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lunedì 6 giugno 2016

"Risparmiatori ingannati, ho le prove" E la Gabanelli chiede al big di dimettersi

Milena Gabanelli: risparmiatori ingannati dalla banche. Vegas si dimetta subito



"O è in grado di produrre la smentita a questa lettera a lei indirizzata (protocollo numero 11038690) o credo che responsabilmente lei debba dimettersi". Milena Gabanelli ha chiesto in diretta durante la puntata di Report su Rai 3 di domenica 5 giugno le dimissioni del presidente della Consob, Giuseppe Vegas.

Durante il programma è stato mostrato un documento della divisione emittenti della Consob che risale al 3 maggio 2011 e che riguarda i prospetti informativi delle offerte pubbliche di vendita e sottoscrizione o di scambio di strumenti finanziari non-equity. Nella lettera la Consob invita gli enti emittenti a non inserire le informazioni sugli scenari di probabilità nel prospetto degli strumenti finanziari come le obbligazioni che le banche hanno venduto alla clientela, e si citano tra questi anche la Banca Popolare di Vicenza.

Vegas, sostiene la Gabanelli, "ha violato la regola Consob che prevede di raccomandare alle banche l'utilizzo di uno strumento che al risparmiatore dice: acquistando per esempio queste obbligazioni hai il 62% di probabilità di perdere metà del tuo capitale. Certo, è una probabilità, non è scritta nella pietra, ma è uno strumento utilissimo per il risparmiatore. Perché non è stato utilizzato nel corso di tutti questi anni dove Vegas si è sempre difeso dicendo: ma non sono mica stato io a vietarlo, è l'Europa che non lo vuole e comunque è uno strumento ingannevole. Allora, di sicuro in questi casi a essere stati ingannati", ha continuato la Gabanelli, "sono stati i risparmiatori, che invece la Consob deve tutelare". Anzi, "l'Europa invita ogni Paese a fare del proprio meglio per dare le informazioni chiare. E allora chi ha preso l’iniziativa di far sparire lo strumento che le informazioni chiare le dava? Vegas stesso. E la prova è in questa lettera datata Roma 3 maggio 2011".

Renzi flop dà la colpa ai candidati Poi attacca il vero nemico: chi è

Renzi: "I flop Pd sono colpa dei candidati". Poi attacca la Lega



Matteo Renzi in fuga, nella conferenza stampa sul voto alle amministrative. Il premier e segretario del Pd si presenta con un po' di ritardo in diretta tv, bruciato sul tempo sia da Giorgia Meloni sia da Matteo Salvini. E parte parlando non del Pd, ma degli altri partiti: da Forza Italia (che, dice "va bene a Milano ma malissimo altrove"), dai 5 Stelle ("bene a Roma e Torino ma non sfondano da nessuna altra parte"), dalla Lega ("Se Salvini è contento per aver preso il 2,7% a Roma, gli faccio tanti auguri. Se poi consideriamo che a Milano Forza Italia ha preso il doppio della Lega..."). E solo in fondo arriva al suo di partito, per dire che "non siamo andati bene, perchè noi siamo una squadra a cui piace vincere dappertutto e sempre e se non lo facciamo, diciamo che non va bene". Quindi, scarica le responsabilità dei flop ai candidati ("Alle amministrative il risultato dipende dal singolo candidato" e stigmatizza il "caso Napoli" dove anticipa una soluzione commissariale dopo le due sconfitte del 2011 e 2016.Poi sibila: non dimenticate che, anche dove non abbiamo vinto al primo turno, i nostri candidati hanno preso intorno, ma spesso di più, del 40%". 

Renzi nero, riunione segreta del Pd La frase disperata. Cosa succede

Renzi tesissimo, riunione segreta del Pd: la frase disperata. Cosa succede adesso



Questa volta Matteo Renzi è davvero "preoccupato". Seduto al tavolo nella sua stanza a Largo del Nazareno, riporta Repubblica in un retroscena, il presidente del Consiglio, ai suoi fedelissimi, esprime tutta la sua "preoccupazione". Non se lo aspettavano, sono scioccati. Gli exit poll riservati di Palazzo Chigi non riportavano una così devastante avanzata dei 5 stelle.  

