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domenica 24 aprile 2016

Una tassa occulta ammazza-famiglie La chiedono i giudici: cosa aumenta

Una tassa occulta ammazza-famiglie. La richiesta dei giudici: i dettagli



Arriva dalla Corte dei conti l'ultima proposta che promette di svuotare i portafogli di tutti gli italiani, nessuno escluso. Secondo i giudici lo spostamento di circa l’8% della base imponibile con Iva agevolata al 10% verso l’aliquota ordinaria al 22% porterebbe al conseguimento di un maggior gettito di 5 miliardi a partire dal 2017. La simulazione è stata inserita in un documento proposto al Parlamento a proposito del Def: "L’Italia si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell’Iva sul Pil, - si legge nel documento - con un valore che non raggiunge il 6% e che è di circa 0,8 punti percentuali inferiore al valore della media UE-27. La quota di base imponibile assoggettata ad aliquota ordinaria (22%) è pari a circa il 57%, mentre quella assoggettata alle aliquote ridotte del 4% e del 10% (circa il 43%) è di gran lunga superiore al 25% sperimentato in media in Europa. Simili le divergenze dal lato delle aliquote: il nostro Paese si colloca all’undicesimo posto per livello di quella ordinaria (anche se al primo tra i maggiori paesi), mentre solo altri quattro paesi (Francia, Lussemburgo, Malta e Regno Unito) hanno aliquote cosiddette super-ridotte, inferiori cioè al 5%. In tale contesto, l’esigenza di innalzare il rendimento dell’Iva identifica un obiettivo strutturale della politica fiscale».

I motivi - L'ideale secondo la Corte dei conti sarebbe portare la base imponibile dell'Iva italiana alle proporzioni della media europea, ma la soluzione appare anche per i giudici troppo drastica e difficilmente praticabile. Per questo l'ipotesi percorribile sarebbe quella dell'aumento della tassa sui beni di consumo, che porterebbe quindi circa 5 miliardi di euro in più nelle casse dello Stato: "Tale risultato si conseguirebbe se circa l’8% della base imponibile su cui è applicata l’aliquota Iva del 10% fosse trasferita verso l’aliquota ordinaria del 22%; sia pure nell’ipotesi di un’incompleta traslazione a causa di un aumento del tasso d’evasione. Si può rilevare che l’impatto sul Pil reale sarebbe contenuto, con una flessione di un decimo di punto solo nel 2018. Limitato anche l’effetto sui prezzi, con una crescita del Def latore del Pil pari a 1 decimo di punto nel 2017 e 3 decimi nel 2018. In termini nominali il Pil aumenterebbe di circa un miliardo e mezzo nel 2017, oltre 5 miliardi sia nel 2018 sia nel 2019. L’indebitamento netto osserverebbe un miglioramento di 3 decimi di Pil nel triennio 2017 - 19, mentre il rapporto debito/Pil diminuirebbe di 1,2 punti nel 2019".

La mazzata - In questo modo la tassa sarebbe occulta e colpirebbe tutti consumatori, soprattutto le famiglie. Ma i giudici fiscali sostengono che gli italiani sarebbero colpiti in "misura limitata, mentre gli investimenti, dopo la contenuta flessione del biennio 2017 - 18, riuscirebbero a recuperare terreno soprattutto grazie al più basso livello di tassi d’interesse al netto dell’inflazione. Il livello dei prezzi, infine, esaurirebbe la propria accelerazione con la limitata impennata registrata nel 2018".

