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sabato 3 gennaio 2015

Profezie degli economisti: tutto sul 2015

Friedman, Roubini, Guerrera: le previsioni dei grandi economisti




Un altro anno di Purgatorio. Le previsioni di Alan Friedman per il 2015 sono tutt’altro che rosee, soprattutto per l’Italia e l’Europa a fronte di un’America che sta uscendo dall’incubo della crisi. Nel 2015, secondo l’economista, gli Usa avranno una crescita considerevole grazie soprattutto al recente crollo del petrolio, anche l’Asia ha davanti a sé un anno di sviluppo. Ma il Vecchio Continente è destinato a vivere altri mesi di stagnazione. Nel 2015, scrive Friedman sul Corriere della Sera, la gente non dovrebbe percepire una ripresa (anche se potrebbe esserci qualche lieve aumento negli investimenti e nei consumi). Il tasso di disoccupazione dovrebbe cominciare a scendere a metà o forse alla fine del prossimo anno ma “lo farà in modo talmente soffice che non si noterà”. Friedman dà qualche speranza per il 2016; se l’Italia riesce a ritrovare un po’ di domanda interna nel 2015 e se il governo riesce ad attivare senza compromessi tutte le riforme messe sul tavolo allora ci potrebbero essere delle speranza per il 2016.

Previsioni - Dello stesso parere Nouriel Roubini che insegna alla New York University ed è uno degli economisti più influenti. Anche per lui nel 2015 crescerà solo l’America che registrerà uno sviluppo intorno al 3%. Ancora stagnazione in Europa, bloccata dalle scadenze elettorali (le politiche in Grecia, poi le presidenziali in Italia, il voto per il Parlamento in Spagna e in Portogallo). Secondo Roubini ci sono troppe incognite che minacciano di squassare alle radici “la macchina dell’euro” e cita “a fianco di Syrixa e Podemos, la Lega e il M5S mentre a Lodnra c’è il rischio dopo le elezioni del referendum per l’uscita dall’Ue, non direttamente influente sull’euro ma un segnale politico preoccupante”. Anche Francesco Guerrera, caporedattore finanziario del Wall Street Journal a New York è ottimista sull’America merito soprattutto del crollo clamoroso del prezzo del petrolio Negli Stati Uniti le banche sono tornate a fare il proprio mestiere, e i consumatori sono usciti dall’incubo di debiti o e disoccupazione che li ha attanagliati per mezzo decennio. La “riscoperta” dell’America sta rinforzando il dollaro nei confronti dello yen. Niente di buono invece, per l'Europa, almeno per il 2015 non è prevista la ripresa tanto sperata. 

Assicurazione-auto, salasso nel 2015 Sesso, età, mestiere: chi paga di più

Assicurazione-auto, salasso nel 2015




Mentre non è ancora chiaro come e in che misura il ddl di Riforma del codice delle assicurazioni stradali modificherà i premi degli automobilisti italiani, è certo che per molti di loro l’anno nuovo sia già contrassegnato da rincari; secondo le rilevazioni del portale per la comparazione di assicurazioni auto Facile.it, saranno oltre un milione e mezzo gli italiani che, per aver provocato un incidente nel corso dell’ultimo anno, saranno costretti a pagare un premio assicurativo più elevato. Facile.it, che ha analizzato oltre 500.000 preventivi effettuati sul sito negli ultimi 30 giorni, ha rilevato come dopo il calo registrato nel 2014 sia tornata a crescere, sia pur leggermente, la percentuale di automobilisti penalizzati per aver causato un sinistro: oggi rappresentano il 4,09% degli utenti alle prese con il rinnovo della loro assicurazione, un anno fa erano il 3,67%.In numeri, si stima che a pagare un premio maggiore saranno 300mila italiani in più del gennaio 2014.  

Donne al volante... - Per quanto riguarda le differenze dal punto di vista socio-demografico si conferma la tendenza che vede le donne più maldestre (o più oneste, dipende dai punti di vista) rispetto agli uomini; mentre tra questi ultimi la percentuale di chi denuncia sinistri con colpa si ferma al 3,73%, cambieranno classe di merito ben il 4,76% del totale delle donne. A livello di età, è chiaro che i meno penalizzati dal cambio classe siano i più giovani (peggiorerà la propria condizione il 3,29% di chi ha meno di 30 anni), mentre la performance peggiore si registra tra i più adulti: oltre i 65 anni cambierà classe di merito il 5,40% degli automobilisti. 

