Visualizzazioni totali

martedì 16 dicembre 2014

Pane, pasta, uova, pesce e carne Guida pratica per comprare il cibo

Made in Italy sotto attacco: una guida per scegliere il cibo nell'era delle etichette "mute"

di Attilio Barbieri 


Le etichette dei prodotti alimentari, quelle con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, sono per lo più reticenti. Raccontano tanto per dire nulla. Spesso nascondono informazioni che i consumatori gradirebbero conoscere. A cominciare dalla provenienza dei cibi. Ora l’attuale generazione di etichette «reticenti» si appresta a lasciare il passo a una nuova versione: le etichette mute. Dal 13 dicembre è in vigore un regolamento europeo che consente di omettere l’indicazione dello stabilimento di produzione o trasformazione. Così, se si escludono Dop e Igp, i prodotti a denominazione d’origine, tutto il resto potrà essere prodotto e confezionato all’estero, importato e messo in vendita come made in Italy. Col permesso della legge. 

Così, in base a una norma che pare studiata per agevolare i delocalizzatori, perderemo uno degli legami residui che collegano il made in Italy all’Italia: la fabbrica dove avviene l’ultima trasformazione. Può valere per tutti l’esempio della pasta: i pastai potranno produrla in qualunque parte del mondo, utilizzando – cosa che già fanno ampiamente – farina di grano duro canadese, americana o ucraina. Poi, una volta essiccati e confezionati, spaghetti, maccheroni e penne potranno essere importati in Italia a messi in vendita. E sulla confezione non ci sarà traccia di quanto accaduto: nulla sull’origine della materia prima né sullo stabilimento di trasformazione. Sarà sufficiente che sulla confezione venga indicata l’azienda responsabile delle informazioni contenute in etichetta. Che, guardacaso, avrà sede in Italia. E se finora hanno sofferto soprattutto i produttori di materie prime, allevatori e agricoltori, ora la delocalizzazione alimentare è destinata a colpire la fase della trasformazione. Nulla trattiene più le industrie dallo spostare nei Paesi a basso costo di manodopera e con una burocrazia leggera quel che resta del made in Italy. E i consumatori non lo verranno mai a sapere. Ma cosa cambierà in termini di tracciabilità e trasparenza? Riusciremo a capire la provenienza degli alimenti? Ecco una breve guida all’acquisto.

PANE. Non è prevista alcuna tracciabilità, se si eccettuano alcuni casi con accordi fra produttori agricoli locali e fornai (valga per tutti l’esempio del pane piacentino). Probabilmente sono destinate a crescere le importazioni di pani surgelati destinati alla cottura rapida in arrivo dall’Europa orientale.

SALUMI. Ad esclusione delle Dop (Denominazione di origine protetta) e delle Igp (Indicazione d’origine protetta) prosciutti, coppe, pancette e salami potrebbero arrivare da ogni parte d’Europa. I casi di salumi a filiera trasparente sono rarissimi. Occhio all’etichetta!

SOTTACETI. Non c’è alcun vincolo a dichiarare l’origine delle verdure utilizzate. Alcuni produttori lo fanno spontaneamente. Non lasciatevi trarre in inganno dalle marche di fantasia. Un caso clamoroso: i peperoncini Montalbano, che con il celebre commissario e con la Sicilia non hanno nulla a che vedere, visto che provengono dall’Indonesia.

PASTA. L’emblema della dieta tricolore potrebbe essere prodotto a migliaia di chilometri dal Belpaese. La materia prima spesso arriva da Ucraina, Canada o Stati Uniti. Fortunatamente molti brand di nome, come Voiello (Barilla), alcune catene della grande distribuzione, come Coop e Finiper, e storici marchi del settore (Granoro e Ghigi) hanno messo in commercio linee fatte a partire da materia prima nazionale.

RISO. Identico discorso della pasta: la marca italiana non è sinonimo di prodotto italiano.

SUGHI E PASSATE. Per i primi non c’è alcuna certezza sull’origine della materia prima. Le passate, invece, devono indicarla chiaramente in etichetta. Basta uno zero virgola, ad esempio di basilico, per trasformare una passata in un sugo di pomodoro e affrancarla dall’obbligo di dichiarare la provenienza. Non mancano le eccezioni che segnalano con buona evidenza l’italianità e la tracciabilità.

