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venerdì 6 novembre 2015

Spara ai ladri e gli rovinano la vita Ermes Mattielli è morto di crepacuore

Dopo la condanna, è morto Ermes Mattielli. Doveva risarcire i rapinatori feriti




Non ce l'ha fatta Ermes Mattielli, l'artigiano 62enne di Velo d'Astico (Vicenza) ricoverato da due giorni all'ospedale San Bortolo dopo aver subito un infarto. Mattielli era diventato suo malgrado famoso dopo aver subito una rapina nel deposito della sua attività. Mattielli ha sparato con la sua pistola ai due rapinatori, due uomini di origine albanese, ferendoli all'interno del cortile del deposito. L'uomo era stato condannato a 5 anni e 4 mesi per duplice tentato omicidio e doveva anche risarcire i due rapinatori con 135mila euro. Una cifra che lui stesso, intervenuto pochi giorni fa alla Zanzara su Radio 24 da Giuseppe Cruciani, aveva conferma confermato di non avere, essendo stato di fatto costretto a chiudere la propria attività ed essendo rimasto senza soldi. Le condizioni di salute di Mattielli si sono aggravate nei giorni successivi alla notizia della condanna definitiva, fino al ricovero e poi al decesso in ospedale.

Don Maurizio Patriciello, il prete della mobilitazione nella Terra dei Fuochi, venerdì a Senigallia

Don Maurizio Patriciello, il prete della mobilitazione nella Terra dei Fuochi, venerdì a Senigallia


(di viveresenigallia)


Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, Napoli, è da tempo a fianco del suo popolo per promuovere giustizia e legalità, messe a dura prova da camorra, disoccupazione e disastri ambientali. Tante le sue battaglie per la bonifica della cosiddetta 'Terra dei fuochi', un'area tra le province di Napoli e Caserta in cui sono state stoccate centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti tossici e i tassi di mortalità per malattie oncologiche sono tra i più alti  in Europa.

Don Maurizio porterà la sua testimonianza venerdì 6 novembre 2015, alle 21.15, al Teatro 'Portone' di Senigallia in occasione della Giornata del creato.

Unanimemente riconosciuto come la voce e la coscienza pulita della Terra dei Fuochi, Maurizio Patriciello, parroco della Parrocchia di San Paolo Apostolo in Caivano, è sicuramente prete di trincea. E’ da sempre impegnato nella lotta contro la camorra ritenuta complice del traffico di rifiuti tossici sversati nel cuore della Campania con conseguenze drammatiche per le popolazioni di quelle zone. E’ entrato in seminario a 29 anni dopo aver lavorato come paramedico in ospedale, collabora come editorialista con il quotidiano “Avvenire”. Rifacendosi a don Mazzolari dice “ognuno di noi deve lavorare per essere promosso a uomo”.

Nella battaglia che sta conducendo riconosce l’impegno della Chiesa, della comunità locale, ma quello ancora troppo debole della politica che tende a ridimensionare. La forza di cambiare, dice, gli viene dalla sofferenza della gente che lo spinge a fare tutto quello che è possibile per uscire da questo scempio.

LA DRITTA SUL PIENO Un trucchetto sulla benzina fa durare di più auto e soldi

Benzina dopata con additivi: l'auto dura di più e si risparmia


di Dino Bondavalli



Fare il pieno con uno di questi carburanti anziché con benzina o gasolio standard può costare dai 5 ai 10 euro in più. Ma, se li si utilizza con costanza, nell’arco della vita di un’auto i combustibili premium possono garantire benefici tali da trasformare il sacrificio economico al distributore in un buon investimento già dopo 5 anni.

Anche se la differenza di 10-15 centesimi al litro che ci si trova a pagare alla pompa è tutt’altro che irrilevante, specie per chi percorre molti km l’anno, i vantaggi sembrano oggettivi. Tanto che, al di là delle strategie commerciali e delle politiche industriali che spingono le diverse compagnie petrolifere a privilegiare l’aumento della potenza piuttosto che la riduzione dei consumi o il minor impatto ambientale, gli effetti positivi sul motore accomunano i principali marchi.

