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domenica 4 gennaio 2015

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: la lezione a Renzi sui voli di Stato

Letta, Prodi, Merkel e Cameron: lezione a Renzi sui voli di Stato




La notizia l'ha data un grillino: "Matteo Renzi ha usato un volo di stato per andare con la famiglia a Courmayeur". Renzi si difende, dice che non è stata una scelta ma una necessità dettata dall'obbligo di rispettare le regole della sicurezza (leggi la sua difesa). Se è vero che non c'è nulla di illegittimo (questo dovrà essere accertato) è altrettanto vero che l'uso dei mezzi di Stato è facoltativo. Nel 2006 per esempio Romano Prodi arrivò sul passo Campolongo alla guida della sua auto ed Enrico Letta, nei trasferimenti che non riguardavano impegni istituzionali, volava su aerei di linea. Ci sono poi esempi europei. Il più eclatante è quello del primo ministro inglese David Cameron. Fece scalpore, nel 2011, la sua partenza per andare in vacanza a Ibiza insieme alla famiglia. Quella volta Cameron scelse una compagnia low cost e si presentò al banco Easyjet tenendo per mano i figli Nancy, sette anni, e Arthur, cinque. Mancavano la moglie Samantha e l’altra figlia, Florence, all’epoca di otto mesi, ma solo perché erano partite il giorno prima. Sempre con Easyjet, of course. 

Esempio tedesco - Il primo ministro inglese, comunque, non è l’unico a scegliere le vacanze low profile. Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel si è sempre distinta per le ferie all’insegna della sobrietà. Ad esempio, quando trascorre un periodo di relax nell’amata Ischia (la prima volta ci andò con il padre circa vent’anni fa), è solita raggiungere l’isola insieme al marito a bordo di un traghetto di linea. Non solo. Nell’aprile del 2014 la cancelliera, sempre accompagnata dal fedele consorte, si è recata anche a visitare gli scavi di Pompei pagando di tasca sua il biglietto d’ingresso per lei e per le persone che la accompagnavano, tra cui c’erano alcuni uomini della scorta.

Un altro Napolitano: le cariche del figlio

Dopo Napolitano un altro Napolitano: il figlio di Giulio




Il successore di Napoltano? Napolitano. Non è un refuso, ma una possibilità: quella che al Colle dopo Giorgio Napolitano, arrivi suo figlio Giulio Napolitano. Certamente non a "questo giro", considerato che "il principe Giulio" ha solo 45 anni e non ha raggiunto i 50 anni previsti dalla Costituzione per diventare Presidente della Repubblica.  Della suggestione ne parla Il Giornale che sottolinea che il figlio dell'attuale Capo dello Stato sia un habitué dei Palazzi dei poteri romani. Professore all'Università RomaTre "a lungo guidata dal rettore Guido Fabiani, per coincidenza marito della sorella di Clio Napolitano, madre di Giulio". Il figlio del presidente ha ricevuto molte consulenze: dalla giunta Veltroni, dal Conim, dalla Federcalciio, dall'Agcom e anche dalla Fondazione dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta...Ben inserito nei palazzi che contano, Giulio potrebbe prendere il posto di papà Giorgio. A nessuno è sfuggita la sua presenza in bella vista nella foto dietro al padre mentre prepara il discorso di fine anno....

La figura - Giulio Napolitano - come scrive il sito L'inKiesta "sembra destinato a prendere quel ruolo di mediazione e tessitura economico-politica bipartisan, appaltato nella prima e nella seconda Repubblica all’ex direttore del Tempo". Frequentatore dei salotti romani che, nel tempo libero, si sposta nella Toscana "che conta", tra Capalbio ed Ansedonia. Anche qui Giulio si muove con disinvoltura esattamente come nei meandri a molti oscuri dell'amministrazione dello Stato. Insomma, per un Napolitano (Giorgio) che lascia la scena politica, si affaccia con prepotenza un altro Napolitano (Giulio). Arriverà anche lui al Colle? C'è chi è pronto a scommettere che è solo questione di tempo....