Le professioni - Considerando invece la categoria professionale dichiarata in fase di preventivo, anche quest’anno sono i liberi professionisti a chiedere più spesso l’intervento della compagnia assicuratrice, e ad esserne penalizzati con un cambio di classe: tra di loro la percentuale arriva al 5,38%. Li seguono a ruota i medici e gli infermieri, anch’essi con una percentuale superiore al 5% (precisamente il 5,26%); i più prudenti sono (e sarebbe stato strano il contrario) i vigili urbani e gli appartenenti alle forze armate: tutori dell’ordine e delle strade, sono quelli che cambieranno meno di tutti la propria classe di merito.

Le regioni - Se si prendono in esame le differenze tra le regioni italiane, dopo il secondo posto registrato lo scorso anno la Toscana torna a riprendersi lo scettro di regione più “indisciplinata”. Qui, infatti, la percentuale di automobilisti che hanno dichiarato di aver causato un incidente nel 2014 è tornata a superare il 5% (è al 5,40%), seguita dalla regione Lazio, che l’anno scorso era terza (e adesso registra il 5,35% di cambi classe), e dalla Liguria che è terza con il 5,08% di cambi. Fanalino di coda la Calabria (solo il 2,40% degli automobilisti ha dichiarato di aver avuto un incidente con colpa) e la Puglia (2,59%). Come spiega Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato di Facile.it, "tanto per chi ha causato incidenti quanto per chi, nello scorso anno, non ha fatto sinistri e quindi migliora la sua classe di merito, il confronto delle diverse offerte proposte dalle compagnie resta uno strumento indispensabile cui ricorrere in fase di rinnovo della propria polizza, visto che dalla comparazione è possibile ottenere un risparmio che arriva fino al 65%".  

venerdì 2 gennaio 2015

Così Bechis smaschera Napolitano: ecco cosa pensa (davvero) dell'euro

Napolitano alla fine ha capito quanto fa male l’euro all’Italia


di Franco Bechis 



C’è una parte non scontata nell’ultimo discorso di fine anno di Giorgio Napolitano, quello che il 31 dicembre 2014 ha preannunciato le sue dimissioni. La cito fra virgolette: “Tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove povertà per un così gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro”. Purtroppo è vero. Non si può dire che i vari governi non abbiano davvero tentato tutte le possibili ricette di politica economica: Romano Prodi, Silvio Berlusconi, Mario Monti, Enrico Letta e ora Matteo Renzi le hanno davvero provate tutte. E non hanno funzionato mai, nemmeno in parte.

E perchè non hanno funzionato? Napolitano lo sa benissimo: perchè nell’Europa della moneta unica, con le regole stringenti dei trattati, l’Italia non può farcela. E’ un paese troppo diverso dagli altri, con una ossatura della sua economia che non ha paragoni nè con Francia, nè con Germania nè con Spagna. Il paese con 5 milioni di micro-imprese non è fatto per le rigidità di Maastricht e tanto meno del fiscal compact. Rischia la distruzione del credito con i meccanismi supinamente accettati di Basilea 2 e 3 per il sistema bancario. Ha una sola bandiera possibile: autonomia e flessibilità. Napolitano l’ha capito, e quell’osservazione l’ha tradito. Se nulla funziona, è perchè non può funzionare. Ma il presidente della Repubblica non ha avuto il coraggio necessario proprio a un passo dalla mèta. Arrivato al dunque ha ripetuto il solito trito slogan: “Nulla di più velleitario e pericoloso può esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’Euro e di ogni comune politica anti-crisi”.

