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giovedì 3 marzo 2016

Valeria Valente apre a Napoli un'agenzia unica per imprese e professioni

Valeria Valente apre a Napoli un'agenzia unica per imprese e professioni



"Istituiamo a Napoli l'Agenzia Unica delle Imprese e delle Professioni così che chiunque voglia investire a Napoli, possa trovare un interlocutore capace di valutare le esigenze, offrendo soluzioni concrete in tempi definiti. Immagino un organismo che, in sinergia con la macchina burocratica, sia al servizio di chi crede in Napoli": così Valeria Valente (Pd), candidata per le primarie a sindaco di Napoli. "Non è vero che un sindaco non possa contribuire a creare o agevolare la creazione di lavoro - continua Valente - E' dovere di una città metropolitana attrarre investimenti, facilitare le imprese, favorire nuovi insediamenti o l'implementazione di quelli esistenti. L'obiettivo è offrire le migliori opportunità ai cittadini. Spesso, infatti, a mancare non sono gli imprenditori sani, ma la capacità di affiancarli, ascoltarli e sostenerli nelle loro attività". La candidata, inoltre, ribadisce il suo impegno per un regime fiscale vantaggioso per Napoli. "Mi batterò affinché Napoli possa avere forme di fiscalità vantaggiose, in particolare per le startup. Fare impresa al Sud, in particolare nella nostra città, è sempre più difficile rispetto ad altre aree dell'Italia. Avvierò un’immediata trattativa con il Governo nazionale, affinché già con le prossime leggi di stabilità possano essere introdotte norme fiscali di sostegno ai nuovi investimenti. Non chiediamo soldi a pioggia, bensì un equo bilanciamento affinché il nostro territorio abbia le stesse condizioni di partenza del resto del Paese", conclude Valente.

Renzi svende pure la "sua" Toscana Italia umiliata, addio paradiso marino

Renzi vende la Toscana alla Francia: dite addio al paradiso marino



Non ci sono solo pezzi del mare della Sardegna e a largo della Liguria tra i regali fatti dal governo Renzi alla Francia. Anche una parte di mar Tirreno a largo dell'isola di Capraia non è più italiana, stando a quanto ha detto l'assessore regionale della Toscana, Marco Remaschi: "Sono state cedute porzioni di superficie marina per 339,9 kmq e acquisite per 23,85 kmq con una diminuzione di 316,05 kmq". La conferma dell'assessore è arrivata in risposta a un'interrogazione del leghista Claudio Borghi, che ha preteso chiarimenti proprio su quell'accordo tra Roma e Parigi per la cessione di acque territoriali italiane, di cui Libero ha ampiamente scritto.

Dove - Le acque italiane cedute, secondo l'assessore toscano, sono davanti alle coste toscane, all'isola di Capraia, mentre quelle acquistate si trovano davanti alle isole d'Elba e di Pianosa. La perdita per l'Italia non è solo in termini territoriali, ma anche dal punto di vista naturalistico: "Le risorse contenute nel tratto di mare interessato - ha detto ancora l'assessore Remaschi, facendo riferimento al Santuario per i mammiferi marini - sono di altissimo pregio naturalistico. L'accordo Italia-Franca sembra penalizzi in maniera rilevante il settore della pesca professionale marittima".

UFFICIALE: MAXI-FUSIONE Così Repubblica e Stampa mettono all'asta il Corsera

Si fondono Repubblica e La Stampa. Agnelli addio: chi prende il Corriere



Rivoluzione (annunciata) nell'editoria italiana: nasce ufficialmente l'alleanza tra le famiglie Agnelli, De Benedetti e Perrone, in una maxi-fusione che interessa i quotidiani Repubblica, La stampa e Il Secolo XIX. Il Gruppo Espresso, Fiat Chrysler e la Itedi della famiglia Perrone hanno infatti firmato un memorandum d’intesa "finalizzato alla creazione del gruppo leader editoriale italiano", dove una quota del 20% del mercato domestico, e "uno dei principali gruppi europei nel settore dell’informazione quotidiana e digitale" attraverso la fusione per incorporazione di Itedi nel gruppo Espresso. Questo è quanto si legge in un comunicato, dove si mette in evidenza come il Memorandum sia vincolante per entrambe le parti (si prevede che accordi definitivi relativi all'operazione vengano sottoscritti entro il 30 giugno 2016).

