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sabato 25 giugno 2016

EUROPA, CAMBIA LA MAPPA Brexit, secessioni, nuovi Stati Attenti: c'è pure una "guerra"

La Brexit cambia la mappa d'Europa: secessioni, paesi riuniti e colonie "rubate"



Un terremoto politico, culturale, economico. E forse anche geografico. L'onda lunga della Brexit rischia di abbattersi anche sulla "mappa" d'Europa, ridisegnandone confini e creando nuove frizioni territoriali.

Secessione in Scozia - Il primo caso, quasi automatico, si aprirà dentro la stessa Gran Bretagna. I primi a protestare per la vittoria del "Leave" sono state Scozia e Irlanda del Nord. Non è un caso: in questi anni dentro l'Unione europea hanno goduto di decine di milioni di euro di fondi strutturali da Bruxelles cui nei prossimi 2 anni dovranno dire addio. Un disastro in termini di crescita e sviluppo. Un paradosso: la Scozia che qualche mese fa ha votato no al referendum sulla indipendenza, tra qualche tempo ci potrebbe riprovare ma con un obiettivo diverso: abbandonare la perfida Albione e tornare sotto l'ala protettiva di mamma Ue. 

"Irlanda unita" - L'Irlanda del Nord pensa a un passo ancora più clamoroso: un altro referendum, ma per riunificarsi con l'Irlanda. Protestanti e cattolici che per decenni si sono combattuti a suon di stragi e bombe e che ora hanno trovato un nemico comune, Londra. "Con l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, l'Irlanda dovrebbe andare al voto per la propria riunificazione", ha suggerito Martin McGuinnes, vicepremier dell'Irlanda del Nord ma soprattutto storico leader dei nazionalisti dello Sinn Féein ed ex affiliato ai terroristi dell'Ira.

La voce dei bookmaker - Addirittura c'è chi come l'agenzia di bookmaker Paddy Power inizia a scommettere: la quota sul referendum per riunire l'Irlanda entro il 2020 è crollata da 8,00 a 4,00 nel giro di una notte, la vittoria si gioca a 5,5. Una nuova consultazione in Scozia entro il 2021 è una giocata da 1,44, con una vittoria degli indipendentisti a 1,60. 

"Londra indipendente" - Ci sono poi due casi che suonano quasi surreali. Nell'analisi dei voti, oltre a Scozia e Nord Irlanda, la roccaforte del "remain" si è rivelata la capitale Londra, cosmopolita e soprattutto centro nevralgico della finanza europea. Secondo l'autorevole giornale britannico Independent, nei prossimi giorni riprenderà piede una campagna già avviata per rendere indipendente la città, o perlomeno per conferirle uno status di autonomia in grado di rispedirla in qualche modo sotto l'ombrello dell'Ue. Fantapolitica, probabilmente, ma dà l'idea del caos che regna Oltremanica.

Gibilterra come le Falkland - Il secondo caso riguarda invece il Vecchio Continente. La Spagna ha subito allungato le mani su Gibilterra, territorio britannico oltremare nella penisola iberica dove il il 96% dei 30.000 cittadini ha votato "Remain". Dopo averla ceduta a Londra nel 700, ora Madrid per bocca del ministro degli Esteri José Manuel Garcia Margallo rivendica per l'enclave confinante con l'Andalusia la "sovranità condivisa": "La bandiera spagnola è vicina a sventolare sulla rocca, ma ciò non vuol dire che stia festeggiando per questa situazione". Una riedizione della contesa con l'Argentina per le Falkland-Malvinas. Senza fucili, si spera.

Fuori anche l'Italia? Cosa ci aspetta Date un'occhiata al documento-verità

Fuori anche l'Italia? Cosa ci aspetta Date un'occhiata al documento-verità



Ma cosa succederebbe in Italia se si votasse per uscire dall'Europa come è stato fatto in Gran Bretagna? Vincerebbe il sì o il no? Premettiamo che in Italia non è ammesso dalla Costituzione un referendum come quello inglese sulla brexit. Tuttavia, se per ipotesi fosse indetto, il 68 per cento degli italiani voterebbe a favore della permanenza dell'Italia nell'Unione Europea. Per l'uscita si esprimerebbe solo il 27 per cento. È il risultato di un sondaggio Ixè per Agorà (Raitre).