Napolitano se l’è cavata gettando una inutile palla frale braccia del premier: “L’Italia”, ha detto, “ha colto l’opportunità del semestre di presidenza del Consiglio europeo per sollecitare un cambiamento nelle politiche dell’Unione che accordi la priorità a un rilancio solidale delle nostre economie. Tra breve il Presidente del Consiglio Renzi tirerà le somme dell’azione critica e propositiva svolta a Bruxelles”. Sa bene il presidente della Repubblica uscente e sappiamo tutti che quella somma che tirerà Renzi sarà pari a zero. Perchè nasce da un equivoco di fondo, anzi da una e propria panzana, che rende inutile qualsiasi dimostrazione muscolare del premier italiano in Europa: checchè ne dica Renzi qui in Italia pavoneggiandosi, lui e il suo Pd le ultime elezioni europee le ha perse, non vinte con un risultato storico. In Europa non ha vinto il Pse cui aderiva Renzi, ma ha vinto il Ppe di Angela Merkel, che ha formato il governo e detta legge come prima nel vecchio continente. Renzi, che non si rende conto di avere perso, ha provato a fare cambiare le regole europee con un alleato inutile oltre che improbabile: Francois Hollande, altro socialista della cordata perdente. Avesse voluto fare cambiare qualcosa, bisognava sottrarre truppe ai vincitori delle elezioni: allearsi con qualche leader del Ppe, magari con lo spagnolo Mariano Rajoy, chiedendo poi a Berlusconi di seguirlo su quella strada. Per presunzione non l’ha fatto, e così Renzi è diventato irrilevante in Europa come i fatti dimostrano ampiamente.

Greta e Vanessa dal covo di Al Qaeda "Renzi, la nostra vita dipende da te"

Greta e Vanessa nel covo dei tagliagole: "Renzi la nostra vita dipende da te"




Su Yotutbe è apparso un video di soli 23 secondi registrato il 17 dicembre scorso che mostra le due volontarie italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sequestrate in Siria il 31 luglio scorso. Le due sarebbero ostaggio dei qaedisti del fronte Jubath al Nusra e non dei rivali jiahdisti sunniti di Isis come si era pensato in un primo momento. Le due ragazze sono vestite di nero con un velo in testa e mostrano un foglio di carta con su scritta la data del 17 dicembre. Nell’audio, in inglese, una delle due rivolge un a "supplica al governo italiano" dicendo che la "loro vita è in grave pericolo" e che "il governo italiano ed i loro mediatori sono responsabili delle nostre vite". Da una fonte dei servizi di informazione e sicurezza è arrivato l'appello a mantenere il silenzio. La trattativa è "in una fase delicatissima: consentiteci di lavorare in silenzio", dicono. 

Rapite - Era il 31 luglio quando si persero le tracce di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, rapite in Siria ad Alabsmo vicino ad Aleppo. Avevano fondato il Progetto Horryaty ed erano entrate il 3 giorni prima in Siria da Atma, a pochi chilometri di distanza dal campo profughi omonimo. Originarie una di Brembate, nel Bergamasco, e l’altra di Besozzo, nel Varesotto, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, erano al loro secondo viaggio in Siria in poco meno quattro mesi: a marzo, la prima tappa del ’progetto Horryaty’, le aveva portate a compiere un sopralluogo per capire il da farsi. Marzullo, 21 anni, studia mediazione linguistica e culturale all’Università di Milano, dove ha cominciato a imparare l’arabo oltre all’inglese. Sulla sua pagina Facebook racconta la guerra, mette foto di bombe e bimbi dilaniati, descrive la sua esperienza in Siria: l’ultimo ’post’ risale al 16 luglio scorso. Il 20 settembre la notizia, mai confermata, che sarebbero state vendute due volte ad altri gruppi ma senza finire finite nelle mani degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis). La notizia veniva dal quotidiano libanese ’Al-Akhbar’ (anti-israeliano e considerato vicino alle milizie sciite di Hezbollah), che ricostruisce come le due giovani siano state attirate con l’ingano nella «casa del capo del Consiglio rivoluzionario di Alabsmo» con il giornalista de Il Foglio, Daniele Ranieri, che riuscì a scappare.

Capodanno, 83% dei vigili in malattia E adesso a Roma scoppia la bufera

Roma, a Capodanno 83,5% dei vigili assenti per malattia, scontro con il Comune




La serata e la nottata di Capodanno si sono svolte senza intoppi per la mobilità e la sicurezza delle 600mila persone che hanno festeggiato l’arrivo del 2015 nelle strade della Capitale, a via dei Fori Imperiali e al Circo Massimo. Il servizio degli agenti della Polizia locale di Roma Capitale è stato garantito grazie al previdente ricorso all’istituto della pronta reperibilità, affinché si potesse disporre di un numero sufficiente di personale da impiegare nei servizi di viabilità finalizzati alla sicurezza stradale.

