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martedì 22 dicembre 2015

Clamorosa voce sull'Inter dopo il ko contro la Lazio: rissa nello spogliatoio, i protagonisti

Inter, la voce dopo il ko contro la Lazio: "Mancini e Jovetic arrivati quasi alle mani"


Inter, la voce dopo il ko contro la Lazio: "Mancini e Jovetic arrivati quasi alle mani"

Alta tensione all'Inter. Secondo Repubblica, dopo la bruciante sconfitta interna di domenica sera contro la Lazio, nello spogliatoio dei nerazzurri ancora primi in classifica si sarebbe sfiorata la rissa tra mister Roberto Mancini e il montenegrino Stevan Jovetic, opaco e sostituito nella ripresa. I due, spiega il quotidiano, sarebbero quasi arrivati alle mani e dalla società non sono arrivate né conferme né smentite. In realtà è lo stesso Mancini, su Twitter in serata, a smorzare i toni: 


 Roberto Mancini ✔ @robymancio

Abbiamo perso solo una partita... Non serve fantasticare su presunte e infondate divisioni o liti nel nostro gruppo!

21:25 - 21 Dic 2015

Vittorio Sgarbi esce dall'ospedale, poi il colpo di scena: decisione clamorosa

Vittorio Sgarbi lascia la carica di assessore a Urbino



Detto, fatto. Vittorio sgarbi ha atteso di essere dimesso dall'ospedale di Modena, dov'era stato ricoverato d'urgenza per un'ischemia la scorsa settimana, e con un comunicato pubblicato su Facebook Vittorio Sgarbi ha rassegnato le dimissioni da assessore alla Rivoluzione, alla Cultura e all’Agricoltura di Urbino dopo la diatriba con il sindaco Maurizio Gambini in merito all’installazione  dell’albero di Natale in Piazza della Repubblica.

"Essendo venute e mancare le regole elementari di lealtà e di rispetto delle deleghe (fra le quali quella al centro storico) pertinenti al mio ruolo a Urbino - afferma Sgarbi - ed essendo stata lesionata l’organica alleanza che mi vedeva  nell’amministrazione di Urbino, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni, non potendo condividere contraddittorie scelte politiche e violazioni della legalità.

Sgarbi aveva minacciato l’amministrazione nei giorni scorsi, criticando aspramente la scelta di mantenere l’installazione, mai autorizzata dal suo assessorato, dell’albero di natale nel centro storico della città, zona sottoposta al vincolo di tutela. Diversi i messaggi di solidarietà all’ormai ex assessore, che ha  lanciato ancora parole al vetriolo contro il sindaco urbinate Gambini: "Prima ha annunciato che lo avrebbe fatto smontare, poi che lo avrebbe lasciato al suo posto, probabilmente per ragioni di evidente calcolo  politico, visto che il Vice Sindaco Crespini conta in Consiglio ben  tre consiglieri che gli garantiscono la maggioranza, e quindi la  poltrona". Il critico d'arte lascia la carica che ricopriva dal giugno 2014, quando risultò  determinante per la vittoria del gruppo "Verdi Articolo 9".

