superiore alla media dell’Europa a 28, che comprende anche i paesi che hanno conservato la loro moneta (8,6%). Nel gennaio 2014, l’ultimo mese prima dell’inizio del governo di Matteo Renzi, la disoccupazione italiana era al 12,9%, superiore a quella attuale. Ma quella dell’area dell’euro era al 12%, cioè solo 0,9 punti inferiore. E quella media dei 28 paesi dell’Unione europea era del 10,8%, cioè migliore di 2,1 punti rispetto al dato italiano. Quindi fra il gennaio 2014 e il giugno 2016 la forbice fra Italia e area dell’euro sulla disoccupazione si è allargata di 0,6 punti percentuali e quella fra Italia ed Europa a 28 si è allargata di 0,9 punti percentuali.

Cosa significano queste cifre? Molte cose. La prima evidenza è che soffrono meno per problemi di disoccupazione i paesi che hanno conservato la loro moneta, tanto è che sia nel 2014 che nel 2016 c’è sensibilmente meno occupazione nell’Europa a 28 rispetto all’area dell’euro. Ma per quel che riguarda l’Italia c’è una verità ancora più amara: il miglioramento dei dati dell’occupazione non è dovuto per nulla alle politiche del governo nazionale, anzi. L’Italia in questi due anni e mezzo non è riuscita a stare dietro nemmeno al ciclo economico generale, che era di ripresa, e non ce l’ha fatta a mantenere nemmeno il miglioramento medio degli altri paesi, che si prenda a riferimento l’area dell’euro o (peggio) che si prenda a riferimento l’Europa a 28. Questo significa che le scelte in materia occupazionale del governo in carica- essenzialmente centrate sul job act- non solo non aiutato il mercato del lavoro, ma sono state di intralcio rispetto al vento di ripresa che spirava in tutto il vecchio Continente, frenandolo con grande evidenza.

Soleterre: ‘Adotta una corsia’ prosegue fino al 31 dicembre

Soleterre: ‘Adotta una corsia’ prosegue fino al 31 dicembre


di Martina Bossi



Ogni anno vengono diagnosticati nel mondo tra i 175 e i 250 mila nuovi casi di cancro infantile, ma non tutti i bambini hanno il diritto di curarsi a causa delle diverse condizioni dei sistemi sanitari in cui risiedono. Il 90% dei pazienti vive nei Paesi poveri, dove l’accesso all’informazione e alle cure è spesso impraticabile. A causa di diagnosi tardive o inadeguate, più di un bambino malato su due è destinato a morire. Sono molti inoltre i bambini malati che trascorrono la loro infanzia, crescono e diventano adolescenti, all’interno delle strutture ospedaliere. In queste circostanze la realtà di vita e di gioco per questi bambini diventa dunque un reparto, una corsia. In queste circostanze la realtà di vita e di gioco per questi bambini diventa dunque un reparto, una corsia. Da molti anni l’organizzazione umanitaria 'SOLETERRE' è attiva in diversi reparti pediatrici per la cura del cancro infantile, della malnutrizione e di altre patologie, sostenendo il lavoro di oltre 250 medici tra oncologi, pediatri, infermieri, fisioterapisti, psicologi ed educatori. La campagna si pone l’obiettivo di fornire le giuste cure e il sostegno psicologico adeguato ai piccoli pazienti, attraverso una donazione mensile di 10 euro telefonando al numero verde 800 90 41 81 o visitando il sito www.soleterre.org.

«Chiediamo un aiuto continuativo perché solo in questo modo possiamo pianificare il futuro dei bambini ammalati sia per le terapie, mediamente di 2/3 anni per pazienti oncologici, sia per il supporto educativo per i bambini, spesso in ospedale da prima dei 5 anni, che rischierebbero di perdere il processo di scolarizzazione – afferma Damiano Rizzi, presidente di Soleterre - L’abbandono scolastico aggrava le conseguenze della patologia. Nelle corsie adottabili, Soleterre segue circa 16.000 bambini permettendo loro di non mancare le tappe evolutive fondamentali al loro sviluppo psicofisico. Scuola, animazione, attenzione alle relazioni con il mondo che sta fuori dall’ospedale, oltre a medicine e al supporto psicologico. Le vite di questi bambini valgono un impegno continuativo perché i nostri donatori saranno felici di andare oltre la singola donazione che è importante ma una volta spesi i fondi ci farebbe ritrovare ancora al punto di partenza». Da molti anni infatti l’Organizzazione umanitaria SOLETERRE è attiva in diversi reparti pediatrici per la cura del cancro infantile, della malnutrizione e di altre patologie, sostenendo il lavoro di oltre 250 medici tra oncologi, pediatri, infermieri, fisioterapisti, psicologi ed educatori. Grazie alle donazioni continuative raccolte con la campagna ‘Adotta una corsia’ di Soleterre si potranno garantire a questi bambini concrete possibilità di guarigione attraverso la realizzazione di diagnosi accurate e tempestive, la fornitura di medicine antitumorali e attrezzature mediche, ma anche garantire supporto psicologico, attività ludiche e case di accoglienza in Italia, Ucraina, Marocco, India, Costa d’Avorio ed Uganda. L’obiettivo primario è per Soleterre offrire possibilità di cura e ricreare un ambiente sereno che assicuri a bambini e adolescenti malati benessere emotivo per affrontare le cure, spesso lunghe e dolorose.

