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lunedì 8 febbraio 2016

Napoli e Juve ok, ora sfida scudetto Champions: stop Milan balzo Roma

Serie A, Napoli e Juventus vincono sempre: ora la sfida scudetto. Il Milan spreca l'occasione Champions




Napoli e Juventus forse hanno già la testa alla sfida scudetto del prossimo turno. Vincono ancora, ma che fatica: gli azzurri di Sarri superano 1-0 il Carpi con un rigore al 70' del solito Higuain, che tocca quota 24 in classifica marcatori. Per la capolista è l'ottava vittoria di fila. Sono 14 i successi consecutivi per la banda di Max Allegri, che passa in casa del Frosinone solo nel finale: Cuadrado e Dybala (e sono 13) tengono i bianconeri a -2 dal Napoli, con la possibilità di sorpasso allo Juventus Stadium.

Milan, occasione sprecata - Dietro, spreca una grande occasione il Milan: 1-1 in casa con l'Udinese (dopo il vantaggio ospite di Armero ci pensa Niang nella ripresa) e nessun punto recuperato a Fiorentina (1-1 a Bologna, sabato) e Inter (3-3 a Verona, nell'anticipo dell'ora di pranzo). Per Mihajlovic due punti persi che potrebbero pesare tantissimo nella rincorsa non più così impossibile al terzo posto che varrebbe i preliminari di Champions League. Ne approfitta eccome invece la Roma, che nel posticipo all'Olimpico supera 2-1 la Sampdoria coi gol di Florenzi e Perotti. Per i blucerchiati rete di Fernando e traversa di Dodò nel finale. Ora i giallorossi sono a -2 dal terzo posto della Fiorentina. Nelle altre sfide da segnalare il colpaccio del Chievo in casa del Torino, 2-1 in rimonta, e il pareggio 2-2 del Palermo in casa del Sassuolo.

Arriva la tassa sulla tv in chiaro: quanto costerà in più a famiglia

Digitale terrestre, per i nuovi decoder da 40 a 100 euro in più a famiglia




E' in discussione in Europa, all'attenzione della commissione Economia e Società digitali, il passaggio a un digitale terrestre di seconda generazione, detto Dvb-t2, che permetterà una maggior qualità delle trasmissioni. Un operazione che potrebbe arrivare a conclusione entro 4-5 anni e che, per i soli operatori, avrà costi compresi tra i 450 e gli 890 milioni di euro, a seconda dello standard di compressione (Mpeg p Hevc) che verrà adottato.

Poi ci sono i costi a carico dei consumatori, per l'adozione di decoder in grado di ricevere le trasmissioni del Dvb-t2. Se si considerano solo le prime case, la valutazione d'impatto è tra i 616 milioni e 1,6 miliardi (per Mpeg e Hvec), mentre se si considerasse la totalità delle case il conto sale di molto: tra 1,3 e 3,3 miliardi di euro. Costi che corrispondono a un esborso medio per famiglia pari a 40 euro per un decoder Dvb-t2 con la tecnologia di compressione più semplice (Mpeg) e di 100 euro per quello con tecnologia più avanzata. Il 68% dei costi totali indicati dalla Commissione Ue saranno a carico dei consumatori italiani, francesi e spagnoli, che avranno per forza bisogno dei nuovi dispositivi se volgliono continuare e ricevere il segnale del digitale terrestre.

Occhio al messaggio "maledetto": rende inutilizzabile il vostro iPhone

Il messaggio che rende inutilizzabile il vostro iPhone 6




Un messaggio "Errore 53" che potrebbe costare caro ai possessori di iPhone 6 e 6 plus. Per l'esattezza, 300 euro per riparare il proprio dispositivo. La comunicazione di fatto avvisa che il vostro iPhone sta per "congelarsi" e diventare inutilizzabile, rendendo inaccessibili tutti i dati contenuti. Apple ha spiegato al quotidiano britannico Guardian l'errore: si tratta di una funzione nascosta dell'iPhone che si attiva quando il telefono viene riparato da tecnici non Apple o quando si danneggia il tasto home: "iOS verifica che il sensore Touch ID nel vostro iPhone o iPad corrisponda correttamente agli altri componenti del dispositivo - spiegano da Cupertino -. Se iOS trova una mancata corrispondenza, il controllo ha esito negativo e Touch ID, anche per l'uso Pay di Apple, è disabilitata. Questa misura di sicurezza è necessaria per proteggere il dispositivo ed evitare che venga utilizzato un sensore Touch ID fraudolento". Sarà necessaria la sostituzione del tasto home.

