Visualizzazioni totali

sabato 6 dicembre 2014

Berlusconi caccia Marino da Roma: "Situazione inaccettabile, ora al voto"

Silvio Berlusconi: "Basta a queste aliquote, introduciamo la Flat Tax. Roma? Subito al voto"




"Vogliamo cancellare il complicatissimo sistema attuale di aliquote differenti, di deduzioni, di detrazioni e sostituirlo con un'aliquota unica del 20%", cioè la Flat Tax, "la tassazione piatta che avevo già proposto con il professor Martino nel 1994, ma che mai ci era stato permesso, dagli alleati e dall'opposizione, di realizzare. Da allora 38 paesi l'hanno adottata tutti con ottimi risultati". Lo ha detto Silvio Berlusconi in un videomessaggio sul sito di Forza Italia. "Con i tre governi della sinistra negli ultimi tre anni - ha aggiunto il leader di FI - la disoccupazione che con noi era all'8,4% è arrivata al 13,3%, con un milione e centomila posti di lavoro in meno; i consumi delle famiglie sono scesi del 10,7%, con 78 miliardi di euro spesi in meno dal 2011; il valore degli immobili è diminuito almeno del 25%. Eccellenti risultati. Con tanti complimenti ai signori Monti, Letta e Renzi e a tutti i loro validissimi collaboratori".

"Roma: subito elezioni" - Sulla torbida vicenda che sta investendo la politica romana, Berlusconi ha indicato, come unica via possibile, "lo scioglimento del comune e le elezioni immediate". "Ritengo che di fronte alla situazione che sta emergendo nell’inchiesta sulla gestione del Comune di Roma", ha detto il Cav, le forze politiche debbano reagire con determinazione ed urgenza. Sono convinto che l’unica soluzione accettabile sia quella di uno scioglimento immediato del Consiglio comunale procedendo conseguentemente all’immediata convocazione di nuove elezioni per la città di Roma". "Tutte le altre soluzioni prospettate in queste ore, compresa quella della nomina di un commissario", puntualizza il leader azzurro, "non mi sembrano né adeguate né percorribili. Le forze politiche debbono in questo caso saper dare un segnale preciso non ricandidando tutti coloro che sono coinvolti, a qualsiasi livello, in questa vicenda".

IL NUOVO VOLTO DELL'ITALIA Via metà delle regioni / Guarda la mappa

Governo, il piano per l'accorpamento delle Regioni: cosa può cambiare




Preparatevi a cambiare le mappe geografiche che tenete nelle vostre librerie. L'Italia potrebbe passare dall'attuale assetto che prevede 20 regioni a 11 con una fusione che riguarderebbe diversi enti locali. L’accorpamento fra Emilia-Romagna e Toscana, proposto da Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente, ha provocato un’onda che ha innescato il dibattito su una complessiva riforma istituzionale del Paese. "Non ha senso ragionare con visione e logiche del passato", dice Galletti a quanti storcono il naso di fronte all’ipotesi di vedere stravolta la carta geografica dello Stivale.

Le mosse del governo - "L’Italia del 2014 è totalmente diversa da quella del ’70 e questa differenza con gli anni andrà accentuandosi". Ed è chiaro a tutti, commenta il ministro, "che parte dell’inefficienza delle Regioni è dovuta ai loro confini territoriali: servizi come welfare, sanità e istruzione non possono più essere gestiti all’interno di confini vecchi di 40 anni".

Il piano - Anche il neo governatore Stefano Bonaccini si è detto favorevole a un riordino complessivo dall’architettura istituzionale dello Stato, partendo proprio da una sforbiciata alle Regioni. "Una riforma costituzionale come quella proposta dal governo, che prevede il superamento del bicameralismo, il taglio di oltre trecento parlamentari, un Senato dove sono rappresentati Regioni e Comuni, e l’abolizione di 110 Province non può ritrovarsi, tra qualche anno, con le stesse venti regioni di oggi", dice il successore di Vasco Errani. A quanto pare, come racconta ilGiorno, un piano per un riordino delle Regioni sarebbe già allo studio di palazzo Chigi. "Dobbiamo guardare al futuro chiedendoci cosa sia più utile ai cittadini oggi – afferma Galletti –: credo si debba discutere sul tema delle macroregioni senza preclusioni né campanilismi". Forza Italia, intanto, presenta cinque emendamenti per istituire la macroregione fra Emilia-Romagna e Toscana. Ricordando esempi già attuati in Europa – Mar Baltico e Danubio – e la futura Adriatico-Ionica. Insomma un cambiamento nel fronte regioni anche per questioni di costi appare inevitabile. 