Le cifre - Nello specifico, si legge in un nota, sono state impiegate circa 470 unità, 240 dalle 18.00/19.00 (75 di reperibilità) e circa 230 dalle 24 (45 di reperibilità). Inizialmente, i servizi di Capodanno prevedevano di impiegare circa 700 unità, come nei precedenti anni, in turno straordinario. Ma la mancata adesione allo straordinario aveva indotto il comando del corpo a disporre una ridistribuzione di tutto il personale. Dopo il differimento dell’assemblea sindacale dei giorni scorsi, prevista proprio per ieri a ridosso della mezzanotte, già ieri pomeriggio era apparso chiaro che, a fronte della iniziale disponibilità di 1000 agenti (in servizio ordinario per il turno di seminotte) si sarebbe giunti progressivamente a 165 unità, per un totale di 835 assenze dell’ultima ora (-83,5%), motivate da malattia, donazione sangue, legge 104, legge 53 art. 19 ecc.. Inoltre, per il turno di notte dal numero iniziale di 300 unità previste si sarebbe arrivati a 185 unità, con 115 assenze riconducibili alle medesime motivazioni (percentuale di assenza del 38%). Ciononostante, proprio grazie alla reperibilità, è stato possibile garantire tutte le chiusure stradali, nonché governare l’afflusso e il deflusso dei tantissimi cittadini e turisti in strada a festeggiare.

Ma quali tagli, il Parlamento brinda: ecco chi verrà assunto (e strapagato)

Il Parlamento brinda: in arrivo altri 11 burocrati

di Antonio Castro 


E per fortuna che il corpaccione della macchina amministrativa della politica nazionale avrebbe dovuto dovuto sottoporsi ad una poderosa dieta dimagrante. All’Ufficio parlamentare di bilancio (i vertici sono stati nominati solo lo scorso 30 aprile), servono esperti e direttori. E per attrarre le menti migliori non si bada a spese.  I futuri compensi per gli 11 fortunati dirigenti (di prima e seconda fascia), andranno da un minimo di circa 60mila euro lordi l’anno (per i primi livelli + premio di risultato), a oltre 167mila euro (147mila + premio di risultato + 20mila euro di indennità aggiuntiva).

L'Authority - L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), in realtà è una vera e propria authority . La legge istitutiva parla di «organismo indipendente che ha il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo e di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee». In sostanza, l’Upb dovrebbe fare le pulci a ministeri, Palazzo Chigi e Istat. L’organismo di vigilanza è stato costituito nell’aprile 2014 e i tre consiglieri nominati con decreto dal presidente del Senato, Pietro Grasso e della Camera, Laura Boldrini, secondo quanto previsto «dalla legge rinforzata sul principio del pareggio di bilancio in attuazione delle normative europee sulla nuova governance economica».

E dopo una prima complicata fase di rodaggio, ora sembra entrare nella fase operativa. O meglio: dopo oltre 8 mesi cominciano ad uscire solo ora i prima bandi di assunzione e reclutamento. Infatti per essere operativo l’Ufficio ha bisogno di reclutare cervelli. O meglio di attrarli. Lo scorso 19 dicembre in Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati due bandi per “3 posti da direttore” e 8 da “Esperto senior”. La scadenza per presentare domanda (tra l’altro il sito dell’Upb non è ancora stato allestito e il bando è disponibile on line all’indirizzo http://www.parlamento.it/1151), è fissata per il 19 gennaio.

Organico - Si badi bene: la pianta organica definitiva dell’Upb, almeno sulla carta, è estremamente modesta: l’allegato del “Regolamento recante il trattamento giuridico ed economico del personale dell’Ufficio”, prevede appena 29 persone. Gli esperti senior saranno al massimo 14, gli esperti “normali” 13, i coadiutori appena 2. Poi bisogna considerare il direttore generale (che è però nominato a parte), e l’Upb per il momento di ferma qui.  A dire il vero si spera - con questo bando e gli altri che seguiranno per completare la dotazione organica prevista - di attrarre cervelli e cervelloni dalle varie amministrazioni di prestigio dello Stato (Corte dei Conti, ragioneria, Tesoro, Banca d’Italia, ecc). Con un qualche risparmio. 