Ma i grillini avanzano. Volano a Roma, sfidano Piero Fassino a Torino. "Se facciamo 4 ballottaggi su 5 è un risultato su cui si può lavorare", aveva detto Renzi appena chiusi i seggi. Ma ora la situazione è "allarmante". Ora il presidente del Consiglio deve scegliere cosa fare: stare con Denis Verdini o ripristinare l'Ulivo? Difficile rispondere adesso. Il nemico non è più Silvio Berlusconi ma Beppe Grillo. Il clima al Largo del Nazareno è tesissimo. Ma non c'è tempo da perdere. Il Pd perderà facilmente Roma, rischia a Torino e Milano. Bisogna sfruttare al massimo queste due settimane prima del ballottaggio: Renzi avrebbe già in mente una campagna elettorale più aggressiva.  E soprattutto sarà costretto a sedersi al tavolo con Sel e Sinistra italiana. 

SILVIO TRAVOLTO Meloni e Salvini lo asfaltano Matteo verso la leadership?

Salvini e Meloni asfaltano Berlusconi Si apre la corsa alla leadership



"Berlusconi prenda atto che è unna stagione chiusa", parla Matteo Salvini subito dopo i risultati romani. Sicuramente, guaradando i numeri c'è stato un ribaltone nei rapporti di forza all'interno del centrodestra. In soldoni la situazione è questa: dove corre unita la coalizione va al ballottaggio. Giorgia Meloni  lo dice chiaramente che a Roma può cambiare la storia del centrodestra. Il verdetto uscito dalle urne è poco rassicurante per Forza Italia e quindi molto molto incoraggiante per Matteo Salvini.

La sfida delle Meloni - "Dove ci siamo noi possiamo vincere. E attacca: "Se a Roma non dovessimo farcela, sarò colpa della scelta suicida di Berlusconi". Giorgia Meloni ha vinto la battaglia contro Marchini e per un soffio ha perso il ballottaggio a favore di Giachetti. Meloni e Salvini non comandano ancora il centrodestra però assistono con soddisfazione alla crisi di Berlusconi. Ed è proprio alla leadereship che punta Matteo Salvini. Aspetta l'incoronazione ufficilae, magari certificata da primarie nazionali che Berlusconi ha sempre rifiutato. Non a caso continua a ripetere: "Se fossi in lui mi godrei i frutti del mio lavoro". Ovviamente, l'entuaiasmo c'è ma non è totale. Perché Meloni con il 20,7 èp stata superata da Giachetti e il 19 giugno al ballottaggio con la Raggi ci andrà il Pd.

Debora Serracchiani disperata: il suo drammatico appello dopo la botta

Debora Serracchiani disperata: il suo drammatico appello



Si appella al popolo della sinistra Debora Serracchiani. In una intervista a La Stampa la vice segretaria dem commenta i risultati elettorali di queste amministrative: "La sinistra che si candidava fuori dal Pd in quanto a risultati non ha raggiunto le previsioni dei pronostici, a Roma, Milano, Torino". Quindi, "auspichiamo che l'elettorato della sinistra si ritrovi nel programma di Roberto Giachetti, al di là delle dichiarazioni fatte finora. Bisognerebbe evitare ovunque che le divisioni facciano vincere populismi e anti-politica".

Gran Bretagna ormai fuori dall' Europa Scenario devastante anche per l'Italia

Gran Bretagna fuori dall'Europa. Ecco cosa succederà all'Italia


di Carlo Palenda



Valutiamo l'interesse nazionale italiano nei casi di permanenza o uscita del Regno Unito dall' Ue. Londra, in realtà, è già formalmente fuori dal Trattato di Maastricht (1992) da quando ha ottenuto, mesi fa, nuove condizioni di associazione all' Ue: rifiuto dell' integrazione politica e monetaria e limitazioni all' importazione di norme europee.