Antonio Socci demolisce la Merkel: tutte le porcate dell'Europa tedesca

Antonio Socci demolisce Angela Merkel: tutte le porcate dell'Europa tedesca


di Antonio Socci
www.antoniosocci.com


È doloroso ammetterlo, ma sull’Italia spadroneggiano proprio tutti. Grazie alla sottomissione, più o meno zelante, delle nostre “classi dirigenti” (si fa per dire). Un paio di esempi. Obama mette nel mirino Putin (mentre non batte ciglio per mesi davanti ai massacri dell’Isis) ed ecco che noi veniamo costretti a porre alla Russia sanzioni economiche che ci costano un occhio della testa (in tempi di crisi). Sarkozy ha brutti sondaggi alla vigilia delle Presidenziali, dunque s’inventa una sciagurata guerra alla Libia per abbattere Gheddafi (e risalire nei sondaggi) ed ecco che noi siamo arruolati, obtorto collo, in quell’impresa demenziale che destabilizza un Paese alle porte di casa e mette a rischio i nostri contratti petroliferi (che guarda caso fanno gola proprio alla Francia). Il danno e la beffa. Ma è soprattutto la Germania a farla da padrona. Direttamente o tramite quella succursale del governo tedesco che chiamano ipocritamente Unione europea. L’ultimo esempio è di queste ore. La Merkel ancora detta la linea all’Europa pretendendo che tutti mantengano le sanzioni alla Russia, ma intanto la Germania, zitta zitta, raddoppia il gasdotto del Nord (North Stream) con la Russia (con Gazprom): ha l’obiettivo strategico di diventare lo snodo dell’energia per tutta l’Europa.

Naturalmente a restarci fregata è la solita Italia (e l’Europa meridionale) perché nel 2014 l’Europa - accusando Gazprom di monopolismo - aveva fatto saltare il gasdotto South Stream, che avrebbe avvantaggiato l’Italia (l’Eni era capofila). Sono i tedeschi, che dettano legge. Noi siamo sudditi e il “ruggito del coniglio” dei giorni scorsi, al vertice Ue, di Renzi - pur lodevole - finisce per essere patetico, perché resta solo uno sfogo di parole “permesso” dalla Merkel ai sudditi. 

Magra consolazione per Renzi poter dire: «Ne ho prese tante, ma le ho detto “birbante!”». È drammaticamente chiaro che noi siamo una colonia assoggettata e da spolpare. Prendiamo la crisi dei migranti. Prima l’Unione europea ci lascia completamente soli nell’affronto del problema e nei costi dei soccorsi e dell’accoglienza, ma pretendendo che noi ci comportiamo da perfetti crocerossini. Poi, quando vedono arrivare i migranti ai loro confini chiudono le frontiere (vedi la vicenda di Ventimiglia) e sostengono che gli immigrati devono restare nel Paese in cui arrivano: guarda caso sul Mediterraneo c’è l’Italia...

Quindi accade il fatto del bambino curdo morto sulla spiaggia turca e sfruttando la solita ondata emotiva prodotta dai media la Merkel fa la splendida proclamando “ce li prendiamo tutti noi, quei poveri profughi”. Emozione planetaria, la Merkel diventa personaggio dell’anno. D’improvviso ci convinciamo addirittura che i tedeschi abbiano un cuore. Salvo poi scoprire che la Germania vuole e prende solo i profughi siriani perché fra loro ci sono molti laureati e in terra teutonica ne hanno bisogno. La famosa «ripartizione» dei migranti promessa dall’Europa, con le percentuali Paese per Paese, non si è mai vista. 

In compenso la (Dis)Unione europea - per mazzolare l’Italia - s’inventa una procedura per infrazione accusandoci di aver identificato solo un terzo degli immigrati anziché tutti. L’Italia spiega che in realtà ne ha identificati l’80 per cento, sia pure con le enormi difficoltà dell’ondata migratoria: una parte non ha voluto essere identificata perché temeva di dover restare in Italia. Ma a sentire l’Ue dovevamo identificarli con la forza. Nel qual caso ovviamente ci avrebbero aperto una procedura per violazione dei diritti umani. Va da sé che queste ferree regole della tecnocrazia europea valgono solo per l’Italia: quando la Merkel recitava la parte umanitaria tuonò «prima gli uomini e poi la burocrazia» e nessuno ebbe da ridire.

Tre giorni fa l’ultima umiliazione: al pre-vertice europeo sull’immigrazione c’erano tutti meno uno: l’escluso era Renzi. Cioè proprio il Paese che più si è dovuto far carico di quel dramma. Vergognoso. Ma finché noi incasseremo ogni vessazione senza rovesciare il tavolo, l’Europa esisterà solo per fare gli interessi tedeschi. E la cosa più grave sta accadendo sulle banche. L’Italia, nella crisi greca, si è letteralmente svenata, facendosi carico di 40 miliardi di euro per garantire i crediti delle banche di altri paesi, soprattutto Francia e Germania. È stato giusto che i crediti di privati (le banche) finissero sulle spalle pubbliche (gli Stati)? E soprattutto è stato giusto far pagare ai contribuenti italiani? Perché un Paese con le pezze al culo come l’Italia (per il suo debito pubblico), deve impegnare capitali per garantire i crediti delle banche francesi e tedesche? 

