Visualizzazioni totali

giovedì 28 gennaio 2016

Papà Boschi fregato dal cognato Che gli ha fatto: ballano 10 milioni

Papà Boschi fregato dal cognato Che gli ha fatto: ballano 10 milioni di euro




Nella vicenda della famiglia Boschi e di Banca Etruria spunta il nome dello zio del ministro delle Riforme: Stefano Agresti, 57 anni, ragioniere, fratello di Stefania, professoressa ed ex vicesindaco di Laterina, mamma di Maria Elena. 

Riporta il Giornale che l'azienda in cui lo zio Stefano ha ricoperto per anni incarichi dirigenziali nel cda, la Saico, è tra quelle che hanno accumulato enormi debiti con Banca Etruria e che ha contribuito ad affossare l'istituto. La Saico, fondata nel '73, ha una sede ad Arezzo e una succursale a Laterina, la Saico Refinish, a un centinaio di metri dalla casa della famiglia Boschi.

La Saico fallisce nel 2013, dopo una crisi che determina un fabbisogno di più di 70 milioni di euro. Il 21 marzo 2013 il tribunale di Bologna dichiara il fallimento di Energia & Ambiente, la società che aveva "assunto" il concordato delle imprese rimaste formalmente attive dopo la fine di Saico Refinish. I debiti riguardano i forni (Refinish) e i pannelli frangirumore per le autostrade (Energia & Ambiente): 24,5 milioni spariscono nel crac. Circa 10 milioni di questi sono finanziati da Banca Etruria e non sono mai rientrati.

Stefano Agresti, come si legge sul suo profilo Linkedin è ora "Libero professionista Macchinari industriali" e su Facebook rimanda il suo nome alla Saicozero Sa di Stabio, nel canton Ticino, in Svizzera. Il centralino della Saicozero, però, è allacciato ad una segreteria telefonica

La profezia finale di Belpietro: quando e perché cade Renzi

La profezia finale di Belpietro: quando e perché cade Renzi


di Maurizio Belpietro



Un caloroso messaggio di benvenuto è stato inviato ieri dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, ossia dal più prestigioso quotidiano tedesco, al nostro presidente del Consiglio. In vista dell' incontro che Matteo Renzi avrà venerdì con Angela Merkel, la Faz ricorda che il capo del governo italiano negli ultimi mesi è inciampato in un paio di grane un po' fastidiose. L' ultima riguarda la nomina di Marco Carrai a responsabile della cyber sicurezza italiana, un ruolo che otterrebbe senza un curriculum adeguato se non quello di essere particolarmente vicino al premier, tanto vicino da avere nel passato provveduto a saldare il canone di affitto dell' appartamento utilizzato dall' allora sindaco di Firenze. Altra grana rammentata in occasione dell' importante appuntamento di Berlino, il crac delle banche, con il particolare che di una di queste era vicepresidente il padre del ministro delle Riforme. Per il giornale dell' establishment politico-economico tedesco, per effetto di queste vicende, oggi il presidente del Consiglio sarebbe indebolito, accusato come un Berlusconi qualunque di essere più sensibile al clientelismo che alla meritocrazia.

Può darsi che la Faz abbia ragione e che Renzi abbia perso un po' di smalto. Tuttavia è difficile che il caso Carrai o quello ancora oscuro del fallimento della Popolare di Arezzo siano ostacoli tali da metterlo in difficoltà. Oggi il premier affronterà in Senato la mozione di sfiducia che è stata presentata dal centrodestra e per quanto sia la nomina dell' amico più fidato, sia il contorno di massoni che ha accompagnato la bancarotta dell' Etruria, possano essere difficilmente giustificati e spiegati, è altamente improbabile che il governo vada sotto. Il premier e i suoi ministri sebbene non abbiano fornito chiarimenti circa i fatti in discussione e sebbene sia impensabile che li forniscano durante la seduta di Palazzo Madama, quasi certamente supereranno lo scoglio della fiducia. Non solo perché oggi al Senato la maggioranza può contare sui voti dei senatori attratti da Denis Verdini, che già hanno dimostrato di essere pronti a soccorrere l' esecutivo appena questi sembri in difficoltà, ma perché dentro il Pd non c' è nessuno che abbia davvero intenzione di mandare a casa il presidente del Consiglio.