David Cameron, un premier finito Si dimette: "Serve un uomo nuovo" Chi lo sostituirà

Cameron, premier finito: "Mi dimetto, rispetto il popolo"



Chi esce demolito dalla vittoria del "sì" alla Brexit, oltre all'Unione europea, è il premier David Cameron, che ha immediatamente annunciato le sue dimissioni. Fu proprio Cameron ad indire il referendum con il quale il Regno Unito ha deciso di abbandonare la Ue, e fu proprio lui, soltanto una settimana fa, a spingere con toni drammatici per il "remain", per bocciare l'uscita insomma, sostenendo che in caso contrario, quello che poi è puntualmente accaduto, sarebbe stato "un disastro". Una sconfitta totale, per Cameron, il cui erede potrebbe essere (clamorosamente) quel Boris Johnson portabandiera del "leave" nonché ex sindaco di Londra sconfitto dal democratico Sadiq Khan, primo islamico alla guida della Capitale inglese.

Già prima dell'ufficialità della vittoria della Brexit, avevano iniziato a circolare le voci sulle possibili dimissioni di Cameron. Le voci, però, erano state improvvidamente smentite dal ministro degli Esteri britannico, Philip Hammond, il quale aveva spiegato: "Il Paese ha bisogno di  un senso di continuità e di stabilità e Cameron ha chiarito che  resterà". Pochi minuti dopo, invece, in una improvvisata conferenza stampa, il premier ha annunciato il passo indietro: "Ci dovrà essere un nuovo primo ministro eletto a ottobre".

Chi da subito ha cantato vittoria, invece, è Nigel Farage, leader dell'Ukip e del fronte pro-Brexit. All'inizio della notte, quando sondaggi ed opinion poll davano in vantaggio il "sì", si diceva che Farage fosse pronto alla resa. Con il passare delle ore, il ribaltone, l'addio a Bruxelles che lo spinge ad usare toni trionfalistici: "Ora potremmo cantare il nostro inno senza che Bruxelles ci dica che è sbagliato". E ancora: "È una vittoria della gente ordinaria, una vittoria della gente per bene. Abbiamo lottato contro le multinazionali, le grandi banche, le bugie, i grandi partiti, la corruzione e l'inganno". Ovviamente, da parte di Farage è arrivata l'immediata richiesta di dimissioni di Cameron.

Anomalie nella dichiarazione dei redditi La lettera del Fisco vi rovinerà l'estate

"Anomalie nella dichiarazione dei redditi": la lettera dell'Agenzia delle Entrate che vi rovinerà l'estate



ono 100mila le comunicazioni in arrivo nei prossimi giorni per informare i cittadini su possibili errori o dimenticanze nei redditi dichiarati per il 2012 e consentire loro di "correggere il tiro" dialogando con le Entrate. Lo annuncia una nota. Nelle lettere, che arriveranno via pec o via posta ordinaria, l'Agenzia delle Entrate spiega ai contribuenti che, dall'incrocio con i dati in Anagrafe tributaria, risultano delle somme non correttamente indicate nella dichiarazione relativa ai redditi dell'anno 2012. 

Chi troverà la comunicazione ha due strade: se ritiene di avere le carte in regola potrà mettersi in contatto con l'Agenzia ed evitare che l'anomalia si traduca in futuro in un avviso di accertamento vero e proprio. Se invece ha ragione il Fisco, il contribuente potrà regolarizzare in maniera agevolata la propria posizione con le sanzioni ridotte previste dal nuovo ravvedimento operoso. Nel segno della nuova stagione, improntata a dialogo e trasparenza, il Fisco punta così a intensificare la collaborazione con il cittadino, mettendo a sua disposizione i dati che lo riguardano e condividendo con lui eventuali anomalie che emergono dall'incrocio delle informazioni a sistema. Questa nuova tornata di invii, che si fermerà per la pausa estiva per poi riprendere a settembre, riguarda i contribuenti persone fisiche, tra cui i titolari di partita Iva.

A rientrare in questa tornata di comunicazioni sono anomalie relative ad alcuni redditi, che, dai dati in possesso dell'Agenzia, risulterebbero non dichiarati, in tutto o in parte, nella dichiarazione modello Unico o 730 presentata nel 2013 e non avrebbero quindi concorso alla formazione dell'imponibile. Errori o dimenticanze che, in passato, avrebbero subito fatto partire l'avviso di accertamento e che invece, con la nuova impostazione impressa ai controlli, vengono preventivamente sottoposti all'attenzione del contribuente. 