Cir manterrà il controllo del gruppo editoriale, che nascerà dalla fusione per incorporazione di Itedi, che è la società editoriale a cui fanno capo La Stampa e Il Secolo XIX, nel gruppo Espresso, proprietario di Repubblica. La holding dei De Benedetti avrà "una quota superiore al 40%" della società, che resterà quotata alla Borsa italiana. La fusione, si apprende, "avverrà sulla base di un concambio che sarà stabilito puntualmente negli accordi definitivi, subordinatamente alla due diligence e ad altre condizioni". Le testate che saranno riunite nel Gruppo Espresso dopo la fusione per incorporazione di Itedi, però, "manterranno piena indipendenza editoriale".

L'operazione, però, riguarda anche il Corriere della Sera, controllato da Rcs. Rispettando la volontà espressa da Sergio Marchionne di concentrarsi esclusivamente nelle attività automobilistiche, prima della fusione, FCA distribuirà ai propri soci l'intera partecipazione detenuta in RCS MediaGroup, pari al 16,7%: de facto, Marchionne "scarica" il Corriere della Sera (anche se la decisione è tutta di John Elkann). In una nota, FCA, scrive: "Con questa operazione giunge a compimento il ruolo svolto, prima da Fiat e poi da FCA, per senso di responsabilità nel corso di oltre quarant’anni, che ha permesso di salvare il gruppo editoriale in tre diverse occasioni, assicurando le risorse finanziarie necessarie a garantirne l’indipendenza e quindi a preservarne l’autorevolezza".

Ora, va da sé, si apre la partita per il controllo del Corriere della Sera, da sempre sotto l'ala della famiglia Angelli, ma ora non più. John Elkann ha scelto di uscire dal quotidiano di Via Solferino, ed in questo contesto l'ad del Pietro Scott Jovane non avrebbe intenzione di partecipare al possibile aumento di capitale, necessario da qui a un anno. Non è ancora chiaro se qualcuno degli altri soci sia interessato a rilevare la quota di controllo. Ora, il maggiore azionista, è Diego Della Valle, con il 7,325% del capitale (a seguire Mediobanca col 6,2% e il fondo Schroeder, con il 5,015%). C'è poi Urbano Cairo, socio con una quota pari al 4,616 per cento.

Della Valle e Cairo, che spesso hanno contestato la gestione del quotidiano, non avrebbero però intenzione di spendere quanto necessario per assicurarsi la quota di controllo. La rivoluzione copernicana, dunque, non riguarda soltanto il nuovo maxi-gruppo ma anche il Corsera, la cui partita per il controllo si apre proprio ora.

mercoledì 2 marzo 2016

Caivano (Na): Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota del Leader del Pd Sirico Luigi

Caivano (Na): Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota del Leader del Pd Sirico Luigi


di Luigi Sirico


Luigi Sirico
Consigliere PD

Caro direttore, tra gli indovinelli a cui mio nonno mi sottoponeva da piccolo, ce n’era uno che mi è rimasto particolarmente impresso: mio nonno mi chiedeva: o muollo rompe o tuosto, cos’è? L’indovinello era inserito in un racconto più ampio, tipo Bertoldo, e si riferiva all’acqua che gocciolando dagli spalti di un castello aveva provocato un buco nella durissima roccia sottostante. 

Io non sono una roccia e dunque come avrei potuto sottrarmi al gocciolio simpatico ma costante della sua provocazione quotidiana? Cosa fa il PD, perché non dice nulla davanti all’inerzia di un’amministrazione indaffarata da mesi con il cambio degli assessori, con la famosa fase 2 , con la definizione di assessore tecnico o politico, di basso o alto profilo ecc?

E allora gatta ci cova. Vuoi vedere che il PD intende dare una mano alla maggioranza o addirittura entrare in giunta? Ovviamente cose inverosimili e di pura fantasia. Ma che un giornalista ha il compito di scrivere se non altro per sollecitare il dibattito politico.

