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domenica 22 novembre 2015

Bossetti, spunta il dna di una donna: c'è il nome e il cognome (ma è giallo)

Yara, nel processo spunta un'altra donna: c'è il nome e cognome




Nel processo per l’omicidio di Yara spunta un’altra donna. Una donna misteriosa che, come scrive il settimanale Oggi, ha lasciato il suo Dna mitocondriale in un capello incastrato fra il giubbino della vittima e il terreno su cui il corpo di Yara era riverso nel campo di Chignolo. Questa donna il cui nome, sottolinea il settimanale, non era mai emerso in cinque anni di indagini e in 15 udienze, si chiama Rosita Brena. Brena è il cognome della maestra di ginnastica di Yara il cui Dna è stato trovato sul polsino del giubbino della ragazzina uccisa. Su questa donna c’è un mistero assoluto. Non si sa chi sia. Dove abita, se ha rapporti di parentela con la maestra.

Donna fantasma - Non è stato fatto nessun approfondimento in aula durante il controesame di Carlo Previderè, il genetista dell’università di Pavia incaricato dal pm Letizia Ruggeri di fare delle perizie sulle formazioni pilifere sul corpo di Yara. L’avvocato di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni, ha spiegato che il capello di quella donna era ancorato al terreno dal corpo di Yara e, quindi, “ “non è volato in quel punto. C’era già quando Yara è stata aggredita”. Negli atti della procura, sottolinea Oggi, alla donna del mistero, a questa Rosita Brena, viene dedicata solo una riga.

Il "big" di Forza Italia che dice no: ecco chi non vuole Sallusti sindaco

Alessandro Sallusti sindaco di Milano, i dubbi di Giovanni Toti e dei "moderati" di Forza Italia




Roma e Milano. Giorgia Meloni e Alessandro Sallusti. La corsa al voto nelle due città è iniziata e il centrodestra spinge i suoi possibili. Il direttore de Il Giornale è l'uomo sul quale Silvio Berlusconi e Lega Nord vorrebbero puntare per il capoluogo meneghino. Matteo Salvini infatti si è sbilanciato a favore di Sallusti: "A me piace come persona e professionista, è uno dei possibili nomi. E, se fosse lui,io sarei ben contento. Se è lui noi ci siamo". E alcune conferme arriverebbero anche dallo stesso direttore, che ai microfoni di Radio 105 ha detto: "Mi fanno onore queste voci: fare il sindaco di Milano però non è una professione che piace o non piace, è una possibilità importante, seria e come tale va valutata. Per cui l'unica cosa vera di quello che è stato detto e  scritto è che è iniziato un percorso di verifica di condizioni. Ora, se l'offerta che mi è stata fatta superasse questo percorso di verifica, vedremo cosa fare: insomma, se sono rose fioriranno, però al momento non c'è nessuna candidatura, ma solo un'ipotesi di lavoro". Il nome era nell'aria già da un po' e anche Berlusconi stava valutando da tempo questa ipotesi, sondando il terreno con qualche telefonata "esplorativa"e parlandone, appunto, con Salvini e con la Meloni. 

Diffidenti - L'idea che il centrodestra possa presentarsi al voto nelle due principali città con la leader di Fratelli d'Italia e con un personaggio "prestato" alla politica, però, non mette d'accordo tutti. Secondo quanto riportato dal Corriere dell Sera, Giovanni Toti infatti non sarebbe concorde con i suoi alleati di centrodestra, e al contrario spingerebbe per una candidatura che possa essere "la più inclusiva possibile per tutta l'area del centrodestra, e che permetta al primo o al secondo turno la convergenza dei centristi". Il big di Forza Italia, insomma, teme che il nome di Sallusti possa creare troppe spaccature nell'elettorato. E con la posizioni di Toti, sempre più influente in Forza Italia, sarebbero d'accordo anche altri esponenti dell'area moderata del partito, da Paolo Romani ad Antonio Tajani. Ma alla fine a decidere, con assoluta probabilità, sarà Berlusconi, perché come ha detto in collegamento telefonico alludendo al Ruby Ter, nel corso di una manifestazione di Forza Italia, non smetterà di guidare Forza Italia nonostante "abbia appena subito dalla magistratura il 66esimo attacco in 21 anni di vita politica". 