Dire se la differenza di prezzo sia giustificata o se alla lunga l’utilizzo di carburanti premium possa tradursi addirittura in un risparmio grazie alla riduzione dei consumi e alla minore necessità di manutenzione, «è difficile», dice Franco Del Manso, responsabile Ufficio rapporti internazionali e tecnici dell’Unione Petrolifera. I dati comparati sugli effetti dei carburanti premium e standard sono custoditi dai produttori con ancora più cura di quanto non accada con le formule di benzina e gasolio.
Una prova su strada condotta dal mensile Quattroruote nel 2011, nell’ambito della quale due vetture identiche alimentate una con gasolio standard e l’altra con premium avevano entrambe percorso 50mila km lungo gli stessi percorsi e con lo stesso stile di guida, aveva rivelato che i benefici erano concreti. E che, soprattutto, aumentavano con il passare del tempo. 

Se su strada il vantaggio medio in termini di minori consumi era stato dell’1,1% il divario nelle ultime migliaia di km era cresciuto «fino al 3,8%». Non solo. Nei test effettuati al banco «il vantaggio dell’auto alimentata con gasolio speciale è stato del 6% a inizio prova, e addirittura del 12% a fine», recita il resoconto della rivista.

Benefici erano poi stati registrati sullo stato del motore. Nella vettura alimentata con gasolio premium, che aveva anche evidenziato un avviamento più facile alle basse temperature, iniettori, camere di combustione e valvole risultavano privi di incrostazioni. In quella alimentata con gasolio standard erano invece presenti depositi e residui, comunque non tali da compromettere il funzionamento ottimale della vettura.

«La sensazione di un esperto è che possa essere conveniente spendere qualcosa in più», commenta Del Manso, «i fuel speciali, infatti, garantiscono diversi benefici: da un lato, grazie ad additivi e sostanze detergenti che evitano la formazione di depositi, salvaguardano pompe e iniettori nella fase di alimentazione, cosa fondamentale per le prestazioni e il contenimento delle emissioni. Dall’altro, grazie all’impiego di combustion improver, garantiscono la combustione completa ed evitano che si sporchino le valvole, cosa che pregiudica il rendimento del motore».

Ma c’è di più. I carburanti premium offrono una qualità superiore a quelli standard già a partire dalla formulazione, particolarmente curata. Inoltre, in molti casi sono prodotti senza l’impiego dei biocarburanti, che per legge devono essere immessi per una quota del 5% (che salirà al 5,5% nel 2016, al 6,5% nel 2017, al 7,5% nel 2018 e fino al 10% nel 2020) nella benzina e nel gasolio commercializzati.

«Alcune aziende scelgono di non mettere biocarburanti nei fuel speciali, raggiungendo la quota del 5% di biocarburanti da immettere nella benzina e nel gasolio solamente attraverso i fuel standard», spiega il tecnico dell’Unione Petrolifera. In questo modo evitano possibili effetti negativi.

I biocarburanti, infatti, possono creare «problemi in fase di alimentazione e fare intasare i filtri formando funghi e morchie», dice Del Manso, «inoltre sopra i 100 gradi possono diventare instabili e creare incrostazioni, oltre al fatto che riducono comunque un po’ i rendimenti e fanno aumentare leggermente i consumi, visto che hanno un potere calorifico inferiore». Tanti piccoli dettagli che alla fine fanno la differenza. E che aiutano a capire perché «i fuel speciali vanno utilizzati regolarmente. Limitarsi a fare un pieno ogni tanto serve a poco», conclude l’esperto.

Ecco la misteriosa telefonata tra Renzi e Mineo sulla Boschi

Ecco la misteriosa telefonata Renzi-Mineo sulla Boschi




La data è 11 giugno 2014, l’ora poco prima di cena. E’ in quel momento che a Corradino Mineo, ancora senatore del Pd arriva una telefonata inattesa da parte del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Quel pomeriggio Mineo è stato sostituito dal Pd nella commissione affari costituzionali del Senato che sta affrontando la celebre riforma costituzionale. Anche senza Mineo- che vuole un Senato elettivo- la maggioranza in commissione ci sarebbe, per cui quella sostituzione sembra solo punitiva…“Pronto, Corrado? Sono Matteo…”, l’esordio della telefonata ha tono cordiale. Renzi prosegue: “sei furioso, eh? Ti capisco…”. Mineo lo interrompe: “…avete preso una decisione tanto antipatica quanto inutile, certo che sono furioso…”. Renzi sospira: “… beh, avete… Non è così. Io sinceramente ero pure contrario…”. Mineo si arrabbia: “… dai, non questo. Almeno non prendermi in giro!”. Renzi: “no, no… dico davvero… Non sono stato io. L’ha voluto a tutti i costi Maria Elena, ed è lei che si è irrigidita sul Senato non elettivo. A me andava bene la riforma anche eleggendo i senatori, ma lei si è impuntata. Se dicevo di no, poi facevo la pazza… Comunque è una sostituzione tecnica, solo temporanea.. Mi capisci, no…?”.