E allora eccomi. Cosa vuole che dica in proposito?  Perché non diciamo nulla? posso risponderle per me. Perché mi sono annoiato. Non trovo né divertente né interessante né utile perdere tempo a parlare di assessori, di giunte di tecnici ecc. Mi scoccio. Il  tempo sottratto al lavoro, alla famiglia e alle mie passioni cerco di utilizzarlo nel migliori modo possibile: per dare un contributo serio e spero concreto al paese.

Non so se sono un tecnico o un politico, se sono di alto o basso profilo, ma negli ultimi giorni, anziché occuparmi del gossip politico locale ho cercato di elaborare qualche idea per il futuro di Caivano. 

La invito a dare una occhiata ai punti all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale. Oltre alle interrogazioni e alle interpellanze della minoranza (quindi nostre) ci sono i seguenti punti:

- Costituzione di una commissione Consiliare Speciale di indagine conoscitiva per la determinazione del danno subito dal Comune in seguito ai lavori di restauro del Castello Medievale 

- Accordo territoriale ai sensi dell’art. 2 della L 431/98 per agevolazione fiscale per gli affittuari e per i proprietari di immobili

- Indirizzi per ampliamento del cimitero 

- Indirizzi per la redazione del SIAD ovvero piano di sviluppo commerciale

- Indirizzi per la redazione del PUC ovvero il nuovo piano urbanistico comunale

Credo siano tutti punti di grande interesse per il paese. Tutti proposti dalla minoranza. TUTTI. E la maggioranza che fa? E il sindaco e la giunta? Un po’ di pazienza. Sono impegnati in uno sforzo esegetico senza precedenti, ovvero in ordine, definire: cosa è stata la giunta precedente? Se trattasi di giunta tecnica o politica? Come dovrà essere la nuova giunta? Tecnica: e la  differenza rispetto alla precedente  composta di tecnici (4 avvocati, un architetto, un geometra)? Il profilo: sarà alto. Ergo per otto mesi circa siamo stati governati da una giunta di basso profilo? Boh? E altre amenità, verso le quali confesso il mio inadeguato agnosticismo. 

Nel frattempo, però,  ho scritto una ventina di pagine di indirizzo per il nuovo strumento urbanistico e una decina per il nuovo piano di sviluppo commerciale. Insomma sommessamente, con profilo basso, voglio tentare di dare una mano al paese, al mio paese, sollecitando la maggioranza a confrontarsi sui temi dello sviluppo economico e culturale della nostra comunità.

Altrettanto stanno facendo gli altri consiglieri di minoranza con l’aiuto non trascurabile di nostri militanti, di amici e  di sostenitori, che ancora vorrebbero sperare di poter elevare il dibattito politico al di sopra del seppure apprezzabilissima, start up, fase 2 e altre chiacchiere del genere, che ormai scopertamente nascondono un vuoto e una assenza di progettualità e di visione strategica per il paese allarmante.

Ecco questo stavo facendo. Scrivevo le proposte da portare in Consiglio Comunale. Adesso che ho adempiuto al mio compito istituzionale, mi sono arreso volentieri  alla perseveranza della sua simpatica goccia, quasi quotidiana, e ho risposto con il tradizionale affetto.

Caivano (Na): Gaetano Daniele: La Giunta tecnica? Difficilmente arriverà

Caivano (Na): La Giunta tecnica? Difficilmente arriverà



di Angela Bechis


Gaetano Daniele
Amministratore il Notiziario sul web


A Caivano il Sindaco Monopoli a distanza di un mese e mezzo non riesce a formare il nuovo esecutivo, secondo Lei perchè?

Il fallimento ormai è ufficiale. La lista Civica La Svolta mette alla porta lex assessore Mena Sorrentino. Forza Italia, spinge alle dimissioni, parlando in politichese, l'ex vicesindaco Diana Bellastella. Da allora sono trascorsi circa due mesi, riunioni su riunioni, strategie su strategie, ma secondo me, più che nominare i due rimpiazzi, nei prossimi giorni vedremo altri assessori tagliati fuori. 

Perchè?

Il giro nella giostra è stato offerto, ora tocca, almeno per facciata, proporre dei nomi tecnici esperti, coloro i quali porteranno altri consensi ai rispettivi partiti. 

Perchè non avviene?