È possibile attivare la donazione continuativa telefonando al numero verde 800904181 o visitando il sito www.soleterre.org, all’interno del quale sono presenti anche alcune testimonianze di medici, volontari e famiglie che hanno contribuito personalmente a sostenere il progetto. SOLETERRE è un’organizzazione umanitaria laica e indipendente che opera per garantire i diritti inviolabili degli individui nelle 'terre sole'. Realizza progetti e attività a favore di soggetti in condizione di vulnerabilità in ambito sanitario, psico-sociale, educativo e del lavoro. Interviene con strategie di pace per favorire la risoluzione non violenta delle conflittualità e per l’affermazione di una cultura di solidarietà. Adotta metodologie di partenariato e di co-sviluppo per promuovere la partecipazione attiva dei beneficiari degli interventi nei paesi di origine e in terra di migrazione e garantire la loro efficacia e sostenibilità nel tempo.

Occhio, da domenica si va tutti a votare E queste elezioni ci costano pure milioni

Da domenica si va a votare. E queste elezioni ci costano milioni



La narrazione del governo di Matteo Renzi ha provato a raccontarci che le Province erano state abolite per sempre. Peccato però che le Province esistano ancora, anche se ormai sono di stretto interesse della politica, visto che ad eleggere i rappresentanti provinciali non sono più i semplici cittadini, ma i sindaci. Come ricorda il Giornale, dalla prossima domenica e per ogni settimana fino alla fine di gennaio i sindaci di tutta Italia saranno chiamati a rinnovare le amministrazioni provinciali, ridotte ad assemblee tra di loro con poche e confuse competenze. I prossimi appuntamenti tra agosto e settembre coinvolgeranno le province di Ravenna, Macerata, Pavia, Mantova, Campobasso, Vercelli e Treviso. E poi man mano arriveranno tutte le altre, ognuno più o meno come preferisce. Sembra infatti che non esista una regola uguale per tutti che regoli la vita dei nuovi enti e dei suoi organi. Così ci sono Consigli provinciali decaduti, con presidente e giunta ancora in carica. Oppure presidenti dimessi e vice che ne reggono le funzioni da mesi.

La speranza, dopo l'abolizione, doveva essere almeno che si risparmiasse qualche euro. Ma è la stessa associazione delle Province italiane a smontare ogni pia illusione: a fronte di un costo di circa 2 miliardi per il riordino, il risparmio sarebbe stato di 32 milioni di euro, tutto denaro speso per le indennità degli amministratori, 78 milioni di spese per far andare avanti la macchina amministrativa. E poi restano i 10 miliardi a carico dei contribuenti destinati ai servizi essenziali.

Così vogliono sfregiare i terremotati Paura in piena notte (oltre il sisma)

Morti e distruzione ad Amatrice. Paura in piena notte Un'altro colpo: cosa rischiano le vittime



"La polizia di Stato è impegnata su più fronti all’interno del cratere sismico: oltre al supporto fornito alla macchina dei soccorsi, coordinata dalla Protezione Civile, i poliziotti sono in prima linea, assieme alle altre forze di polizia, per prevenire i cosiddetti fenomeni di 'sciacallaggio' che, purtroppo, potrebbero verificarsi in queste occasioni". Lo scrive la polizia in una nota.

Capita spesso, purtroppo, che le case abbandonate dopo una sciagura come quella che ha colpito la zona di Rieti, vengano saccheggiate dai ladri che approfittano dell'assenza dei cittadini sfollati. Numerosi i rinforzi inviati alle Questure delle province. Oltre ai poliziotti dei reparti mobili di Roma e Senigallia, sono diciassette gli equipaggi dei reparti Prevenzione crimine che hanno raggiunto i comuni colpiti dal sisma: sette provenienti dal reparto Umbria-Marche di Perugia e 10 da quello Abruzzo di Pescara.