Le previsioni dei quattro sondaggisti Elezioni partito per partito: chi vince

La parola a quattro big dei sondaggi Elezioni partito per partito: chi vince



Parlano i sondaggisti. Esprimono il loro parere sulle amministrative di Roma e sui possibili vincitori. Non danno numeri, ma esprimono opinioni. Il quotidiano Il Tempo ha intervistato Klaus  Davi, Nicola Piepoli, Roberto Weber e Luigi Crespi.  Klaus Davi non ha dubbi:  Berlusconi è mal consigliato “qualcuno dovrebbe intervenire perché chi gli sta intorno lo sta rovinando”.  Davi si riferisce alla scelta di Bertolaso che “è una persona per bene ma non ha appeal”. Inoltre sostiene che Giorgia Meloni attirerebbe consensi anche a sinistra.  Dice inoltre che adesso Virginia Raggi è al massimo dei suoi consensi e che Giachetti “è sottostimato perché sta lavorando meglio rispetto a quanto pensassi”.  Piepoli ha un’opinione diversa:   per lui la scelta migliore sarebbe Marchini più Meloni. Quest’ultima però, spiega al quotidiano romano, da sola “non arriva al ballottaggio, deve appoggiarsi a qualcun altro.  Piepoli è molto scettico sulle prospettive di Bertolaso mentre per quanto riguarda gli altri candidati dice che “Virginia Raggi sicuramente conquisterà il ballottaggio. La vera partita è per il secondo posto. Roberto Giachetti è molto tonico in questo momento, sta facendo delle belle liste, con figure che la città sente vicine”.

Occhio a Giachetti - Il terzo sondaggista intervistato da Il Tempo è Roberto Weber che fa un’analisi molto diversa. Secondo lui Bertolaso che non fa presa sulla gente non “è imputabile a lui. Bisogna tener conto che Forza Italia sul territorio non funziona”. Molto più convinto sulla figura della Meloni che tuttavia, “con quattro candidati del centrodestra al ballottaggio passa sicuramente Giachetti”.  E ancora: se Berlusconi dovesse scegliere tra Marchini e Meloni “si verificherebbe un paradosso: al primo turno avrebbe più spinta Meloni mentre al ballottaggio sarebbe più competitivo Marchini perché trasversale”.  Molto interessante l’analisi di Crespi secondo cui “insistere su Bertolaso rilancia il ruolo di Berlusconi come decisore nel centrodestra, la scelta della Meloni su se stessa è invece perdente.  “La mia impressione – argomenta – è che lei (Meloni, ndr) voglia soltanto arrivare prima tra i quattro del centrodestra e Berlusconi avrebbe un solo modo per rovinarle l’obiettivo: appoggiare Marchini”.  Spiega che in passato Berlusconi lo avrebbe fatto. Poi, per quanto riguarda le singole campagne elettorale dice che dalla Meloni si sarebbe aspettato di più, che Bertolaso si sta “dimostrando indaguato. Marchini è come un ghepardo che aspetta di agguantare la preda al momento giusto. Quanto a Raggi, a parte qualche sbavatura, non sta facendo nulla di sbagliato. Giachetti  è l’uomo da tenere d’occhio. Partito male, sta dimostrando grinta e personalità”.

sabato 23 aprile 2016

Fondi pensione e Tfr, cambia tutto: dove andranno a finire i nostri soldi

Fondi pensione e Tfr, cambia tutto: dove andranno a finire i nostri soldi



Adesione obbligatoria ai fondi pensione e destinazione obbligata di almeno una parte del Tfr alle forme di previdenza complementare. Sono le principali novità, riporta Studio Cataldi ripreso da Adnkronos, della mini-riforma della previdenza integrativa allo studio del governo che dovrebbe arrivare con la prossima legge di stabilità.

"Il pacchetto di misure si muove su due fronti - si spiega - da un lato introdurre l'obbligatorietà dell'adesione ai fondi pensione, che sarebbero resi più convenienti grazie all'alleggerimento della tassazione (di circa 3-4 punti) e l'aumento della deducibilità fiscale dei versamenti; dall'altro rendere obbligatoria la destinazione di almeno una parte del Tfr alle forme di previdenza complementare".

