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martedì 14 giugno 2016

Dramma Hollywood: ricordate il pupazzo Alf? Lotta tra la vita e la morte / Foto

In coma l'attore che in tv interpretava il pupazzo Alf



Chi ha più di trenta-trentacinque anni se lo ricorda Alf, il pupazzo-alieno che negli anni '80 e nei primissimi '90 era presenza fissa tra i telefilm dati in tv. Un alieno ironico e simpatico. Negli Usa fu un successo enorme, da noi un po' meno. Sono passati circa 25 anni dagli ultimi suoi passaggi in tv e dagli Stati Uniti arriva la notizia che Alf lotta tra la vita e la morte. No, non il pupazzo, ma l'attore che per anni gli ha dato vita stando al suo interno: il nano ungherese Mihali Meszaros. Alto 83 centimetri, Mihali, che oggi ha 76 anni, è stato trovato privo di conoscenza nel bagno della sua abitazione di Los Angeles. Ora è in coma. Già otto anni fa aveva avuto problemi di salute, quando era stato vittima di un ictus.

Salvatore Parolisi, ora è davvero finita: la condanna-mazzata in Cassazione

Parolisi, ora è finita: la condanna-mazzata in Cassazione



È stata confermata in Cassazione la condanna a 20 anni di reclusione per Salvatore Parolisi per l’omicidio della moglie Melania Rea. Gli avvocati avevano fatto ricorso in Cassazione per la seconda volta, dopo che gli ermellini avevano già in parte annullato la prima condanna di secondo grado escludendo l’aggravante della crudeltà. Il secondo grado bis era stato poi celebrato a Perugia nel maggio dello scorso anno ed era terminato con la condanna a 20 anni di reclusione, che adesso diventa definitiva.

È il 18 aprile 2011 quando Melania Rea, 29 anni, scompare sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dove è andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, Salvatore, militare del 235esimo Reggimento Piceno, e alla loro bambina di 18 mesi. Secondo quanto verrà riferito da Parolisi, l’unico in grado di confermare questa circostanza, la donna si sarebbe allontanata per andare in bagno in uno chalet. Nessuno però, si apprenderà in seguito, l’ha mai vista entrare.

È lo stesso marito di Melania, trascorsi una ventina di minuti, a dare l’allarme: Parolisi chiama i soccorsi e fa scattare le ricerche. Il corpo della donna viene scoperto due giorni dopo, il 20 aprile, in seguito alla telefonata anonima di un uomo che, intorno alle 14.30-15.00, avverte il 113 da una cabina telefonica pubblica del centro di Teramo ma che non verrà mai rintracciato. La salma di Melania viene ritrovata in un bosco di Ripe di Civitella, nel teramano, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco, poco lontano dalla località chiamata Casermette, dove si svolgono esercitazioni militari di tiro. Presenta ferite di arma da taglio e una siringa conficcata sul suo corpo.

L’autopsia, eseguita dal medico Adriano Tagliabracci, appurerà che Melania è stata uccisa con 35 coltellate, ma non vengono trovati segni di strangolamento e nemmeno di violenza sessuale. Accanto al corpo di Melania viene trovato il suo cellulare con la batteria scarica. Poi viene ritrovata anche un’altra sim card. Il segnale del cellulare sarebbe stato attivo fino alle 19 circa. Poi, non si hanno più segnali. Parolisi non viene da subito iscritto nel registro degli indagati. L’avviso di garanzia gli viene notificato il 29 giugno 2012, a più di due mesi dall’omicidio della moglie Melania.

L’arresto arriva invece quasi un mese dopo: a chiederlo il procuratore di Ascoli Piceno Michele Renzo e il sostituto Umberto Monti. A disporlo il gip Carlo Cavaresi, che il 19 luglio lo fa arrestare. Per il primo giudice che lo spedisce dietro le sbarre, Parolisi avrebbe ucciso la moglie Melania Rea a causa della situazione che si era creata con l’amante, la soldatessa Ludovica Perrone. La misura cautelare in carcere verrà confermata dalla Corte di Cassazione il 28 novembre del 2011: a 7 mesi dal delitto la prima sezione penale della Suprema Corte respinge il ricorso presentato dalla difesa del caporal maggiore che chiedeva di ribaltare l’ordinanza del Tribunale del Riesame ell’Aquila. Giudicato con rito abbreviato, concesso il 12 marzo del 2012 dal giudice Marina Tommolini, Parolisi viene condannato all’ergastolo il 26 ottobre del 2012.