E infatti il trattamento economico di provenienze ovviamente viene salvaguardato, e poi si offre un compenso a risultato e alcune indennità aggiuntive. E, sicuramente, la possibilità di entrare nel sancta santorum dei numeri della Repubblica Italiana. Si tratta - per chi fosse interessato a candidarsi anche se esterno all’amministrazione stataleo - di contratti triennali che potranno essere riconfermati «solo per un altro triennio», puntualizzano i bandi. Ma visto che al presidente Giuseppe Pisauro - professore ordinario (oggi fuori ruolo) di Scienza delle finanze alla Sapienza di Roma - e agli altri due consiglieri dell’Upb (la dottoressa Chiara Goretti e il professor Alberto Zanardi), viene delegato il compito di tenere sotto controllo i conti pubblici e di «analizzare e verificare» le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del governo, stupisce che sia pure in tempi di spending review sia stato accordato un budegt (circa 6 milioni per il 2015), tutto sommato modesto. E una dotazione di personale che è inferiore a quella di quasi tutti gli uffici a “diretta collaborazione” dei ministri.

Il controllore - Nelle intenzioni del governo l’Upb avrebbe dovuto essere il “controllore italiano” del nostro traballante pareggio di bilancio. E a questo neonato Ufficio viene chiesto (anche da Bruxelles) «di valutare il rispetto delle regole di bilancio nazionali ed europee». Resta da chiedersi come con sole 33 persone si possa svolgere questo compito immane. Certo i tre membri del Consiglio dell’Upb potrebbero decidere di allargare l’organico, però visto che già ci sono voluti dei mesi solo per scrivere il Regolamento sulle retribuzioni forse è meglio concentrarsi sugli esperti (senior e non) da reclutare. Anche perché senza cervelli chi farà le”pulci” ai numeri partoriti dal governo? 

C’è almeno di buono - sbirciando il bilancio 2014 dell’Ufficio - che dei 6 milioni messi a disposizione dal Tesoro ad aprile per il funzionamento, l’Upb ne ha spesi solo 1,584 di milioni. E dal bilancio previsionale 2015 salta fuori quindi una restituzione al bilancio dello Stato di ben 2 milioni. Ma forse quei 2 milioni potevano essere impiegati per reclutare un plotone in più di “esperti senior”, sempre che si voglia che questo Ufficio funzioni veramente. E possa spulciare a fondo.

Come guadagnare soldi nel 2015: le dieci dritte di Buddy Fox in Borsa

Buddy Fox, l'oroscopo finanziario: dieci dritte per investire in Borsa nell'anno che verrà

di Buddy Fox


Il 2014 è finito e, come da tradizione, è il momento dei bilanci. Dodici mesi fa, esattamente in questi giorni, avevo fatto il mio oroscopo finanziario sull’anno che stava per iniziare. Vediamo com’è andata. Le previsioni azzeccate e le delusioni. Ricordando come avvertenza preliminare che il denaro si trasferisce da un’intuizione ad un’altra. Un anno fa quando Byron Wein (Blakstone) profetizzò l’indice S&P a 2.300 punti fu preso per pazzo. Oggi che l’obiettivo è vicino , ascoltando le previsioni molto ottimistiche dei colleghi, la sua previsione sembra quasi dettata da somma prudenza. Qui sotto le nostre previsione. E in grassetto come è andata.

Come è andata nel 2014: 
1) Piazza Affari: tutte le congiunzioni astrali di dodici mesi fa sembravano puntare su Milano, come regina del 2014. Basterà una piccola ripresa economica per scatenare il Toro, era scritto negli oroscopi. La ripresa non c'è stata. Rilanciamo nel 2015.

2) Usa: l’ultima revisione del Pil ha segnato un miglioramento a +4,1%. La locomotiva ha ripreso a sbuffare. Il pronostico parlava del ritorno del dollaro forte. Così è stato.