È vero, nel Partito democratico la maggioranza dei parlamentari rispedirebbe Renzi a Rignano, ma il problema è dato dal fatto che nessuno di quelli che sognano di far secco il premier se lo può permettere. I primi ad essere rispediti a casa infatti sarebbero gli onorevoli che desiderano la morte politica del loro capo. Lo detestano e non vedono l' ora che faccia una brutta fine ma sanno che il loro destino è legato al suo. Via lui, via tutti. Anzi. È più probabile che ad andarsene per primi siano proprio loro e solo in seguito Renzi. Risultato, in molti strillano, anche sui giornali e in tv. Ma quando arriva il momento, si allineano, nel timore che una crisi di governo si risolva con nuove elezioni ma senza di loro.

Dunque, il governo non cadrà su Carrai e nemmeno scivolerà sulle operazioni poco trasparenti che riguardano Banca Etruria. Certo, entrambi i casi sono bruttarelli da vedersi e figuratevi se non lo sono da spiegarsi, soprattutto all' estero, dove a queste cose non sono abituati. Lì i ministri li licenziano solo per aver copiato a scuola, immaginatevi che cosa succederebbe con uno che spaccia il suo amico per il massimo esperto di cyber sicurezza.

Ad ogni buon conto, la Faz non deve preoccuparsi. Indebolito o ammaccato nell' immagine, Renzi resta e non ci saranno unioni civili che tengano a schiodarlo. Passerà tutto. L' unica cosa che non passerà saranno i conti pubblici, che sono assai peggiori di quanto ci si immagini. Sarà quello il vero banco di prova per l' esecutivo e infatti prima che la Frankfurter Allgemeine Zeitung desse il benvenuto a Renzi ci ha pensato l' Unione Europea a mandare un saluto a Palazzo Chigi, sottolineando che il debito pubblico italiano potrebbe non essere sostenibile nel breve periodo. Vi chiedete perché parlare di breve periodo, ossia di 2020 e non di 2016 o 2017? La risposta è semplice: nel passato l' Italia ha firmato un accordo denominato fiscal compact che prevede una riduzione pesante del debito e comporta una manovra finanziaria da paura. In teoria l' operazione taglio dell' indebitamento dovrebbe già essere partita, ma il nostro Paese ha ottenuto un rinvio, promettendo di cominciare a limare nel prossimo futuro la montagna di titoli di stato emessi annualmente per finanziarsi.

Il problema è che dopo un primo rinvio ce ne può essere un secondo e forse un terzo, ma dal 2017 in poi Renzi dovrà cominciare a usare le forbici. E per lui sarà come tagliare l' albero su cui è seduto, perché senza la possibilità di distribuire mance, il ragazzo di Rignano si rivelerà quel che è: uno straordinario illusionista.

Ferrari, la furia di Seb Vettel in pista: cosa combina ai test sul bagnato

Ferrari, la furia di Seb Vettel in pista: cosa combina ai test sul bagnato




Buona, anzi buonissima la prima. Ai test di Le Castellet, la Ferrari di Sebastian Fettel, alla guida della monoposto 2015 con piccole modifiche e nuovi pneumatici, alla seconda giornata di test sul bagnato artificiale ha letteralmente stracciato Red Bull e McLaren, in un'anteprima vincente senza però le Mercedes, papabilissime avversarie in un altrettanto probabile duello mondiale. I nuovi penumatici, dunque, piacciono a Seb, che viene segnalato determinato come non mai. La sua dedizione alla causa rasenta l'ossessione: secondo quanto si dice, segue in modo maniacale i suoi ingegneri, nel tentativo di rendere la Ferrari 2016 meravigliosa e vincente.

"Tornare al Milan?", la risposta di Kakà che fa esplodere i tifosi rossoneri

"Tornare al Milan?", la risposta di Kakà che fa esplodere i tifosi rossoneri




"Tornare al Milan? Non so", parola di Ricardo Kakà che non esclude il terzo ritorno in rossonero nel corso di un'intervista a Fifatv: "Per ora sono felice negli Usa - ha detto il campione brasiliano - Ho adorato giocare nel Milan e credo che lì ci sarà sempre una porta aperta per me. Per adesso sto bene negli States". Kakà ha segnato un pezzo importante della storia milanista vincendo il Pallone d'oro nel 2007 dopo aver conquistato la Champions league, il Mondiale per club e la Supercoppa uefa. Oggi a 33 anni si diverte nella Mls con l'Orlando City e progetta il suo futuro, quando di sicuro non farà l'allenatore: "Per ora non mi piace. Magari da qui a tre anni, quando smetterò, potrei pensarci".