Il caporalmaggiore dell’Esercito viene condannato al massimo della pena, con isolamento diurno, per l’omicidio della moglie dal gup Marina Tommolini. A Parolisi il Gup commina anche tutte le sanzioni accessorie, compresa la perdita della patria potestà genitoriale, stabilendo inoltre il pagamento di una provvisionale di un milione a favore della figlia Vittoria e di 500mila euro per i genitori di Melania. Il 30 settembre 2013 arriva la sentenza di secondo grado: Parolisi viene condannato a 30 anni dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila per l’omicidio della moglie Melania Rea.

Nel ricorso presentato dai suoi legali Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, insieme anche al noto penalista Titta Madia, la difesa di Parolisi chiede alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza di condanna. Il 10 febbraio 2015 la Cassazione annulla l’aggravante della crudeltà nei confronti di Salvatore Parolisi. Quindi il secondo grado bis, celebrato a Perugia nel maggio dello scorso anno, terminato con la condanna a 20 anni di reclusione, che adesso diventa definitiva.

L'Italia gode, un esordio da sogno Giak-Pellè, Belgio KO

L'Italia gode, un esordio da sogno. Giak-Pellè, Belgio KO



Meglio di così non poteva iniziare. L'Italia batte il Belgio 2-0 all'esordio ad Euro 2016. Un trionfo, a Lione. Anzi, un tripudio. I ragazzi di Antonio Conte hanno piegato l'osso più duro del girone, battuto con grande merito. Un ottimo primo tempo con il gol di Giaccherini che ci porta in vantaggio, nella ripresa il raddoppio di Pellè, che si fa perdonare un paio di errori di troppo. Il 2-0 arriva dopo lunghi minuti di sofferenza, in cui il Belgio - la squadra numero 1 nel ranking Uefa, bene ricordarlo - ci aveva messo alle corde, più sul piano del gioco che su quelle dello occasioni (Lukaku prima e Origi poi, però, hanno fatto tremare il Belpaese, ma la palla non è finita in rete). Una grande Italia, una grande difesa e anche un grande attacco, quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: azzurri cinici e spietati, anche se le reti non sono arrivate nelle uniche occasioni da gol che abbiamo avuto.

Tra i migliori in campo sicuramente Giaccherini, autore del gol e di grandiose sgroppate sulla fascia. Poi un Leonardo Bonucci assolutamente monumentale, sempre puntuale in difesa: una diga, un combattente che finisce la partita con i crampi, è lui il migliore in campo. Bene anche Chiellini. Tra chi delude, almeno un poco, ecco Darmian, un De Rossi apparso stanco ed Eder. Al posto dell'interista, al 75esimo è entrato Ciro Immobile, che ha subito dimostrato di avere un'altra marcia: ha sfiorato la rete con un missile da fuori area e ha corso per cinque. Un messaggio chiarissimo, quello di Ciro, a mister Conte.

Poi le reti, entrambe meravigliose. La prima al 32esimo del primo tempo, di Giaccherini: stop alla Ronaldinho a tu per tu con Courtois, infilato di destro. Ma occhio al lancio, da Becknbauer, o Pirlo fate voi: una precisione millimetrica. Lancio di chi? Sempre lui: l'immenso Bonucci. Il raddoppio nella ripresa, nel momento più duro della partita, così come solo le grandi squadre sanno fare. Dopo l'ennesimo contropiede - che bello, vedere l'Italia correre in contropiede - Candreva s'inventa un assist per Pellè: la punta tira al volo, una botta precisissima che s'insacca in rete. Triplice fischio. L'Italia in festa. Forse nessuno si aspettava un esordio del genere. Buona la prima, anzi buonissima: siamo primi nel girone a tre punti, a quota un punto Svezia e Irlanda, che hanno pareggiato nel pomeriggio. Ma soprattutto lo spauracchio-Belgio è a zero. Già, lo abbiamo battuto. Sul campo. Senza appello.

lunedì 13 giugno 2016

Pubblicate le lettere di Enzo Tortora: l'accusa pesante ai vip della televisione

Pubblicate le lettere dal carcere di Tortora: la frase sui colleghi che sconvolge tutti 



