Regionali, il pagellone delle elezioni: Salvini, Lega e M5S promossi, Renzi e Forza Italia bocciati. Alfano e Fitto distrutti
di Claudio Brigliadori
Salvini e la Lega con lode, il Movimento 5 Stelle (non Grillo) promosso bene, Renzi rimandato, Forza Italia (non Berlusconi) bocciata. Non sono facilissime le pagelle di queste elezioni regionali vinte dal Pd 5 a 2 ma da cui proprio il Pd sembra uscire con le ossa rotte, sia a causa delle faide interne sia dell'avanzata delle opposizioni dure e pure, come Carroccio e grillini. E se nel centrodestra la Lega si candida quasi ufficialmente come partito di traino a scapito di una Forza Italia che quando corre da sola perde e male (Campania a parte, ma lì c'è stato l'effetto Caldoro), un dato pesante anche in chiave nazionale è il consolidamento del Movimento 5 Stelle a secondo partito un po' ovunque e questa volta senza il supporto massiccio e onnipresente di Beppe Grillo, molto più defilato in campagna elettorale. Significa che i 5 Stelle si stanno trasformando in forza di governo credibile anche senza il faccione mediatico del loro "ispiratore".
Salvini e Lega Nord: 9,5 - Portano a casa tutto quello che verosimilmente potevano portare a casa. In Veneto fanno il pieno con il governatore uscente Zaia (24,1% lista Zaia, 17,3% Lega), in Toscana arrivano al 20% con Borghi, quando corrono da soli con Fratelli d'Italia superano Forza Italia. E' un dato molto importante, in chiave futura e soprattutto nazionale, e conferma come l'attivismo del segretario che ha girato l'Italia a costo di prendersi insulti, uova e pomodori in faccia paghi sempre. Provocazione: mezzo punto in meno per la Liguria, dove il Carroccio va al governo con un candidato forzista, Toti, ma nonostante questo è il primo partito del centrodestra con il 20,9% (contro il 12% degli azzurri). Cosa sarebbe successo se Salvini avesse confermato il suo candidato Rixi? Gli elettori forzisti avrebbero ripiegato su di lui (e in quel caso sarebbe stato un 10 pieno a queste elezioni) oppure avrebbero preferito la Paita, la grillina Salvatore o il non voto? L'impressione è che l'entusiasmo salviniano avrebbe potuto regalare altre grosse sorprese.
Zaia: 9 - L'unico governatore che con la propria lista ha superato tutti gli altri partiti in Regione. Un fenomeno capace di battere non solo la dem Moretti ma pure l'incognita di una dolorosissima scissione interna con Flavio Tosi. I sondaggi al riguardo erano prudenti, ma il governatore uscente Zaia ha messo le cose in chiaro: in Veneto comandano lui e la Lega, per alternative più centriste non c'è spazio. Messaggio forte e chiaro anche per Berlusconi, Alfano e Passera.
Movimento 5 Stelle: 8 - Vero, non governa nessuna regione e in questo senso non è ancora il Podemos italiano pur essendone precursore e avendo ormai 2 anni pieni di risultati elettorali sorprendenti. Ma l'M5S è in pianta stabile il secondo partito d'Italia con colpacci in Liguria (24,7% della Salvatore), Toscana (Giannarelli al 14,9%, ben sopra Forza Italia), nelle rosse Marche (Maggi al 21,8%, secondo) e comunque un buon risultato nella Campania di due candidati fortissimi come De Luca e Caldoro (la Ciarambino al 18,3%). E occhio perché in Puglia con il centrodestra e Forza Italia divisi in due raggiunge il 18,2% con Laricchia, fregando entrambi. Al di là dei numeri, però, il dato più significativo è che il Movimento è ora un soggetto politico maturo, in grado di fare bene senza la presenza oppressiva di Beppe Grillo. Il leader è stato defilato, ha seguito i suoi da lontano, li ha fatti respirare. I candidati erano sconosciuti, al solito, ma sono stati bravi a fare campagna locale, puntando sulle criticità delle regioni (dalla Campania alla Liguria) e raccogliendo i frutti cattivi di chi governava. Meno slogan, più politica.
Renzi e Pd: 5 - "Non è un voto su di me", aveva messo le mani avanti Renzi annusando cattiva aria. Non è stato un crollo, il temuto 4-3 non c'è stato, ma in termini di voti assoluti e d'immagine queste regionali sono il primo vero stop politico per il premier. Più che una bocciatura sul programma di governo, lo è stata sul metodo renziano, sulla scelta dei candidati, sulla decisione di ignorare i problemi concreti delle varie realtà locali concentrandosi sul sopravvalutato "storytelling", che in questi casi si rivela non narrazione delle imprese ma elogio del nulla. Il Pd ci ha messo del suo, tra primarie contestate (in Liguria), candidate non all'altezza (Moretti in Veneto), pasticci campani, scissioni interne e regolamenti di conti veri o presunti (quanto ha fatto male a livello mediatico nazionale l'uscita della Bindi sugli impresentabili?). Fino a oggi Renzi si è sempre blindato grazie ai risultati elettorali. Il dubbio è che senza il conforto dei numeri (e di tutto il partito) la bolla del premier non eletto possa ora scoppiare al primo, serio soffio di vento contrario.
Forza Italia: 4 - Berlusconi ci ha messo una pezza, ma non è bastato. Il Cav in campagna elettorale in Puglia non ha sanato una situazione già semi-compromessa. Il risultato salva-elezioni è arrivato in Liguria, con la vittoria del forzista Toti e qui c'è lo zampino di Silvio, che ha tessuto la tela di un riavvicinamento con Salvini riuscendo a confermare l'alleanza. Dove vince insieme alla Lega, però, gli azzurri sono comunque subordinati: in Veneto cala al 6% e diventa residuale all'ombra del gigante Zaia. In Liguria, addirittura, con il suo Toti vincitore è comunque dietro al Carroccio. In Umbria idem: azzurri all'8,7%, Lega al 14,7. Malissimo nelle Marche, con il candidato sbagliato Spacca superato anche dal meloniano-salviniano Acquaroli (14,2% a 19%) e soprattutto in Toscana, con il leghista Borghi che correndo da solo ha più che doppiato Mugnai (20% a 9,1%). Berlusconi che cerca un erede, ma in attesa di quello Repubblicano qua servirebbe prima un partito.
Alfano, Fitto e Tosi: 2 - Non è tempo per loro e forse non lo sarà mai, canterebbe Ligabue. I "moderati" del centrodestra (aggiungiamoci pure Passera) al momento non hanno possibilità di correre da soli e fare la differenza. Non c'è riuscito il sindaco di Verona nel suo Veneto, superato anche dal grillino. E in Puglia la scommessa Schittulli ha portato molto male a Raffaele Fitto: è riuscito a superare la Poli Bortone, ma il prezzo è altissimo, venendo superato anche dal M5S. Se l'ex governatore non vince in casa sua, come può contare a livello nazionale? Alfano, invece, si deve accontentare di aver partecipato alla festa ligure. Ma la Lega non lo vuole vedere, e la scelta di correre con 7 simboli in 7 regioni, con alleanze a geometria variabile, ha dimostrato come non aver ancora scelto con chi stare non sia il modo migliore per contare qualcosa. Un deciso passo indietro rispetto alle in qualche modo sorprendenti europee. Ma si partiva dal 4,3%, non dal 10.