Vatileaks, inizia il processo ai "corvi" A giudizio anche Nuzzi e Fittipaldi

Vatileaks, rinviati a giudizio Nuzzi e Fittipaldi




Sono cinque le persone rinviate a giudizio nell'inchiesta vaticana sulle fughe di notizie: oltre i due arrestati, monsignor Vallejo Balda (ancora detenuto) e Francesca Immacolata Chaouqui (subito scarcerata dopo il fermo durato una notte) ci sono i giornalisti Gianluigi Nuzzi (l'autore di Via Crucis che non si è presentato per l'interrogatorio) e Emiliano Fittipaldi (l'autore di Avarizia, che si è fatto interrogare) e Nicola Maio, già segretario particolare di monsignor Balda durante i lavori della Cosea, la Commissione referente voluta da Papa Francesco per una verifica amministrativa e organizzativa dei dicasteri vaticani in vista della Riforma.

Un comunicato vaticano in merito sarà emesso appena saranno terminate le notifiche ai soggetti interessati. Non è stato rinviato e nemmeno mai indagato il giornalista Mario Benotti, attuale capo della segreteria particolare del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi. Benotti si era autosospeso dall'incarico non appena il suo nome era stato pubblicato da due quotidiani italiani (notizia che poi aveva fatto il giro del mondo presentandolo come il terzo corvo di Vatileaks due) anche se mai era stato citato dalle fonti vaticane che pure avevano dato ampie informazioni sull'inchiesta. A quanto apprende l'Agi, Benotti aveva chiesto e ottenuto di incontrare gli inquirenti e la Gendarmeria Pontificia per chiarire la sua posizione, spiegando di non aver mai avuto nulla a che fare con la diffusione dei documenti della Cosea che è l'oggetto dell'inchiesta Vatileaks due.

IL BLITZ NELL'OSPEDALE NECKER Parigi, rubate dieci tute anti-ebola

Parigi, rubate 10 tute anti-ebola all'ospedale Necekr: il timore di un collegamento con un attacco chimico dell'Isis




Un furto inquietante, in questi giorni di terrore. Una decine di tute protettive, di quelle dei kit medici predisposti nei giorni dell'emergenza del virus Ebola, sono stati trafugati all'ospedale pediatrico Necker, di Parigi. Oltre alle tute, sono stati rubati una trentina di paia di stivali di polietilene (una materia resistente agli agenti chimici), guanti e maschere. Un furto che spaventa, alla luce di quanto affermato dal primo ministro transalpino, Manuel Valls, il quale ha parlato della concreta possibilità di attacchi chimici e batteriologici da parte dei terroristi dell'Isis. Fonti ospedaliere hanno spiegato che al locale dal quale è scomparso il bottino "hanno accesso molte persone per l'approvvigionamento di materiale di uso quotidiano". Il furto è avvenuto mercoledì, ma la notizia si è appresa soltanto negli ultimi minuti. Il timore è che il furto possa essere collegato con un possibile attacco: gli oggetti rubati, infatti, potrebbero proteggere gli uomini deputati a sferrare l'attacco.

giovedì 19 novembre 2015

"Così scorrerà il sangue in strada" Quelle tragiche parole di Luttwak

Edward Luttwak: "Terrorismo islamico, senza prevenzione ci resta soltanto da pulire i marciapiedi dal sangue"




A fare il punto sull'allarme terrorismo che ha investito con potenza mai vista prima l'Europa dopo gli attentati di Parigi, ci pensa Edward Luttwak in un'intervista a Il Messaggero. "Il terrorismo - spiega - si può prevenire, ma ci vuole una strategia, e i francesi non ce l'hanno". Parole poco confortanti, quelle del politologo, che punta il dito contro le autorità transalpine: "Costruiscono immensi carteggi, dossier di centinaia di fogli. È un metodo sbagliato. Intercettano qualcuno che sta parlando di jihad, lo schedano, cominciano a raccogliere informazioni, foto, registrano conversazioni. Il loro mestiere è di essere i biografi di questa gente". Al contrario, aggiunge Luttwak, l'Italia "appena sente la parola jihad cala sulla persona che l'ha pronunciata, ne studia il comportamento e cerca di capire se si tratti di persona radicalizzata, e allora cerca subito appigli legali per imprigionarla, per estradarla (...). Quando scremi il serbatoio di possibili terroristi, hai tempo e risorse per seguire quelli che restano nel Paese". Luttwak, infine, sottolinea: "Con il terrorismo, se non si fa prevenzione, l'unica cosa che ci resta da fare è di pulire i marciapiedi del sangue delle vittime". Il messaggio è arrivato, forte e chiaro.