Sette mesi lunghissimi, infiniti, che travolsero la vita di Enzo Tortora. Dal giorno dell’arresto, il 23 giugno del 1983 fino al gennaio del 1984 il noto presentatore televisivo, accusato di avere legami con la camorra, cominciò a scrivere una serie di lettere alla sua compagna Francesca Scopelliti che oggi vengono pubblicate nel libro “Lettere a Francesca”. Sono lettere - scrive Repubblica - inedite da cui trapela tutta l’umanità di Tortora. “Guarda per me il mare”, le scriveva e ancora: “Ci si sente umiliati fino al midollo”.  Nelle lettere c’è tutta la rabbia, lo sgomento e anche il dolore fisico per la grossa ingiustizia che ha subito dalla giustizia italiana. Tortora non si dà pace. "La lotta fra me, innocente, e l'accusa, impegnatissima a dover dimostrare il contrario (un altro aspetto di questa farsa italiana), durerà a lungo" scrive. "Non hanno niente in mano" e poi l'accusa ai magistrati "Solo tre categorie di persone (ho scoperto) non rispondono dei loro crimini: i bambini, i pazzi e i magistrati".

Le condizioni tremende - Scrive frasi come: “Sto pensando di chiedere il cambio di cittadinanza, questo Paese non  è più il mio)”. E non risparmia la sua rabbia verso i colleghi, quelli che in teoria avrebbero dovuto dargli sostegno: "Non mi parlare della Rai, della stampa, del giornalismo italiano. E' merda pura". C’è molta dell’umanità di Tortora. Lui chiama Francesca “mio caro amore”, oppure: “Cicciotta”. Poi descrive le condizioni aberranti del carcere: "Ci pigiano in sette in pochi metri", "Chissà perché si dice 'al fresco' io muoio di caldo in cella". Sei al cesso, un buco apposito consente loro di vederti".

Giada, l'italiana che andrà a Miss Mondo

Miss Italia Mondo 2016: la bellezza è la calabrese Giada Tropea



Calabrese, 17 anni, 175 centimetri di altezza, occhi e capelli castani. È Giada Tropea la bellezza mediterranea che rappresenterà l'Italia a Miss World, il più antico e prestigioso concorso di bellezza del pianeta. Originaria di Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro, Giada Tropea, è stata eletta a Gallipoli sul palco del Teatro Italia. La serata è stata condotta da Paolo Ruffini, affiancato dalla bellissima Claudia Russo, Miss Mondo Italia 2008. “Dedico questa vittoria alla mia famiglia, che mi è sempre stata vicina, che ha sempre creduto in me e che mi ha supportata ovunque e comunque”, sono state le prime parole pronunciate dalla nuova Miss Mondo Italia 2016, che ha ereditato la fascia da Greta Galassi. Dopo le passerelle, Giada ha altri piani per il suo futuro: “Ora studio al liceo scientifico. Poi vorrei fare la facoltà di Medicina, specializzandomi in Neurologia: il cervello e il suo funzionamento mi hanno sempre affascinato”.

Socci, il sospetto su Cav e Ratzinger Sono vittime dello stesso complotto

Socci, il sospetto terrificante: complotto contro Cav e Ratzinger


di Antonio Socci



Robert Spaemann e Josef Seifert, due filosofi cattolici, amici e collaboratori di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, demoliscono l'Amoris laetitia (e il pensiero) di Bergoglio. Il cardinale Mueller definisce «eretica» l'affermazione di «uno dei più stretti consiglieri» di Bergoglio. Mentre il catto-conservatore americano George Weigel, che sta con Bergoglio, se la prende con Benedetto XVI perché è ancora «papa emerito», mentre - secondo lui - doveva tornare semplicemente vescovo.

Sono fatti di questi giorni. Nella Chiesa è in corso un terremoto. Ma per capirlo bisogna partire dagli antefatti. Non era mai accaduto, in 2000 anni, che un papa iniziasse il suo pontificato dicendo: «Pregate per me perché io non fugga per paura davanti ai lupi».

Per un curioso caso proprio quel papa, senza alcun grosso motivo dichiarato, poi «rinuncia» al ministero (il diritto canonico lo ammette, ma per gravissimi motivi).

Tuttavia decide - primo nella storia - di essere «papa emerito», dicendo nel suo ultimo discorso: «La mia decisione di rinunciare all' esercizio attivo del ministero, non revoca questo».

