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martedì 13 gennaio 2015

COM'E' BUONO LEI... Sms a Detroit: Renzi-Fantozzi si inchina a Marchionne

Sms di Renzi a Marchionne: "Grazie"





Certo, il suo ministro dell'Economia Padoan ha assicurato oggi che la recessione si interromperà nel corso del 2015 e che poi "l'occupazione verrà". Ma gli italiani, alle parole di renzi e compagnia credono ormai poco. La crisi c'è ancora e anche quest'anno il Pil, se crescerà, lo farà in misura infinitesimale. La gente perde il lavoro e l'epoca in cui si poteva promettere "un milione di posti di lavoro" sembra lontana come l'Età del ferro. Ecco, allora, che anche millecinquecento posti di lavoro sono manna dal cielo. Tanto da spingere il presidente del Consiglio in persona ad afferrare lo smartphone e scrivere un sms breve quanto esaustivo: "Grazie". Il destinatario di tale gratitudine è Sergio Marchionne, il numero uno di Fiat (pardon, Fca) che oggi ha comunicato ufficialmente 1.500 nuove assunzioni presso lo stabilimento di Melfi, in Basilicata. Un annuncio fatto, ovviamente, da Detroit, nuovo centro della produzione della ex Fabbrica Italiana Automobili Torino.

ALLARME NELLA CAPITALE Bechis, sopralluogo al Ghetto tra 007 e vigilantes fai da te / Video

Bechis: "Al ghetto di Roma vigilanza fai da te"


di Franco Bechis 





Ci sono agenti in borghese infiltrati in alcuni palazzi, qualche auto dei carabinieri o della polizia in più, ma dentro il Ghetto di Roma dopo l'allarme terrorismo seguito agli attentati di Parigi sono soprattutto gli abitanti del quartiere a cercare di cavarsela da sè. Le forze dell'ordine lasciano perfino accostare le auto alla grande Sinagoga senza chiedere documenti. I ragazzi del Ghetto si sono trasformati in vigilantes, e controllano gli accessi temporanei ad alcune vie chiuse per precauzione. Molti di loro sono schierati davanti alla scuola del Portico di Ottavia. Pochi turisti, quasi nessuno nei ristoranti di solito affollati. Passeggia tranquillo solo l'ex presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua. Due mamme hanno provato a raccogliere fondi per comprare 20 giubbotti antiproiettile ai loro ragazzi. La comunità ebraica ufficialmente è contraria: "così si crea allarme". Ma le mamme si dicono fra loro: "e che deve esserci di più per un allarme?"





Marino, la caduta: il sindaco fa crac Dritto in una buca: cosa gli è successo

Ignazio Marino fa crac: cade in una buca, frattura al ginocchio e tutore





Una sorta di contrappasso, per il sindaco di Roma Ignazio Marino. Una brutta buca, così come ne è piena la sua città, una caduta altrettanto brutta e pure una frattura. Questa la disavventura capitata a Marino mentre si trovava in vacanza a Boston. Il Campidoglio ha reso noto che "a seguito di una caduta avvenuta nei giorni scorsi, il sindaco di Roma Ignazio Marino questa mattina ha eseguito alcuni esami all'ospedale Gemelli, dove gli è stata riscontrata una lieve frattura al condilo femorale del ginocchio sinistro. Ciò - prosegue la nota - costringerà il sindaco, che è tornato pienamente al lavoro dopo le visite, all'uso di un tutore ortopedico".

Sui Marò l'ultimo rinvio degli indiani: il destino di Latorre si decide mercoledì

Marò, la corte suprema indiana rinvia a mercoledì la decisione sul rientro di Massimiliano Latorre





Un nuovo slittamento. La Corte suprema indiana ha rinviato a mercoledì l'esame dell'istanza di proroga del rientro in India del fuciliere di Marina Massimiliano Latorre. Il presidente del Tribunale locale ha spiegato che avendo già espresso in passato osservazioni sull'istanza, è opportuno che di essa si occupino i magistrati di un'altra sezione penale. La questione riguarda la scadenza del permesso sanitario concesso a Latorre, che si è potuto curare in Italia in seguito ad un attacco ischemico. I termini di scadenza sono stati sospesi in attesa dell'esame dell'istanza italiana di una proroga, sulla quale, a questo punto, la Corte Suprema si pronuncerà mercoledì. Nei giorni scorsi, a rendere la situazione attorno ai nostri due marò sempre più tesa, erano state diffuse da un giornale indiano le voci relative alla possibile condanna per "omicidio premeditato" e "senza preavviso", due circostanze che si potrebbero tradurre in una sentenza esemplare per i nostri due militari.

