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martedì 8 settembre 2015

Renzi, clamoroso autogol in diretta tv: svela la balla sull'abolizione dell'Imu

Matteo Renzi: "Abolizione Tasi e Imu, ridaremo ai Comuni quanto togliamo"




Il bluff dell'abolizione della tassa sulla casa viene svelato dal suo artefice, Matteo Renzi in persona. "Noi togliamo Imu e Tasi e daremo ai sindaci un assegno corrispondente", ha spiegato il premier nella prima puntata della stagione di Porta a Porta. E ancora: "Quel che togliamo ai Comuni lo restituiamo paro paro, come si dice a Roma. Sarà emblematico: tot levi ai Comuni, tot rimetti immediatamente", ha aggiunto intervistato da Bruno Vespa. Addio a una tassa, ne arriva un'altra, insomma. I soldi che risparmieremo con l'ipotetica abolizione della gabella sul mattone, come ampiamente previsto, ci verranno sfilati con l'aumento della pressione fiscale il cui gettito è destinato ai Comuni.

Oggi nasce il "patto Bersani-Brunetta" Lo scenario: così crolla il governo Renzi

Riforma del Senato, il patto Bersani-Brunetta che può far cadere il governo Renzi




A poche ora dal ritorno in aula della contestatissima riforma del Senato, sulla quale Matteo Renzi si gioca il futuro del governo, cresce la pressione su Palazzo Chigi. Tutto sta nelle cifre: ad oggi, tra opposizioni e minoranza Pd, al Senato sarebbero 163 i voti contrari, contro i 157 sicuri della maggioranza. I conti li ha fatti il Corriere della Sera. Certo, i numeri sono per definizione ballerini, tanto che un (inaspettatissimo) aiuto a Renzi potrebbe arrivare dalla Lega Nord. Un'ipotesi avanzata da Il Messaggero, che sottolinea come dal Carroccio, con Roberto Calderoli, sia arrivata una timida apertura sulla riforma: il leghista, sul piatto, mette la modifica dell'articolo 117, con il quale si dovrebbero riportare alcune competenze sotto la legislazione nazionale. Uno "scambio" arduo, che però conferma l'esistenza di più tavoli di trattativa e la fondatezza di ogni prospettiva.

Il patto - Di sicuro, ad oggi, il terreno è fertile - molto fertile - per un'imboscata in grado di mettere in ginocchio il governo. L'imboscata, va da sé, potrebbe arrivare grazie all'azione congiunta della minoranza Pd e di Forza Italia, da cui la suggestiva idea del più improbabile dei patti, quello Bersani-Brunetta, dal nome di uno dei leader della minoranza Pd più esposti nell'opposizione al ddl Boschi - lo smacchiatore di giaguari Pierluigi - e da quello del falco azzurro, l'ineffabile Renato, che colpo dopo colpo cannoneggia contro governo e riforma. Silvio Berlusconi, da par suo, schiera le sue truppe al Senato, guidate da Paolo Romani: insieme ai 25 dissidenti del Pd l'imboscata sarebbe un progetto alla portata. L'obiettivo è bloccare l'iter della riforma attraverso l'articolo 2, quello che prevede la non eleggibilità diretta dei futuri senatori.

Il premier - E Renzi, che fa? Poco o nulla per tentare di ricucire col suo partito. I margini di mediazione sono ridottissimi, nonostante l'ultima proposta rilanciata da Cesare Damiano: "La soluzione c'è e noi l'abbiamo indicata fin dall'inizio - ha spiegato -. È quella del listino da votare in occasione delle regionali". Soluzioni che però, Renzi, non intende accogliere. Inoltre, il premier, è uscito rinfrancato dal suo intervento alla Festa dell'Unità di Milano, domenica sera, in cui ha raccolto applausi e in cui, al contrario, il solo evocare Massimo D'Alema ha scatenato gli ululati della folla. Ne ha dedotto che, come direbbe lui, c'è da "tirare dritto". Anche se il rischio di andarsi a schiantare è altissimo. Come detto, tutto ruota attorno all'articolo 2. Il testo potrebbe arrivare in aula anche senza il vaglio della Commissione riforme: il compito di decidere sull'ammissibilità della selva di emendamenti, dunque, potrebbe spettare al presidente Pietro Grasso, il quale, da par suo, continua ad auspicare una "soluzione politica" al caso che potrebbe compromettere il futuro del governo.