Tra le altre opzioni allo studio dell'esecutivo per rendere più flessibile la legge Fornero, "la più quotata rimane quella del prestito pensionistico erogato dalle banche. Il lavoratore in sostanza potrebbe chiedere un anticipo che sarebbe dato dalle banche attraverso l'Inps, da restituire poi al raggiungimento del requisito di vecchiaia (sempre tramite l'istituto di previdenza) in piccole rate spalmate sull'assegno finale".

Migranti, l'ultima follia del governo: accoglieremo anche chi scappa dal caldo

Migranti, l'ultima follia italiana: il governo vuole accogliere anche chi scappa dal caldo


di Marco Gorra


Buon ultimo, è arrivato anche Paolo Gentiloni. «Non sono soltanto le guerre in Siria e Iraq ad avere un impatto sui flussi migratori», ha detto il ministro degli Esteri del governo italiano intervenendo ad un convegno organizzato dalla Bocconi di Milano, «ma anche l’aumento demografico mondiale e i cambiamenti climatici che in Africa causano siccità e carestie, che stanno colpendo, ad esempio l’Etiopia e il Mozambico». Quale sia dunque la linea del governo è chiaro: come l’essere in fuga da una zona di guerra garantisce lo status di rifugiato, allo stesso modo si dovrà accordare lo statuto giuridico ad hoc anche a quanti si trovino a scappare dalla siccità e dal riscaldamento globale. Tradotto con sintesi appena più brutale: porte aperte a chi fugge dal caldo. Fosse solo una fola partorita dal capo della nostra diplomazia, ci sarebbe da stare preoccupati il giusto. Il problema, però, è che il titolare della Farnesina giunge al supremo momento del salto sul carrozzone dei climate migrants quando ormai stanno finendo anche i posti in piedi.

Ultima moda - È infatti da qualche tempo ormai che quello dei migranti climatici è un tema di centrale attualità per cancellerie, istituzioni internazionali, terzo settore ed opinioni pubbliche di riferimento. Per dire, sono già passati sei anni da quando il tema si è imposto all’attenzione mondiale mediante passaggio allo chicchissimo Sundance film festival dell’ormai celebre documentario Climate refugees dello statunitense Michael Nash. Si è imposto talmente tanto, il tema dei rifugiati da global warming, che ormai non c’è consesso più o meno istituzionale che non lo abbia fatto in qualche modo proprio.

In prima linea non può che esserci l’Onu, il cui organismo dedicato ai rifugiati (Unhcr) avvisava già nel 2009 che «nel prossimo futuro i cambiamenti climatici diventeranno il maggior fattore di mobilità per le persone sia all’interno dei confini nazionali sia attraverso di essi». Oggi l’impatto degli immigrati climatici viene stimato in 250 milioni di persone entro il 2050. Al Palazzo di Vetro hanno preso talmente sul serio la cosa da metterla al centro dell’ultimo megavertice sul clima, tenutosi in autunno a Parigi poco dopo i tragici attentati del 13 novembre e le cui conclusioni sono solennemente state sottoscritte dagli Stati membri ieri a New York. Qui si discusse lungamente (pur senza arrivare ad una conclusione univoca) su come aggiornare i regolamenti internazionali che disciplinano la concessione dello status di rifugiato alla situazione presente, includendo nel novero degli eleggibili non solo coloro i quali siano in fuga da stati di persecuzione ma anche quanti scappino da «effetti climatici antropogenici di macro-livello».

E se a tracciare il solco è l’Onu, a difenderlo non potrà che essere l’Unione europea. Che sul tema dei rifugiati climatici ha parlato chiaro per bocca del proprio massimo rappresentante: «Dobbiamo agire presto e non c’è tempo da perdere», ha infatti detto il presidente della Commissione Jean Claude Juncker nel dicembre scorso per propiziare il successo proprio della conferenza di Parigi, «perché se non troviamo l’accordo, nei prossimi vent’anni i rifugiati non si conteranno più a centinaia di migliaia, ma a milioni». E nessuno dica che a Bruxelles si sono svegliati tardi solo perché si sono messe di mezzo le Nazioni Unite: è infatti almeno un lustro che il Parlamento europeo è al lavoro per elaborare le linee guida legali e politiche per arrivare a cambiare l’approccio - così come recita un imponente studio prodotto qualche anno fa dall’istituzione - nei confronti dei fenomeni di «emigrazione ambientalmente indotta».

