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mercoledì 24 febbraio 2016

Sentenza choc contro Johnson&Johnson "Questo prodotto è cancerogeno": multa

Sentenza choc contro la Johnson&Johnson: questo prodotto è cancerogeno, multata




Una sentenza contro la Johnson&Johnson accusata di non aver avvertito i propri clienti sulla pericolosità del talco venduto. Il figlio di una donna di 62 anni del Missouri morta  a causa di un cancro alle ovaie, ha combattuto per sua madre e vinto una causa da 65milioni di euro (72milioni di dollari) contro la multinazionale di prodotti per igiene personale e bellezza. Il giudice ha imposto alla ditta il pagamento di 10 milioni di dollari come risarcimento e 62 come azione punitiva per non aver "avvertito i clienti" ed aver agito "in malafede" sulle possibili complicazioni relative all'uso prolungato di talco. Marvin, morta per cancro alle ovaie, usava il talco Johnson&Johnson da anni. La causa portata avanti dal figlio era inserita in una sorta di class action avanzata da altre 60 persone e in tutti gli Stati Uniti si contano 1200 cause contro l'azienda per motivi simili. Il figlio ha spiegato che per la madre usare il talco era un'abitudine quotidiana, come lavarsi i denti.  Johnson&Johnson ha fatto sapere che impugnerà la sentenza perché, hanno spiegato i legali della multinazionale, non c'è alcuna prova del legame tra il prodotto e la malattia. 

Juve batticuore, incredibile rimonta Sotto di due gol, raggiunge il Bayern

Juve batticuore, incredibile rimonta Sotto di due gol, raggiunge il Bayern Monaco




Una Juventus tenace ha tenuto testa al Bayern. Quando sembrava finita, con i bianconeri sotto di due gol la squadra di Allegri ha tirato fuori l'orgoglio ed è riuscita a tenere viva la qualificazione ai quarti di Champions League. Per un'ora i tedeschi sono apparsi di un altro pianeta, al di là dei gol (sui quali ci sono ombre pesanti) di Mueller e Robben. Improvvisa allo Stadium è scoccata la scintilla e l'orgoglio bianconero - unito a un pizzico di presunzione dei Guardiola-boys e ai cambi azzeccati di Allegri (dentro Hernanes, Sturaro e Morata) - ha fatto il resto: le zampate di Dybala e Sturaro hanno rimesso in piedi la partita. Anche se, ovvio, sarà durissima a Monaco di Baviera, dove toccherà vincere. Però c'è ancora partita: se sarà qualificazione, il Bayern se la dovrà sudare parecchio.

Arriva la patrimoniale, la mazzata Un massacro: quanto e come paghi

Italia, è l'ora della patrimoniale. Il massacro: quanto paghi




A poco servono le smentite preventive del ministro dell'economia Pier Carlo Padoan sulla possibile introduzione di una imminente mazzata fiscale, i sospetti che questa stia per arrivare sono sempre più forti. Il dato certo resta l'obiettivo di disinnescare i 35 miliardi di clausole di salvaguardia su Iva e accise e l'aggiustamento, seppur temporaneo, del rapporto Deficit/Pil. Per farlo, secondo Milano finanza, il governo starebbe pensando a un incremento delle tasse con una manovra a tenaglia tra ministero dell'Economia e Agenzia delle entrate.

La tassa - Nel mirino c'è la tassa di successione, aumentata da una parte con il lavoro del governo che sta rivedendo le aliquote e le esenzioni, dall'altra l'agenzia guidata da Rossella Orlandi che sta analizzando a campione sulle polizze vita, uno dei principali strumenti per lasciare il patrimonio in eredità. Da tempo ormai l'Europa chiede al governo Renzi di calcare la mano sui contribuenti con una patrimoniale che permetta di quadrare i conti. Nei primi undici mesi del 2015, scrive il Giornale, il gettito della tassa di successione è stato di 605 milioni di euro, con un incremento del 15% rispetto all'anno precedente. La tassa pesa per il 70% sui parenti, affini ed estranei. Quelli in linea diretta godono di aliquote dal 4 al 6%, con casi di esenzione che arrivano a un milione di euro. In questo modo si riesce a trasmettere gli immobili proteggendoli dalle tasse, conservando il denaro con polizze vita che non rientrano direttamente nell'asse ereditario.