Belpietro: "Ecco chi sta con la Merkel" Quelli che votano contro i rispamiatori

Belpietro: "Ecco chi sta con la Merkel". I politici che votano contro i risparmiatori


di Maurizio Belpietro



Matteo Renzi si è fatto spesso vanto del fatto che il Pd sia il partito più votato d' Europa. Come è noto, alle elezioni del 2014 a nessun altro - nemmeno alla Cdu di Angela Merkel - è riuscito il colpo di conquistare il 40 per cento dei voti e dunque di spedire una nutrita pattuglia di onorevoli a Bruxelles. Ma stanti così i fatti, sarà bene che il presidente del Consiglio informi i suoi eurodeputati che non sono stati mandati in Europa per turismo, ma per occuparsi degli interessi di questo Paese.

E per evitare che altri varino norme capestro nei confronti dell' Italia. Purtroppo abbiamo già visto che cos' è accaduto con il bail in, ovvero con la direttiva in cui si scaricano sui clienti i crac bancari. Varata dalla Commissione, la direttiva è stata votata senza batter ciglio da tutta una serie di parlamentari, con il risultato che al fondo salva banche italiano è stato impedito il salvataggio di quattro istituti di credito sull' orlo del fallimento (Etruria, Marche, Ferrara e Chieti) e i risparmiatori hanno visto andare in fumo i loro investimenti in azioni e obbligazioni subordinate. Ora la storia rischia di ripetersi, e anche in peggio.

In pratica a Bruxelles è stata votata una mozione che, dietro alle parole fumose, vuol dire una sola cosa: se una banca ha in portafoglio un certo numero di titoli di Stato non può essere considerata esente da rischi. Tradotto, significa che quei soldi non sono da considerare patrimonio, ma debito e, per mettersi in regola con le norme internazionali, gli istituti di credito devono accantonare denaro per far fronte al rischio di eventuali perdite. Se si vuole essere ancora più chiari, basta leggere ciò che una commissione di saggi ha preparato a Bruxelles. Si tratta di un piano in cui, in sostanza, si sostiene che i titoli di uno Stato - siccome quest' ultimo rischia di fallire come una qualunque società e di non pagare Bot, Cct e così via - non sono a rischio zero.

Dunque, se l' Italia non garantisce un bel niente, per dare garanzia di essere solidi gli istituti di credito devono mettere da parte un capitale pari a circa il 70 per cento del portafoglio investito in titoli di Stato.

Se il presidente della Bce Mario Draghi per riportare alla normalità le quotazioni del sistema bancario nelle scorse settimane ha usato il cannone, l' Europa a trazione tedesca si appresta quindi a sganciare una bomba atomica, che rischia però di sterminare il nostro sistema bancario e non solo. È risaputo infatti che gli istituti di credito sono acquirenti abituali dei titoli di Stato italiani e una recente indagine stima che abbiano in carico almeno 400 miliardi, ossia una cifra molto vicina al 20 per cento del totale del nostro debito pubblico.

Avete idea di quanti soldi servirebbero, in aumenti di capitale, per mettere da parte il 70 per cento del denaro investito in Bot e Btp? Duecentottanta miliardi, cioè circa il 13 per cento del nostro debito pubblico. Per le banche sarebbe una sventola da capogiro, ma anche per lo Stato, che vedrebbe salire lo spread come un palloncino pieno di elio, e pure per i risparmiatori.

