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giovedì 11 dicembre 2014

Volano stracci tra Grillo e Salvini Sul referendum anti-Euro è scontro

Grillo e Salvini ai ferri corti tra veleni e accuse sul referendum anti-Euro




Guerra tra Lega e M5S. Battibecco a distanza tra Salvini e Grillo. Comincia Salvini definendo il referendum sull'euro una presa in giro: 'Tempi lunghi ed efficacia zero, meglio un sondaggio'. E ancora: '"Non penso che la Lega farà la fine di Grillo". "Noi abbiamo un progetto per l'Italia e per la Ue; M5S, che pure ha preso tanti voti, non ho ancora capito che progetto abbia per l'Italia e per la Ue". Il leader dei Cinquestelle a questo punto risponde dalla sala stampa del Senato: "La Lega non è il piano B, il piano B siamo noi. Salvini è stato messo lì apposta perchè fa parte dell'establishment". E sul referendum, 'Noi andiamo avanti ma chissà che non portiamo avanti un risultato storico". Infine aggiunge: "Non sono un dittatore, vengo qui tre quattro volte l'anno e sono impressionato dal clima che c'è qua dentro dove il concetto di democrazia e libertà non esiste più. Voi lo sapete bene che cosa è Renzi.. anche voi giornalisti lo sapete e me lo dite quando venite a parlarmi nell'orecchio".

Sergio Marchionne ci frega ancora Vuol portare la Ferrari in Inghilterra

Marchionne vuol portare la sede fiscale della Ferrari in Gran Bretagna




Quatto quatto, un pezzo alla volta, Sergio Marchionne sta portando tutta alla'estero l'industria automobilistica italiana. Fiat, ormai, è andata da tempo e oggi non si chiama nemmeno più Fiat, ma Fca. E' quotata negli Usa, ha la sede legale in Olanda e quella fiscale in Gran Bretagna. Ora potrebbe toccare nientemeno che alla Ferrari, il marchio più made in Italy di tutti. Una vera bandiera del nostro Paese. A rivelare la clamorosa mossa del manager italo-canadese, che dopo la cacciata di Luca Cordero di Montezemolo è diventato numero uno pure del Cavallino, è l'agenzia Bloomberg. L'ipotesi del trasferimento della sede fiscale della Rossa in Gran Bretagna rimbalza dagli Usa, dov'è in corso il road show di Sergio Marchionne per illustrare ai banchieri d'oltreoceano i vantaggi del bond Fca da 2,5 miliardi di dollari che verrà emesso entro fine anno.

Maranello non smentisce, limitandosi a far sapere che quella del trasferimento della sede fiscale è un'ipotesi ma che una decisione verrà presa solo nei prossimi mesi, alla vigilia dello spin off tra Ferrari e Fca. Ma secondo Bloomberg, il Cavallino potrebbe seguire la strada già imboccata da Fca: quotazione Usa, sede legale in Olanda e sede fiscale in Inghilterra. Gli insediamenti produttivi della Ferrari dovrebbero comunque rimanere in Italia. Ma, certo, per il Made min Italy sarebbe l'ennesimo colpo.

"Apra subito, siamo quelli del Fisco" Entrano in casa, poi c'è la sorpresa: "Attenzione dietro forse c'è la Rai..."

Varese, Federconsumatori: "Ecco la truffa dei finti ispettori del Fisco"

di Ignazio Stagno 


"Scusi signora può aprirmi il portone, sono dell'agenzia delle Entrate". La richiesta al citofono ha messo sottosopra mezza Varese. Centinaia di cittadini hanno fatto entrare in casa gli "ispettori" che subito dopo si sono palesati come uomini inviati dalla Rai per stipulare un contratto col versamento del canone per viale Mazzini. La vicenda, come detto, è avvenuta a Varese ma a quanto pare come ricorda Federconsumatori potrebbe espandersi in tutta Italia. Innanzitutto va chiarito subito che chi citofona non è nè un dipendente dell'agenzia delle Entrate, nè un ispettore del Fisco. Come ricorda l'associazione dei consumatori "questi finti ispettori sono dei privati cittadini, dei procacciatori di contratti per la precisione, gli stessi ingaggiati ad esempio dagli operatori telefonici – avverte Francesco De Lorenzo della Federconsumatori – Presentandosi come incaricati delle Agenzie delle Entrate agiscono sul filo dell’illegalità". 