Anche il Papa - Né poteva mancare la Chiesa. Nella recente enciclica “Laudato sì”, papa Francesco traccia infatti un parallelo molto chiaro tra emergenza ambientale e flussi migratori. Antifona che sarebbe stata chiarita da Bergoglio in persona qualche mese dopo visitando il quartier generale delle Nazioni Unite in Kenya: «Coloro che fuggono dal degrado ambientale», ebbe allora a dire il Pontefice, «non vengono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa». Al capitolo Italia si segnala il ministro dell’Ambiente Gian luca Galletti, secondo cui quello migratorio «è anche un tema ambientale, perché con i cambiamenti climatici in atto i migranti di domani saranno esclusivamente climatici». Meno male che un posticino per Gentiloni era rimasto. 

"Sapete perché Renzi ora non parla?" Il sospetto-bomba: di cosa ha paura

Matteo Renzi non parla su Davigo. Il sospetto: "Ha paura, nuove imbarazzanti intercettazioni"



Non parla, Matteo Renzi. Indiscrezioni si limitano a riferire di una sua stupita reazione alle "parole incredibili" di Piercamillo Davigo, presidente Anm sui "politici ladri". Mezzo Pd e pure il Csm ha censurato l'ex toga di Mani Pulite, M5S e Lega Nord invece difendono il magistrato. Ma Renzi tace. Perché?

"Teme le intercettazioni" - La ricostruzione, dettaglio più dettaglio meno, è unanime. Come ricorda il direttore di Libero Maurizio Belpietro, quello di Davigo e dei magistrati è "un avviso" al governo. Di garanzia? Non ancora, anche se il rischio e la paura ci sono. Il Giornale sostiene che a consigliare cautela al premier sarebbe il timore che imbarazzanti intercettazioni sul suo conto possano venire pubblicate da qui a qualche giorno. L'ex ministro socialista Rino Formica, intervistato dal Fatto quotidiano, è sulla stessa lunghezza d'onda: "Renzi teme le inchieste, ci sarà un imbarbarimento della lotta politica a suon di dossier, informative e intercettazioni". 

"Crociata contro il governo" - Eccole di nuovo, le intercettazioni: quelle che Renzi vuole riformare, esortato anche dall'ex presidente Giorgio Napolitano, a costo di spaccare nuovamente il Pd. Ma il sospetto che agita i sonni del premier, suggerisce maliziosamente Francesco Verderami sul Corriere della Sera, è "crociata contro il governo". Chi siano i congiurati è facile intuirlo: indossano una toga. E Renzi non si sarebbe esposto finora sperando che siano gli stessi magistrati a spaccarsi dopo le parole di Davigo.

Gita per il 25 aprile? Lasciate perdere Ritorna il gelo siderale: dove nevicherà

Gita per il 25 aprile? Lasciate perdere. Torna il gelo siderale: dove nevicherà



Brutte notizie per chi ha programmato una gita fuoriporta durante il lungo weekend del prossimo 25 aprile. Secondo le previsioni meteo del sito 3bmeteo.it, il clima non sarà molto clemente in buona parte d'Italia: "Una massiccia irruzione fredda di diretta estrazione artica e intensa per il periodo in corso dilagherà su gran parte d'Europa dal weekend - ha spiegato il meteorologo Edoardo Ferrara - riversandosi soprattutto su Scandinavia, Isole Britanniche, poi anche Francia, Olanda, Germania, Danimarca dove praticamente tornerà l'Inverno con neve a tratti persino in pianura”. Questi movimenti di aria fredda non ci risparmieranno: “Parte di quest'aria fredda raggiungerà anche Mediterraneo centrale e Italia dove scaverà una bassa pressione e darà luogo ad un generale guasto del tempo con piogge, temporali e calo delle temperature”.