Evasione fiscale, cambia tutto Pene più morbide: ecco la riforma

Reati fiscali, salterà un processo su tre




Novità sui processi per i reati fiscali. L'innalzamento della soglia di punibilità per omesso versamento dell'Iva e delle ritenute (dai 50 mila euro attuali a 150mila) farà cadere circa un terzo dei procedimenti. Uno su tre dei processi in corso per i reati di omesso versamento Iva e ritenute è destinato a essere archiviato. Sarà questo il primo effetto delle soglie di punibilità più elevate, previste dallo schema di decreto legislativo sulla certezza del diritto, esaminato in prima lettura dal Consiglio dei ministri della vigilia di Natale. Come racconta il Sole 24 Ore , l'intervento attua i principi stabiliti dalla delega fiscale, concentrando l'azione penale sulle ipotesi più gravi di frode e, allo stesso tempo, allentando la presa sulle violazioni più strettamente legate alla crisi economica. Si tratta, in particolare, dei reati di omesso versamento di Iva e di ritenute. Oggi il fascicolo in Procura viene aperto se la somma non versata supera i 50mila euro. Invece, se il testo esaminato dal Governo (e inviato alle commissioni parlamentari per i pareri) verrà confermato, la soglia per il penale salirà a 150mila euro. Per le violazioni sotto questo importo si applicherà solo la sanzione amministrativa. 

Processi - Conti alla mano, se consideriamo le notizie di reato pervenute negli ultimi tre anni in 38 Procure tra quelle interpellate nelle scorse settimane, significherebbe archiviare circa 8.500 fascicoli su poco più di 25mila. A questo poi andrà sommato il dato sui procedimenti pendenti, anche alla luce del fatto che un numero elevato di fascicoli è stato “chiuso” nel 2014 e altri lo saranno anche nei prossimi anni per effetto della sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile (80/2014) che ha allineato le soglie di punibilità fino all'estate 2011 tra omesso versamento e omessa dichiarazione Iva. Per far uscire dalle Procure i fascicoli con le violazioni più contenute, inoltre, la bozza di decreto legislativo esaminato dal Governo esclude il reato in tutti i casi in cui l'importo delle imposte - sui redditi e Iva - evase non supera il 3% di quelle dichiarate. 

Clamorosa indiscrezione sulla Merkel: Grecia ed euro verso il terremoto

Der Spiegel: Merkel e Schaeuble tranquilli, la Grecia può uscire dall'Euro




Il governo tedesco ritiene che l'Eurozona sia assolutamente in grado di sopravvivere all'eventuale uscita della Grecia, se sarà necessario. E' quanto rivela il settimanale tedesco Der Spiegel che cita fonti del governo di Berlino, che riferiscono a loro volta delle convinzioni sia del cancelliere Angela Merkel sia del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble. Per i due l'Eurozona, dal primo gennaio a 19 con l'ingresso della stabile ed economicamente affidabile Lituania, abbia effettuato le necessarie riforme dalla crisi del 2012, quando Atene venne salvata dalla troika Bce-Ue-Fmi per rendere gestibile l'eventuale addio della Grecia all'euro. 

La granata Tsipras - "Il pericolo di un contagio è limitato perché Portogallo e Irlanda (gli altri due Paesi salvati) si debbono considerare riabilitati", riferisce lo Spiegel. Allo stesso tempo contro il rischio di conseguenze negative c'è anche il fatto che l'European Stability Mechanism (ESM), il fondo di salvataggio dell'Eurozona, sia un "efficace" sistema di recupero e che sia ora operativo, a differenza del 2012. Lo stesso vale per le grandi banche. Da Berlino nessun commento alle indiscrezioni dello Spiegel, che aggiunge come non sia ancora chiaro il particolare - tutt'altro che secondario - se un Paese che esca dall'Eurozona possa restare nell'Ue. In sintesi il settimanale di Amburgo riferisce che per il governo tedesco l'uscita della Grecia dall'euro sarà inevitabile se i sondaggi saranno confermati nelle urne il 25 gennaio e a vincere sarà l'estrema sinistra di Syriza di Alexander Tsipras, che non vuole uscire dall'euro ma intende rinegoziare l'accordo di salvataggio con la troika cancellando una grossa fetta del debito pubblico greco. 