La proposta - Se il governo però svoltasse più a sinistra e seguisse la proposta di legge dei deputati di Sel, anche le polizze vita sarebbe minacciate da una tassazione più aggressiva. Da una parte infatti sarebbero aumentate le aliquote, dal 21 fino al 45%, sarebbero abbassate le franchige con massimi di 400mila euro per i figli e sarebbe esteso l'asse ereditario. Le attenzioni del Fisco infatti si sarebbero rivolte a quelle assicurazioni collegate con fondi di investimento estero.

Il bail in voluto da Berlino ci rovina Disastro: quando l'Italia fallirà

Il bail-in voluto dai tedeschi ci rovina. Il disastro: ecco quando l'Italia fallirà


di Ugo Bertone



Riusciranno le banche a sfuggire alle maldestre riforme messe a punto dall’Unione Europea? Non sarà facile perché le teste d’uovo di Bruxelles e della Bce sono riuscite a mettere a punto una serie di trappole infernali che ha assai complicato la rotta del sistema già alle prese con la crisi più grave del dopoguerra. E così le nuove regole «aumentano i rischi per l'economia e frenano la crescita», come accusa uno studio del Centro Studi Confindustria, firmato dal direttore Luca Paolazzi e da Ciro Rapacciuolo. Una diagnosi che, tra l’altro, riflette il pessimismo delle Borse di fronte a terapie che lungi dal curare il paziente minacciano di decretarne la fine per asfissia. Un allarme, ammoniscono gli autori, che non vale solo per l’Italia o per gli altri Paesi in difficoltà, ma anche per le economie che più hanno ispirato regole nocive oltre che inutili.

1. Eppure le cose minacciano di peggiorare se passasse la proposta di un limite all’acquisto da parte delle banche dei titoli di Stato domestici, come vorrebbe la Bundesbank. Non è vero, come sostengono i tedeschi, che così verrebbe spezzato il legame tra debito bancario e debito sovrano. Al contrario, verrebbe meno la domanda più robusta per i titoli dei Paesi dell’Eurozona con il debito pubblico più elevato. Il risultato? Un aumento dei rendimenti e, di riflesso, del costo del denaro dando il via ad un circolo vizioso: l’aumento degli interessi, infatti, non potrebbe che comportare un aumento del debito, ovvero l’esatto opposto dell’obiettivo di far affluire più fondi delle banche alle imprese. «Se nel 2011/12 - scrivono gli autori - gli istituti avessero dovuto limitare i loro acquisti, in Italia avremmo avuto un sistema bancario con bilanci peggiori e una stretta del credito maggiore». Finora il rischio è stato evitato.

Ancor peggio se passasse la proposta di prevedere accantonamenti a fronte dei titoli pubblici in portafoglio. La «riforma» sollecitata dai falchi tedeschi farebbe crescere la forbice tra le economie periferiche e quelle «core», con nuove tensioni nella Ue.

2. Fin qui le riforme temute ma, per fortuna, ancora nel cassetto. Purtroppo, invece, il bail in ha già provocato guasti formidabili, dal default delle banche italiane (e del Novo Banco portoghese) all’aumento del rischio che ha provocato il marcato calo dei titoli bancari in Borsa. Ma c’è di più: la riforma, nata con l’obiettivo di tutelare i bilanci pubblici contro l’onere di far fronte ai fallimenti delle banche, rischia di aumentare il prezzo dei salvataggi di quattro volte. Sempre a carico dei contribuenti. In che modo? Primo, con la perdita di valore del patrimonio dei risparmiatori, a causa del crollo delle quotazioni di Borsa e dei prezzi delle case. Secondo, con la diminuzione del reddito. Terzo, con la perdita di posti di lavoro. Quarto, con l'incremento della tassazione e/o con il taglio della spesa pubblica, necessari a coprire il deficit pubblico causato dal peggioramento dell’economia. Insomma, il bail in può funzionare se riguarda un solo istituto, da punire per errori o leggerezze. Non ha senso se la crisi è generale. In quel caso la conseguenza scontata è la recessione.

Per l’Italia, dove i bond bancari sono ampiamente diffusi tra le famiglie (187 miliardi, tre volte l’ammontare in mano al retail tedesco) il danno è ancora maggiore: il maggior rischio dei bond, chiamati a rispondere in caso di insolvenza, è destinato a pesare sui tassi. Insomma, il bail-in va sospeso non tanto per la situazione di un paese o di un altro, ma perché si sono valutati male i suoi effetti economici, che sono controproducenti.