Negli anni '70 aderì alla Comunità europea per un doppio obiettivo: garantirsi l'accesso al mercato continentale e, in convergenza con l' interesse statunitense, impedire la formazione di un superstato europeo a conduzione franco-tedesca. Cameron continua questa strategia, ma ha trovato crescenti difficoltà nel contenere l' ondata uscitista nella sua area politica e a evitare il tracollo del Partito conservatore a favore dei sovranisti dell' Ukip, questi per altro non lepenisti con progetto di nazionalismo protezionista, ma portatori di buoni argomenti di sovranità democratica. Per questo ha tentato l' azzardo: indire un referendum con il triplice scopo di costringere l' Ue a concedere mani più libere, restandovi per mantenere il diritto di veto e contrastare l' uscitismo mostrando che Londra ha recuperato una sovranità sufficiente entro l' Ue stessa. Questa strategia ha già scosso l' architettura europea: le 10 nazioni non-euro della Ue potrebbero invocare la stessa relazione meno condizionante ottenuta da Cameron. I Paesi baltici ci stanno pensando. E ne hanno i motivi perché per loro è essenziale solo l' accesso al mercato europeo integrato mentre per il resto è più utile mantenere la sovranità monetaria ed essere meno dipendenti dalla Germania e più connessi all' America perché la prima è ricattabile dalla Russia mentre la seconda ha l' interesse di inglobare gli europei orientali e baltici dando loro una protezione credibile contro Mosca e, indirettamente, contro le pretese egemoniche di Berlino.

Cosa cambierebbe per l'Italia in base all' esito del referendum? Se Londra uscisse, sarebbe più facile per la Germania proporre un' Eurozona più integrata in base al "criterio tedesco", instaurando trattati di libero scambio con le nazioni non euro. Per l' Italia, in tale scenario, ci sarebbe lo svantaggio di non potersi liberare da un modello di rigore depressivo, ma anche il vantaggio che Berlino dovrebbe attutirlo per tenere l' Italia entro la sua area d' influenza. Inoltre l' America avrebbe solo l' Italia come alleato affidabile entro un' Europa ristretta e ciò produrrebbe sostegni e facilitazioni per Roma. Se Londra restasse, l' Italia manterrebbe gli svantaggi di cui soffre ora. Londra ostacolerebbe un' Eurozona più integrata e così Berlino potrebbe mantenere il potere di fatto sulle euroregole senza doverle flessibilizzare perché avrebbe un minore bisogno della convergenza italiana per mantenere la propria area d' influenza. E avrebbe la scusa del possibile no di Londra per evitare riduzioni di sovranità entro un' Eurozona più strutturata. Infatti, Merkel non ha avuto esitazioni nello spingere Bruxelles a concedere a Londra un' associazione molto lasca per farla restare dentro. In sintesi, l' interesse nazionale italiano sarebbe favorito in caso di Brexit. Anche perché Londra e Bruxelles dovrebbero creare un nuovo trattato di libero scambio, Berlino e Parigi dovrebbero trovare un nuovo modello per tenere insieme l' Europa e l' America non potrebbe evitare di sedersi al tavolo di un negoziato complessivo che, alla fine, produrrebbe un accordo economico per integrare i mercati europei, inglese e americano, eventualità di massimo vantaggio economico e geopolitico, nonché finanziario, per l' Italia. Se Londra resta, invece, mancherà la pressione per tale riconfigurazione del sistema atlantico e l' Italia rimarrà compressa entro un' Eurozona germanocentrica.