L'incubo degli stadi in Serie A: tutti i progetti bloccati (anche a Roma)

L'incubo degli stadi in Serie A: tutti i progetti bloccati (anche a Roma)


di Francesco Perugini



Durerà ancora a lungo il Medioevo delle infrastrutture calcistiche in Italia. Il sogno di mezza estate di un Paese moderno, pieno di stadi di proprietà che facessero fare il salto di qualità ai nostri club si sta infrangendo. In pochi mesi la realtà è tornata a picchiare duro.

Slitta infatti il progetto dello stadio della Roma: come anticipato dalla Gazzetta, la Regione Lazio non ha ancora ricevuto dal Comune il progetto definitivo dell' impianto di Tor di Valle - doveva averlo entro il 15 novembre per far partire la Conferenza dei servizi - documento che però non sarebbe mai arrivato negli uffici istituzionali. L' avvio dei lavori nel 2016 e la consegna per il 2018 sembrano ormai un' utopia, come il sogno di Francesco Totti di giocare la sua ultima partita nella nuova struttura. Al centro di tutto, come al solito, i soldi e le spese accessorie, cioè i 300 milioni di oneri pubblici imposti alla società e al costruttore Parnasi per il prolungamento della metro B, gli interventi di viabilità, un ponte pedonale e il parco. Solo i 50 milioni garantiti da Pallotta sono già in cassa, per gli altri mancano i finanziatori.

Un altro stop dunque dopo quello del progetto del Milan, aggiudicato dopo una lunga corsa al rialzo e costretto alla retromarcia per le incertezze sui costi di bonifica. La coda giudiziaria tra Fondazione Fiera e il Diavolo sarà lunghissima, come probabilmente diventerà la gestione dei lavori a San Siro. L' Inter aveva già un piano di ammodernamento da avviare quando sarebbe diventata l' unica occupante dello storico impianto milanese, ma ora bisognerà tornare a pensare in due. E pensare che la piccola Udinese ha dato una lezione al calcio italiano cambiando volto al Friuli in tempo record.

Il prossimo miracolo di provincia - mentre Cairo ha posato la prima pietra del nuovo Filadelfia che servirà per le giovanili e gli allenamenti del Torino - potrebbe essere quello dell' Atalanta: il sindaco di Bergamo ha messo in vendita l' Atleti Azzurri d' Italia per 30-35 milioni, Percassi ci pensa e valuta la trattativa col Comune. Nel frattempo continuano i lavori per il nuovo stadio del Frosinone di concerto col Comune: la speranza è di entrarci per la fine del campionato, ma mai dire mai per un progetto che si trascina da 40 anni. Il Carpi resta in trasferta a Modena, mentre il Sassuolo sta costruendo la sua favola in un' impianto sì di proprietà, ma a Reggio Emilia.

E gli altri grandi club che guardano da lontano la Juve, già avveniristica con lo Stadium e ancor più lungimirante nel progetto Continassa? Lo stadio Delle Aquile per la Lazio è un progetto che fa sognare e poco più. Così come il sogno di Ferrero di uno stadio a bordo mare per la Sampdoria, soprattutto mentre sembra finalmente giungere a conclusione la lunga trattativa per il passaggio del Ferraris in concessione per 99 anni ai club liguri. De Laurentiis litiga periodicamente con il sindaco di Napoli De Magistris annunciando la fuga degli azzurri dal San Paolo («è un cesso», disse a settembre), ma poi i due finiscono sempre per trovare un accordo. L' accordo per il nuovo impianto del Palermo sembra averlo trovato con la Città invece Maurizio Zamparini, ma siamo ancora ai contratti verbali. Come tante, troppe volte in Italia.

DOVE AMMAZZERANNO IN ITALIA Fbi, allarme rosso: "I tre obiettivi"

Terrorismo, l'Fbi: "Colosseo, il Duomo e La Scala i tre bersagli dell'Isis"




Cresce il timore di attentati terroristici a Roma e Milano. La soffiata è tremendamente autorevole: è firmata dall'Fbi. Una segnalazione dell'intelligence americana indica come possibili obiettivi San Pietro a Roma, il Duomo e la Scala a Milano. Il Federal Bureau Investigation, secondo quanto si è appreso, avrebbe passato ai servizi italiani una informativa ricevuta dalla Dea. Controlli e servizi di vigilanza, dopo l'orrore del 13 novembre a Parigi, sono già stati rafforzati. Secondo quanto affermato da fonti qualificate, una serie di elementi investigativi avrebbero portato ad individuare i tre luoghi che, più degli altri, rischiano un attacco. L'allerta è altissima, soprattutto in vista dell'apertura del Giubileo, il prossimo 8 dicembre.