Fu vera rinuncia? Nel febbraio del 2014 pubblicai su Libero un' inchiesta su questa domanda e sulle cause di quella vicenda misteriosa, anche perché era evidente che Ratzinger non aveva problemi di salute.

Un vaticanista andò a disturbarlo. E alla domanda sul perché era rimasto papa emerito (invece di tornare vescovo), si sentì rispondere: «Il mantenimento dell' abito bianco e del nome Benedetto è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c' erano a disposizione altri vestiti».

La veste misteriosa - Una raffinata e ironica elusione della domanda: come si poteva credere che, invece di tornare vescovo (come di prassi), Benedetto fosse rimasto papa per motivi sartoriali? In tutto il Vaticano non c' era una tonaca nera? Una tale risposta faceva capire che, in quel momento, il papa non poteva ancora parlare e c' era un mistero. Solo ora, dopo tre anni, i veli finalmente si stanno squarciando.

Il 21 maggio scorso infatti mons. Georg Gaenswein, segretario di Ratzinger, ha tenuto un' esplosiva conferenza dove ha ribaltato la «tesi sartoriale», rivelando che dal 2013 c' è un «ministero (petrino) allargato. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca. Per questo l' appellativo corretto con il quale rivolgerglisi ancora oggi è "Santità". Egli non ha abbandonato l' ufficio di Pietro, egli ha invece rinnovato quest' ufficio». Inoltre siamo in «una sorta di stato d' eccezione» e quello di Benedetto è un «pontificato d' eccezione». Il fulmine di quel giorno su San Pietro? «Di rado il cosmo ha accompagnato in modo più drammatico una svolta storica». Gaenswein ha pure spiegato che Benedetto non si è dimesso per la vicenda Vatileaks: «Quello scandalo era troppo piccolo per una cosa del genere e tanto piú grande il ben ponderato passo di millenaria portata storica che Benedetto XVI ha compiuto». Dunque tutt' altro che un banale andare in pensione con la veste bianca perché era nell' armadio. Oggi si scopre che si tratta di un «passo di millenaria portata storica» in cui Benedetto «non ha affatto abbandonato questo ministero».

Il terremoto in corso nella Chiesa ruota attorno a questi eventi. Ma va letto all' interno di un complicato scontro geopolitico e ideologico planetario.

In esso c'è anche la chiave per capire i fatti politici degli ultimi anni: l' egemonia tedesca della Ue che ha terremotato la nostra economia; la defenestrazione di Berlusconi del 2011 e l' arrivo di Monti e Renzi; la criminalizzazione e l' isolamento di Putin; il tumulto per la Brexit (forse pure il crollo del prezzo del petrolio).

L'alleanza proibita - I contorni di questa guerra non convenzionale emergono ora grazie al tramonto di Obama, all' irrompere dei cosiddetti «populismi» che in Europa sono nati per reazione alla Ue tecnocratica (tedesca) e grazie al terremoto rappresentato dal successo di Trump, un corpo estraneo per la Casta americana, fatta di Democratici, di Wall Street e (alcuni) Repubblicani.

In sintesi l' obiettivo strategico della Casta americana - rappresentata da Obama e dalla Clinton - è impedire che si saldi la storica alleanza fra Europa e Russia che farebbe la fortuna di entrambe: la prima ha un' enorme potenza tecnologica e industriale, la seconda è un immenso scrigno di risorse naturali. Una tale alleanza euro-asiatica, di 800 milioni di persone unite da una storia che affonda le sue radici nel cristianesimo (fortemente riscoperto nella Russia di Putin), diventerebbe inevitabilmente interlocutrice della Cina (il più grande mercato del pianeta) e produrrebbe di fatto un mondo multipolare.

Gli Usa hanno cercato di far saltare questa prospettiva anzitutto destabilizzando alcuni paesi ex sovietici, in particolare l' Ucraina, sostenendo lì regimi antirussi. Poi costringendo l' Europa a imporre sanzioni economiche alla Russia per isolare Putin (sanzioni che all' Italia costano tantissimo). Infine cercando addirittura di allargare la Nato fino ai Paesi baltici, con strategie aggressive e provocatorie (come le esercitazioni militari Anaconda 2016 di questi giorni). Lo scopo è creare un corridoio che dall' Europa occidentale arriva fino all' Asia (l' Ucraina è fondamentale).