Nuovi metodi - Come ricorda la Provincia di Varese la Rai, nel tentativo di recuperare entro fine anno un po’ di denari, ha adottato una nuova strategia da affiancare alla solita campagna anti-evasione combattuta per posta con delle lettere dai toni perentori allegate a semplici bollettini in bianco inviati ai nuclei familiari "inadempienti". Una strategia che vorrebbe essere più aggressiva ed efficace perché basata su un’azione diretta, porta a porta.

La visita a casa - Pare che la Rai, come ricorda Federconsumatori, si sia rivolta a delle agenzie per mettere in campo dei "procacciatori di contratti" che si presentano direttamente a casa dei presunti evasori qualificandosi come "incaricati dell’Agenzia delle entrate". "Ma non sono dei pubblici ufficiali e non hanno nessun tesserino di riconoscimento - avverte De Lorenzo – Quindi i cittadini che ricevono la loro visita non sono tenuti a farli entrare in casa". Questi procacciatori non fanno altro che consegnare dei bollettini per sottoscrivere un nuovo abbonamento (un po’ come accade a chi compra per la prima volta un televisore) assicurando che basta pagarlo per azzerare ogni debito con la Rai. "La verità è che si tratta ancora una volta di una campagna abbonamenti e di aggressione alla morosità che spara nel mucchio, senza tenere conto di chi davvero non è tenuto a pagare il Canone", avvertono sempre dalla Federconsumatori.

ALLARME ROSSO PER RENZI Il sondaggio che fa tremare Matteo Crollo del Pd: ecco quanto ha perso

Sondaggio Piepoli: il Pd cala e la Lega supera Forza Italia




Continua la crescita della Lega Nord di Matteo Salvini. Secondo l'ultimo sondaggio realizzato martedì 9 dicembre dall'Istituto Piepoli per Affaritaliani.it, il Carroccio sale di un punto rispetto alla settimana precedente e balza al 13,5%, superando così Forza Italia stabile al 12,5%. Ncd e Fratelli d'Italia fermi al 3%. Altri di Centrodestra pari allo 0,5%. Ma il vero dato a sorpresa è la flessione del Pd che perde in soli sette giorni l'1,5 per cento attestandosi al 38 per cento. A quanto pare lo scandalo di Mafia Capitale rischia di travolgere il governo e soprattutto il Nazareno. A poco sono servite le parole di Renzi che, in ritardo, dopo 7 giorni dall'esplosione della bufera, ha promesso "pene più severe per la corruzione". 

Cosa è cambiato - Gli elettori dem a quanto pare cominciano a mollare il premier che non viene più percepito, come ricordano i sondaggisti, come un elemento di novità e viene identificato con quel Pd che affoga nella palude romana e nelle pieghe dell'inchiesta della procura. Stabile al 3,5% Sel. Altri di Centrosinistra all'1%. Il Movimento 5 Stelle invece cresce di un punto e arriva al 19,5%.

mercoledì 10 dicembre 2014

Spuntano D'Alema, Alfano e Fassina: Mafia Capiale, che c'entrano i loro nomi

Mafia Capitale e l'affare sulla Nuvola di Fuksas: spuntano i nomi di D'Alema, Alfano, Fassina




Massimo D'Alema, Stefano Fassina, Angelino Alfano. Ci sono anche i loro nomi nelle intercettazioni finite nell'inchiesta su Mafia Capitale. E' di loro che parlano l'ex direttore marketing dell' Eur Spa Carlo Pucci e un commercialista, il consigliere della Marco Polo Spa (già nel consiglio di amministrazione dell'Ente Eur) Luigi Lausi che gli inquirenti considerano come il facilitatore dei pagamenti verso le coop di Buzzi per le commesse per l'Eur. Al centro della conversazione un misterioso affare legato alla Nuvola, il nuovo centro congressi progettato da Massimiliano Fuksas, opera i cui tempi e costi si sono via via dilatati negli anni, sfociando in un'indagine della Corte dei Conti.

Le intercettazioni - Nell'intercettazione, pubblicata dal Giornale, Lausi dice che Francesco Parlato, il responsabile della direzione generale Finanza e Privatizzazioni del Mef, azionista di Eur per il 90 per cento "è l' artefice, l'ideatore, il suggeritore, quello che non ha fatto capire un cazzo a Fassina, il deus ex machina insieme a Di Stefano di questa operazione". Di quale operazione - che farebbe capo a Marco Di Stefano (il deputato del PD autosospeso dopo che la procura l' ha accusato, in un' altra inchiesta, di aver preso una tangente da 1,8 milioni) e al dirigente del ministero di cui Fassina era sottosegretario - si parli, non è dato sapere. Ma Lausi è un fiume in piena. "Bisogna cacciare Parlato. Parlato è il colpevole numero uno di questa situazione, la mia relazione è stata data a Parlato due anni fa. Che parlasse col Senatore, ok? Perché questa relazione ce l' ha anche il Senatore, la cosa è nota da due anni. Loro mi ammazzano perché io ho detto due anni fa quello che sarebbe accaduto. Chiaro? Questo è».