BURRO. Non esistono prescrizioni vincolanti. Solita regola: in assenza di indicazioni sull’origine c’è una probabilità elevata che il prodotto non sia italiano.

OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA. È una delle rare merceologie per le quali i produttori sono vincolati a indicare il Paese di provenienza delle olive o dell’olio. Purtroppo fatta la legge (italiana) è arrivato il regolamento (europeo) a limitarne gli effetti: Bruxelles ha consentito di poter scrivere la dicitura generica “olio extravergine comunitario”. Negli ultimi tre anni però anche produttori tradizionalmente poco attenti all’origine hanno messo in vendita degli extravergine a filiera trasparente. Mai dare per scontato che l’olio acquistato per decenni sia italiano: basta ruotare la bottiglia e leggere fra le scritte stampate in carattere piccolo. Lì c’è la verità.

FORMAGGI. Tolte le Dop, per il resto c’è poco da stare allegri. Quelli a pasta molle, in particolare, possono essere ottenuti con latte o cagliate (talvolta surgelate) provenienti magari dai Paesi baltici. Se si escludono le denominazioni d’origine, non esiste alcun obbligo per il produttore. Quindi dalla lettura dell’etichetta si ricava poco o nulla. Fanno eccezione alcuni stracchini che puntano sull’italianità del latte.

CARNI. Su quella bovina e sul pollo è obbligatorio indicare il Paese in cui in capo è nato ed è stato allevato - una trasparenza che dobbiamo, rispettivamente, al morbo della mucca pazza e all’aviaria. Per le carni suine, invece, non c’è certezza né obbligo alcuno. Sugli scaffali refrigerati dei supermercati, i tagli italiani sono spesso mischiati a quelli d’importazione. Un’occhiata in più all’etichetta non fa mai male.

PESCE. In teoria la filiera dovrebbe essere tracciabile. In pratica le indicazioni non consentono di identificare sempre e con facilità la zona di pesca. La stessa specie, poi, può arrivare dall’Adriatico o dall’Oceano Pacifico.

UOVA. Fortunatamente ne importiamo ancora poche, perché accade anche che per verificarne la provenienza si debba aprire la confezione.

LATTE. L’obbligo di dichiarare l’origine vale solo per quello fresco. Gli altri sono quasi sempre d’importazione.

CIOCCOLATO, GELATI, MERENDINE E BISCOTTI. Quello dei dolci è uno dei comparti merceologici meno trasparenti. Le eccezioni sono legate quasi esclusivamente a prodotti del territorio. Pure in questo caso occhio a coccarde, nastri e bandierine tricolori: possono non significare nulla.

ORTOFRUTTA. Vige l’obbligo della massima trasparenza. Anche per i prodotti sfusi a bancone c’è il vincolo di scrivere il Paese di provenienza.

SURGELATI. Hic sunt leones. Una specie di terra di nessuno. Ho incontrato spesso confezioni con richiami espliciti allo Stivale, nomi che evocano zone ben precise o marchi a forte connotazione localistica, ma che con la nostra terra non c’entrano nulla.

CODICE A BARRE. Non diceva nulla prima, ora racconta ancor meno. Finora la decodifica portava al proprietario (italiano) del marchio. Col nuovo regolamento europeo la lettura del codice “svelerà” il responsabile delle informazioni scritte sulla confezione. Meno di così…

Canone Rai, 730, riscaldamento: Ecco tutte le novità fiscali del 2015

Fisco, tutte le novità del 2015




Gli emendamenti del governo alla legge di stabilità 2015, attualmente in discussione al senato, contengono diverse novità dal punto di vista fiscale. A cominciare dai rimborsi pesanti del modello 730. I contribuenti che risultano a credito per oltre 4 mila euro, anticipa Italia Oggi, riceveranno il pagamento dall'Agenzia delle entrate entro sette mesi dal termine di presentazione della dichiarazione, quindi al massimo entro il 7 febbraio dell'anno successivo a quello di trasmissione del modello. Altra novità è quella della tax credit per chi fa pace: in pratica alle parti che corrispondono il compenso agli avvocati che portano a termine con successo la negoziazione assistita o l'arbitrato sarà riconosciuto un credito d'imposta fino a 500 euro. L'agevolazione potrà essere fruita nelle dichiarazioni presentate nel 2016, riferite ai redditi prodotti nel 2015.

