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sabato 16 gennaio 2016

L'Italia pronta alla guerra in Libia: ha già schierato quattro caccia

A UN PASSO DALLA GUERRA L'italia schiera quattro caccia in Libia: Allarme, "la sicurezza è peggiorata"




Quattro cacciabombardieri nella base di Trapani Brugi, pronti per la ricognizione. E' la mossa dell'Italia contro la Libia. "La decisione - fa sapere lo Stato Maggiore della Difesa - è maturata a seguito dei recenti sviluppi nell' area dei Paesi del Nordafrica e del conseguente deterioramento delle condizioni di sicurezza". Armarli - come spiega il quotidiano Il Giorno - sarebbe un gioco da ragazzi. E' una reazione quindi dovuta alla crisi libica che giunge a uno snodo molto delicato. 

La decisione - “Nell’ambito delle predisposizioni tese ad assicurare la sicurezza degli interessi nazionali nell’area del Mediterraneo Centrale – indicano le forze armate italiane – è stata incrementata la capacità di sorveglianza e acquisizione informazioni ridislocando, temporaneamente, quattro velivoli Amx del 51° Stormo di Istrana (Treviso)”. Questa misura, viene indicato, “si va ad inserire tra quelle adottate, in precedenza, dal Governo nell’area mediterranea relative all’operazione “Mare sicuro” posta in essere a tutela dei molteplici interessi nazionali e per assicurare coerenti livelli di sicurezza”.

venerdì 15 gennaio 2016

Caivano (Na): Il Partito Democratico replica al Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli

Caivano (Na): Il Partito Democratico replica al Capogruppo di Forza Italia Gaetano Ponticelli 




Gent.mo Direttore,
abbiamo letto sul suo blog l'intervista resa dal Dott. De Cicco, pardon, dal consigliere Gaetano Ponticelli e, rilevando le enormi nefandezze riportate, intendiamo sottoporle la seguente replica.

Con molta probabilità il capogruppo di Forza Italia ha la memoria corta oppure è stato ben indotto a ritrattare  quanto precedentemente dichiarato, delle due l'una.

E' bene ricordare al Consigliere Ponticelli che proprio qualche mese fa, lo stesso, unitamente a tutti i consiglieri di Forza Italia, richiedevano formalmente al Sindaco Monopoli " una revisione collegiale degli incarichi" e, cosa ben più grave,  di "disporre ogni opportuna iniziativa tesa a garantire il ripristino della legalità e della trasparenza della vita amministrativa".

A fronte di tale dichiarazione il primo cittadino, mortificando tutti i consiglieri del suo stesso partito, con una risposta ancora più aberrante così replicava "Con i problemi e le emergenze che vive Caivano è inconcepibile che gli sforzi dei consiglieri comunali siano solo orientati verso gli incarichi da affidare, come loro stessi chiedono, ai professionisti del loro gruppo. Così come è una pessima abitudine verificare che la politica al posto di preoccuparsi dei problemi da risolvere dedichi tutta la sua attenzione agli appalti ed alle imprese...... gli stessi consiglieri che chiedono incarichi si permettono di indicare il ripristino della legalità" .

Di fronte a questo indecente conflitto di interessi (chissà se legittimi) in casa della maggioranza, il consigliere Ponticelli avrebbe fatto bene a spiegarci perchè a quel documento non è seguita alcuna azione politico-amministrativa di verifica e controllo e soprattutto quale sia stato il prezzo pagato per rasserenare gli animi nel maggior Partito di governo.

Fortunatamente tale indagine non spetta al Partito Democratico, bensì alle competenti Autorità opportunamente  investite al riguardo.

A tal proposito, ringraziamo il consigliere Ponticelli per le parole di stima nei confronti dell' On. Manfredi, ma, al contempo, restiamo perplessi ed amareggiati dalle  dichiarazioni rese nei confronti del Partito Democratico locale.

Il capogruppo del partito di Forza Italia afferma che in caso di una verifica ci sarebbero molte illegittimità in vari settori a cause delle passate Amministrazioni, di cui,  guarda caso, faceva parte egli stesso nel medesimo Partito dell'ex Sindaco Falco. 

Non potendo accettare morali  dettate dal trasformismo, siccome il PD locale non ha nulla da nascondere, ne da temere, invitiamo ufficialmente il consigliere Ponticelli a denunciare agli Organi competenti le illegittimità di cui è a conoscenza e, perchè no, i condizionamenti sull'attività politico amministrativa, dalle politiche sociali alle attività produttive.

 A tal punto sarebbe interessante confrontarsi sui fatti concreti e fare in modo che ciascuno si assuma le giuste responsabilità.