Le lettere saranno recapitate tramite posta ordinaria o, per i titolari di partita Iva, agli indirizzi di posta elettronica certificata (Pec) registrati nell'Indice Nazionale degli Indirizzi di Posta Elettronica Certificata (Ini-Pec), istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Il dettaglio di tutti gli elementi di anomalia riscontrati sarà invece disponibile all'interno del cassetto fiscale, nella nuova sezione L'Agenzia scrive, dedicata alle comunicazioni pro-compliance. Se il contribuente riconosce i rilievi evidenziati dall'Agenzia, può correggerli tramite il ravvedimento operoso, presentando una dichiarazione integrativa e versando le maggiori imposte dovute, i relativi interessi e le sanzioni correlate alla infedele dichiarazione in misura ridotta. Per effettuare il pagamento, occorre indicare nel modello F24 il codice atto riportato in alto a sinistra sulla comunicazione.

venerdì 24 giugno 2016

BREXIT? ABBIAMO SCHERZATO "Clamoroso, referendum cancellato": verso il golpe dell'euro-vergogna

"Clamoroso, referendum cancellato": Brexit, verso il golpe dell'euro-vergogna



Il referendum sulla Brexit? Abbiamo scherzato. Già, perché il voto del Regno Unito che ha sancito l'uscita dall'Unione Europea potrebbe essere disatteso. A fare il punto della situazione è Simon Tilford, vicedirettore del think-tank Centro per le riforme europee, il quale premette che ciò che è successo configura "una situazione disastrosa". Secondo Tilford, la recessione che interesserà la Gran Bretagna durerà anni, anche se "nessuno però può ancora valutarne la portata, ma comunque lascerà il Paese permanentemente più povero". Poi, un po' sornione, aggiunge: "Cosa succederà al Paese dipenderà dalla tipologia di accordo che la Gran Bretagna riuscirà a fare con l'Unione europea, sempre che uscirà davvero".

Ed eccoci, dunque, all'"abbiamo scherzato". Già, esiste ancora un cavillo per annullare tutto. Il voto sulla Brexit è soltanto consultivo: perché diventi efficace occorre infatti che il governo britannico chieda ufficialmente di uscire e che faccia scattare l'articolo del Trattato di Libsona. "Ma non è ancora detto che succeda - spiega Tilford -. Oltre il 70% del parlamento britannico è contrario ad un'uscita dall'Unione europea ed è proprio il parlamento che deve ratificare l'uscita. Esiste la concreta possibilità che non voti a favore dell'uscita e che possa essere convocato un referendum". L'esperto, insomma, parla di "concreta possibilità" di cancellare la consultazione democratica con un tratto di penna.

Cosa prevedono i trattati

Ma cosa prevedono, i trattati, in casi specifici come questo? Tutti gli Stati membri dell’Unione Europea hanno il diritto di abbandonarla, come ha deciso di fare la Gran Bretagna. Finora non era mai successo, anche se la Groenlandia, membro autonomo del Regno di Danimarca, ha lasciato la Comunità Economica Europea, il predecessore dell’Ue, nel 1985, dopo aver ottenuto l’autogoverno, in disaccordo con la regolamentazione Ue in materia di pesca e con il bando dei prodotti in pelle di foca. Anche l’Algeria è uscita nel 1962, dopo essersi liberata dal dominio coloniale francese. Nel 1975 il Regno Unito tenne un altro referendum per decidere se ritirarsi dalla Cee, in cui era entrata due anni prima sotto il governo Tory guidato da Edward Heath: allora vinse il fronte del ’Remain’.

A regolare la materia è l’articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea, una delle due parti del Trattato di Lisbona del 2007, quello che ha creato l’Ue, sostituendo il trattato costituzionale bocciato dagli elettori francesi e olandesi nel 2005. "Qualsiasi Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione", recita il primo comma. "Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio Europeo (la cui riunione è prevista il 28 e 29 giugno a Bruxelles, appositamente rinviata per fare in modo di tenerlo dopo il referendum britannico, ndr). Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio Europeo, l’Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l’Ue".

"L’accordo - prevede ancora il trattato - è concluso a nome dell’Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata, previa approvazione al Parlamento Europeo. I trattati cessano di essere applicabili allo Stato interessato a decorrere dalla data di entrata in vigore dell’accordo di recesso o, in mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica, salvo che il Consiglio Europeo, d’intesa con lo Stato membro interessato, decida all’unanimità di prorogare tale termine".

I due anni valgono come limite per stabilire le modalità di recesso dall’Ue, e non per rinegoziare i rapporti con l’Unione, cosa questa che potrebbe richiedere anni (le stime variano da cinque fino a nove-dieci). Naturalmente, lo Stato che recede "non partecipa né alle deliberazioni né alle decisioni del Consiglio Europeo e del Consiglio che lo riguardano".

La secessione dall’Ue è definitiva, tanto che, se lo Stato ex Ue dovesse decidere di aderire di nuovo, dovrebbe ripercorrere tutta la procedura prevista dall’articolo 49: il Paese fa domanda, il Parlamento Europeo e i Parlamenti nazionali dell’Ue ne vengono informati; lo Stato trasmette domanda al Consiglio, "che si pronuncia all’unanimità, previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento Europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono". L’accordo di adesione deve poi essere ratificato da tutti gli Stati membri, secondo le rispettive norme costituzionali.