Ravvedimento - Si amplia inoltre la possibilità per i contribuenti di ricorrere al ravvedimento operoso. La regolarizzazione degli errori o delle omissioni fiscali, spiega Italia Oggi, potrà avvenire anche dopo la consegna del processo verbale di constatazione da parte della Gdf, con pagamento della sanzione pari a un quinto del minimo. In ogni caso il pagamento non precluderà l'inizio o la prosecuzione di accessi, ispezioni o ulteriori controlli da parte dei verificatori. Un'altra proposta del governo potenzia la persuasività delle informazioni preventive che l'Agenzia delle entrate comunicherà ai contribuenti, con l'obiettivo di spingere questi ultimi ad aumentare la base imponibile dichiarata. Le informazioni saranno trasmesse contestualmente anche alla Gdf.

Stangata retroattiva - Nella legge di stabilità 2015 viene confermata la stangata retroattiva su fondazioni e trust. A far data dal periodo d'imposta 2014 la quota esente dei dividendi percepiti scenderà dall'attuale 95 al 22,26%, allineandosi così al livello di prelievo vigente per le persone fisiche. Tuttavia, per il solo 2014 arriverà un credito d'imposta commisurato all'aggravio subito dai soggetti passivi, fruibile in tre anni. L'agevolazione costerà all'erario 255 milioni di euro totali tra il 2016 e il 2018. E ancora: A partire dal 2015 sarà alleggerita alleggerita la normativa sulle società controllate estere. In pratica viene innalzata dal 30 al 50% la soglia minima di "distanza" dal livello di tassazione italiana richiesta per far scattare la tassazione escludendo di fatto le controllate estere localizzate in paesi a fiscalità privilegiata meno "aggressiva".

Canone e pellet - Le novità fiscali del 2015 riguardano anche il canone Rai, che resterà fissato a 113.50 euro. Subirà invece un aumento l'aliquota Iva applicabile alle cessioni di pellet di legno salirà dall'attuale 10 al 22%: il governo stima che in questo modo entreranno nelle casse dello Stato 96 milioni di euro all'anno.

Sport - Un capitolo è dedicato allo sport: viene innalzato da 516 a 1000 euro il limite entro il quale le associazioni sportive dilettantiche possono eseguire e accettare pagamenti in contanti. E poi: alle società di Lega Pro che mettono sotto contratto giovani calciatori tra i 14 e i 19 anni viene ricnosciuto uno sgravio contributivo fino a 5.165 euro l'anno, nonché un credito d'imposta pari al 50% del reddito corrisposto. Un altro emendamento prevede l'estensione dell'Iva agevolata al 10% per i pernottamenti in barca nei porti turistici anche per tutto il 2015. Senza proroga la misura sarebbe in scadenza a fine anno, con il ripristino dell'aliquota ordinaria del 22%.

Il sondaggio di Mentana: Renzi e il Pd in caduta libera

Il sondaggio di Mentana: il Pd scende, la Lega primo partito del centrodestra




L'effetto Renzi è già finito. Nemmeno un anno di governo e il premier comincia già subire i colpi dell'elettorato che boccia il suo programma e soprattutto le mancate promesse sulla riduzione della pressione fiscale. Così il premier paga un conto salato nei sondaggi. Il Pd infatti viene dato in costante calo da tutti gli istituti di sondaggi. Di fatto quel 40 per cento delle europee è un ricordo sbiadito. I dem ora, piegati anche dai dissidi interni e dallo scandalo di Mafia Cpaitale, scendono al 36,1 per cento come raccontato i dati del sondaggio Emg per Tg La7. Il Pd ha perso in sette giorni lo 0,6 per cento. Anche Sel di Nichi Vendola perde qualcosa per strada e scende al 3,5 per cento. 

Boom della Lega - Se Renzi piange, Matteo Salvini esulta. La Lega Nord è al 14,4 per cento e si attesta come primo partito del centrodestra. Dietro c'è Forza Italia con il 14,1 per cento. Stabile Ncd al 3,7 per cento. Cresce invece Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni che si piazza al 3,2 per cento, guadagnando lo 0,2 per cento in sette giorni. Torna a crescere invece il Movimento Cinque Stelle che guadagna un punto percentuale sulla scorsa settimana e va al 20 per cento.  

