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martedì 17 novembre 2015

"Ecco come ho fregato gli 007" Jihadista, confessione da brividi

Il terrorista "mente" degli attacchi di Parigi sfotteva gli 007 europei: "Allah li ha resi ciechi, ecco come li ho fregati"




"Allah li ha resi ciechi e sono così riuscito a partire (dal Belgio, ndr) e venire in Siria, pur essendo ricercato da così tante agenzie di intelligence". Così Abdelhamid Abaaoud, l'estremista che, dalla Siria, sarebbe la mente degli attentati a Parigi, raccontava in un'intervista dello scorso febbraio alla rivista dell'Isis Dabiq del suo ingresso in Belgio e poi del suo rientro in Siria, burlandosi dei kuffar (infedeli, ndr) resi ciechi da Allah" che non sono mai riusciti a identificarlo e fermarlo.

"Allah mi ha scelto" - "Perché sei andato in Belgio?", gli chiedeva il giornalista di Dabiq. "Allah mi ha scelto, insieme ai compagni Abuz-Zubayr al-Baljiki (Khalid) e Abu Khalid al-Baljiki (Sufyan) per viaggiare in Europa - diceva il jihadista, identificato, come i suoi compagni, con il nome di battaglia al-Bajiki (il belga) - per portare il terrore tra i crociati che fanno la guerra ai musulmani. Come sai, il Belgio fa parte della coalizione crociata che attacca i musulmani in Iraq e nello Sham (Siria, ndr)".

"Così sono sfuggito alla polizia" - "Abbiamo passato mesi a cercare il modo di entrare in Europa - raccontava ancora - e alla fine siamo riusciti a trovare il modo di andare in Belgio. Quindi siamo riusciti a ottenere armi e allestire una casa sicura, mentre pianificavamo operazioni contro i crociati". Poi il volto di Abaaoud divenne noto alle forze di sicurezza a causa di un video girato da un compagno con una telecamera andata persa, trovata da un "murtadd" (apostata) e consegnata ad alcuni media. "Ho visto improvvisamente la mia faccia su tutti giornali - raccontava il belga - ma grazie a Dio i kuffar erano stati resi ciechi da Allah. Sono stato perfino fermato da un agente che mi osservava e mi paragonava alla mia foto, ma che mi ha lasciato andare, perché non ha notato somiglianze. Questo può essere solo un dono di Allah". 

La retata di Verviers - Spiegava poi di come i suoi due compagni fossero stati uccisi in un raid della polizia belga e francese ("più di 150 soldati"), con uno "scontro a fuoco durato più di 10 minuti". L'episodio raccontato è probabilmente l'operazione del 15 gennaio, quando fu sgominata una cellula terroristica a Verviers, cellula di cui proprio Abdelhamid Abaaoud - che nel frattempo era stato brevemente arrestato e rilasciato - era considerato il leader. Ma lui non si trovava lì. "Dopo il raid - raccontava ancora a Dabiq - loro hanno capito che ero stato lì con i miei fratelli e che insieme pianificavamo operazioni. Così hanno radunato agenti dell'intelligence da tutto il mondo, dall'Europa come dall'America, per catturarmi. Arrestarono musulmani in Grecia, Spagna, Francia e Belgio per prendermi. Ma tutti quelli arrestati non erano neppure collegati ai nostri piani». "Questo dimostra che i musulmani non devono avere paura dell'immagine esagerata dell'intelligence dei crociati. Il mio nome e le mie foto erano su tutti i media, ma sono riuscito ugualmente a stare nella loro patria, a pianificare operazioni contro di loro e a ripartire in sicurezza quando è diventato necessario".

Hollande: "In guerra contro i terroristi Sicurezza, cambiamo la Costituzione"

Hollande è in guerra: "Controllo alle frontiere, uniti contro il terrorismo"




"Non è una guerra di civiltà, i terroristi non ne hanno una". Il presidente Francoise Hollande parla al Parlamento dei tragici fatti di Parigi. Chiede l'allungamento dello stato di emergenza di tre mesi. Spiega che gli "gi atti di venerdì sono stati pianificati in Siria, organizzati in Belgio e perpetrati con complici francesi". Commosso, dice che è stata "colpita la giovinezza della Francia, tanti morti avevano meno di 30 anni". 