UN SILURO PER MATTEO RENZI Dagli Usa tagliano il rating all'Italia

Standard & Poor's taglia il rating dell'Italia a BBB-




L'Italia di Matteo Renzi declassata a un gradino sopra il livello "spazzatura". L'agenzia americana Standard & Poor's ha tagliato il rating al debito pubblico italiano a livello BBB-. Decisive le prospettive "di crescita modesta" e la necessità di riforme non ancora arrivate, nonostante i proclami e gli annunci del premier.

La debolezza italiana - La decisione dell'agenzia di rating riflette la revisione al ribasso delle stime del Pil e la persistente bassa inflazione. L'outlook è stabile. A pesare sull'economia italiana è anche "il difficile ambiente di business che continua a gravare sulle prospettiva di ripresa del Paese". Secondo S&P, la debolezza della crescita in Italia "ha inciso più del previsto sulla dinamica del debito pubblico". E, secondo i criteri dell’agenzia di rating, un aumento del debito pubblico, insieme alla crescita bassa e alla competitività peggiorata, "non sono compatibili con un rating ’BBB’". L'outlook stabile riflette l’aspettativa che il governo "possa gradualmente implementare le riforme strutturali" e che i bilanci delle famiglie "possano rimanere abbastanza forti per assorbire ulteriori aumenti del debito pubblico". S&P tiene in considerazione anche il fatto che la politica monetaria della Banca centrale europea "continuerà a sostenere una normalizzazione dell’inflazione in Italia e dei suoi partner commerciali dell'Eurozona".

venerdì 5 dicembre 2014

CONFESSIONE DI POLETTI "Sapevo di incontrare un assassino"

Mafia Capitale, Giuliano Poletti: "Sapevo che Buzzi era stato condannato per omicidio"




"Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sono indignato. Quelle cose non c’entrano nulla con il sottoscritto, sentire messa in discussione la propria reputazione è intollerabile". Dopo il ciclone "mafia capitale", il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha commentato la fotografia che lo ritraeva accanto a Salvatore Buzzi, uno degli arrestati. "Sapevamo tutti che Salvatore Buzzi era stato condannato per omicidio», ha detto Poletti. "Ma noi, che viviamo in questi mondi, pensiamo che ci sia la possibilità di cambiare la propria vita".

"Lo conoscevo" - "Buzzi", ha proseguito Poletti rispondendo alle domande dei giornalisti, "era apparso come una persona perbene, che da carcerato si era laureato, faceva una vita dove si impegnava perché le persone che uscivano dal carcere avessero un’altra possibilità. Scoprire quello che ha fatto", ha detto Poletti, "è un paradosso". Il ministro poi, come se non bastasse, ha anche confermato di conoscere Buzzi: "L’ho visto qualche volta - ha detto - perché era un dirigente di una cooperativa sociale che si occupava dell’inserimento delle persone disabili nel posto di lavoro. Ma non avrei mai immaginato", ha concluso, "che da un contesto come questo potessero uscire le cose che vediamo in questi giorni".

"La reputazione" - "Come presidente di Legacoop", ha precisato "partecipo a migliaia di assemblee di bilancio e ho partecipato anche a quella della cooperativa sociale di Buzzi. Mi sento tradito dopo aver corso per tutta l’Italia per 40 anni per aiutare le cooperative sociali. La reputazione è una delle cose più difficili da costruire ed è la più facile da perdere. È intollerabile sentirsela mettere in discussione per dei comportamenti inimmaginabili".

Renzi trema - Intanto il governo e soprattutto Matteo Renzi cominciano a tremare. "La paura ancora c’è ma...". In Transatlantico tra i dem l’effetto dell'inchiesta "Mafia Capitale" è devastante. I volti sono tesi. "È chiaro che se l’inchiesta prosegue, se si scopre che ci sono ancora altri capitoli, si rischia lo scioglimento del comune - si sfoga un dirigente laziale del Pd ora parlamentare - ma questa è la Capitale, l’effetto sarebbe devastante". Il prefetto di Roma ha parlato di una situazione mai vista prima. Ha pure chiesto la scorta per il sindaco Ignazio Marino. Ma, allo stesso tempo, ha cercato di frenare il nervosismo chiedendo un po' di giorni leggere le carte prima di riferire al ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ma in realtà a sentire i rumors dem Matteo è tutt'altro che tranquillo. 