La predica di "Don" Roberto Benigni: "Dio esiste, vi spiego perché..."

Rai, Roberto Benigni fa il prete e spiega i dieci comandamenti




"Abbiamo fatto fatica a radunare così tanti incensurati in tutta Roma". Così Roberto Benigni ha aperto il suo show, indicando il pubblico, su Rai Uno "I dieci comandamenti". Il comico toscano mette nel mirino lo scandalo di Mafia Capitale e soprattutto il Pd. Prima di parlare dei dieci comandamenti, il vero tema dello spettacolo, Benigni sgancia qualche battuta sulla bufera scoppiata in Campidoglio e ricorda "quelle luci usate sulle auto (della polizia, ndr) per illuminare la città accompagnate da un suono come fosse quello di una sirena...". Poi arriva ad una conclusione: "Ho capito dopo questi giorni che la Bibbia è meglio di Rebibbia". 

La predica - Dopo aver pagato pegno alla satira politica passa a parlare dei dieci comandamenti. Benigni indossa i panni di un predicatore: "Questa sera vi dirò se Dio esiste. C'è chi dice che non riesce a comprenderlo. Bene, il fatto stesso che non si riesca a comprenderlo è la prova stessa che Dio esiste". E così comincia un lunghissimo monologo su Dio e sulla fede. I toni sono quelli di un prete. Una sorta di "Don Benigni" che spiega ai fedeli la Bibbia. A tratti lo show appare pesante. Benigni parla della fuga d'Egitto degli ebrei e di Mosè. Di fatto dà vita ad una maxi predica domenicale in prima serata. Va detto però che il suo monologo sulla fede è molto meglio della satira, spesso di parte, a cui abbiamo assistito in passato. 

Una soffiata all'Agenzia delle Entrate E-mail anonima per delazioni: chi rischia Ingorgo di tasse: multe per chi non paga

L'Agenzia delle Entrate e la delazione: apre una e-mail anonima per le segnalazioni




Un piano anti-corruzione messo a punto dall'Agenzia delle Entrate. Un piano che ha il suo "jolly" in una e-mail per raccogliere le denunce interne dei dipendenti sui colleghi corrotti. L'iniziativa è stata presentata dal direttore dell'Agenzia, Rossella Orlandi, che ha spiegato: "Il fenomeno è limitato ma lo faremo scomparire". Quindi l'invito a denunciare "con coraggio" perché chi lo farà "sarà tutelato". L'e-mail, insomma, raccoglierà le delazioni relative a chi si fa corrompere nell'ente pubblico. Il presidente dell'anti-corruzione, Raffaele Cantone, ha sottolineato che per prevenire la corruzione "bisogna attuare le norme per il wistleblower previsto dal testo unico dei dipendenti pubblici, che consentano a chi vuole denunciare illeciti di farlo in modo tutelato". Cantone ha aggiunto: "Non è delazione, ma assunzione di responsabilità".

Il "centro di ascolto" - Ancora la Orlandi ha proseguito: "Stiamo lavorando ad un piano nazionale contro la corruzione. Nei prossimi giorni metteremo a disposizione dei 40mila dipendenti una mail per denunciare i casi di corruzione, in completa privacy e tutela. Ci saranno garanzie e per questo ho previsto che non ci si limiti alla mail ma che ci sia un vero e proprio centro di ascolto, con persone che raccolgano le denunce e che ascoltino". Il direttore ha poi ribadito l'invito a denunciare i casi di corruzione: "Non è una delazione - ha sottolineato -, ma se siamo in un ufficio sappiamo se qualcosa non va. E il vero male, come dice Don Mazzi, è in chi guarda e lascia passare".

"Presto i vostri conti correnti bloccati": effetto-domino, allarme rosso in Europa

Grecia, Goldman Sachs: "Si rischia che le banche blocchino i conti correnti"




La Grecia torna a far tremare l'Europa. E ad Atene rischiano di far la fine di Cipro. Uno studio della Goldman Sachs parla di una probabile interruzione dei flussi di denaro dalla Bce alle banche locali greche. Una misura estrema dettata dalle pressione dei creditori internazionali che spingerebbe le banche greche a impedire ai correntisti di accedere ai propri conti.