"Alfano già lo sa" - Poi Lausi aggiunge: "Tieni presente che questa cosa Alfano già la sa". Pochi minuti e Pucci richiama Lausi per continuare il discorso. "Lui - gli spiega il commercialista riferito a Piergallini di Eur Spa - sta facendo una questione di principio, con 396 milioni di debito che oggi avete sul collo. È una situazione insostenibile. È Parlato - ribadisce Lausi - che deve saltare, ha ragione il senatore Esposito (presumibilmente Giuseppe Esposito di Ncd, ndr), ci ho parlato stamattina, stavo là con lui, Alfano già sa tutto, è quello che deve salta', mo' vado da D'Alema, mi faccio porta' da Di Cani, prossima settimana che tanto viene a Roma, è il mio avvocato, amici d' infanzia, mo' ce faccio un piatto che la metà basta". L'operazione, evidentemente opaca, che Lausi vuol portare a conoscenza pure di D'Alema e Fassina e che Alfano già conosce, potrebbe riguardare l' albergo in costruzione con la Nuvola. Fa propendere per questa ipotesi una telefonata tra gli stessi interlocutori, quattro giorni dopo. Lausi chiede a Pucci "se vi fossero novità, verosimilmente all' Eur Spa", e Pucci replica: "Caos totale".

Attentato al Patto del Nazareno, Senato, il governo va due volte sotto: c'è dietro lo zampino di un big azzurro

Senato, governo due volte sotto in Commissione alla Camera




Una nuova bastonata al Patto del Nazareno: il governo è stato battuto alla Camera in commissione Affari costituzionali per 22 a 20. I sì sono arrivati da Sel, Movimento 5 stelle, Lega e da una serie di deputati della minoranza Pd, mentre uno di Forza Italia, Maurizio Bianconi, si è astenuto. Un non-voto decisivo, quello di Bianconi, che mina dunque la stabilità dell'esecutivo. Ma non è tutto, perché la maggioranza è stata sconfitta due volte sul voto di due emendamenti simili, uno di Sel e l’altro della minoranza Pd, che eliminano dall’attuale testo del ddl i 5 senatori di nomina presidenziale che rimangono in carica per 7 anni. Con l'approvazione di questi due emendamenti, di fatto, il Senato sarà composto solo da 100 senatori eletti nei consigli regionali: non ci saranno più, al contrario, i 5 senatori di nomina presidenziale.

Altri nodi da sciogliere - Governo, dunque, battuto per due soli voti. Alla conta è mancato anche Francesco Sanna, esponente della maggioranza Pd, assente al momento della votazione: "Non c'è alcuna implicazione politica nel mancato voto", ha spiegato. Ruolo determinante, al contrario, quello di Bianconi: se infatti avesse votato in accordo col suo gruppo, i voti sarebbero stati pari, ossia 21 e 21, e in questo caso in Commissione avrebbe prevalso il voto contrario, così come avviene quando si registra una parità tra voti favorevoli e contrari. Nel dettaglio, quello che terremota il governo era un "emendamento tecnico", non "un voto politico", dunque, tenta di minimizzare Alfredo D'Attore, della minoranza democrat. Sempre D'Attore ricorda che restano "altri nodi da sciogliere, e mi auguro che l'atteggiamento dei relatori e del governo sia diverso, rimettendosi all'orientamento che emerge in Commissione".

Manovra e Jobs Act, effetto devastante: ecco quanti posti di lavoro si perderanno

Manovra Renzi, gli effetti devastanti sul lavoro: 300.000 posti in meno




La legge di stabilità 2015, appena approvata dalla Camera e ora al vaglio del Senato, rischia di creare un grosso danno alla già critica situazione occupazionale del nostro Paese. È quello che denunciano i consulenti del lavoro nel parere della Fondazione Studi, ribadendo anche la necessità di revisione delle regole sugli sgravi contenute nella nuova norma. "Sono a rischio oltre 300mila posti di lavoro nei prossimi tre anni -stimano i consulenti del lavoro- visto che la manovra finanziaria contiene la soppressione di una norma che potrebbe rivelarsi fatale soprattutto per gli artigiani di tutt’Italia e per tutti gli imprenditori delle regioni del Sud. Gli sgravi previsti per le assunzioni a tempo indeterminato, nelle previsioni della legge di stabilità (art. 12), andrebbero a sostituire quelli previsti dalla legge 407/90".

