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venerdì 18 dicembre 2015

LO SBERLEFFO Gli auguri della Papessa Al Papa: "Buon Natale, ca..."

Vatileaks, gli auguri della Chaouqui al papa via Twitter



Si era difesa dalle prime accuse per il caso Vatileaks (per il quale è ora finita a processo) su Facebook. come se fosse non una collaboratrice del papa su una questione tanto spinosa come la banca vaticana, ma una concorrente di Masterchef o del Grande Fratello accusata di aver barato. E con la stessa leggerezza, Francesca Immacolata Chaouqui, ha pensato bene di fare via Twitter gli auguri di Natale nientemeno che a Bergoglio. "Sarò anche stata un errore, Ma tu Pontifex mi sei rimasto nel cuore, in fondo io volevo solo aiutarti. Buon compleanno capo!».

Lo sciopero che minaccia il Natale Niente spesa, pranzi e cenoni a rischio

Sciopero nazionale nei supermercati: spesa a rischio nell'ultimo sabato prima di Natale



State pensando al sabato prima di Natale, 19 dicembre, (domani) per fare al supermercato il grosso della spesa in vista di cenoni e pranzi di Natale? Un bel carrello zeppo di ogni ben di Dio e il più è fatto. Le cose, però, potrebbero essere più difficili del previsto perchè proprio per sabato 19 dicembre i sindacati della grande distribuzione hanno indotto uno sciopero nazionale dei lavoratori. Alla base della protesta c'è il mancato rinnovo del contratto di categoria. Mentre infatti la Confcommercio (cioè i negozianti) ha trovato l'intesa sulla base di 85 euro in più, nella grande distribuzione l'accordo non si trova. La controparte, "Federdistribuzione", da parte sua la menta che lo sciopero "è un grosso problema nell'ultimo sabato prima di natale, un giorno molto importante per gli acquisti". Anche per i clienti.

La maledizione di Schumacher Cos'è successo sulla pista della tragedia

Ragazzino muore sulla stessa pista della tragedia di Schumacher



Un ragazzo inglese di 17 anni è rimasto ucciso durante una vacanza sulla neve con la sua famiglia dopo aver sbattuto con violenza la testa mentre sciava nello stesso punto della pista di Meribel, nelle Alpi francesi, dove nel 2013 fu vittima di un incidente altrettanto grave l’ex campione di Formula 1 Michael Schumacher, che ancora oggi lotta per la sua vita.

Secondo i media locali, i soccorritori avrebbero tentato l’impossibile per rianimare l’adolescente, ma il ragazzo sarebbe morto sul colpo. A causa della scarsità della copertura nevosa, lo sciatore sarebbe finito con la testa sul terreno duro appena fuori dalla pista. Le autorità hanno intanto aperto una inchiesta per chiarire la vicenda.

Renzi rispolvera l'uomo-spot: dovrà risolvere lui la grana-banche

Banche salvate, l'idea di Matteo Renzi: "Arbitrato a Raffaele Cantone"



"Il nostro governo ha l’idea di fare un arbitrato da affidare all'Autorità anti-corruzione guidata da Raffaele Cantone". Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, parlando della crisi di Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti. L'arbitrato che dovrà decidere sui "ristori" per i risparmiatori truffati dalle quattro banche salvate è una soluzione che nei giorni scorsi la Commissione europea ha fatto sapere di ritenere "una idea molto buona". Cantone, nominato presidente dell'Autorità anti-corruzione proprio da Renzi, è secondo il premier "una assoluta garanzia di terzietà e indipendenza". 

"Chi ha sbagliato pagherà" - Renzi, lasciando il pre-vertice del Pse a Bruxelles, ha sottolineato: "Nell'operazione abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare in ottemperanza delle regole europee". In ogni caso "chi ha sbagliato pagherà e verificheremo caso per caso se ci sono state truffe" a danno dei sottoscrittori di obbligazioni subordinate.