Renzi sulla neve, grosso guaio a San Silvestro... I 5 Stelle accusano: "Ecco cos'ha combinato a Courma"

M5S: "Renzi ha usato l'aereo di Stato per le vacanze a Courmayeur




Matteo Renzi sotto attacco. Il premier è finito nel mirino del Movimento Cinque Stelle che lo accusa di aver usato un volo di Stato per le sue vacanze: esattamente per aver utilizzato l'aereo che lo aveva portato in visita ufficiale a Tirana per andare a sciare ad Aosta, con un passaggio precedente da Firenze per prendere mogli e figli. L'accusa arriva da Carlo Sibilia, membro del 'direttorio' M5S. Sibilia scrive su Facebook: "Vacanze renziane. Tratto da una storia vera scoperta dal mio collega Paolo Romano". Replica stringata via Twitter del premier, che si è detto obbligato a seguire le procedure di sicurezza.

L'accusa - "Martedì 30 dicembre del fu 2014 un Falcon 900 della flotta di stato solca i cieli del Mediterraneo. Riporta a casa da Tirana il nostro SuperPremier. Secondo i piani di volo il Falcon dovrebbe far rotta su Roma, ma evidentemente il premier ha fretta. Deve andare in vacanza. Dunque perchè perdere tempo?". "Abbiamo un premier che va avanti con la forza delle decisioni - prosegue il deputato 5 stelle - quindi anche il Falcon si deve adeguare. Dirottato su Firenze, imbarca moglie e figli del presidente del Consiglio e riparte alla volta di Aosta".

Chi paga? - "Piccola parentesi - scrive ancora Sibilia - avete presente in che condizioni versa questo aeroporto? I consiglieri aostani del Movimento 5 Stelle ne denunciarono tempo fa la condizione di completo abbandono. Più che un aeroporto è un cantiere abbandonato che non si sa se mai prenderà la forma di un aeroporto degno di questo nome. Ma queste son quisquilie. Arriva l'ordine e la struttura si adegua tra paglia di roccia imballata, cartongesso in disfacimento. E il Falcon con Renzi e famiglia atterra alle 21.25 sempre di martedì. Vacanze a Courmayeur. All'insegna del risparmio ovviamente. Di chi? Di Renzi e famiglia che alloggia nella caserma degli Alpini a spese della comunità (noi)".

"Spudorato" -"Qualche considerazione - prosegue - un Falcon quando si muove, ha un costo notevole (euro 9.000 all'ora). Tale aereo è sì atterrato sulla pista del quasi aeroporto di Aosta, ma non ha potuto sostarvi che il tempo necessario per sbarcare la famigliuola in vacanza. Dopo ha ripreso subito il volo per tornare a Roma. Domanda (lecita): quanto è costato questo volo di Stato in missione-vacanza?". "A mio avviso - conclude - c'è qualcosa di spudorato. Abbiamo una situazione difficilissima. Da mesi e mesi si chiede dall'alto agli italiani di fare sacrifici... E gli italiani son costretti a fare sacrifici senza che glielo si ricordi. Poi si assiste ad uno scialo di mezzi pubblici del genere. Ma vi ricordate il presidente Pertini? Vi potreste anche solo immaginare Pertini che usa un volo di Stato, un aereo di lusso, per portare la moglie a sciare? Ovviamente e sfortunatamente per noi, tutti i dati sono stati accertati. Vediamo se qualche Tg riporta la notizia...".