Sgravio contributivo - Una sostituzione dannosa, per i consulenti, che ricordano come con la legge 407/90 siano stati avviati «in questi 24 anni alcuni milioni di rapporti di lavoro, particolarmente dagli artigiani su tutto il territorio e dai datori di lavoro del Mezzogiorno per i quali vige lo sgravio contributivo del 100%». "Ove non dovesse essere introdotta nell’ordinamento una norma che consenta di ottenere un impatto economico-sociale identico -si legge nel parere della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro- si avrebbero immediate ripercussioni sui già pessimi livelli occupazionali. Lo sgravio contributivo per i neoassunti (3 anni di esenzione dai versamenti Inps), infatti, è molto meno vantaggioso delle previsioni della legge 407/90 che fino a oggi, con varie modifiche, ha regolato le assunzioni agevolate e che sarà abolita con la legge di stabilità". Attualmente tramite la legge 407/90 vengono avviati al lavoro circa 130 mila lavoratori all’anno, nonostante il periodo di grave crisi. "In sostanza è al momento -osservano i consulenti del lavoro- l’unico, o quasi, strumento normativo utilizzato che produce occupati. La perdita secca del prossimo triennio, in assenza di identici vantaggi contributivi, sarebbe dunque di oltre 300 mila unità".

Grossi affari per le aziende - Non solo. Il combinato disposto tra il nuovo contratto previsto dal Jobs Act e l’incentivo all’assunzione, inserito nella legge di stabilità, potrebbe creare un meccanismo perverso per il quale le aziende avrebbero un vantaggio economico a licenziare prima che scatti la stabilizzazione programmata dal contratto a tutele crescenti. A suonare l’allarme è uno studio della Uil, secondo cui un’azienda che nel 2015 assume un lavoratore, e lo licenzia a fine anno, potrà beneficiare di un ’saldo' positivo di circa 4.392 euro medi che schizzerebbero a 13.190 euro se venisse invece licenziato dopo 3 anni. Esattamente il contrario, cioè, di quell’operazione di ’stimolo' all’occupazione stabile sbandierata con il Jobs Act. Tutto si gioca, dice il sindacato, sulla differenza tra la decontribuzione per le nuove assunzioni, di cui beneficia l’azienda, e le nuove regole sull’indennizzo che spetta al lavoratore in caso di licenziamento e che, stando alle ultime indiscrezioni circa la riscrittura dell’articolo 18, si aggirerebbe su una mensilità e mezza. Stando alla simulazione messa a punto dal segretario confederale Guglielmo Loy presentata ai quadri Uil di Rieti in vista dello sciopero generale del 12 dicembre, infatti, per uno stipendio medio di 22 mila euro lordi/anno (1.692 euro lordi/mese), la decontribuzione sgraverebbe l’azienda di circa 6.390 euro. Se il lavoratore venisse licenziato a fine anno l’indennizzo, e perciò il costo per l’azienda, si aggirerebbe intorno ai 2.538 euro lordi: il ’saldo' per l’impresa dunque sarebbe positivo per 4.390 euro.

Licenziamenti vantaggiosi - Un vantaggio che aumenterebbe, stima ancora la Uil, se il lavoratore, sempre assunto il 1 gennaio 2015, venisse invece licenziato nel terzo anno: i benefici fiscali per l’azienda, su un reddito di 22 mila euro, ammonterebbero a circa 20.790 euro mentre il costo dell’indennizzo sarebbe di 7.600 euro lordi, con un ’vantaggio' per l’impresa di 13.190 euro. "La scelta del Governo non ci sembra proprio geniale: si tolgono diritti ai lavoratori mentre si premiano tutte le imprese, anche quelle che licenziano o che non investono, e il risultato è un economia stagnante e un tasso di disoccupazione sempre alto", spiega ancora Loy, che punta il dito contro "l’aiuto indiscriminato alle imprese" da parte del governo che invece ha scelto "di penalizzare il lavoro dipendente". Il Parlamento, aggiunge, "è ancora in tempo per correggere la legge di stabilità che non opera come ’stimolo' ad assumere maggiormente ma, semplicemente, sgrava le imprese da costi senza assicurare che si raggiunga l’obiettivo principale: creare nuova e buona occupazione", conclude Loy.