Mattarella rompe il silenzio L'assist a Giorgia Meloni: "Ecco perché sto con lei"

Sergio Mattarella con Giorgia Meloni: "Un anomalia il richiamo sugli immigrati"


di Enrico Paoli



Ai tempi del Minculpop (il ministero della Cultura popolare al quale Benito Mussolini aveva affidato il compito di controllare e organizzare la propaganda del Fascismo) sarebbe stata una funzionaria perfetta. «La xenofobia e l’intolleranza devono essere stigmatizzate anche nel Parlamento», dice la presidente della Camera, Laura Boldrini, intervistata dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Un monito, quello della terza carica dello Stato, talmente chiaro da far capire che quanto è toccato alla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che si è vista recapitare una lettera di richiamo per i toni usati in materia d’immigrazione, potrebbe non essere stato un caso, ma l’inizio della fine della libertà d’opinione. Opinione che, al netto della vera xenofobia e intolleranza che va sempre e comunque censurata, appartiene al dibattito politico e della quale i parlamentari hanno piena titolarità.

Un’idea, quest’ultima condivisa e sottoscritta anche dal capo dello Stato che ieri ha ricevuto la Meloni. «Il presidente della Repubblica ha tenuto ad incontrarmi per ribadirmi che anche dal suo punto di vista, in qualità di garante della Costituzione, considera un’anomalia che un ufficio del governo mandi a una parlamentare eletto una missiva per richiamarlo sulle posizioni espresse», dice la presidente di Fratelli d’Italia. La parlamentare aveva chiesto di essere ricevuta da Sergio Mattarella e l’uomo del Colle, particolarmente sensibile ai temi connessi alla libertà d’espressione, ha trovato subito un “buco” nella propria agenda. «Avevo chiesto l’incontro dopo aver ricevuto una curiosa lettera di censura dalla presidenza del Consiglio (l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, ndr) per le mie proposte in tema di immigrazione. Volevo sapere dal nostro capo dello Stato se in Italia c’è ancora qualcuno che difende i valori della Carta Costituzionale e quella libertà secondo la quale tutti possono esprimere il loro pensiero. Il presidente Mattarella ha accolto la mia richiesta».

E non si tratta affatto di fatto neutro, privo di conseguenze ed effetti politici, dato che quanto arriva dal Quirinale è davvero un monito per tutti. «Ora aspetto di sapere che cosa ne pensa Renzi, che anche su questa vicenda non ha avuto il tempo di esprimere un parere». Cosa che ha fatto anche la presidente della Camera, Laura Boldrini. La quale sembra pensarla diversamente dal Colle, pur dovendo essere solo arbitro e non giocatore. «Alla Camera abbiamo varie forze politiche che considerano centrali i valori dell’accoglienza e della solidarietà», dice la presidente di Montecitorio, «ma c’è anche chi esprime apertamente la propria xenofobia, e quando qualcuno utilizza un linguaggio d’odio noi non rispondiamo sempre con la necessaria fermezza». Parole, quella della terza carica dello Stato, che innescano una dura reazione da parte della Lega. «Da presidente della Camera si permette di tacciare come xenofobo e razzista chi non la pensa come lei. Inaccettabile la censura dei deputati non allineati al pensiero unico: questa è dittatura», dice il capogruppo leghista alla Camera, Massimiliano Fedriga, che annuncia «iniziative forti». Anche i senatori di Area popolare, Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello, chiedono spiegazioni al presidente del Consiglio Renzi in merito alla formale censura dell’Unar.

Caivano (Na): Tragico incidente sulla Perimetrale di Scampia, L'Ing. Giuseppe Peluso non ce l'ha fatta

Caivano (Na): Tragico incidente sulla Perimetrale di Scampia, L'Ing. Giuseppe Peluso non ce l'ha fatta 


di Angela Bechis

Giuseppe Peluso

Tragico incidente sulla Perimetrale di Scampia, la bretella che collega Capodichino con l'asse mediano. Non ce l'ha fatta l'Ing. Giuseppe Peluso, (Per gli amici Peppe), ragazzo meraviglioso, stimatissimo da tutti quanti lo conoscevano. Un ragazzo impegnato nel sociale, difatti, alle scorse elezioni amministrative, l'Ing. Peluso, ha sostenuto l'iniziativa politica del neo Sindaco Simone Monopoli, fondando appunto a Caivano, Fratelli d'Italia, partito rappresentato a livello nazionale da Giorgia Meloni, dando il suo impegno anche in diverse iniziative a sostegno delle fasce più deboli. Un ragazzo perbene, serio, un dirigente di partito esemplare. Cosi lo ricorda l'amministratore del blog il Notiziario, Gaetano Daniele. Una perdita prematura difficilissima da digerire, sono vicinissimo - conclude Daniele - al dolore della famiglia Peluso, Caivano ha perso uno dei suoi frutti migliori. 