Uno squillo e il credito va in fumo Come sfuggire all'ultima truffa telefonica

Si chiama Wangiri l'ultima truffa telefonica: uno squillo e...





L'ultima truffa telefonica si chiama "Wangiri" o "PingCall". L'allarme lo lancia, con una nota postata nella propria pagina facebook, la Questura di Vicenza. Inizia con una chiamata sul proprio cellulare da un numero sconosciuto che comincia con il prefisso 373, ovvero quello della Moldavia. La chiamata dura poco più di uno squillo, prima che cada la linea. Perchè lo scopo dei truffatori è quello di farsi richiamare. Facendolo, qualcuno risponderà ma si sentiranno solo suoni confusi, mentre sul telefonino vengono addebitati 1,50 euro ogni 10 secondi. I truffatori sono dotati di un computer in grado di contattare contemporaneamente migliaia di numeri telefonici casuali in tutto il mondo. Per riavere il credito rubato occorre procedere con una vera e propria denuncia. La soluzione, consiglia la polizia, è non rispondere a qualsiasi chiamata da un numero non in rubrica che cominci con 373.

Sfuma il sogno del portierone Neuer A Ronaldo il terzo Pallone d'oro

Sfuma il sogno di Neur, a Ronaldo il pallone d'oro 2015





Va al portoghese Cristiano Ronaldo il Pallone d’Oro Fifa 2014. L’attaccante del Real Madrid, protagonista di una straordinaria stagione culminata con la conquista della decima coppa dei Campioni delle merengues, ha battuto la concorrenza dell’eterno rivale Lionel Messi e del portierone della Germania campione del mondo Manuel Neuer. Per Ronaldo è il terzo Pallone d’Oro, il secondo consecutivo.

Il discorso - Quando Thierry Henry ha pronunciato il suo nome, la maggior parte dei presenti, lo stesso calciatore ed anche il pubblico da casa non ci ha creduto. La maggior parte degli appassionati e addetti al settore, si aspettava la vittoria del portiere tedesco. Invece alla fine a salire su quel palco è proprio CR7. Il giocatore esprime la sua emozione, ringraziando tutta la famiglia con tanto di dedica alla compagna, alla madre al figlio, al padre deceduto e al fratello. Poi ringrazia anche tutti quelli che lo hanno invitato, il suo allenatore Carlo Ancelotti, il presidente e la squadra del Real Madrid suoi compagni di mille sfide. "Questo trofeo è unico - dichiara l'attaccante portoghese - è il mio terzo ma spero di poter eguagliare Messi già l'anno prossimo". Attestato di stima per il collega eterno rivale o forse guanto di sfida, non si può dire con certezza. Ciò che è sicuro è che Ronaldo è molto contento e alla fine del discorso lancia un urlo distensivo.

Gli allenatori - Tutti aspettavano la proclamazione del migliore giocatore del mondo, ma nell'attesa alla stessa cerimonia è stato incoronato anche il miglior allenatore. Anche in questo caso i candidati erano tre e alla fine su Carlo Ancelotti e Simeone la spunta il ct della nazionale tedesca Joachim Löw. La motivazione è semplice ed avrebbe giustificato anche l'eventuale vittoria di Manuel Neuer; quest'anno ci sono stati i Mondiali e loro lo hanno conquistato. Quando a vincere è solo uno, ovviamente c'è sempre qualcuno che resta dispiaciuto e forse Ancelotti, ci aveva creduto fosse possibile una sua vittoria, d'altronde nessuno ha fatto come lui in Champions Legue, ma il suo nome su quel palco viene fatto solo dal suo pupillo Ronaldo.

Fifa Puskas Award - Quest'anno ad incuriosire gli spettatori c'era anche l'esito della premiazione per il miglior gol. Avrebbe potuto infatti, scrivere una bella pagina di storia del calcio la calciatrice Stephanie Roche, la prima donna candidata alla vittoria di un premio di cui il monopolio è sempre stato maschile. La 25enne irlandese ha insidiato James Rodriguez e Van Persie; il premio però va al colombiano Rodriguez per la rete contro l'Uruguay al Mondiale.

lunedì 12 gennaio 2015

Regalo di Renzi: stipendio tagliato per 100mila lavoratori ecco perché arriva quest'altra mazzata sui dipendenti