Anche noi attendiamo con impazienza questo famoso "bilancio delle cose fatte" millantato dall'amministrazione.

E' stato proprio il nostro capogruppo consiliare a chiedere a gran voce, nella prima seduta di consiglio comunale, che il sindaco Simone Monopoli e la sua amministrazione facessero, nei primi sei mesi, un'operazione verità su tutto l'operato delle amministrazioni precedenti e soprattutto sull'operato del PD.

In tal modo sarebbe stata fatta chiarezza su tutto il fango che il sindaco Monopoli ed i suoi collaboratori hanno versato sul PD locale, negandosi miseramente ad ogni pubblico confronto.

Purtroppo dobbiamo constatare che, al di là delle tante chiacchiere e delle continue bugie, quotidianamente pubblicizzate da giornalisti sul libro paga del comune di Caivano, a tutt'oggi l'amministrazione Monopoli si è sottratta a questa operazione verità, preferendo la strategia della diffamazione e dell’autocelebrazione.

Non sappiamo quale sia la programmazione futura per lo sviluppo del territorio, ma, abbiamo piena coscienza dell'elevato numero di incarichi affidati e delle somme urgenze quotidianamente decretate.
Le importanti gare paventate dalla maggioranza, a dispetto di quanto propagandato, non sono state ancora espletate ed abbiamo grandi perplessità su quali potranno essere gli esiti.

Di certo registriamo che il Segretario Comunale, fortemente voluto dal Sindaco e dallo stesso invitato al controllo degli atti amministrativi, a distanza di pochi mesi dall'insediamento, ha lasciato il Comune di Caivano a causa di presunte distanze territoriali dai luoghi di origine, ben note al momento del conferimento dell'incarico.

Questi sono i fatti concreti che dovrebbero  destare perplessità nel capogruppo di Forza Italia. Sconcertati dalla disomogeneità, inefficienza ed incapacità dell'attuale amministrazione vogliamo pensare che  l'Onorevole Manfredi sia stato indotto in errore dalle parole dei consiglieri di Forza Italia, poichè, in mancanza, il Comune di Caivano potrebbe subire anche l'onta dello scioglimento.

Per dovere di cronaca, tale evenienza, con le passate amministrazioni, non si è mai verificata. Infine, vogliamo ricordare che il PD + la lista Civica NOI PER CAIVANO, formata in buona parte da Giovani Democratici, ha intercettato alle ultime elezioni comunali circa il 18% dei votanti, tradotti in circa 3.700 voti di lista. Esprimendo cinque Consiglieri Comunali senza il premio di maggioranza. Siamo passati dal 9,5% elezioni 2010, a circa il 18% elezioni 2015. 

Se questo per il consigliere Ponticelli è fallimento, abbiamo forti dubbi sulla sua attendibilità.

Partito Democratico Caivano

giovedì 14 gennaio 2016

"Da domani ci saranno quattro Papi" La profezia di Giampaolo Pansa

Pansa: "I quattro Papi che guideranno Repubblica"


di Giampaolo Pansa



Il modello inaugurato dal Vaticano sta facendo scuola. All' ombra di San Pietro ci sono due papi. Uno effettivo, Bergoglio, l' altro emerito, Ratzinger. A Repubblica, il giornale posseduto da Carlo De Benedetti, ce ne saranno ben tre, a partire dal 15 gennaio. Un papa super emerito, Eugenio Scalfari, il fondatore del quotidiano. Un secondo papa in procinto di diventare emerito: Ezio Mauro, che ha guidato la testata per vent' anni e lascerà il 14 gennaio, nel quarantesimo compleanno di Rep. E infine il terzo papa, Mario Calabresi. Sarà lui ad affrontare la fatica di offrire ogni giorno un prodotto ormai elefantiaco, un malloppone complicato persino da sfogliare. Dove il lettore trova di tutto, dalle acute analisi di Bernardo Valli sul terrorismo del Califfato nero sino ai consigli destinati alle madame sessantenni per non farsi sfuggire il loro ragazzo giocattolo.

Vale la pena di parlare di Repubblica dalle colonne di un giornale come Libero, estraneo alla strapotenza del super foglio di Largo Fochetti? Penso di sì, dal momento che siamo di fronte a uno dei bunker di questa stagione politica, una ridotta armata, uno dei fortini che dovrebbero resistere al caos informativo, culturale e morale degli anni disperati che stiamo vivendo. Voglio dire subito che non credo nella fine della carta stampata, per molti destinata a sparire sotto lo tsunami diabolico del web. I giornali tradizionali vivranno, soprattutto in Italia. In casa nostra, la popolazione invecchia. Gli anziani attivi si moltiplicano. Stanno, anzi stiamo, diventando il pilastro che evita il crollo di un sistema politico allo sfascio. Dunque chi lavora per i giornali che si acquistano in edicola non deve disperarsi: il da fare ci sarà sempre.