3. Infine, il nodo delle sofferenze, salite a 143 miliardi a fine 2015 (18,3% dei prestiti alle imprese), dai 25 miliardi del 2008 (2,9%). Una crescita drammatica che non è, nella stragrande maggioranza delle situazioni, il frutto di errori o leggerezze ma l’effetto «della doppia e profonda recessione, che ha fatto cadere il Pil di oltre il 9%, la produzione industriale del 25%, l’attività nelle costruzioni di quasi il 50%».

Le nuove regole europee, si sa, non consentono più gli interventi che hanno permesso il salvataggio delle banche tedesche (ma anche inglesi, francesi, belghe e così via). Di qui un intervento limitato, basato su una garanzia che avrà un costo crescente nel tempo. È comunque un passo in avanti, ammette lo studio, «ma le garanzie non sembrano in grado di incidere rapidamente sullo smaltimento dei crediti deteriorati presenti nei bilanci delle banche. Per ridurre a livelli fisiologici lo stock attuale di crediti deteriorati occorreranno diversi anni». Tanto, troppo tempo per un sistema che richiede una risposta tempestiva, mica i tempi biblici e le bizzarrie dell’Europa delle tante burocrazie che invocano nuovi vincoli di bilancio, senza distinguere tra il rischio (assai limitato) di un Btp dai derivati (spesso tossici) che abbondano nei magazzini di Deutsche Bank.

Ritirati dalla vendita milioni di Mars Allarme: che cosa ci trovi dentro

Plastica dentro una barretta: ritirati dalla vendita milioni di barrette Mars




La multinazionale alimentare Mars ha ordinato un maxi-ritiro di prodotti in Germania, Olanda e altri 55 Paesi nel mondo tra i quali l'Italia, dopo che un consumatore ha trovato un pezzetto di plastica in una confezione. I dolciumi ritirati dalla vendita sono quelli con i marchi Mars, Snickers, Milky Way Mini e Miniatures, nonchè le confezioni miste «Celebrations» con data di scadenza compresa tra il 19 giugno 2016 e l’8 gennaio 2017.

La decisione clamorosa della Barilla che fa impazzire i suoi dipendenti

La decisione della società Barilla che fa impazzire i dipendenti




 La Barilla lascia tutti i dipendenti a casa. Detta così sembra una pessima notizia, in realtà si tratta del progetto "smart working" della società che, introdotto nel 2013 ha già coinvolto 1200 dipendenti.  In pratica i dipendenti lavorerebbero da casa. "Smart working significa tre cose - spiega Alessandra Stasi, responsabile Organization & People Development della Barilla - lavorare in qualunque luogo, sfruttare gli spazi in modo nuovo e utilizzare le tecnologie digitali". Il contratto prevede che i lavoratori, d'accordo con il capo, possono lavorare in sedi diverse dall'ufficio per quattro giorni al mese. In questo modo i dipendenti riuscirebbero a conciliare meglio la vita professionale con quella privata. "Abbiamo ottenuto - prosegue Alessandra Stasi - un migliore bilanciamento delle sfere privata, sociale e professionale delle persone. Con questo progetto abbiamo aumentato la produttività dell'azienda perché le persone sono più concentrate e responsabili".

Altissima tensione a Porta a porta

Altissima tensione a Porta a porta. C'è la criminologa fuori controllo, Vespa va fuori di sé: "Che fai vuoi pure..."




Bruno Vespa torna a occuparsi dei grandi casi di cronaca nera con il delitto di Gloria Rosboch, la professoressa di Castellamonte, nel Torinese, ritrovata morta in una cisterna dopo essere stata strangolata. In studio a Porta a porta su Raiuno il dibattito è sempre più vivace, tra gli ospiti c'è la criminologa Roberta Bruzzone che più volte cerca di sovrapporsi agli altri ospiti, compreso Vespa che fatica a tenere tutti a bada. Il conduttore però non ci sta a farsi mettere in un angolo, così alla fine sbotta proprio contro la Bruzzone: "Vuoi condurre al posto mio?". Il rimprovero del padrone di casa sortisce subito l'effetto sperato, la Bruzzone si arrende senza condizioni: "No, no per carità".