L'accaduto - Giuseppe Peluso mentre percorreva il tratto tra Scampia e Mugnano, a bordo di una Ducati 600, stretto forse da una Ford Focus, condotta da un 48enne Moldavo, residente ad Afragola, perdeva l'equilibrio sbattendo contro il guardrail. Uno schianto forse troppo forte da poter consentire al giovane ingegnere di poter riequilibrare il mezzo. Sul posto sono intervenuti tempestivamente gli agenti della Polizia Municipale dell'unità infortunistica stradale, diretti dal Capitano Ciro Colimoroe, e da un ambulanza 118. Pertanto, la strada in questione, si presenta una delle più pericolose ai confini del capoluogo e l'hinterland a sud di Napoli. Sotto pesante accusa anche la scarsa visibilità, dovuta soprattutto alla carenza di adeguata illuminazione, e la intensa vegetazione (piante e alberi) che rendono poco visibili le uscite. 

lunedì 7 settembre 2015

Quel gran furbetto di Travaglio prende i soldi e fa lo schizzinoso

Travaglio incassa 15mila euro per il Fatto


di Chiara Giannini 



Meno male che Marco Travaglio, appena pochi mesi fa, diceva che «senza finanziamenti pubblici si lavora meglio, ma sapere che si possa contare solo sulle proprie forze e sull' apprezzamento dei lettori migliora l' indipendenza e il lavoro dei giornalisti». Il direttore del Fatto Quotidiano ha accettato dal Comune di Pietrasanta un contributo di 15mila euro per l' organizzazione, all' interno della festa del giornale di cui è direttore, del suo spettacolo «Slurp».

Che Il Fatto «non riceve alcun finanziamento pubblico», appare scritto chiaramente sotto la testata in prima pagina, ma stando alla determina dirigenziale 1056345 dell' amministrazione comunale pietrasantina, il Comune al cui vertice c' è Massimo Mallegni, sindaco di Forza Italia, ha stanziato 15mila euro «quale compartecipazione all' organizzazione della manifestazione per le spese tecniche relative all' organizzazione dell' iniziativa».

La somma suddetta è stata versata in favore della fondazione «La Versiliana» che ha stipulato una «convenzione con la società editoriale Il Fatto spa» per la manifestazione nata «dalla collaborazione tra il Comune di Pietrasanta e la società editoriale Il Fatto e che» come si legge ancora nel documento « si articola nell' organizzazione di incontri con illustri giornalisti, scrittori e personaggi dello spettacolo e della vita pubblica, all' insegna della libera informazione e della satira nella pluralità delle voci».

Peraltro, nella delibera si legge che «il Comune e la fondazione intendono collaborare, insieme alla società editoriale Il Fatto, all' organizzazione della manifestazione della festa con ripartizione di impegni e oneri da definirsi sotto apposita convenzione». Ma non è tutto perché Marco Travaglio non solo ha preso senza fiatare il finanziamento pubblico del Comune di Pietrasanta, ma in apertura dell' evento si è rifiutato di salire sul palco della Versiliana con il sindaco Mallegni perché è stato colpito dalla legge Severino, nonostante, dopo una sospensione, sia stato reintegrato in quanto innocente.

Travaglio è rimasto seduto in platea, senza fiatare. È stato lo stesso primo cittadino a spiegare al pubblico: «Avrei gradito la presenza anche del direttore del vostro giornale, che non se l' è sentita di stare al fianco di uno che è stato colpito dalla legge Severino. Mi dispiace perché è mancato il confronto. Magari ne avremo occasione più avanti».

A difendere il direttore è intervenuta, arrampicandosi sugli specchi, anche Cinzia Monteverde, amministratore delegato de Il Fatto, la quale ha spiegato che «non è vero che Travaglio non voleva salire sul palco con Mallegni. La verità è che è meglio che Travaglio stia fuori dagli incontri istituzionali perché di solito li rovina tutti».