"La risposta della Francia sarà immediata, triplicheremo le nostre capacità militari contro l'Isis", dichiara Hollande, "tutte le persone uccise devono essere vendicate. Dobbiamo andare avanti, dobbiamo combattere. Bisogna unire tutti i paesi che possono essere in grado di combattere questa associazione terrorista, una minoranza rispetto alla totalità dei paesi musulmani. Incontrerò Obama e Putin per unire le nostre forze. La Francia parla a tutti, all'Iran, alla Turchia, ai Paesi del Golfo. Dobbiamo unire le nostre forze. Nel momento in cui uno stato è aggredito tutti devono fare fronte comune".

Quello del terrorismo di matrice islamica "è un pericolo non della Francia, ma dell'Europa", chiarisce Hollande, "gli abitanti della Siria devono lasciare i loro territori, sono vittime. E' fondamentale chiedere il diritto d'asilo, non si tratta solo di dare protezione, la Francia con la Germania sono i due paesi che si stanno confrontando con il problema dei rifugiati, dobbiamo procedere con il controllo delle frontiere". 

Il presidente francese spiega che è essenziale modificare la stessa Costituzione per avere la forza di affrontare la situazione. "Dobbiamo garantire sicurezza. Le perquisizioni ci permettono di sventare futuri atti terroristici. Vi chiedo di votare questa legge. Dobbiamo cambiare la nostra Costituzione". Il presidente francese intende rivedere la Costituzione negli articoli 16 e 36: "Da mercoledì il Parlamento può stilare un provvedimento per estendere lo stato d'emergenza ai prossimi tre mesi. La legge è degli anni '50, ma noi dobbiamo modificarla per attualizzarla. Questi atti amministrativi ci permettono di procedere con le perquisizioni. Parlamentari, vi invito di votare questa legge. Dobbiamo agire d'urgenza". Le modifiche chieste da Hollande vanno a toccare le procedure di perquisizione e degli arresti domiciliari per le persone sospettate di associazione terrorista. 

Hollande annuncia cinque mila nuovi posti di polizia nei prossimi due anni. Sarà rafforzato l'esercito. Fino al 2019, nessun taglio ai comparti militari. " I barbari che ci hanno attaccato non ci uccideranno". L'applauso a Hollande dei parlamentari francesi è corale. Alla fine del discorso, l'inno nazionale.

lunedì 16 novembre 2015

Un numero lega Charlie e Bataclan Occhio, non ce la raccontano giusta

Una data lega i terroristi da Charlie Hebdo al Bataclan


di Pierangelo Maurizio 



Va bene Je suis Paris e Je suis qualunque cosa, ma forse non basta. E le scritte pacifiste a piazza Farnese a cornice dell' immensa corona di fiori forse dimostrano che non abbiamo le idee chiare. Una cosa soprattutto è ormai insopportabile. Apprendere tutte le volte che i massacratori risultino essere conosciuti dai servizi di sicurezza di Parigi che però sono sempre colti alla sprovvista. Non è credibile.

Basta fare una piccola ricostruzione di 3 anni di stragi jihadiste in Francia e i risultati sono sconcertanti. Morale, i servizi francesi non ce la raccontano giusta.

Certo, c' è sempre da capire quale - tra le mille segnalazioni - è quella attendibile. La Francia ha il problema della comunità musulmana più grande d' Europa. Ma non basta a spiegare i flop d' Oltralpe.

Uno dei macellai di venerdì è un francese di 30 anni, «conosciuto dai servizi». È stato identificato dalle impronte digitali. Schedato dalla Dgsi, la Direction generale de la securité interieure, dal 2010: occhio all' anno. Sarebbe bastato intercettare lui. Senza contare il "profugo" siriano - un pericolo ovvio denunciato allo sfinimento da Libero, una delle poche voci - tra i carnefici, tre attentatori che vengono dallo stesso quartiere degli stragisti di gennaio nonché la pista belga già emersa allora.
Non proprio fantasmi.

Anche l' autore degli attentati di Tolosa e Mountaban (tre militari uccisi) e della strage alla scuola ebraica (4 morti) nel marzo 2012 era «conosciuto dai servizi». A Mohamed Merah si è risaliti grazie alla targa di uno scooter e all' ip del computer di una donna, madre di «due sospetti già sotto osservazione dei servizi antiterrorismo».