Bisogna riconoscere che si è rivelato lungimirante Barbapapà Scalfari quando, in compagnia di Carlo Caracciolo, tra la fine del 1975 e l' inizio del 1976 decise di fondare un nuovo quotidiano, diverso da tutti gli altri in commercio. Nessuno credeva al buon esito dell' impresa. Quando Eugenio cercava contributi finanziari, andò a trovare anche Carlo De Benedetti. Ma l' Ingegnere decretò che per il progetto scalfariano non esisteva spazio. E si limitò a dargli un assegno di cinquanta milioni di lire. Ma a titolo personale e senza accettare in cambio nessuna azione.

Virtù e vizi - Se oggi mi chiedessero quale delle virtù di Eugenio mi ha più colpito nei quattordici anni di lavoro con lui, direi la tenacia testarda nel realizzare i suoi sogni. Alla pari con la dedizione assoluta al compito che si era scelto. Per Scalfari, Repubblica è stata tutto: madre, moglie, amante, figlia. Anche quando ha venduto il giornale all' Ingegnere, era il 1989, diventando straricco insieme a Caracciolo, ha seguitato a occuparsene. Per l' intero giorno, dal mattino alla sera tardi, tutti i giorni, tutti i mesi, tutti gli anni. Il merito, e anche la colpa, dei tanti mutamenti di Rep, sono soprattutto suoi. Dal giornale libertino dei primi anni, un contenitore di opinioni diverse sempre pronto a contraddirsi, si è passati al giornale caserma, dove si canta un solo inno di battaglia. Innanzitutto contro il centrodestra e il suo leader, Silvio Berlusconi. Ma pure contro tutto quello che non sta in sintonia con il pensiero unico repubblicano. Se qualcuno mi chiedesse quale sia questo pensiero, saprei rispondere in un modo solo: abbiamo sempre ragione noi e torto gli altri. Una convinzione che si adatta a tutti i soggetti autoritari. L' apprezzerebbe persino il dittatore comunista della Corea del Nord.

Un percorso tracciato - Ezio Mauro, il secondo dei papi, ha camminato per vent' anni lungo il percorso tracciato da Eugenio. Per di più con una lucida freddezza che è inutile attribuire all' esempio di Piero Gobetti, di Norberto Bobbio o della moralità piemontese. Ezio è sempre stato un allievo di se stesso. Un giornalista molto attrezzato, ma gelido. Lo compresi quando, dopo i miei primi lavori revisionisti sulla guerra civile, mi disse: «Giampaolo, dovresti ritornare a scrivere libri per i tuoi vecchi lettori». Gli risposi no e mi resi conto che dovevo prepararmi ad andarmene dal Gruppazzo dell' Ingegnere. Qualche anno fa, intervistato in pubblico da un giornalista fuori classe come Antonello Piroso, alla domanda su che cosa pensasse di Mauro, Cidibì rispose: «È il direttore migliore che ci sia in Italia. Non lo manderò mai via. Resterà a Repubblica sino a quando lo vorrà lui». Dunque la partenza di Ezio dopo il ventennio di Scalfari, sarebbe dovuta soltanto a una sua scelta. Dal poco che trapela dall' interno del giornale, ora dovrebbe entrare nella squadra dei papi emeriti. Gli stanno già preparando uno studio adatto al nuovo ruolo. E al proposito enunciato da Ezio: «Adesso voglio riprendere a fare del giornalismo sul campo». Una via d' uscita inevitabile per un signore che in ottobre avrà appena 68 anni, un ragazzino rispetto ai 92 di Scalfari.

Del terzo papa, Calabresi, conosciamo soltanto la storia, personale e professionale, sino a oggi impeccabile. Tutto il resto è da scoprire. Perché è stato scelto lui per sostituire Mauro? Il suo arrivo a Largo Fochetti è dovuto alla volontà di almeno un paio di poteri forti, come Sergio Marchionne, il super capo della Fiat, e Matteo Renzi, l' attuale presidente del Consiglio? Se c' è stato l' intervento di forze esterne al gruppo De Benedetti, credo che non lo sapremo mai. Nell' Italia di oggi nessuno ha voglia di praticare del giornalismo investigativo su testate pesanti. Comunque, qualcosa si potrà intuire dall' atteggiamento della Rep di Calabresi nei confronti di due super big come Renzi e Marchionne. Sarà questo il vero banco di prova del figlio di Luigi Calabresi, il commissario dapprima linciato e poi assassinato con il consenso entusiasta di una quota rilevante della rossa borghesia italica. Accanto ai tre papi non bisogna dimenticare che il terzetto è in realtà un quartetto. Esiste infatti un pontefice che per il momento si astiene dall' apparire in pubblico, ma conta molto, come succede a tutti i proprietari di media. Winston Churchill era solito dire: «Io non parlo mai con i direttori dei giornali. Parlo soltanto con i loro padroni». Ma a questo punto esiste una domanda inevitabile: che padrone è, nel 2016, l' ingegner De Benedetti?