Ecco, è questa la telefonata cui si riferiva Mineo in quello che è sembrato un antipatico pizzino: “Renzi è succube di una donna bella e decisa…”, in cui il senatore fuoriuscito dal Pd sembrava alludere a ben altro confessato in privato. Il giorno dopo Mineo ha fatto una parziale marcia indietro, fingendosi stupito che la stampa avesse interpretato quel pizzino con “allusioni sessuali”, quando lui si riferiva a questioni politiche. In effetti così è stato. E non è affatto detto che Renzi sia politicamente succube di Maria Elena Boschi. E’ assai più probabile che come con tanti altri si sia fatto beffe di Mineo, raccontando la prima favola che gli è venuta in mente…


giovedì 5 novembre 2015

Terrorismo, stop ai voli da Milano La compagnia che ferma gli aerei

Stop a tutti i voli da Milano a Sharm El Sehik. La decisione della compagnia low cost




La compagnia aerea Easyjet ha deciso di annullare da oggi i voli programmati da Milano verso Sharm El Sheikh, così come già deciso per quelli da Londra e Manchester. La compagnia inglese si è così adeguata alla raccomandazione del governo di David Cameron che aveva sconsigliato ai voli civili di sorvolare l'area a sud della penisola del Sinai dopo lo schianto dell'Airbus russo nel quale hanno perso la vita 244 persone. Nonostante lo scetticismo del governo egiziano, sulla strage sta crescendo la convinzione in ambito internazionale che a far cadere l'aereo sia stato un ordigno esplosivo. La stessa intelligence americana ha dichiarato di avere forti sospetti che la tragedia sia stata causata da una bomba custodita in una valigia, probabilmente caricata a bordo attraverso il semplice imbarco dei bagagli all'aereoporto di Sharm.

L'ultima soffiata da Apple: cambia tutto Ecco come sarà il prossimo iPhone

Apple, l'ultima indiscrezione: l'iPhone torna mini




Le ultime voci da Apple parlano di un ritorno al passato. Il prossimo iPhone, infatti, potrebbe tornare mini. Sarà di 4 pollici e verrà lanciato nell'autunno del 2016. In sostanza sarebbe come l'iPhone 5 per quanto riguarda la misura ma con un sistema operativo potenziato.

L'indiscrezione è apparsa sul sito Appleinsider: il nuovo iPhone più piccolo e con un prezzo più contenuto non sostituirà la misura standard e quella Plus, ma sarà un'altra opportunità per i clienti Apple. Avrà un processore di ultima generazione A9 e uno chassis in metallo mentre non avrà la tecnologia 3D Touch (per questo il prezzo sarà più basso). La produzione dovrebbe cominciare a metà 2016, quindi è probabile che sarà lanciato in contemporanea con gli iPhone 7 (che avranno pare un display in zaffiro).

"Tu sai che io so. Con quella donna..." Dall'ex Pd il pizzino mafioso a Renzi

Corradino Mineo, il pizzino mafioso a Matteo Renzi: "Sei subalterno a una donna. Tu sai che io so"


di Paolo Emilio Russo



Tutto si può dire di Corradino Mineo, tranne che non sia un consumato uomo di comunicazione, un giornalista di grande esperienza. È dunque impensabile che abbia voluto scrivere le sue pesanti allusioni nero su bianco in un comunicato stampa senza immaginare le conseguenze. Per rispondere alle critiche di Matteo Renzi, il senatore ha preparato una lunga nota sguaiata e dal sapore ricattatorio: «Renzi non si fa scrupoli, rivela conversazioni private, infanga per paura di essere infangato. E sa che io so». E ancora: «So quanto si senta insicuro quando non si muove sul terreno che meglio conosce, quello della politica contingente. So quanto possa sentirsi subalterno a una donna bella e decisa. Fino al punto di rimettere in questione il suo stesso ruolo al governo. Io so, ma non rivelo i dettagli di conversazioni private. Non mi chiamo Renzi, non frequento Verdini, non sono nato a Rignano».