Ma oggi siamo al grottesco con la vicenda delle quattro banche italiane e con il bail-in. Fra dieci giorni entrerà in vigore la nuova legislazione europea voluta dai tedeschi (appunto il famigerato bail-in). In sostanza, la Germania prima ha messo al sicuro le sue banche e poi ha imposto una norma che impedisce agli altri di fare altrettanto con i loro istituti di credito.

La situazione appare perfettamente chiara nell’intervista che ieri Lars Feld, consigliere del governo tedesco, ha rilasciato a Federico Fubini per il Corriere della sera. È noto che ai professori piace esibirsi e quindi parlar chiaro laddove i politici invece menano il can per l’aia. Ed eccoci scodellata la cruda verità. 

Il succo dell’intervista al sarcastico professore tedesco, a mio avviso, è questo: il bail-in può terremotare famiglie e sistema bancario italiano? Pazienza. La sola cosa che conta, per Feld (e per il governo tedesco), è questa: «Comunque dobbiamo impedire a qualunque governo di sussidiare le banche».

Finiranno colpiti i risparmiatori? Certo. Dice il tedesco: «Prevedo un pieno bail-in. I tagli alle obbligazioni e ai conti correnti sopra i 100 mila euro dovranno aiutare a ristrutturare le banche, perché la Commissione Ue impedirà salvataggi delle banche da parte del governo o sussidi nascosti agli istituti. Non saranno permessi». Questa la voce del padrone teutonico. Fubini ricorda che però la Germania ha fatto l’opposto, perché «ha offerto circa 250 miliardi di aiuti di Stato alle proprie banche». Risposta furbesca di Feld: «All’epoca non aveva senso colpire i risparmiatori, perché il contagio finanziario era già realtà». 

Ma la vera risposta è: i risparmiatori tedeschi vanno tutelati, quelli italiani vanno spennati. Infatti Fubini fa presente che non si tratta solo di una questione degli anni scorsi, perché «nel caso della tedesca Hish Nordbank ci sono stati tre miliardi di aiuti due mesi fa, ma niente tagli su azionisti e risparmiatori. Perché?». Feld risponde che in quel caso l’azionista è pubblico e quindi il governo (tedesco) fa quel che vuole. Fubini insiste, ricorda il caso delle casse di risparmio tedesche che tuttora «godono di garanzie pubbliche a tappeto». Risposta: «Sono garanzie implicite, piccole. E la Commissione Ue le ha autorizzate».

Ma certo! Ti pare che la Ue possa dire no al padrone teutonico? Sono i risparmiatori italiani che vanno spolpati. E chi se ne frega se la Costituzione italiana (articolo 47: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme«) non consentirebbe di far pagare ai correntisti gli errori della banche. Chi se ne frega se rischiamo il cortocircuito vero del sistema Italia, basato proprio sul risparmio familiare.

Il padrone tedesco ha stabilito che bisogna tutelare solo i loro interessi e l’Italia subisce. Questa è la nostra situazione. Naturalmente tutti invocheranno il rispetto delle regole europee. Ma sono le stesse regole che per Germania e Francia permettono sempre mille deroghe: ieri per i deficit che sforarono e oggi per le spese contro il terrorismo. Fino a quando accetteremo questo vero e proprio regime? Vogliamo davvero continuare a restare in Europa come pollastri da spennare? Non è ora di dire basta?