Contratti di solidarietà, per 100mila lavoratori stipendio tagliato

di Antonio Castro 



Quasi 100mila lavoratori che hanno accettato il contratto di solidarietà (o che ne firmeranno uno quest’anno), nella busta paga di gennaio 2015 scarteranno il “regalino” del governo Renzi: un taglio ulteriore della retribuzione del 10%. Insomma, porteranno a casa non il 70% dello stipendio (come nel 2014), ma solo il 60%. In sostanza: né con la legge di Stabilità 2015, né con il decreto Milleproroghe il governo ha messo a bilancio le risorse per integrare i tagli di stipendio dei lavoratori che navigano (con ansia) nel mare magno dei contratti di solidarietà. Sarebbero serviti oltre un centinaio di milioni per garantire l’integrazione (al 70%) degli stipendi decurtati. Al ministero del Lavoro, tutti presi dal parto (incompleto) del Jobs Act hanno fatto finta di dimenticarsene. Cosa volete che sia: sempre meglio che starsene a spasso. Il problema è che la decurtazione del 10% si accompagna già con un taglio del 30% dello stipendio. Morale nel 2015 - salvo rinsavimento di Palazzo Chigi - oltre 100mila lavoratori che pagano la crisi in busta paga vedranno sparire l’integrazione al reddito del 10% garantita nel 2014. E non è la prima volta. Nel 2013 l’integrazione al reddito copriva per le aziende (oltre 2mila quelle che l’hanno richiesta e attivata presso il ministero del Lavoro), l’80% dello stipendio perso.

La procedura dei Cds - semplice e meno burocratica della mobilità o della cassintegrazione - prevede che azienda e sindacati si mettano d’accordo per ridurre lo stipendio. Di conseguenza al lavoratore vengono assicurati un certo numero di giornate libere in base alla percentuale di riduzione del compenso. Il lavoratore resta “agganciato” all’azienda, l’impresa ottiene uno sconto sui contributi, e nessuno (almeno per i 48/60 mesi che può durare la Cds), viene licenziato. La solidarietà è tra i lavoratori che accettano tutti di ridursi lo stipendio per evitare licenziamenti. Peccato che dal 2009 ad oggi il ricorso alla solidarietà sia letteralmente esploso. Secondo calcoli del ministero del Lavoro le aziende che hanno attivato la procedura sarebbero oltre 2mila. Però ci sono grandi gruppi (come Telecom che ha messo in Cds oltre 32mila dipendenti). Morale se le statistiche dell’attuario dell’Inps parlano di 31.156 lavoratori in Cds al 31 dicembre 2013, c’è da notare un boom delle richieste. «Nell’ambito degli interventi straordinari», spiega un monitoraggio 2013 realizzato proprio dal dicastero di Poletti, «stanno assumendo sempre maggior rilievo i contratti di solidarietà, come strumento di difesa del livello occupazionale aziendale attuato attraverso una riduzione dell’orario di lavoro degli addetti. Ai contratti di solidarietà si applicano, in linea di massima, le disposizioni normative che regolano le integrazioni salariali straordinarie. I beneficiari di contratti di solidarietà, espressi in Ula (Unità lavorative anno, ndr), sono in crescita in tutto il periodo 2011-2013; si passa dai 16.710 beneficiari del 2011 a 31.156 del 2013, con variazioni annue del 27,1% nel 2012 e 46,7% nel 2013».

Peccato che il ministero di Poletti - che tanto punta con il Jobs Act proprio sul maggiore utilizzo della Solidarietà invece della costosa (per l’Inps) Cassintegrazione - trascuri il censimento mensile dei lavoratori in Cds. Anzi si preferisce adottare un calcolo Ula che falsa e mischia con altri ammortizzatori il fenomeno crescente della Cds. In soldoni i lavoratori in Solidarietà invece di finire in Cig (a carico dello Stato), si autotassano per conservare la speranza di avere ancora un posto di lavoro. «Nel 2015», chiarisce l’Ufficio Studi Consulenti del Lavoro, «non è stata stanziata in alcun modo la somma di 40 milioni di euro e dunque dal 2015 le aziende che hanno in corso un contratto di solidarietà, oppure stipulino a partire dal 1 gennaio 2015 un contratto simile, avranno una integrazione del 60% e non del 70%». Resta da vedere se si tratti di una dimenticanza o di un intento premeditato per risparmiare. C’è da chiedersi poi se è questo il modello di welfare solidale che ha in mente Renzi. Lavorare meno, per guadagnare meno. Peccato che così, di certo, il Pil non decollerà.