Marcianise (Ce): Antonio Golino: Avviata la "rivoluzione dolce per il cambiamento"

Marcianise (Ce): Antonio Golino: Avviata la "rivoluzione dolce per il cambiamento"


di Gaetano Daniele



Antonio Golino
Consigliere comunale 

Dopo una campagna elettorale lunga ed impegnativa la squadra capitanata da Antonello Velardi ha ottenuto il più ampio consenso da parte dell'elettorato Marcianisano, che in tal modo ha ampiamente confermato e rafforzato al Ballottaggio del 19 Giugno scorso la volontà di cambiamento già espressa al primo turno (5 Giugno) arrivando ad esprimere con ben 12.007 preferenze (61,6%).

Ora abbiamo il tempo di cambiare le cose e le cose cambieranno. E' per me un onore poter servire insieme alla nuova compagine istituzionale, la mia Città, Marcianise, ed i miei concittadini, e riuscire così a realizzare, passo dopo passo, l'ambizioso programma politico del Sindaco Antonello Velardi. Soffermandomi in particolar modo sulla rivoluzione delle problematiche che da anni, purtroppo, attanagliano il commercio Marcianisano e tutte le attività che ruotano attorno ad esso. Così Antonio Golino della Lista Civica Orgoglio Marcianise ai nostri microfoni. E nota: bisogna ripartire dalla riorganizzazione dei servizi al cittadino forniti dall'Ente Comune attraverso un'opera di semplificazione e, soprattutto, di trasparenza dell'agire della Pubblica Amministrazione attraverso l'istituzione di uno sportello unico integrato in grado di raccogliere le legittime istanze delle piccole e medie imprese, e di fornire loro risposte esaurienti ed in tempi brevi a seguito di un'istruttoria completa di ciascuna singola pratica. Bisogna che l'amministrazione - aggiunge Golino - si interfacci col mondo economico Marcianisano nell'ottica di "camminare insieme" verso la realizzazione del bene comune; dello sviluppo della città, promuovendo in tal modo il circolo virtuoso tra legalità e benessere. 

Ritengo altresì - conclude Antonio Golino - che un'importante componente di tale benessere sia rappresentata dal mondo dell'associazionismo che, seppur presente in modo capillare sul nostro territorio come espressione della voglia di fare e dell'impegno di tanti concittadini, non ha sin'ora mai beneficiato di una vera e propria forma di coordinamento con l'amministrazione comunale, a volte abbandonato a se stesso, e non riuscendo pertanto ad esprimere appieno tutto il proprio potenziale. Le Associazione di Marcianise invece, meritano di essere ascoltate ed incentivate attraverso il patrocinio del Comune all'interno di un programma politico di rilancio della cultura Marcianisana, inteso come rilancio dei beni culturali, dell'arte in tutte le sue forme, della enogastronomia tipica, allo Sport locale. Questo e molto altro ancora c'è da fare per la nostra Città e ciò presuppone l'impegno e lo sforzo congiunto di tutti noi, insieme al Sindaco Velardi, perchè Marcianise è una Città che merita di essere amata e noi amiamo Marcianise!

VECCHIO CONTINENTE ADDIO Effetto-domino, l'Europa è spacciata? Le 32 bombe che la cancelleranno

Effetto-domino, l'Europa è spacciata? 



Uscita la Gran Bretagna, ora l'Ue teme l'effetto domino. L'European Council on Foreign Relations, riporta Repubblica, conta fino a 32 possibili referendum che potrebbero essere richiesti o convocati da non meno di 45 partiti o movimenti sparsi in tutta Europa. 

Mentre Marine Le Pen annuncia di voler fare lo stesso referendum in Francia, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ancor prima di conoscere il risultato di Brexit minaccia di indire un referendum in Turchia per chiedere al popolo se bisogna continuare o meno i negoziati di adesione alla Ue. In altri Paesi, dall'Olanda alla Svezia alla Danimarca, i movimenti populisti hanno già cominciato ad agitarsi per chiedere consultazioni popolari. In Grecia e in Portogallo c'è chi vorrebbe un referendum contro l'austerity di bilancio.

Ma non solo. C'è pure il pericolo che Polonia e Ungheria che hanno aperto con Bruxelles contenziosi di principio sulla legittimità democratica delle riforme che vogliono imporre nei rispettivi Paesi, comincino a ricattare l'Europa - come ha fatto Cameron - chiedendo di non essere vincolati a questo o quel principio della Carta europea dei valori.