3) Giappone: Ventidue anni ha impiegato per risvegliarsi e non si fermerà proprio ora. Difficile immaginare un rialzo come quello del 2013, ma, come indicazione avevamo dato almeno 18,000 dell’indice Nikkei. Ci siamo arrivati Ora alziamo l'asticella.

4) L'Euro cade, ma non si rompe. Il calo delle quotazioni, potrà agevolare le esportazioni europee. La moneta unica sta calando come da previsioni, ed è solo l'inizio.

5) Il 2014 sarà l'anno del cavallo. E se fosse Pegaso? Possibile decollo per la borsa di Atene. Tramite Etf si compra Grecia e si vola sulle ali di Pegaso. Totalmente cannata. Riproviamo nel 2015

6) Materie prime: se l'economia riparte le materie prime potrebbero tornare a salire.Puntavamo su grano e frumento. Anche qui un buco nell'acqua.

7) I lupi di Wall Street: nel 2014 sono tornati e hanno molta fame, ma non di cibo: denaro e guadagni sono le prede. Rispetto a dodici mesi fa sono molti di più gli ottimisti, è infatti ipotizzabile uno S&P500 a 2,500 punti. Non ci siamo arrivati. Ma se prima nessuno ci credeva, ora ci sperano in molti. L'illusione sta diventando realtà. 

8) Apple: Fra i lupi più affamati di Wall Street c’è una vecchia conoscenza come Karl Icahn. Si era fatto conoscere già negli Novanta assaltando la Rjr Nabisco e poi facendola a pezzi. Ora si sta interessando ad Apple: vuole succhiare liquidità dalla polpa della mela L'anno scorso ero ribassista, quest'anno invece vado al rialzo. +42% per il gruppo fondato da Steve Jobs. Oggi tutti vogliono mangiare la mela.

9) Francia: Parigi è sempre Parigi. E’ l’ago della bilancia per l'Europa e l'Euro.

10) Azioni italiane: Fiat, Telecom, Bet, Esprinet e Ferrovie Nord Milano. Cinque titoli, scrivevo, che avrebbero acceso il turbo nelll’anno. La media fa +38%, contro il +1% dell'indice generale. Non male.

Dieci occasioni per il 2015:
1)"Fatta a mano" era lo spot che accompagnava il lancio della Ritmo in Usa, da loro chiamata "Strada" più di 30 anni fa. Tempi gloriosi per l'Italia e la Fiat. Renzi ci riprova. “Ritmo" è lo slogan ch ha adottato per svegliare l'Italia. Tassi ai minimi, Euro basso, petrolio in caduta e l'Expo: un poker per dare ritmo all'Italia. In in più il jolly Draghi. E' la volta buona. Si punta su Piazza Affari. Invadiamo con il made in Italy, o saremo invasi.

2) La pazienza è la virtù dei forti, e la Yellen ne ha molta. La stessa dote che si deve avere nel gioco dello shangai: ogni bastoncino equivale a un rialzo dei tassi, precisione e riflessione prima di ogni mossa. I bond non saranno l'investimento migliore, ma il crollo è ancora lontano.

3) Profilo, Mediolanum e Banca Generali : l'Italia è ricca e chi gestisce i risparmi farà buoni profitti.

4) Per i mercati potrebbe essere l’anno della colomba. In primavera, in vista della Pasqua, possibili sorprese: dal labirinto del quantitative easing potrebbe uscire vincente il Draghitauro, figura mitologica del rialzo: metà Draghi e metà Toro.

5) Yoox, Ratti, Stefanel: la moda che non ha bisogno dei russi.

6) Vix, probabile il ritorno di volatilità con oscillazioni degli indici del l 30%.

7) Ai mercati piacciono le ricorrenze. Il 10 marzo rivedremo il Nasdaq a 5,100? E questa volta non sarà bolla.

8) A Tokyo è nato un altro messia ed ha la faccia di Kuroda (governatore della Boj) che moltiplica gli yen. Potrebbe portare il Nikkei a 24,000.

9) Oro e Argento, ritorno di luce? Puntiamo su Nem e Cde possibili sorprese.

10) Be, Fnm, Ctic, Alerion, Fidia, Nokia e Prysmian: i magnifici 7 per il 2015.