Bechis: veleni e ripicche a sinistra La brutta storia di soldi ed evasione che fa litigare De Benedetti e Soru

Renzi pizzica De Benedetti sull’Iva. Lui accusa Soru, è guerra a sinistra

di Franco Bechis 



Matteo Renzi, attraverso l’Agenzia delle Entrate guidata dalla fedelissima Rossella Orlandi, ha pizzicato Carlo De Benedetti evadere oltre mezzo milione di Iva. L’accertamento del fisco è stato fatto sulla società M&C (ricordate la Management & Capitali nel cui consesso avrebbe dovuto celebrarsi - e non accadde - il matrimonio De Benedetti-Berlusconi?), controllata dalla holding per spa di cui unico azionista è proprio l’Ingegnere. Mancavano all’appello 617mila euro di versamenti Iva relativi all’anno 2008, e il conto è stato subito presentato dal fisco. De Benedetti ha deciso di pagare, ma non è finita lì. Perché la scelta successiva rischia di scatenare una piccola guerra tutta interna alla sinistra italiana. L’Ingegnere ha infatti utilizzato un Dpr del 1972 rivalendosi sul partner commerciale con cui era stato stipulato il contratto privo di quel versamento Iva. E ha presentato una fattura da 617mila euro tondi a Tiscali Financial Services Sa, la società lussemburghese del gruppo Tiscali di Renato Soru, altro imprenditore Pd di riferimento, che sembra avere gradito assai poco la mossa. Mentre è in corso quel regolamento dei conti fra i due finanzieri di sinistra, la Orlandi non ha perso tempo, inviando a De Benedetti per le stesse società un’altra contestazione, questa volta relativa al 2009: 80mila euro di Iva non versata. La somma era meno rilevante, e alla fine l’Ingegnere ha deciso di pagare senza opporsi né rivalersi su chicchessia. Tanto non ha sborsato un euro: è riuscito a compensare con altri crediti che vantava dal fisco, e l’evasione Iva è finita in gloria…

sabato 3 gennaio 2015

Pensioni, il giallo dei pagamenti Non si sa quando arrivano gli assegni

Pensioni, il caso dei pagamenti: caos sulle date




E' caos nel governo sulla data per il pagamento delle pensioni. Un pasticcio creato con la legge di Stabilità, che ha introdotto un nuovo termine, il 10 di ogni mese, accanto a quelli abituali del primo del mese per i pensionati Inps e del 16 per quelli dell’ex Inpdap (pubblico impiego). Ma a gennaio non ci saranno problemi, assicura l’Inps con un comunicato. Il prossimo mese "non ci sarà nessuna novità sul calendario dei pagamenti ", afferma l’istituto di previdenza, ribadendo che "gli assegni verranno liquidati come sempre il primo del mese e il 16". La questione si presenterà però nei mesi successivi, per cui, sottolinea l’Inps, occorrerà trovare "una soluzione". Insomma dal primo febbraio non ci saranno più certezze. 

Chi riguarda - Il problema riguarda i soli pensionati che incassano più assegni, compresi quelli di reversibilità e invalidità, legati a carriere sia nel settore pubblico sia nel privato. Per loro, stando alla legge di Stabilità, la nuova data sarebbe il 10 del mese, con un forte ritardo per chi finora ha riscosso il primo. Tuttavia l’Inps assicura che "farà di tutto per non introdurre una nuova scadenza, che non sia il primo e il 16 del mese" ed evitare "di procrastinare il pagamento delle spettanze". La questione era stata nuovamente sollevata ieri dallo Spi-Cgil che sollecita una risposta al governo e al nuovo presidente dell’Inps, Tito Boeri. Lo stesso Spi sottolinea che a gennaio gli assegni previdenziali saranno più leggeri perché i pensionati italiani dovranno restituire allo Stato una parte della rivalutazione ricevuta nel 2014, calcolata inizialmente con un tasso provvisorio dell’1,2% e poi assestatosi in via definitiva all’1,1%. In questo modo, secondo i calcoli del sindacato, una pensione minima perderà 5,40 euro rispetto a dicembre 2014 mentre una pensione da 1.500 euro perderà 16,30 euro.