L'ASSALTO DI VERDINI Voce dentro Forza Italia sulle due donne del Cav

Forza Italia, la voce: "Anche le due fedelissime di Berlusconi Ravetto e Savino con Verdini". L'aut aut di Salvini


Sì, Renato Brunetta e Paolo Romani hanno siglato la tregua, ma dentro Forza Italia la situazione è ancora turbolenta. Nel giorno in cui i due capigruppo riconoscono di essere "i primi, nel rispetto dei parlamentari che rappresentiamo, ad essere portatori di opinioni diverse" ma garantiscono l'impegno "a valorizzare il dibattito e il confronto", cresce l'idea suggerita dagli stessi due parlamentari di "un organismo compiutamente rappresentativo scelto dal presidente Berlusconi". L'ipotesi della segreteria, dunque, riprende quota anche se Silvio Berlusconi deve fare i conti in queste ore con la nuova emorragia di deputati e senatori. 

Chi va da Verdini - Sull'Huffington Post Flavia Perina snocciola numeri da brivido: "Denis Verdini sta parlando con tutti, ma proprio con tutti i 54 deputati e i 42 senatori di Forza Italia", assicura, suggerendo che in tanti potrebbero decidere di seguire l'ex coordinatore del Pdl nelle schiere dei filo-renziani. Gli argomenti utilizzati dall'ex braccio destro fidatissimo del Cavaliere sono i soliti: lo "sfascio" del centrodestra e il presunto progetto di Berlusconi di rottamare il partito. A loro, ai forzisti abbandonati a se stessi, Verdini offrirebbe dunque una scialuppa di salvataggio anche e soprattutto in vista delle elezioni nel 2018. Secondo i calcoli di Openpolis, dal 2013 a oggi Forza Italia ha perso 50 deputati e 47 senatori, praticamente la metà del contingente uscito dalle elezioni di quasi tre anni fa. La Perina fa anche i nomi dei papabili "voltagabbana": "Giorgio Lainati, Guglielmo Picchi, Giuseppina Castiello, e anche le ex fedelissime Laura Ravetto ed Elvira Savino, ma l'elenco è molto più lungo".

L'Opa di Salvini su Forza Italia - Il più lesto ad approfittare della situazione è Matteo Salvini, che rivendica subito la guida leghista del centrodestra: "Mi sembra che Verdini stia raccattando chiunque passi per strada, complice del disastro bancario. Quindi, se c'è qualcuno che vuole inciuciare con Renzi o con Verdini vada. Anzi, faccio un pubblico appello: chi si sente renziano, verdiniano o alfaniano, vada. Non mi serve, non ci serve". E così Berlusconi rischia di venire spolpato: a sinistra, dal duo Renzi-Verdini, a destra dall'alleato padano.

Mattarella e lo scandalo delle banche: quell'avvertimento a Renzi e Boschi

Caso banche, Sergio Mattarella avvisa Renzi e Boschi: "Accertare le responsabilità in modo attento e rigoroso"



Accertare in modo "rigoroso e attento" le responsabilità per le vicende che hanno coinvolto alcune banche locali, tenendo conto che il sistema creditizio italiano si è dimostrato "più solido di altri" e ricordando che sul fronte della "trasparenza", della "correttezza" e della "educazione finanziaria" la Banca d'Italia "sta utilmente operando". Il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Quirinale in occasione dello scambio di auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, avrà fatto fischiare le orecchie a più d'un rappresentante del Pd. "Un discorso molto bello, ottimo", ha sbrigativamente commentato Matteo Renzi, e proprio il premier, insieme al suo ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, sono i politici chiamati più in causa dallo scandalo delle popolari, Banca Etruria in testa. E se il Colle chiede di accertare le responsabilità (anche politiche) di quanto accaduto in questi mesi (ultimo passo: il conflitto d'interessi della Boschi) e invita tutti alla "trasparenza" e alla "correttezza", diventa impossibile non pensare al Nazareno.

"Trasparenza e correttezza" - "Di fronte a gravi recenti episodi, relativi ad alcune banche locali, che hanno suscitato comprensibile preoccupazione, si stanno approntando - ha sottolineato il Capo dello Stato - interventi di possibile sostegno, valutando caso per caso, al fine di tutelare quanti sono stati indotti ad assumere rischi di cui non erano consapevoli". "Occorre un accertamento rigoroso e attento delle responsabilità. Sono di importanza primaria la trasparenza, la correttezza e l'etica degli intermediari, bancari e finanziari. Oltre a rafforzare le cautele e le regole, bisogna incentivare progetti e iniziative di educazione finanziaria. In questo senso - ha sottolineato Mattarella - sta utilmente operando la Banca d'Italia". 