Non avviene perchè qualche Lista o partito ha intuito qualche manovra che non gli torna. Ad esempio, che qualsiasi nome tecnico verrà proposto sarà sempre cestinato. Ciò sta destando molta preoccupazione all'interno delle liste, aldilà che qualche rapporto diretto di qualche consigliere comunale, sta finendo di mortificare la politica locale.

Qual'è la sua ricetta.

E' semplice, ogni partito o lista di maggioranza porti in busta chiusa il proprio nome (tecnico) al primo cittadino. Ovviamente dopo averne discusso la delega. Quando c'è lealtà, basta veramente poco a formare una Giunta di alto spessore. Di solito si tarda o non si trova la quadra quando si vuole mettere alla porta qualche consigliere comunale o lista, per dare spazio ad altri di altri schieramenti?. 

Si riferisce alle opposizioni?

Perchè no! Non ci dimentichiamo che il Partito Democratico tace. Non ci dimentichiamo che alla Regione c'è il Presidente  De Luca del Partito Democratico e, una mano lava l'altra e tutte e due "potrebbero" lavare la faccia. Non ci dimentichiamo che l'ex assessore del Partito Democratico, Bartolomeo Perna, dovrà succedere alla Preside Carfora (Caso Viviani), una manovra che non è dispiaciuta affatto all'attuale Sindaco Monopoli. Insomma, queste sono esclusivamente opinioni personali. 

Secondo Lei chi consiglia Monopoli?

Questo non lo posso sapere. Di certo so che si affida spesso al consiglio del dirigente del V° Settore dott. Vito Coppola di Caserta, e ha assunto come Capo di Staff un carditese. Per poi mettere nel nucleo di valutazione un altro carditese. In breve, tutte persone che vivono da poco i problemi reali dei caivanesi, nulla a togliere alle loro professionalità. 

Come mai tutti carditesi?

Questo bisognerà chiederlo al diretto interessato. 

Insomma, secondo lei si formerà questa Giunta?

La vedo dura. Non escludo nuovi colpi di scena a breve, ovviamente lo dico a malincuore, perchè sarà tutto a discapito dei cittadini caivanesi. 

Chi secondo Lei è la persona giusta per Caivano?

Lo è stato e a tutto oggi lo è, il dott. Giuseppe Papaccioli. L'unico che non scese a compromessi, difatti fu mandato a casa da pochi consiglieri comunali, gli stessi che dopo un anno, nella Giunta Falco, si allearono passando dalle fila dell'opposizione in maggioranza dicendo che la scelta fu solo ed esclusivamente per il bene del Paese. Il cosiddetto due pesi e due misure. Con Papaccioli non esitarono un sol giorno a mandarlo a casa, evidentemente con Papaccioli non c'era trippa per gatti. I Caivanesi questo non lo hanno apprezzato, si sono affidati nuovamente ai soliti personaggi, e oggi, ancora oggi, ne stanno pagando le conseguenze. 

I deputati non pagano al bar, il blitz Panico alla Buvette: i big beccati

Panico alla Camera, blitz alla buvette: stanati i deputati scrocconi


di Salvatore Dama



A dirla tutta il giubileo della legalità, alla Buvette, era stato celebrato già nel 2006 con l’introduzione dello scontrino obbligatorio (e propedeutico al consumo: orrore!). Dieci anni dopo il bar di Montecitorio, passato nel frattempo in mano a gestori privati, non ha fatto altro che perfezionare i meccanismi “anti-taccheggio”. Adesso, all’uscita del ristoro del Transatlantico, c’è del personale addetto al controllo delle consumazioni. Uomini in livrea stanno attenti a che tutti paghino regolarmente il conto prima di andare. Ma, soprattutto, che dichiarino quello che realmente hanno mangiato, senza “amnesie” (al Senato, invece, vale ancora la regola dell’autocertificazione). 

Ma chiariamo: fregare un caffè alla Buvette, al giorno d’oggi, è un concentrato di sfacciataggine e destrezza. Lo scroccone può far leva sul pudore del banconista nel chiedere il rispetto della legge a uno che, le leggi, sta lì per scriverle. O approfittare dei momenti di caos, quando un’improvvisa votazione fa svuotare il bar in un secondo. E allora ciao: valli a recuperare uno per uno, i portoghesi! Eppure i “furti” succedono più di quanto si pensi, visto che la società appaltatrice del servizio di ristorazione denuncia una falla nella contabilità. La soluzione allora è la repressione: far sentire il fiato sul collo agli onorevoli che soffrono di disturbi della memoria non appena vedono un registratore di cassa. Ma è uno scandalo, si indigna Pasquale Laurito denunciando il caso sulla Velina Rossa: «Ci sono guardie “naziste” che chiedono ai consumatori gli scontrini quando escono dalla Buvette». 