Banca Etruria, l'sms di Cazzullo & co a Libero in risposta all'articolo di Franco Bechis: "Quanto ci hanno pagato per due articoli"

Banca Etruria, la risposta di Cazzullo, Folli, Grasso e Venturini: "Due articoli a testa per 600 euro lordi"


Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Aldo Cazzullo, Stefano Folli, Aldo Grasso e Franco Venturini in relazioni all'articolo di Franco Bechis pubblicato su Libero di martedì 15 dicembre e ripubblicato da il Notiziario sul web. E intanto sempre Bechis ha scoperto un'altra firma vip che ha collaborato con la rivista: è Dario Di Vico, inviato del Corriere della Sera.

Ecco la missiva inviata a Libero da Aldo Cazzullo. Caro direttore, il nostro rapporto con la rivista della Banca Etruria è consistito in due articoli a testa - su una rivista che esce da 32 anni - pagati 600 euro lordi, giustamente dimezzati dalle tasse. Un saluto cordiale. 

Aldo Cazzullo, Stefano Folli, Aldo Grasso, Franco Venturini

Renzi fa saltare una testa in Europa La coltellata a Letta (e a Prodi)

Renzi ai ferri corti con l'Ue caccia l'ambasciatore a Bruxelles



Clausole di bilancio, migranti, gasdotto North Stream. Tre argomenti sui quali il nostro governo è ai ferri corti con la Commissione europea. L'ultimo caso è proprio quello del raddoppio del gasdotto che collega Germania e Russia e che, secondo Palazzo Chigi, sarebbe una lampante violazione delle sanzioni imposte dalla stessa Ue alla Russia di Putin. Quella stessa Ue, che proprio per punire Putin, aveva detto no al "South Stream", il gasdotto nel quale l'Eni avrebbe avuto un ruolo-chiave.

Sarebbe, Matteo renzi, talmente furioso a proposito dei rapporti con la Commissione, da aver deciso di rimuovere anzitempo dal suo incarico l'ambasciatore italiano a Bruxelles, Stefano Sannino. Individuato, evidentemente, come il "colpevole" dello stallo o il "capro espiatorio" da sacrificare per la scarsa influenza di Roma nelle principali questioni europee. Tra l'altro Sannino (che verrebbe trasferito a rappresentare l'Italia a Madrid) avrebbe mesi fa mancato la nomina a segretario generale della Ue proprio per lo scarso sostegno di Palazzo Chigi. A scriverlo è il Corriere della Sera, che sottolinea come Sannino, già "sherpa" di Romano Prodi al G8, una vita dentro le istituzioni Ue e uno dei migliori conoscitori della macchina comunitaria, sia stato nominato a Bruxelles da Enrico Letta. Al suo posto arriverebbe Cesare Maria Ragaglini, attuale ambasciatore a Mosca.

La legge per salvare il papà Quel voto che imbarazza la Boschi

Anche la Boschi ha votato la legge per salvare il papà


di Franco Bechis


Maria Elena Boschi, ministro dei rapporti con il Parlamento e delle riforme istituzionali era regolarmente presente al consiglio dei ministri in cui è stata ideata e sottoposta al giudizio collegiale da Matteo Renzi la norma cosiddetta "salva papà Boschi", quella contenuta all' articolo 35, comma 3 del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2014/59/Ue del 15 maggio 2014. Lei per altro aveva sempre sostenuto di non avere partecipato al consiglio dei ministri del 22 novembre scorso che varò il provvedimento salva-banche che riguardava fra le altre anche quella Banca popolare dell' Etruria e del Lazio di cui il padre Pier Luigi era stato vicepresidente fino a febbraio 2015. Ma non è in quel testo che è contenuto lo scudo alzato dal governo a protezione degli amministratori delle banche oggetto di procedura di risoluzione nei confronti dei creditori sociali a cui è impedita ogni azione di rivalsa. La norma come spiegato ieri da Libero è invece nel testo che recepiva la direttiva europea, sul cui impianto poi si poggia tutto il salva-banche. Quel decreto legislativo è approdato in consiglio dei ministri in tre occasioni. Nella prima- il 10 settembre scorso- i ministri hanno approvato per la prima volta il testo che conteneva lo scudo per papà Boschi approvandolo come schema di decreto. E nel registro delle presenze della segreteria del consiglio dei ministri risulta la partecipazione ai lavori anche del ministro Boschi.