Articolo 18, co.co.co, ferie, detrazioni: Ecco cosa cambia adesso col Jobs Act

Jobs act, il Senato dà la delega al governo: articolo 18, co.co.co, ferie e detrazioni, ecco cosa può cambiare




Il Jobs act è legge. Il Senato vota la fiducia (166 sì, 112 no) e consegna la delega sul lavoro al governo, che avrà tempo fino a giugno (6 mesi) per tradurre il suo contenuto in 5 decreti: ammortizzatori sociali, servizi per il lavoro, semplificazione delle procedure e degli adempimenti, riordino delle forme contrattuali e tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. "Il nostro impegno sarà ora quello di procedere speditamente alla stesura dei decreti di attuazione della delega, nella quale terremo conto delle considerazioni emerse dal lavoro parlamentare, a partire da quelli relativi all'introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che vogliamo rendere operativo da gennaio", assicura il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. 

Articolo 18 e statuto dei lavoratori - Tra le novità introdotte, che hanno tenuto banco durante i lavori di Montecitorio e palazzo Madama, ci sono le modifiche sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori. La versione definitiva contenuta nella delega prevede che nel caso di licenziamento per motivi economici, sarà previsto un indennizzo economico "certo e crescente con l'anzianità di servizio". Mentre il "diritto alla reintegrazione" sarà previsto nei casi di "licenziamenti nulli, discriminatori e per specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato, che saranno fissate con i decreti delegati". 

Ammortizzatori sociali - La prima delega, in materia di ammortizzatori sociali, si legge nel dossier della Camera che illustra il provvedimento, è finalizzata a "razionalizzare le forme di tutela esistenti, differenziando l’impiego degli strumenti di intervento in costanza di rapporto di lavoro (Cassa integrazione) da quelli previsti in caso di disoccupazione involontaria (Aspi)". Lo scopo è quello di "assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori, con tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, nonché di razionalizzare la normativa in materia d’integrazione salariale".

Il reinserimento - La seconda delega, in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, ha lo scopo di "riordinare la normativa in materia di servizi per il lavoro". L'obiettivo, secondo quanto si legge nel dossier, è quello di "garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politiche attive del lavoro su tutto il territorio nazionale, razionalizzando gli incentivi all'assunzione e all'auto-impiego e istituendo una cornice giuridica nazionale che faccia da riferimento anche per le normative regionali e provinciali". La delega prevede l'istituzione dell’Agenzia nazionale per l’occupazione e il 
rafforzamento dei servizi per l’impiego, valorizzando le sinergie tra servizi pubblici e privati. Si prevedono, inoltre, la valorizzazione delle funzioni di monitoraggio e valutazione delle politiche attive per il lavoro. 

Gli adempimenti - La terza delega riguarda la semplificazione delle procedure e degli  adempimenti, e punta a conseguire "obiettivi di semplificazione e razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei rapporti di lavoro, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese". In particolare, si vuole diminuire il numero di atti amministrativi inerenti il rapporto di lavoro, attraverso specifiche modalità. 

Co.co-co e i nuovi contratti - La quarta delega punta a riordinare le forme contrattuali e l'attività ispettiva, per rafforzare le opportunità d'ingresso nel mondo del lavoro. Le modifiche dovranno rendere "maggiormente coerenti" i contratti con le attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo, nonché a rendere più efficiente l'attività ispettiva. In particolare, si prevede la redazione di un testo organico di disciplina delle varie tipologie contrattuali. E' previsto un nuovo contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, inoltre sarà introdotto in via sperimentale il compenso orario minimo.

Detrazioni, produttività e orari - Infine la delega in materia di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro ha lo scopo di garantire un "adeguato sostegno alla genitorialità e favorire le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità dei lavoratori". A tal fine si prevede l'estensione del diritto alla prestazione di maternità alle lavoratrici madri parasubordinate e l'introduzione di un credito d'imposta per le donne lavoratrici, anche autonome, che abbiano figli minori o disabili non autosufficienti (al di sotto di una determinata soglia di reddito individuale complessivo). La delega si dovrà inoltre occupare di armonizzazione del regime delle detrazioni (dall'imposta sui redditi) per il coniuge a carico, promozione del telelavoro, incentivazione di accordi collettivi volti a facilitare la flessibilità dell'orario di lavoro e l'impiego di premi di produttività. E' prevista anche la possibilità di cessione dei giorni di ferie tra lavoratori per attività di cura di di figli minori.