Laurito, che è il decano della stampa parlamentare, sa bene che le cose in passato andavano diversamente. C’è stato un tempo in cui il bar dei parlamentari era assoggettabile più al concetto di circolo che a quello di esercizio commerciale. Pagare le consumazioni era un gesto di generosità più che un obbligo. Nessuno ti rincorreva con il conto in mano. I deputati con un po’ di legislature alle spalle ricordano che, prima dell’introduzione dello scontrino obbligatorio, alla Buvette non c’erano barriere di fronte alla fame. Quelle odiose vetrine. All you can eat: frutta, panini, pizze, frittini e quiches. L’onorevole si serviva da solo e, al momento di pagare, andava sottraendo. Prendo tre, pago uno. 

I supplì erano uncountable: un deputato di Caserta una volta si vantò di averne mangiati otto di fila, pagandone uno. Un altro suo collega democristiano fece fuori 26 panini, omettendone venticinque al cassiere. Casi di gastroenterite o di etilismo erano all’ordine del giorno. Un vice presidente della Camera era solito ordinare il primo Negroni della giornata alle 11 del mattino. Il primo di una lunga serie. Sicché i turni dei lavori d’Aula erano organizzati in maniera tale che non capitasse mai a lui di presiedere le sedute pomeridiane. D’altronde con quei prezzi: un long drink alla Buvette costava due euro, un calice di rosso un euro. Per una porzione di frutta bastavano cinquanta centesimi, stesso prezzo per una rosetta col prosciutto. Possibile? Sì, perché almeno fino a un certo punto la Camera si accollava la spesa dei generi alimentari, dei cuochi e del personale di servizio. Il prezzo di vendita del prodotto finale era più che altro simbolico. Poi...

Poi è cominciata la stagione della razionalizzazione delle spese. Il terrore. L’oscurantismo. La Buvette della Camera dei deputati ha preso a praticare gli stessi prezzi dei bar che si trovano nei paraggi del Parlamento. L’onorevole ha smesso di sentirsi coccolato dall’istituzione. Tanto che spesso preferisce farsi quattro passi fuori dal Palazzo. Anche perché, esternalizzando il servizio, la qualità non sembra essere migliorata. Anzi. È emblematico il caso dell’onorevole Luciano Cimmino, di Scelta Civica, che, insoddisfatto dell’espresso servito alla Buvette, ha comprato di tasca sua (è il padron dei marchi Yamamay e Carpisa) cinque diverse miscele derivanti da altrettanti chicchi pregiati, «tutti provenienti da Napoli». Ne ha regalato un’intera fornitura alla Camera: «Ora sì che il caffè è buono». Almeno quello. 

La bomba, centrodestra sconvolto: Pivetti si Candida Sindaco a Roma

Irene Pivetti scende in campo: si candida sindaco a Roma



Alle primarie della Lega Nord è arrivata seconda di mille voti dietro ad Alfio Marchini. Ma Irene Pivetti ormai ha deciso: scenderà in campo come candidata sindaco di Roma, una scelta che spariglia le carte in un centrodestra capitolino mai così nel caos. L'annuncio ufficiale è arrivato via Facebook, con un post in cui chiede ai romani di segnalare i loro problemi quotidiani e quali sono i più gravi difetti della Capitale.

Gli aspiranti sindaco - L'ex presidente della Camera si aggiunge così a un nutrito gruppo di aspiranti primi cittadini: Guido Bertolaso, in campo senza più rappresentare il fronte unito che va da Forza Italia alla Lega passando per Fratelli d'Italia, il leader della Destra Francesco Storace e Alfio Marchini che da indipendente potrebbe soffiare voti utili sul fronte dei moderati. Senza contare Giorgia Meloni, che potrebbe scegliere di candidarsi per FdI una volta appurato il liberi tutti nella (mai nata davvero) coa
lizione.