Coppa amara per l'Inter e Mancini: la Juve ne segna tre. Doppio Morata

Coppa amara per l'Inter e Mancini: la Juve ne segna tre. Doppio Morata




Una doppietta di Morata (36’ su rigore e 64’) e l’immancabile sigillo di Dybala (84’) regalano alla Juventus un netto 3-0 sull’Inter e una pesantissima ipoteca sulla finale di Tim Cup. Chiaro il predominio dei bianconeri, che ormai sanno solo vincere, mentre la squadra di Mancini è affondata col passare dei minuti, chiudendo persino in 10 per l’espulsione (doppio giallo) di Murillo e subendo una punizione forse eccessiva. Allo Stadium subito pericoloso Asamoah, le risposte di Medel e Felipe Melo non spaventano Neto. Icardi in panca, è Jovetic a guidare l’attacco nerazzurro con Biabiany e Ljajic. Al 14’ Tagliavento non vede un netto mani di Medel in area su punizione di Cuadrado: protesta la Juve, che poco dopo sfiora il vantaggio con il destro del colombiano. Buona manovra dell’Inter, ma al 35’ la Juventus il rigore se lo conquista per un contatto Murillo-Cuadrado che lascia qualche dubbio: dal dischetto Morata, preferito a Dybala come partner di Mandzukic, batte Handanovic. Stavolta si lamentano tutti: l’Inter per il penalty, la Juve per la mancata espulsione di Murillo (ammonito). Il sinistro di Marchisio chiude i primi 45’. Al rientro l’Inter mantiene il possesso palla, ma è piuttosto sterile, la Juve si chiude con ordine e cerca la ripartenza. Poco o nulla da segnalare, almeno fino al 63’, quando un’azione insistita sulla sinistra di Evra e un erroraccio di Felipe Melo servono su un piatto d’argento a Morata la palla del 2-0 che lo spagnolo non fallisce. Una girata di Murillo costringe Neto alla prima vera parata della serata, ma proprio il difensore colombiano, già ammonito, si farà espellere a 20’ dalla fine per un fallo sull’imprendibile Cuadrado. Juve in pieno controllo, ma l’Inter protesta per un presunto mani di Caceres dopo una svirgolata di Jovetic a pochi passi da Neto. Morata si divora la tripletta in contropiede dopo gli ingressi di Dybala e Icardi. Proprio Dybala, al primo pallone toccato e complice l’errore di Handanovic, firma il 3-0 e mette altro sale sulle ferite nerazzurre. La Juve vede la finale a un passo, l’Inter deve ingoiare un altro boccone amarissimo nella settimana del derby.

Apple, parla il mega-dirigente italiano: per colpa dell'iPhone rischia il collasso

Apple trema, parla il mega-dirigente italiano: così l'iPhone affosserà il colosso




Per la prima volta dal lancio dell'iPhone, la Apple prevede di incassare il primo calo in assoluto delle vendite per il melafonino. Se si tratti di saturazione del mercato o primi segni di cedimento del colosso di Cupertino lo si potrà capire solo più avanti nel tempo. Ma il calo è concreto e lo hanno confermato gli stessi vertici dell'azienda nella conference call a commento dei conti. I dati delle vendite finora registrati sono stati altissimi sia per gli iPhone che per gli Apple Tv, ma a delure gli analisti sono state le cifre sul fatturato complessivo e numero di smartphone acquistati.

Il crollo - Secondo Luca Maestri, l'italiano a capo del dipartimento finanziario di Apple: "Le vendite di iPhone caleranno nel trimestre che finirà a marzo. Sarà il più difficile - ha detto - in termini di permormance anno su anno". Un pessimismo smorzato dal Ceo Tim Cook che, rispondendo ad alcuni analisti durante la conference call, ha ribadito che il calo non andrà oltre il 15-20%: "Ci troviamo in un contesto che è totalmente diverso" considerando il periodo gennaio-febbraio 2015 "date le condizioni estreme, mai viste prima, ovunque si guardi". Nel calderone ci sono i rallentamenti economici di potenze come la Cina, il crollo dei prezzi delle materie prima e e le fluttuazioni valutarie.

I dati - Non basta però questo segnale negativo per far gridare alla tragedia gli esperti di Cupertino. Basta guardare il risultato dell'ultima trimestrale del 2015, la prima dell'anno fiscale, dove la Apple ha portato a casa utili netti per 18, 361 miliardi di dollari. Un rialzo del 1,8% rispetto ai 18,024 miliardi dell'anno prima. Godono della buona salute dell'azienda anche gli azionisti, per i quali i profitti per azione sono passati da 3,08 dollari a 3,30. Ben sopra le aspettative degli analisti, che avevano previsto 3,23 dollari per azione.