Piove - "Secondo gli ultimi aggiornamenti tra sabato e domenica le aree più a rischio piogge e temporali saranno quelle del Centro-nord, dove si scaverà una bassa pressione, ma in particolare Nordest, Marche, Lazio, Umbria, Toscana - prosegue l’esperto - Domenica più coinvolto anche il medio versante adriatico, mentre maggiori schiarite si faranno strada sul Nordovest, pur con qualche nuovo rovescio o temporale dal pomeriggio; ai margini il Sud con rischio pioggia soprattutto tra Campania e Calabria tirrenica, fenomeni solo occasionali altrove. Lunedì 25 Aprile rovesci e temporali marceranno verso il Centro-sud, mentre al Nord e Toscana il tempo andrà migliorando. I forti contrasti termici attesi tra l’aria fredda in arrivo e quella mite di questi giorni potrà dar luogo a temporali localmente violenti, con anche grandinate”

Sprazzi di sole - "Il peggioramento in arrivo non comporterà pioggia 24 ore su 24 per tutti i giorni, anzi non mancheranno delle belle schiarite. Nel weekend le aree più favorite in tal senso saranno quelle dell’estremo Sud e le Isole, in particolare area ionica e sud Sicilia, ma domenica belle aperture si potranno avere anche al Nordovest. Il 25 Aprile avremo sole prevalente al Nord, salvo residue nubi e fenomeni al mattino, poi anche Toscana e Sardegna”.

Nevica - "Con l'arrivo dei venti da Nord, insolitamente freddi per il periodo in corso, si avrà un netto calo delle temperature, soprattutto tra domenica notte e il 25 Aprile quando si potrebbero perdere fino ad oltre 6-8°C al Centro-nord, anche oltre 10°C su Alpi e nord Appennino, tanto che proprio lunedì sulla dorsale potrà tornare la neve sin verso i 900-1200m. Si scenderà così su valori anche ben al di sotto delle medie del periodo. Calo termico più contenuto ma comunque avvertibile anche al Sud” aggiungono gli esperti 3bmeteo.

Venti - "Attenzione infine al vento, che tornerà a soffiare sostenuto da Ponente su Tirreno ed Isole, bora sull’Alto Adriatico. Lunedì venti di Maestrale su gran parte della Penisola, anche forti su Tirreno, Sardegna e Sicilia dove si potranno superare raffiche di 80km/h con mari agitati".

Mara Carfagna, un clamoroso ribaltone: la penna rossa la manda in orbita

Mara Carfagna, che sorpresa: per l'Espresso è la nuova Oriana Fallaci



Il giornalismo italiano ha trovato una nuova Oriana Fallaci: è Mara Carfagna, ma la sorpresa vera è che a dirlo sia (senza nemmeno troppa malizia), l'editorialista dell'Espresso Denise Pardo nella sua rubrica Pantheon.

Interviste con la storia - In tempi in cui i politici della seconda repubblica si reinventano, scrive la Pardo, spicca il nuovo ruolo dell'ex ministra delle Pari opportunità: "Bellezza di spicco di quel che fu Forza Italia, ora più sobriamente membro della Commissione esteri della Camera". Ma soprattutto, da febbraio sul Tempo è diventata "intervistatrice non pasticciona ma, viste le domande fiume e le paginate, a dir poco secchiona. Altro che Paolo Guzzanti". "Occhi da bambi e grinta da dobermann", la lusinga la penna rossa: "In pochi mesi la Carfagna ha raccolto le impressioni di donne influenti sul piano internazionale, dall'ex braccio destro di Sarkozy Rachida Dati alla viceministra britannica Joyce Anelay, dall'ex ministra israeliana Tzipi Livni all'austriaca Benita Ferrero-Waldner. Un gruppetto da tè con Federica Mogherini, come minimo".