E pure i killer di Charlie Hebdo, Said e Chérif Kouachi, e il complice Adamy Coulibaly dell' assalto al supermercato kosher (7-9 gennaio 2015) «erano conosciuti dai servizi». Uno dei fratelli Kouachi, Chérif, era stato arrestato nel 2008 come membro di un gruppo che reclutava combattenti da mandare in Iraq. I due fratelli Kouachi riescono ad addestrarsi in Yemen nel 2011 quando sono «persi di vista dai servizi». Coulibaly dall' età di 17 anni finisce in gattabuia cinque volte per rapina e spaccio. Una perizia psichiatrica ne evidenzia «la personalità immatura e psicopatica», «scarse capacità di introspezione». Nel 2010 - ancora - viene arrestato perché implicato nel tentativo di far evadere il terrorista Smain Ait Alit Belkacem (un simpaticone che nel '95 voleva far saltare il metrò di Parigi). Indagini che hanno coinvolto anche i Kouachi. Tutti con una sfilza di precedenti per reati comuni "politicizzatisi" in carcere (dunque facilmente agganciabili e controllabili). Tutti scarcerati poco dopo le condanne per terrorismo. Coulibaly e i fratelli Kouachi, grandi amici, sono conosciuti con altri come "quelli di Buttes-Chaumont", dal Parco dove si ritrovano e si allenano in esercizi para-militari. En plein air.

Non proprio dei grandi cospiratori. A Coulibaly mancava solo di scriverlo sul biglietto da visita, che voleva andare a combattere in Siria.

E gli attentati del dicembre 2014 - un automobilista si butta col furgone sui passanti, un altro assalta con un coltello un commissariato - (14 feriti), antipasto di quello che verrà a gennaio, a sua volta antipasto di quello che è arrivato venerdì sera? L' autore dell' assalto al posto di polizia, ucciso dopo aver ferito tre agenti, Betrand Nzohabonayo, passa per uno squilibrato. Però fratello di un «radicale islamista», che aveva cercato di andare in Siria, e due giorni prima sulla sua pagina facebook ha pubblicato la bandiera nera dell' Isis. Anche loro due «erano conosciuti».

No, i servizi francesi non ce la raccontano giusta. Non è verosimile che gli 007 di Parigi, tra i migliori del mondo e con una delle storie più blasonate, ogni volta «si facciano sorprendere» e facciano acqua da tutte le parti. Non è pensabile. Questo è un dato di fatto.

Trovare una risposta è più difficile. La più probabile è che queste cellule facciano parte del network infiltrato e di cui i francesi si sono serviti per fare il lavoro sporco in Siria, in Libia come in Iraq. Poi sono sfuggite di mano. Qualcosa tipo Bin Laden e gli Usa, giusto per capirci. A rafforzare l' ipotesi, gli assassini, da Coulibaly all' attentatore di venerdì, sono schedati dal 2010, come fosse una stessa "nidiata". Andare fino in fondo con le indagini o anche solo con una versione credibile significherebbe con buona probabilità far emergere la rete della barbe finte - cosa che nessuna intelligence può permettersi - ma anche responsabilità non solo politiche.

Al governo di Parigi non si può certo chiedere - e ora poi - di mettere a repentaglio la propria sicurezza nazionale. Ma i fratelli francesi facciano almeno ammenda sugli errori - tragici - compiuti in Libia per detronizzare Gheddafi, ai quali ha tentato di opporsi solo un Berlusconi ormai troppo indebolito, e per destabilizzare la Siria di Assad. Poi, con la massima solidarietà, si faccia la guerra vera al terrore islamico. Giocarci, con questa guerra, per interessi e fini di parte è molto pericoloso. In gioco ormai sono la sicurezza di tutti i giorni, le vite dei nostri figli, il futuro dell' Europa.

