La Grecia affonderà l'Europa, l'allarme di Bini Smaghi
Il voto in Grecia e l’incompletezza dell’unione monetaria possono avere effetti devastanti sull’Europa. A lanciare l’allarme sul futuro dell’Ue sono Lorenzo Bini Smaghi sul Corriere della Sera e Mario Draghi sul Sole 24 ore.
Bini Smaghi parte dalla situazione greca e dalla considerazione che il Fondo Salva Stati e l’Omt (l’acquisti di titoli di Stato di Paesi dell’eurozona sul mercato secondario) “non possono essere usati nei confronti di un Paese come la Grecia e rischiano addirittura di sfaldarsi”. La ragione è che l’80 per cento del debito greco è detenuto “dagli altri Paesi europei, dal Fondo salva Stati e dal Fmi”. Il resto è nel bilancio della Bce”. E questo significa che il taglio il debito greco - come proposto da alcuni candidati al governo - “si tradurrebbe in un trasferimento di risorse in via definitiva da parte degli altri Stati e in un pari aumento del loro debito netto (per l’Italia fino a 20 miliardi)”. Tradotto: “se il governo che uscirà dalle urne greche a fine gennaio metterà in atto le misure annunciate, ristrutturazione del debito e aumento della spesa pubblica, la rete di salvataggio creata negli ultimi anni in Europa rischia di saltare, facendo precipitare il continente in una nuova crisi profonda”.
Mario Draghi pone invece l’accento sulla necessità di "completare un'unione monetaria" che vuol dire "principalmente creare i presupposti affinché i Paesi, entrandone a far parte, raggiungano una maggiore stabilità e prosperità”. La ricetta è creare non solo le condizioni affinché "tutti i Paesi possano prosperare in modo indipendente" ma anche fare in modo che tutte le nazioni siano “sufficientemente flessibili da reagire con rapidità agli shock a breve termine". Quindi, scrive, "occorrono riforme strutturali che stimolino la concorrenza, riducano il carico superfluo della burocrazia e rendano i mercati del lavoro più adattabili". "Finora l'attuazione di tali riforme - continua Draghi - è stata in gran parte una prerogativa nazionale, ma in un'unione come la nostra è chiaramente una questione di interesse comune. I Paesi dell'area dell'euro dipendono l'uno dall'altro per crescere" e la carenza di riforme strutturali, "producendo un divario permanente all' interno dell'unione monetaria - aggiunge - evoca lo spettro di un'uscita di cui tutti i membri in ultima analisi subirebbero le conseguenze".