Dietro alla mozione dell' Europarlamento votata anche dai deputati italiani e dietro lo studio dei saggi, ci sarebbe secondo il Corriere della Sera lo zampino di Wolfgang Schaeuble, ossia del ministro delle Finanze tedesco, il falco della Germania, colui che avrebbe voluto mandare al fallimento la Grecia e che non ha mollato un attimo la presa su Alexis Tsipras fino a che questi non ha alzato bandiera bianca. L' operazione in pratica vorrebbe dire che, se si riconosce la possibilità che uno Stato fallisca, le banche non possono detenere titoli ad alto rischio. Non solo: così facendo si estende il criterio del bail in dalle banche agli Stati, prevedendo che siano i risparmiatori e gli investitori a pagare il debito, con effetti devastanti sugli istituti di credito e sulla clientela. L' Italia è nel mirino: dato che non vuole decidersi a ridurre il debito pubblico con misure draconiane (tipo una patrimoniale e una robusta spending review) la si mette con le spalle al muro con la minaccia di tagliare il legame tra banche e debito pubblico.

Insomma, mentre Matteo Renzi litiga con l' Europa chiedendo maggiore flessibilità, Schaeuble e le sturmtruppen si preparano a regalarci maggior rigore. E i nostri europarlamentari che fanno? Dormono. Anzi no, peggio, votano una mozione in cui si vincola la Ue a separare Stati e banche, costringendo queste ultime a ridurre l' esposizione nei confronti del debito sovrano, ossia dell' Italia. Perfetto. Dei geni. Anzi: dei nemici in casa.

CANDIDATO MADE IN CINA Renzi incorona Giuseppe Sala dopo le primarie dei veleni

Primarie Pd a Milano, Giuseppe Sala vince senza plebiscito




Giuseppe Sala vince le primarie "cinesi" del Pd a Milano, ma il successo non è bulgaro. Arriva poco prima delle 22, a urne ancora aperte, la telefonata del premier Matteo Renzi per congratularsi con l'ex manager di Expo, facendogli un "in bocca al lupo" per la corsa a Palazzo Marino. "Ringrazio tutti coloro che hanno votato, i militanti e i volontari che hanno lavorato ai gazebo e i candidati che si sono confrontati sul futuro di questa grande città", ha commentato Renzi. Dopo le polemiche del pomeriggio con Beppe Grillo, che aveva parlato di "primarie taroccate" per la presenza di un alcune decine di cinesi in fila per votare Sala (anche se non hanno dimostrato grande conoscenza né dell'italiano, né della politica milanese), nessun riferimento dunque al caso che ha agitato questa due giorni democratica. 

La sfida - Era il favorito, Sala, e il verdetto lo ha confermato pur senza trionfi. L'ex commissario unico di Expo ha superato il 40% delle preferenze, seguito dagli assessori Francesca Balzani (la preferita del sindaco uscente Pisapia) con oltre il 30% e Pierfrancesco Majorino con poco meno del 25%. Fanalino di coda il responsabile dell’Uisp Milano, Antonio Iannetta, con l'1 per cento. Resta una certezza: sommando i voti di Balzani e Majorino, la sinistra Pd avrebbe vinto. Ma essendo sinistra vera, ha scelto di farsi male da sola. 

Affluenza: 4% di stranieri - Anche domenica si conferma il dato del 4% di stranieri alle urne, dato tutto sommato limitato: "Il Comitato delle Primarie - si legge in una nota - rende noto che alle ore 18.30 la percentuale di votanti stranieri è in linea con il dato comunicato ieri", cioè quello del 4%, che ieri era sul totale dei 7.750 votanti. I votanti totali sono poco superiori ai 55mila. 

Il sondaggio ammazza-Boschi: bomba a orologeria sul governo

Boschi e Banca Etruria, il sondaggio: un italiano su due vuole che il ministro si dimetta




Per un italiano su due Maria Elena Boschi deve dimettersi. È il sondaggio, sorprendente ma fino a un certo punto, condotto da Scenari politici per HuffingtonPost secondo cui il 53% degli intervistati pensa che la ministra delle Riforme non possa restare al governo. Il motivo è naturalmente il caso di Banca Etruria, con il padre della Boschi coinvolto nell'inchiesta toscana sulle furbate dell'istituto popolare e con lo stesso esecutivo Renzi chiamato a "salvare" Etruria. Da qualche settimana la donna più potente dentro il Pd ha diradato uscite pubbliche e commenti, conscia che ogni sua parola potrà essere usata contro di lei. Si è limitata a riferire in Parlamento, provocando ugualmente polemiche e reazioni ostili nell'opposizione (e imbarazzi tra compagni di partito e maggioranza). 