Blocco dei conti correnti - Nel 2015 la Grecia avrà bisogno un extra gettito compreso tra i 6 e i 15 miliardi di euro. Se la Bce di Mario Draghi dovesse bloccare i finanziamenti alle banche locali, la situazione preciterebbe facendo rivivere l'incubo cipriota del 2013, quando i bancomat rimasero per giorni senza contante. In quell'occasione la Troika aveva erogato un prestito alla Laikì Bank con un aereo proveniente dalla Germania carico di denaro. Ora Bruxelles potrebbe mollare Atene al suo destino. Per evitarlo il governo greco, che sta andando a elezioni anticipate, dovrà mettere a punto altri tagli a stipendi, pensioni e varare nuove riforme su pensioni, salute e welfare.

Gli errori - "Il Fmi avrebbe dovuto insistere immediatamente, a partire dall’estate del 2010, per negoziare con tutti i creditori una cancellazione del debito", commenta l’ex direttore del dipartimento Ue del Fondo Monetario Internazionale, Susan Sandler, che, in una intervista al quotidiano austriaco Kourir, accusa l'istituto di Washington di aver "ceduto nel 2010 a pressioni politiche" e, per questo, "è stato trascinato in un programma di assistenza, abbandonando le regole, quando tutti sapevano che le previsioni per la Grecia sono state troppo ottimistiche". Ora a quanto pare per Atene c'è il rischio di un 2015 con le tasche vuote..

La partita per il Colle? Già chiusa Una voce dall'Europa: chi ci salirà

Financial Times: "Draghi potrebbe lasciare la Bce e andare al Colle"




Le grandi manovre per il Quirinale e per il dopo-Napolitano sono cominciate. Un nome su tutti sarebbe in pole position nelle ultime settimane, ed è quello del presidente della Bce, Mario Draghi. A fare il nome di Draghi per il Colle sono diverse teste internazionali tra cui il tedesco Die Zeit, e il Finacial Times. Proprio Ft si chiede cosa  succederebbe alle prospettive di ripresa e al futuro dell'area euro se Mario Draghi lascerà il posto di presidente della Bce. Con ogni probabilità i piani per implementare le ambiziose ed eterodosse misure di allentamento monetario verranno rimandati dai falchi dell'inflazione tedeschi e le politiche di austerity continueranno a minacciare i paesi meno virtuosi. 

Le indiscrezioni - Secondo le indiscrezioni raccontate anche dal Financial Times, Draghi potrebbe lasciare la Bce già a gennaio 2015. Ovviamente dipenderà da tutta una serie di circostanze, come ricorda anche Wall Sreet Italia, e da sviluppi a Francoforte e anche a Roma, dove Giorgio Napolitano si appresta a fare un passo indietro. "Draghi vuole andarsene, è stanco e non ne può più di essere intralciato da Berlino", afferma una fonte di Francoforte. E ancora: "Sto ascoltando diverse fonti ufficiali dire che il banchiere è completamente stanco delle politiche monetarie con cui deve fare i conti" giorno dopo giorno.

Gli analisti - In Italia sono numerosi gli osservatori che riconoscono come Draghi pensi di aver fatto tutto il possibile come presidente della Bce. Allo stesso tempo altri analisti e politologi ritengono che "l'Italia abbia bisogno di un presidente in grado di rassicurare l'Europa sulla direzione che le politiche e riforme strutturali hanno preso nel paese". 

Ostacolo Renzi - Da parte sua Draghi smentisce di avere ambizioni di tale sorta in patria e di voler fare le valigie da Francoforte. Ma per le fonti citate dai media internazionali, tali argomenti hanno credibilità pari a zero. Quando Draghi ha fatto un intervento sulle politiche della Bce a un'università di Roma, molti lo hanno interpretato come un primo piccolo passo verso la sua candidatura ufficiale alla Presidenza. Insomma, come ricorda Wsi, ci sono diversi indizi che potrebbero condurre Draghi sulla poltrona del Colle. C'è però un piccolo ostacolo: Matteo Renzi. Il premier al Colle non vorrebbe una presenza della statura internazionale di Draghi a Roma. Inoltre l'ex sindaco di Firenze pensa che il banchiere sia più utile a Francoforte che a Roma.