L'incognita ingegnere - Oggi è un signore che a novembre compirà 82 anni, ancora energico, volitivo, non alieno dai battibecchi, come ho constatato di persona. Ma sta attraversando una congiuntura sfavorevole. Si trova alle prese con una brutta faccenda: il processo per l' amianto all' Olivetti di Ivrea. La pubblica accusa di quel tribunale pare molto agguerrita. Per di più si muove sullo sfondo del processo torinese per l' amianto dell' Eternit, a Casale Monferrato. I giudici di Torino hanno comminato anni di carcere ai due ultimi proprietari di quella maledetta fabbrica della morte.

Una delle prove che attendono Calabresi sarà l' atteggiamento di Rep nei confronti del processo di Ivrea, se mai ci sarà. Sotto questi e altri chiari di luna, non risulterà facile per lui e i tre papi che lo affiancano. Ma siamo in tempo di guerra, come ci ricorda di continuo il papa vero, Bergoglio. Per di più, il destino di ciascuno di noi sta scritto nelle stelle. Dobbiamo affrontarlo con dignità, sapendo che nessuno può cambiarlo.

La Roma esonera Rudi Garcia: ritorna Luciano Spalletti

La Roma esonera Rudi Garcia: ritorna Luciano Spalletti




Addio Rudi Garcia: la Roma ha scelto il suo nuovo allenatore. È Luciano Spalletti, 56enne tecnico di Certaldo che torna nella Capitale dopo 6 anni. L'ex allenatore dello Zenit San Pietroburgo è sbarcato nella notte italiana a Miami, dove è stato accolto dal direttore generale giallorosso Mauro Baldissoni e da Alex Zecca, socio e amico di James Pallotta. Poi l'incontro col presidente della Roma e il sì: per lui contratto di un anno e mezzo, fino al 2017, con opzione sulla stagione successiva. Il tecnico toscano dovrebbe rientrare a Roma domani in mattinata per dirigere il suo primo allenamento mentre oggi toccherà ad Alberto De Rossi, allenatore della Primavera, dirigere la seduta con Garcia atteso a Trigoria per svuotare l'armadietto. 

Ritorno al futuro - Spalletti ha già allenato la Roma dal 2005 al 2009, conquistando due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Durante la sua prima avventura in giallorosso chiude in campionato per tre volte al secondo posto oltre a centrare una qualificazione ai quarti di Champions League. Si dimette dopo le prime due giornate della stagione 2009-10 e pochi mesi dopo approda sulla panchina dello Zenit dove vince per due volte il campionato oltre a una Coppa di Russia e una Supercoppa russa prima dell'esonero nel marzo 2014. Ora il ritorno a Roma, con il titolo della società giallorossa in rialzo di 2 punti a Piazza Affari.

Finale in calando - Si chiude invece dopo due anni e mezzo l'esperienza romanista di Rudi Garcia, ingaggiato nell'estate 2013 dopo cinque stagioni al Lille. Con lui due secondi posti. Si attende il comunicato ufficiale della società.

La vendetta di Grillo dopo Quarto: l'attacco alla sorella di Renzi

La vendetta di Grillo dopo Quarto: l'attacco alla sorella del Premier Matteo Renzi




Dopo la "Quaterlo" a 5 Stelle, Beppe  Grillo studia le contromosse e giura vendetta, promettendo ai suoi che sarà in prima linea per mettere in difficoltà il Pd. Oggi a sorpresa  al Pitti di Firenze, dove era già stato due anni fa, anelle prossime settimane il leader M5S preparerà dei blitz’ con i suoi parlamentari nei comuni dove eletti del Pd  risultano indagati o rinviati a giudizio. "Gli daremo filo da torcere - ha detto il leader M5S ai suoi - E io sarò con voi, davanti alle telecamere, a chiedere le dimissioni di un branco di ipocriti. Nei comuni, sotto la sede dei municipi, delle Regioni... tanto di indagati il Pd ne ha dappertutto e ogni giorno ne spunta uno  nuovo». Il leader ’un pò stanchinò, ora alle prese con il nuovo tour nei teatri, troverà spazio tra un impegno e l’altro, metterà da parte  ogni presunta pigrizia per dare la caccia al Pd e marcare la  differenza. Perché per Grillo, «la patente dell’onestà al M5S non la  toglie nessuno».