AUTO, L'ULTIMA BEFFA Stop soldi dalle assicurazioni Perché pagheremo tutto noi

Niente più soldi dalle Assicurazioni. Il colpo di mano: pagheremo tutto noi


di Matteo Mion



Mentre nell' opinione pubblica impazzano le discussioni su Family day e Schengen, il governo allunga nuovamente la manina lesta sui risarcimenti dei danneggiati da circolazione stradale. Ieri 26 gennaio è iniziata la discussione in Commissione Industria al Senato del cosiddetto "ddl concorrenza", con i relatori Tomaselli e Marino che mirano all' approvazione del testo entro la prima decade di febbraio. Ricorderanno i lettori che grazie alla battaglia delle associazioni rappresentanti le vittime della strada, ma anche di Libero, il testo di legge iniziale subì in prima lettura alla Camera importanti modifiche che lo ricondussero a un minimo di equità e giustizia. In particolare, il governo attaccò frontalmente le carrozzerie per ridurre i costi delle polizze auto, ma Federcarrozzieri replicò con una protesta mai vista prima, a tutela sia della categoria ma anche e soprattutto della libertà del danneggiato di riparare la propria auto con i ricambi migliori e non con quelli di terza scelta.

Ecco, adesso ci risiamo: benchè i ricavi dichiarati dalle compagnie relativi all' anno 2014 siano di 16 miliardi di euro, l' Ania (associazione nazionale imprese assicuratrici) torna alla carica, e per mano di alcuni senatori propone emendamenti che potremmo definire involutivi, visto che fanno rientrare dalla finestra di Palazzo Madama le solite restrizioni a tutele e risarcimenti.

L'operazione legislativa è subdola, perché viene riproposto quanto già eliminato a furor di popolo dal testo approvato alla Camera. Vediamo dunque quali sono i trabocchetti che incidono negativamente su tutti gli italiani proprietari d' auto. Innanzitutto il ritorno alle tabelle ministeriali ammazza-risarcimenti al posto delle tabelle milanesi consolidate dalla Cassazione, oppure in alternativa l' eliminazione del danno morale dei danneggiati. La decadenza dal diritto al risarcimento se non viene inviata la richiesta-danni all' assicurazione entro 90 giorni dall' incidente. La liberalizzazione delle clausole vessatorie nelle polizze. La valenza probatoria a dir poco oracolare della scatola nera.

In particolare, tutti gli emendamenti a firma dei senatori Di Biagio, Pelino, Scalia, Mandelli relativi all' art. 4 mirano a neutralizzare le diminuzioni tariffarie, quelli relativi all' art. 5 a penalizzare i danneggiati nell' assegnazione delle classi di merito, quelli all' art. 6 a rendere impossibile l' indicazione dei testimoni decorso un breve termine (palese il contrasto con le norme dell' ordinamento processuale civile italiano), quelli all' art. 7 a togliere gli sconti per chi installa la scatola nera, mentre quelli all' art. 9 sono ad contrariis tesi ad escludere sanzioni per le compagnie in caso di violazioni alle norme sulla scatola nera. I parlamentari fautori di tali performances legislative sono di vario colore, perché strizzare l' occhiolino alle assicurazioni è un vizio bipartisan.

Non usa mezzi termini contro la senatrice Vicari, sottosegretario dello Sviluppo economico e assidua promotrice della cosiddetta "riforma rc auto", il presidente dell' Aneis (associazione nazionale esperti infortunistica stradale) Giovanni Polato: «Cara senatrice, la volontà di ridurre drasticamente i risarcimenti grida vendetta a fronte degli utili miliardari che le imprese di assicurazione incamerano ogni anno. Lasci in pace le vittime della strada e permetta ai tribunali di stabilire il "giusto risarcimento" costituzionalmente previsto». Stefano Mannacio del Cupsit aggiunge: «Siamo preoccupati perché, finita la crociata contro i carrozzieri, è ricominciata al Senato quella contro il danneggiato». Stupisce soprattutto che senatori eletti dagli italiani remino contro i diritti e le garanzie costituzionali poste a tutela dei diritti dei loro elettori.

La materia è delicata e vertendo in tema di assicurazione obbligatoria tocca le tasche di tutti. Sarebbe opportuno che norme così rilevanti da comportare importanti modifiche all' ordinamento civilistico non venissero agevolate da manine leste in emendamenti, ma fossero almeno oggetto di un minimo dibattito pubblico. In questo caso lo spot a Renzi non riuscirebbe, quindi tutti tacciono. Noi no.