Greggio giù, tasse sempre più su Ecco cosa succederà alla benzina

Benzina, nuovi aumenti da gennaio 2015




Dal 1 gennaio 2015 scatterà un nuovo aumento delle accise sui carburanti, che seguirà i 9 ritocchi degli ultimi 4 anni. A sostenerlo la Cgia di Mestre, secondo cui l’esatta quantificazione sarà stabilita da un provvedimento del direttore dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli e sarà tale da reperire 671 milioni nel 2015 e 17,8 milioni di euro nel 2016. Per reperire il gettito mancante è scattata una clausola di salvaguardia per cui a partire dal gennaio 2015 le accise aumenteranno per un importo pari a 1,8 centesimi di euro al litro. L’effetto finale, se si considera che questo aumento ritocca all’insù la base imponibile Iva, si tradurrà in un incremento complessivo di 2,2 centesimi di euro al litro.

"Nonostante il greggio sia sceso sotto i 64 dollari, in Italia il prezzo dei carburanti alla pompa rimane ancora molto elevato. Ovviamente, a incidere è il carico fiscale che, sia sulla benzina sia sul gasolio per autotrazione, non ha eguali in Europa. Inoltre, tenuto conto che oltre l’80 per cento delle nostre merci viaggia su gomma - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - non è da escludere che gli aumenti di inizio anno spingeranno all’insù soprattutto i prezzi dei principali beni di consumo, penalizzando le famiglie più in difficoltà. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che oltre agli autotrasportatori ci sono intere categorie come gli autonoleggiatori, i taxisti, i padroncini, gli agenti di commercio che, utilizzando professionalmente ogni giorno l’autovettura o il furgone, rischiano di appesantire ulteriormente una situazione economica già molto deteriorata negli ultimi anni".

Secondo le stime dell’associazione, una famiglia con un auto di media cilindrata (1.400 cc) alimentata a benzina che percorre mediamente 15.000 chilometri all’anno, nel 2015 pagherà al proprio benzinaio 20 euro in più di tasse rispetto al 2014. Se, invece, la comparazione viene eseguita rispetto al 2010, anno che ha preceduto tutta la raffica di aumenti, l’incremento sarà di 249 euro. Una famiglia con un auto (2.000 cc) alimentata a gasolio che percorre mediamente 25.000 chilometri all’anno, invece, pagherà l’anno prossimo pagherà 28 euro in più di tasse. Se, invece, il confronto
viene eseguito sul 2010, anno che ha preceduto la serie di aumenti, l’incremento sarà di 387 euro.

Via libera alla sanatoria fiscale Capitali e soldi in fuga: chi riguarda

Fisco, rientro dei capitali, sì del Senato: per un milione si pagano 101.490 euro




Il Senato dice sì al rientro dei capitali detenuti all'estero. Il provvedimento è passato con 119 sì, 61 no e 12 astenuti e senza modifiche rispetto al testo arrivato dalla Camera, per cui il via libera è già definitivo. Le principali misure sono la "voluntary disclosure" per il rientro e la regolarizzazione di capitali e l’introduzione nel codice penale del reato di autoriciclaggio.

Il rientro dei capitali - La "voluntary disclosure", o collaborazione volontaria, per regolarizzare le somme e i beni che si possiedono in territorio estero, potrà essere applicata per le violazioni avvenute entro il 30 settembre 2014, e la procedura potrà essere attivata fino a settembre del 2015. Per i reati di dichiarazione fraudolenta, infedele o omessa dichiarazione e per omesso versamento di ritenute certificate e Iva è stata esclusa la punibilità penale. Inoltre, è stata prevista una riduzione delle sanzioni amministrative tributarie, mentre non ci sono sconti sulle somme dovute a titolo di imposta. "Non è un condono, perché chi aderisce paga tutto il dovuto. Spero che i potenziali interessati usino questa opportunità per mettersi in regola.I proventi, che prudenzialmente non sono quantificati nel bilancio dello Stato, contribuiranno a dare sollievo alle finanze pubbliche", ha affermato il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan. La nuova normativa prevede invece la reclusione da due a otto anni e una multa da 5mila a 25mila euro, per il reato di autoriciclaggio. Ma se i beni derivano da un reato punito con pene superiori a 5 anni le sanzioni scendono da uno a quattro anni e da 2.500 a 12.500 euro. Previsto anche un incremento della multa per il riciclaggio.

Cosa cambia - "Si tratta di un provvedimento atteso da tempo ed equilibrato, che ha concluso l’iter parlamentare grazie alla collaborazione dei gruppi di maggioranza e all’atteggiamento costruttivo delle opposizioni", ha detto il ministro Padoan in una nota diffusa dal ministero dell’Economia. "L’intervento è innovativo" aggiunge "perché, rispetto alle precedenti misure per il rientro dei capitali, non è un condono, in quanto l’imposta dovuta si paga per intero. Chi aderirà avrà una riduzione delle sanzioni amministrative e penali".