RIDONO DELLE STRAGI Vignette sui giornali arabi:

Le vignette arabe sulla strage di Parigi: così sfottono Francia ed Europa




Se si osservano le vignette satiriche sui quotidiani arabi, sarà praticamente impossibile trovare traccia di solidarietà alla Francia o magari, così anche di sfuggita, un cenno di condanna per gli attacchi terroristici a Parigi che hanno ammazzato almeno 129 persone. Per i disegnatori arabi è l'occasione per pungolare la Francia e l'Occidente sulla "doppia morale", come scrive Maurizio Molinari su La Stampa, cioè su quanto siano stati ben più gravi i fatti di sangue avvenuti negli anni nei Paesi arabi, rispetto alla tragedia parigina. C'è per esempio il vignettista Ala al-Luqta che vede la Francia come un signore grasso con una freccia infilzata nella schiena, seguito da un palestinese colpito da una decina di frecce e che alza un po' scocciato un cartello con la scritta: "Rifiutiamo il terrorismo a Parigi". Oppure ci sono vignette che raffigurano la Francia ferita a un dito, ricoverata in ospedale nella stessa stanza della Siria ferita a morte. Rincara la dose Arab21News che pubblica una vignetta con la Morte che bussa alla porta dell'Unione Europea portando un carico di teschi, restituendoli al mittente.

UN TERRORISTA IN ITALIA Seat nera sospetta varca il confine Ricerche nel Torinese / La targa

Parigi, Seat sospetta nera ha varcato il confine italiano




Le autorità francesi hanno comunicato che ha varcato il confine con l'Italia a Ventimiglia una macchina sospetta di marca Seat, modello non precisato, di colore nero e targata, parzialmente, GUT18053. A bordo ci sarebbero tre persone. Si chiede la collaborazione di tutti per rintracciarla. Nella nota è chiaramente specificato il possibile "collegamento con gli attentati in Francia".

Secondo l'Ansa il sospetto terrorista sarebbe ricercato nel torinese. Potrebbe trovarsi sulla Tangenziale di Torino. L'uomo, 32 anni, Baptiste Burgy.

L'editoriale di Belpietro sugli attentati: "Niente patti con i nazi-islamici"

Maurizio Belpietro: perché è impossibile trattare con i nazi-islamici



Nel suo editoriale di oggi Maurizio Belpietro torna a parlare delle stragi di Parigi. E spiega perché non è possibile trattare, come sostiene tra gli altri lo scienziato Umberto Veronesi, con l'Isis. Ecco, in sintesi, cosa scrive il direttore di Libero: "L' idea di scendere a patti, di trovare un' intesa che garantisca una convivenza tra orrore e diritti umani, in realtà è una resa. Ci consegniamo a loro pensando di farla franca, ma così ci condanniamo". 

L'intervento completo  in edicola oggi 16 Novembre su Libero, non perderti l'editoriale integrale del direttore Maurizio Belpietro. 

"ECCO IL REGISTA DELLE STRAGI" Viveva in Belgio, poi è sparito Era in contatto con tutti i kamikaze

L'intelligence belga: "Individuato il regista delle stragi di Parigi"




I servizi di sicurezza belgi sospettano che la mente degli attentati di Parigi sia Abdelhamid Abaaoud, 28 anni di origine marocchina, residente a Molenbeek e latitante da quando, a gennaio, la polizia belga ha  neutralizzato la cellula jihadista di cui era a capo a Verviers. Lo riportano i media belgi. Almeno due dei terroristi di Parigi erano amici di Abaaoud, spiega la stampa locale, ed avevano commesso insieme piccoli crimini a Bruxelles tra il 2010-2011.  Abaaoud è poi partito per la Siria dopo lo smantellamento della cellula jihadista di cui era a capo. etro gli attacchi di Parigi, ci sarebbe lo stesso uomo che fu la mente di un fallito attentato per  uccidere dei poliziotti in Belgio lo scorso gennaio. Lo scrivono i giornali belgi De Standaard e Het Nieuwsblad. Si tratta del 28enne Abdelhamid Abaaoud, cittadino belga di origine marocchina, che è  andato a combattere in Siria. L’uomo è tristemente famoso per un video registrato nel 2014 in cui guida un’automobile che trascina dietro alcuni corpi mutilati.

Ricercato - Abaaoud avrebbe organizzato il fallito attentato in Belgio dalla Grecia e da allora è ricercato. Due dei terroristi suicidi identificati a Parigi - indicati dai giornali belgi come Bilal Hadfi eBrahim Abdeslam - avrebbero conosciuto Abaaoud. Quest’ultimo viveva un tempo nel quartiere di Molenbeek a Bruxelles, così come Abdeslam.