Il fronte europeo - "Il nostro sistema creditizio - ha rivendicato ancora il presidente - ha resistito ai colpi della crisi, dimostrandosi più solido di altri. Lo attesta il fatto che non abbiamo dovuto effettuare salvataggi bancari miliardari, a differenza di quanto avvenuto per le banche di altri Paesi dell'Unione europea, dove debiti privati sono stati trasformati in debiti pubblici". "Sul fronte europeo, dopo avere responsabilmente approvato mediazione compromessi per giungere a soluzioni condivise, abbiamo il dovere di chiedere - come ha fatto il governo - che siano integralmente onorati gli impegni previsti in materia di Unione bancaria. Rassegnarsi a una Unione bancaria lacunosa e vulnerabile - come hanno evidenziato, del resto, anche la Commissione europea e la banca centrale europea - esporrebbe l'intera Europa - ha concluso Mattarella - a rischi di carattere sistemico".

lunedì 21 dicembre 2015

Processo Yara: "Bossetti a casa" Un colpo di scena in Tribunale

Processo Yara, gli avvocati chiedono i domiciliari per Bossetti



E' tempo di colpi di scena al processo in corso a Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa a Brembate la sera del 26 novembre 2013 e poi trovata morta in un campo alcune settimane dopo. L'altro giorno Massimo Bossetti, che è alla sbarra per omicidio, dopo decine di udienze trascorse senza aprire bocca, è scattato in piedi e si è messo a urlare quando uno dei testimoni chiamati dalla procura ha rivelato che lui aveva espresso l'intenzione di suicidarsi a causa di problemi con la moglie marita. E oggi, gli avvocati del muratore di Mapello hanno fatto richiesta che il loro assistito possa godere degli arresti domiciliari in attesa della sentenza di primo grado. La custodia cautelare in carcere può essere revocata a favore di quella domiciliare se il giudice del tribunale della libertà ritiene che non sussistano pericoli di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove.

GELO TRA I DUE Cav, schiaffo a Mattarella Cos'ha deciso di (non) fare

Auguri di Natale, Berlusconi non andrà al Quirinale da Mattarella


Auguri di Natale, Berlusconi non andrà al Quirinale da Mattarella

Il punto è, forse, che non è il suo presidente. Per la verità, è solo il presidente di Renzi, visto che Sergio Mattarella al Quirinale è un parto esclusivo del capo del governo. Forse è anche per questo che tra l'inquilino del Quirinale e Silvio Berlusconi non c'è ancora mai stata una stretta di mano. E non ci sarà, con ogni probabilità, nemmeno lunedì, quando al Colle è programmato l'incontro per gli auguri di Natale tra il capo dello Stato e le alte cariche. Secondo quando riporta l'Huffingtonpost, infatti, il leader di Forza Italia avrebbe deciso di non andare a rendere omaggio a Mattarella.

L’ultima volta che Berlusconi è salito al Colle è stato in occasione della cerimonia di insediamento, il 3 febbraio. esta a oggi l’unico leader di opposizione a non aver ancora avuto un incontro con il capo dello Stato. Il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è già stata ricevuta due volte, i 26 febbraio e più recentemente il 7 settembre. Anche Matteo Salvini, dopo aver “disertato” la cerimonia di insediamento, ha avuto modo di varcare la soglia del Quirinale: era il 15 luglio, il segretario della Lega si presentò in completo grigio chiaro e cravatta rossa e al termine twittò: “Incontro utile e positivo”. Ma da Mattarella sono stati ricevuti persino Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Era febbraio, arrivarono al Colle con una giovane iscritta e colsero anche l’occasione per farsi scattare alcune foto nel cortile d’onore.