Chi sta con lei - Tra gli elettori del Pd il 62% pensa che il suo comportamento sia stato ineccepibile, percentuale che scende al 20% tra tutti gli interpellati. I simpatizzanti di M5S, Lega Nord e Forza Italia invece sono schierati in massa per le dimissioni. A un elettore del Pd su tre, infine, resta più di un dubbio sull'operato della famiglia Boschi.

domenica 7 febbraio 2016

Mossa sui gay, rivolta dentro i 5 Stelle: "Grillo traditore, non vi votiamo più"

Unioni civili, base M5S in rivolta contro Beppe Grillo: "Traditori, non vi votiamo più"




La base del Movimento Cinque Stelle insorge, salvo poche eccezioni, contro la decisione del leader Beppe Grillo di lasciare libertà di coscienza sul voto al ddl Cirinnà sulle unioni civili. Il post in cui Grillo annunciava la decisione è stato letteralmente preso d'assalto, con quasi cinquecento commenti a cinque ore dalla sua pubblicazione. E a prevalere sono i delusi, molti dei quali assicurano che non voteranno né sosterranno più in alcun modo il Movimento. 

"Niente democrazia" - Una scelta "difficile da digerire", come scrive qualcuno, e ancor meno da comprendere. Perché rappresenta, agli occhi degli elettori, una sconfessione di tutto ciò che il Movimento rappresentava ai loro occhi: battaglie civili, per la trasparenza nei lavori parlamentari e nella vita interna del "partito non partito", democrazia diretta, ritorno al cittadino come fonte stessa di ogni decisione. "Devo riconoscere il vulnus che questa decisione reca a quella che è stata la ragione fondante del Movimento. Democrazia diretta sempre. I portavoce non possono avere libertà di coscienza, perché votano in rappresentanza della coscienza collettiva e non della propria", viene sottolineato da un altro cittadino a Cinque Stelle. E, sempre sulla "deroga" alla democrazia diretta c'è chi scrive: "Questa era una decisione da mettere in piattaforma e i portavoce dovevano prenderne atto e allinearsi alla base. Credevo che la forza del movimento fosse la democrazia diretta e non un fatto di coscienza personale. Avete buttato nel cesso il principio cardine". "Così si va contro il volere dei cittadini, loro voteranno secondo la loro coscienza ma non secondo la volontà dei cittadini che li hanno eletti. Soluzione da vecchio a politica non da movimento 5 stelle".

"Bravi, traditori" - Ancora, tra i critici c'è chi grida al tradimento: "Complimenti, avete tradito migliaia di cittadini Italiani che attendevano da anni veder riconosciuto un diritto. Mi fate pena", si legge tra i commenti: "Che delusione, non l'avrei mai pensato che una battaglia di diritti fondamentali il movimento 5 stelle l'avrebbe affrontata con i rimorsi di coscienza. Vedremo quale sarà la prossima deroga". C'è, poi, la pagina degli addii: "Per quanto vi possa interessare, il mio voto lo avete perso - si legge -. Fine del mio sostegno al movimento. Null'altro da aggiungere".

"Mandiamo a casa Renzi" - Non mancano, tuttavia, quanti rintracciano nella decisione una strategia per mettere in difficoltà il governo: "Ma non dobbiamo mandare a casa questo governo? Senza i voti del M5S la legge non passerebbe, quindi...", sottolinea un sostenitore premettendo che "tanto Ncd non voterà mai con il Pd". Per un altro si tratta di "un'importante presa di posizione, anticonformista". Infine, c'è chi pur provando "vergogna" per il post di Grillo si dice sicuro che, proprio in virtù della scelta del leader, "il ddl Cirinnà sarà approvato senza modifiche, con la stragrande maggioranza dei voti dei portavoce del M5S. Questo è il classico post da propaganda politica per un paese incivile e mentalmente immaturo".