Il senatore eletto col Pd, ma dimessosi dal gruppo dem ad ottobre, allude a una presunta «subalternità» del premier ad una signora: si riferisce alla first lady Agnese oppure, come ha pensato qualcuno, al ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi? L’aggettivazione usata e il link tra aspetto estetico e ruolo politico farebbero propendere per la seconda ipotesi, ma - in fondo - poco importa. Quello che importa è il tono mafioso e sessista utilizzato dall’ex direttore di RaiNews. Un attacco meschino che questo giornale, il quale non ha certo risparmiato critiche al premier-segretario del Pd, considera inaccettabile. Se Mineo ha qualcosa da denunciare lo faccia, ma non può permettersi messaggi e allusioni di questo tipo.

Fortunatamente, i toni dell’accusa del senatore non hanno urtato solo noi. Hanno causato una ondata di sdegno che ha travalicato gli schieramenti e pure i sessi, sollecitato reazioni critiche nel Pd, in Fi, specie tra le donne, ma anche tra gli uomini. «Sono pizzini», dice per esempio la senatrice dem Laura Cantini. «Mineo è misogino», le ha fatto eco il deputato Edoardo Patriarca e il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti parla di «volgarità e delirio». Prende le distanze per conto della minoranza anche un bersaniano come Miguel Gotor, che parla di «meschinità», mentre pure Stefano Fassina chiede che il senatore «si scusi». Risponde a nome del governo Luca Lotti: «L’odio personale nei confronti di Renzi supera ormai ogni decenza. Il linguaggio allusivo di Mineo si commenta da solo». Il solitamente taciturno sottosegretario di Palazzo Chigi la prende con ironia: «Gli amici stiano vicini a Mineo; ne ha bisogno». Infine una postilla: «Chi conosce Renzi può definirlo in vario modo, anche colorito. Etichettarlo come subalterno, a noi, suoi amici, fa sorridere di gusto», ha concluso. Anche tra i forzisti si levano voci critiche, come quella di Elvira Savino: «È una frase criptica e imprudente».

La “vendetta” dell’ex direttore di RaiNews24, giornalista dal 1971, senatore alla prima legislatura, voleva essere la risposta alle parole sprezzanti che il presidente del Consiglio gli aveva riservato nell’intervista rilasciata a Bruno Vespa per il suo nuovo libro. «Corradino? Un anno fa annunciò le dimissioni da senatore dopo aver offeso in modo squallido i bambini autistici. Disse: ho sbagliato, me ne vado. È sempre lì. Al massimo si dimette dal Pd, ma la poltrona non la lascia».

Mineo l’ha presa male. «Non ho mai manifestato l’intenzione di dimettermi dal Senato, se non in un sms che mandai proprio a lui (Renzi, ndr), disgustato dall’attacco volgare che mi aveva mosso dopo la vittoria alle Europee», ricorda il senatore nella nota. «Fu Gianni Cuperlo a riprendermi e spiegarmi che la politica, ahimè, è anche questo: scorrettezza cialtrona, e che bisogna saper resistere. Io non ho bisogno della poltrona, a differenza di qualcun altro. Ho lavorato per 40 anni, salendo passo dopo passo il cursus honorum, da giornalista fino a direttore». A quel punto è scattata l’allusione - pesante - e quel “tu sai che io so” che ha lasciato sgomenti tutti gli osservatori. Cosa potrebbe mai sapere il senatore che è stato sin dall’inizio anti-renziano, che ha condiviso per un po’ le posizioni di Pippo Civati, ma non ha avuto la prontezza di seguirlo fuori dal partito, e poi ha guidato la fronda dem contro le riforme istituzionali scritte proprio dal ministro Boschi e che, in quel ruolo, è stato sconfitto? Mistero.

«Hai toccato il fondo», è il commento - tipo che Mineo - finito ieri pomeriggio tra i trending topic di Twitter, cioè tra gli argomenti più discussi - ha rimediato con la sua uscita. Cosa lo aspetti, invece, è chiarissimo. Nel pomeriggio di ieri, mentre ancora fioccavano le proteste sui social dei suoi ex elettori, il giornalista ha pubblicava su Facebook l’invito alla presentazione di un libro scritto con due altri ex piddini come Walter Tocci e Stefano Fassina. Da ieri i “fuoriusciti” hanno tre nuovi compagni di strada: i fedelissimi di Pier Luigi Bersani, Alfredo D’Attorre, Vincenzo Folino e Carlo Galli hanno lasciato il Pd in direzione di un’ipotetica nuova Cosa Rossa. E la Boschi? «Tranquillissima», garantisce chi le ha parlato. Tanto che ieri sera si è presentata in un cocktail bar a due passi da Montecitorio e, col super-renziano Ernesto Carbone, s’è fatta un aperitivo open air.