Questa strategia americana presuppone però un' Europa unificata sotto la Germania, come tecnocrazia, e sotto un' ideologia «liberal» (ovvero laicista), per isolare Putin. Per conseguire tale obiettivo dovevano essere spazzati via i soggetti estranei a questo progetto. Per esempio - in Italia - quel Berlusconi che prendeva le distanze dalla tecnocrazia Ue e propagandava l' amicizia e l' alleanza con Putin. Silurato.

Ieri il «populista» Nigel Farage ha fatto la «vera storia d' Europa» di questi anni in una mirabolante intervista al Corriere della Sera dove spiega come siamo diventati «una colonia tedesca». Ma uno degli intoppi per questo progetto era rappresentato anche dalla Chiesa di Benedetto XVI. Paradossalmente il papa tedesco era un ostacolo per una Ue a guida tedesca, sotto l' egemonia «liberal» obamiana.

Fu prospettato a Benedetto XVI di accettare una «riunificazione ecumenica» con i protestanti del Nord Europa e del Nord America per dar vita a una sorta di «religione comune dell' Occidente». Per la Chiesa Cattolica significava sciogliersi nel minestrone del pensiero unico «politically correct». 

Diventando un irrilevante museo folk in un' Europa «multiculturale». A questa «dittatura del relativismo» Benedetto XVI disse no. Rispose: finché ci sono io non accadrà. Il «caso» volle che dopo un po' sentì venir meno il vigore e fu costretto a rinunciare all'«esercizio attivo» del ministero petrino (rinuncia a metà?).

Dentro la Chiesa - ha spiegato Gaenswein - era in corso un «drammatico scontro» fra la fazione progressista e quanti seguivano Ratzinger nella sua lotta contro «la dittatura del relativismo». I progressisti persero al Conclave del 2005, ma, dopo la rinuncia, vinsero nel 2013.

Religione imperiale - Ora papa Bergoglio ha fatto sua l' Agenda Obama. Il 18 maggio, a Washington, al Catholic-Evangelical Leadership Summit, Obama ha affermato che le chiese devono lasciar perdere i «temi divisivi» come aborto e matrimoni gay e dedicarsi al problema della povertà. L' Impero vuole una Chiesa «assistente sociale» che consola i perdenti nell' ospedale da campo dei poteri forti, ma non disturba i manovratori.

La candidata Hillary Clinton un anno fa, a un convegno di femministe abortiste, ha addirittura affermato: «I codici culturali profondamente radicati, le credenze religiose e i pregiudizi strutturali devono essere modificati».

Le chiese dunque devono arrendersi al laicismo «liberal» dell' Impero. Di fatto Bergoglio ha abbandonato i «principi non negoziabili». E ora lui, da sempre in ottimi rapporti con i protestanti americani, si prepara al viaggio del 31 ottobre in Svezia per celebrare Lutero e «ricucire» a 500 anni esatti dallo scisma. Prove di nuova religione imperiale?

Occhio, arriva la bomba di caldo africano Massime fino a 42 gradi: dove e quando

Meteo, arriva la bomba di caldo: fino a 42 gradi in Sicilia



Estate sì, estate no. Poche volte l'arrivo della bella stagione è stato incerto come quest'anno. E non solo in Italia, visto che nelle scorse settimane il maltempo ha investito ripetutamente diverse zone d'Europa. Ora, però, l'estate sembra irrompere a tutta a birra, almeno nella parte centro-meridionale della nostra Penisola. A partire dalla giornata di mercoledì, infatti, l'anticiclone africano risalirà prepotentemente lo Stivale, interessando Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia, Abruzzo e Molise in modo particolare. Così, mentre al Nord ancora la settimana che si è appena aperta proseguirà all'insegna dell'instabilità, nel meridione le temperature cresceranno esponenzialmente: Già nella giornata di mercoledì si registreranno massime comprese tra i 30 e i 34 gradi e nei giorni successivi si toccheranno picchi di 35-38 gradi. Ma il culmine di questa prima vera ondata di caldo africano lo si toccherà nel fine settimana nelle zone interne della Sicilia, dove si registreranno fino a 40-42 gradi di massima. Temperature in lieve rialzo anche al Nord, con massime tra i 25 e i 27 gradi ma con un tempo comunque ancora all'insegna della instabilità.