Probabilmente, in base ai sondaggi, Londra starà dentro e Roma perderà l'opportunità di una ricombinazione favorevole del sistema. Ma all' Italia resta l' opzione di spingere di più il trattato euroamericano di libero scambio, TTIP, per ottenere un sistema che tenga insieme europei, inglesi e nordamericani e che, via convergenza euro-dollaro, garantisca di fatto l'enorme debito italiano e riduca il potere della Germania nel sistema stesso. Tale possibilità è a rischio nel caso fosse eletto Trump e prevalessero i protezionismi in Europa, ma essendo interesse oggettivo per tutti è probabile che nel medio-lungo termine verrà realizzata. Roma dovrebbe essere più attiva in questa direzione vantaggiosa, che sarebbe anticipata in caso di Brexit.

L'ultima mossa di Draghi sui mutui Quanto costa comprar casa

Mutui, arriva il regalo di Mario Draghi. Quanto costerà comprare casa I tassi 


di Tobia De Stefano



È plausibile uno scenario di lungo periodo dove chiedere un mutuo a tasso fisso che costerà meno del 2%? E possiamo immaginare che buona parte dei variabili messi sul mercato restino sotto l' 1%? In entrambi i casi la risposta è sì. E una spinta decisiva verso questo nuovo Eldorado dei prestiti immobiliari l' ha fornita in settimana Mario Draghi. Quando ha ribadito che i tassi resteranno bassi ancora per un lungo periodo.

Cosa vuol dire? Che già oggi le migliori banche offrono prodotti intorno a quelle percentuali. Ma sono assolutamente delle eccezioni. Nei prossimi mesi potrebbero diventare la regola. «Siamo su livelli di tassi talmente bassi - spiega il direttore marketing di MutuiOnline, Roberto Anedda - che è difficile aspettarsi degli stravolgimenti. Ma le parole di Draghi confermano che la situazione resterà invariata per molto tempo e quindi sia l' Euribor sia l' Eurirs potrebbero calare ancora. Del resto con un orizzonte di basso costo del denaro di lungo periodo anche le banche avranno maggiori possibilità di tagliare gli spread e concorrenza per accaparrarsi la maggior parte della clientela».

Dalle tabelle si può vedere che già oggi i migliori variabili oscillano intorno all' 1%. Ma molto dipende dal loan to value, il rapporto tra l' importo del finanziamento e il valore della casa. Se chiediamo in prestito metà del costo dell' immobile (130mila euro su 260mila) a 30 anni vediamo che Hello Bank (la banca online di Bnl) ci concede il denaro all' 1%. Poi ci sono tutte le altre spese (200 euro di istruttoria, per esempio) e arriviamo a un Taeg (costo complessivo) dell' 1,09% (la rata è di 418,13 euro). E più o meno sullo stesso livello ci sono anche i prodotti offerti da Banca Dinamica, Webank e Cariparma.

Il problema è che al crescere del loan to value aumenta anche il costo del mutuo. Se per la stessa casa di prima (valore 260mila euro) chiediamo 182 mila euro di prestito, che rappresentano il 70% di loan to value, il discorso cambia e di molto. Perché i finanziamenti più a buon mercato, Banca Dinamica precede Webank e Iwbank, hanno un tasso variabile intorno all' 1,20% e un Taeg che non va sotto l' 1,26%.

E il fisso? «Negli ultimi mesi - continua Anedda - il variabile ha ripreso qualche punto, ma la tendenza al tasso fisso resta predominante. Del resto già oggi i migliori prodotti riescono ad andar sotto la soglia psicologica del 2%, appena un punto in più del variabile, e in futuro altri istituti potrebbero offrire mutui altrettanto allettanti».

Per esempio, alle stesse condizioni di cui sopra (casa da 260mila euro e prestito a 30 anni da 182mila) il miglior fisso lo offre Intesa Sanpaolo, ma non andiamo sotto un tasso del 2,40%. Basta però chiedere una cifra più bassa, 130mila euro, e accorciare la durata del prestito, 20 anni, per avere sempre con Intesa San Paolo un tasso fisso all' 1,80 che con le spese varie ci dà un Taeg del 2%.