C' era, ma essendo segretato quel verbale, senza la divulgazione da parte del presidente del Consiglio Renzi non è possibile conoscere il comportamento tenuto dalla Boschi durante la discussione e l' approvazione dello schema di decreto. Di certo è stata poi lei a trasmetterlo con lettera di accompagnamento a sua firma ai presidenti delle Camere. Ma qui non c' è alcun tipo di conflitto di interesse: è il suo lavoro, e la lettera è una prassi per ogni provvedimento che esce dal consiglio dei ministri, indipendentemente dal suo contenuto.

Il decreto legislativo con la salva papà Boschi è poi passato alle Camere per i pareri necessari resi dalle commissioni di merito, che lo hanno poi licenziato il 4 novembre con un parere non vincolante in cui si proponevano al governo alcune valutazioni "possibili", senza però chiedere modifiche al testo, tanto meno a quell' articolo 35 che nessuno aveva notato, nemmeno i rapporti degli uffici studi parlamentari. Il 6 novembre il decreto è tornato in consiglio dei ministri per l' approvazione finale a dire il vero in identico testo. Quella sera con un piccolo giallo il provvedimento risultava esaminato, ma non licenziato. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, lo disse alla stampa dopo con qualche imbarazzo, non fornendo grandi spiegazioni. Ne nacque un piccolo giallo, ma molti se lo spiegarono con le caratteristiche di quella serata: i lavori del consiglio dei ministri erano stati turbati dagli strascichi di un duello a distanza, piuttosto puntuto, fra Renzi e il senatore Pd Corradino Mineo, che aveva alluso la subalternità del premier a «una donna bella e decisa». In ogni caso dal registro delle presenze a quel consiglio dei ministri non risulta la partecipazione ai lavori della Boschi. Così come non risulta nemmeno alla riunione dei sette giorni dopo quando il decreto legislativo con la norma salva papà Boschi è stato definitivamente licenziato per andare alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale il giorno 16 novembre.

Come spiegato ieri da Libero quello scudo che impedisce l' azione dei creditori sociali nei confronti degli ex amministratori delle banche sottoposte a risoluzione non era previsto in alcun passaggio dalla direttiva europea a cui si faceva riferimento. Anzi, la direttiva raccomandava agli stati membri l' esatto opposto: di non fare venire meno i diritti di rivalsa sanciti dai rispettivi ordinamenti civili e penali. È stata una invenzione del governo italiano. I parlamentari che non erano così preparati sulla materia, non se ne sono accorti. Ma quella differenza con una certa sorpresa è stata notata in Bankitalia e in Abi durante gli incontri tecnici per la valutazione del testo legislativo. E il governo ha provato a difendersi arrampicandosi sui muri: «Abbiamo messo quello scudo, rifacendoci all' articolo 37, comma 9 della direttiva europea». Una scusa bella e propria, perchè lì veniva solo «non precluso» agli stati membri «la facoltà di conferire alle autorità di risoluzione ulteriori strumenti e poteri esercitabili quando un ente o un' entità soddisfa le condizioni per la risoluzione, purché a) ove applicati a un gruppo transfrontaliero, tali poteri non siano di impedimento all' efficace risoluzione di gruppo; e b)siano coerenti con gli obiettivi della risoluzione e con i principi generali che la disciplinano». Ulteriori strumenti e poteri conferiti alle autorità di risoluzione, non l' immunità di fronte ai creditori sociali per papà Boschi. C' è una bella differenza.

I parlamentari, ignari di questo problemino, si sono accapigliati su altri punti del decreto legislativo, preoccupati perfino di difendere i diritti «dei piccoli enti locali» che erano azionisti delle banche che poi avrebbero affrontato la procedura di risoluzione.