La sorella di Renzi - "Cè un caso spinoso in casa Pd che riguarda anche la sorella del Bomba, Benedetta Renzi, che è assessore a Castenaso dove il sindaco Pd Stefano Sermenghi, renziano di ferro, è sotto indagine da settembre per minacce nei confronti del sindaco anti-cemento di San Lazzaro di Savena (Bologna) Isabella Conti, anche lei Pd". Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog dove torna sui casi degli esponenti Pd indagati e ironizza: "Sermenghi dimettiti o #TiMandiamoLaPicierno". "La Conti ha bloccato con il voto favorevole dei consiglieri comunali MoVimento 5 Stelle una cementificazione da 300 milioni di euro e denunciato in Procura le pressioni contro di lei di coop rosse e politici per la sua decisione" riporta il blog che aggiunge: "L'assessore Benedetta Renzi difende a spada tratta il sindaco indagato di minacce". "Il Pd nazionale non chiede le dimissioni all'ennesimo sindaco indagato (per di più per minacce) solo perché uno degli assessori è la sorella del premier?" chiede Grillo secondo il quale: "Su queste vicenda pesano come macigni le parole di don Luigi Ciotti, presidente di Libera che dichiarò"'Anche a Bologna un sistema come quello mafioso' ". Per questo come 5 Stelle "chiediamo un atto di coerenza per il sindaco di Castenaso!".

2016 catastrofico: vendete tutto Allarme dalla City: peggio del 2008

GLI ECONOMISTI: VENDETE TUTTO L'allarme: "Sarà un anno catastrofico"




Un grido d'allarme. Una profezia nerissima quella lanciata sul Guardian dagli analisti di Royal Bank of Scotland che, senza mezze  parole, che il 1016 sarà un anno catastrofico. "Vendete tutto, a parte i titoli sicuri come i buoni del tesoro più affidabili".  In una nota la banca ha messo in guardia i propri clienti spiegando che è in arrivo "un anno catastrofico", con i listini che cadranno fino al 20% e il petrolio che scenderà fino a 16 dollari al barile. Per questo bisogna attrezzarsi per tempo: "Non si tratta di rendimento sul capitale investito, ma di rientro del proprio capitale.

Un altro allarme - In una sala affollata, le uscite di emergenza sono strette". Parole durissime che lasciano poche speranze anche da parte dell'analista di Société Générale Albert Edwards: ""La crisi finanziaria si sta risvegliando . Sarà grave come quella del 2009-2009, ed è destinata ad essere molto brutta", ha spiegato in una conferenza tra analisti martedì a Londra. In effetti l'andamento dei primi giorni dell'anno non lasciano ben sperare: con la caduta della Borsa nei primi giorni e il petrolio che registra nuovi minimi.  E la crisi rischia di colpire duramente anche il nostro Continente: "Se l'economia tornerà in recessione sarà la fine per l'Eurozona", ha avvertito Edwards

Renzi vuole cambiare nome al Pd Ecco come chiamerà il partito

Renzi cambia il nome al Pd: si chiamerà "Democratici"




Sarà solo questione di parole, oppure no. Fatto sta che il "partito" sparisce. Quello "democratico". Roba vecchia, da cassettone della repubblica. Almeno, così sembra pensarla il premier Matteo Renzi secondo quanto riporta il sito affaritaliani.it. Che rivela come imminente un completo restyling del Pd, al quale Renzi vorrebbe mettere mano subito dopo il referendum sulle riforme costituzionali del prossimo autunno. Obiettivo sono le elezioni politiche che potrebbero tenersi con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, prevista nel 2018, proprio per poter "incassare" (almeno questa sarebbe l'intenzione del premier) il successo nel referendum.

Sarà un restyling del nome, con "Democratici" (senza la "i") che prenderà il posto di "Partito democratico". E di simbolo, con una grande "D" rossa (il colore resta, almeno per il momento, ancora quello) a dominare lo sfondo bianco. In Democratici - molto probabilmente - entreranno anche le formazioni centriste che non hanno alcuna chance con la nuova legge elettorale e quindi Area Popolare, Scelta Civica, il gruppo Ala di Denis Verdini e forse anche l'Italia dei Valori. Accantonata, quindi, l'idea del Partito della Nazione, anche per evitare l'acronimo PdN che suona con quella "N" piuttosto respingente.