Come si ricorderà, il sindaco di Pietrasanta fu arrestato e costretto a fare sei mesi tra arresti domiciliari e carcere in seguito alle accuse dell' ex capo dei vigili urbani Antonella Manzione e alle disposizioni del fratello di lei, Domenico. Una storia che finì con l' assoluzione di Mallegni in Cassazione. A giugno scorso il provvedimento di sospensione, poi revocato.

«La scelta di Travaglio di non salire sul palco con me» ha spiegato Mallegni «è roba da non credere. Il direttore ha avuto una visione miope e poco lungimirante, anche perché io tengo alla festa del Fatto e sono pronto a sottoscrivere un patto pluriennale per mantenerla.

Con Cinzia Monteverdi non abbiamo mai avuto problemi, non capisco perché Travaglio sia venuto a Pietrasanta e abbia accettato i finanziamenti pubblici dal mio Comune se mi disprezza così tanto. Lui» prosegue il sindaco «sa benissimo che sono stato reintegrato e che sono stato assolto da ogni accusa». E ha proseguito:

«Quando ho appreso che non sarebbe salito sul palco ho preso il microfono e o detto al pubblico che il sindaco di Pietrasanta non è né brutto né cattivo e che, sicuramente, non morde i direttori dei giornali. Ho ottenuto tre applausi e credo sia un buon risultato, visto che di solito, quando accadono queste cose, la gente tira le uova». Alla domanda «cosa vorrebbe dire a Travaglio?», Mallegni si è limitato a rispondere: «Niente, se non che spero che il prossimo anno il Fatto Quotidiano cambi direttore».

Girone dimesso dall'ospedale Le tremende parole del marò

Marò, Salvatore Girone dimesso dall'ospedale




"Salvatore Girone è stato dimesso dall’ospedale di New Delhi in buone condizioni di salute; bravi i medici indiani e italiani". Lo scrive in un tweet il ministero della Difesa. Ma le cose non stanno esattamente così. Il nostro fuciliere, infatti, intervistato dall'Ansa ha detto che è guarito dalla febbre virale dengue che lo aveva colpito 15 giorni fa a New Delhi: "Non sono completamente guarito. Non sto ancora bene. Avrei bisogno di cure e di convalescenza e riposo psicologico nella mia casa natale, così come spetterebbe ad ogni dipendente statale militare. Ma io non posso visto il mio stato detentivo illegale".

In coda da Vienna verso l'Ungheria Vanno a prendersi i profughi in auto

Profughi, da Vienna in auto all'Ungheria per "salvarli"




Un convoglio di circa 140 auto, guidate da volontari, è partito da Vienna alla volta dell’Ungheria per distribuire aiuti ai migranti in arrivo e anche raccogliere i rifugiati che rischiano di non arrivare in  Austria. "Diteglielo chiaro, diteglielo forte, i rifugiati sono i benvenuti qui", scandivano le persone che hanno salutato la partenza del corteo, vicino a uno stadio di calcio, a Vienna. Gli attivisti - organizzati via Facebook e carichi di cibo, acqua, prodotti sanitari, abbigliamento, giochi e animali di peluche - rischiano di incappare nel reato di traffico di esseri umani, ha avvertito la polizia, che però si è impegnata a garantire la sicurezza stradale del convoglio.

La marcia - "Devono essere folli se ci arrestano per il fatto di aiutare persone che hanno deciso volontariamente di venire in Austria", ha reagito Kurto Wendt, l’organizzatore austriaco della campagna, che ha detto di non temere di essere arrestato in Ungheria.  "Il nostro rischio è minimo rispetto a quello dei migranti". Wendt ha anche spiegato perchè non abbia voluto attendere in Austria l’arrivo delle migliaia di profughi: "Dieci ragazzini sono stati ricoverati nella notte: la gente è affamata, scarsamente vestita. Ogni giorno rischia di morire, per cui dobbiamo fare qualcosa immediatamente". Una donna 68enne, anche lei attivista della campagna, ha ricordato che da ragazzina aveva atteso al confine tra Austria e Ungheria l’arrivo degli ungheresi che fuggivano dalla rivolta del 1956 contro il regime sovietico: "Tutto veniva dato per scontato all’epoca. Quel che sta accadendo oggi è molto brutto". Il convoglio punta a entrare in Ungheria, dopo uno stop al centro di accoglienza di Nickelsdorf, al confine ungherese: alla partenza sono stati consegnati biglietti con i numeri di telefono di persone pronte a fornire assistenza legale in caso di arresto in Ungheria.