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giovedì 16 ottobre 2014

Dall'Ue schiaffone ad Alfano: "Controllate da soli i confini"

Dall'Ue schiaffone ad Alfano: "Controllate da soli i confini"


di Andrea Indini 



Il ministro aveva detto: "Con Triton terminerà l'operazione Mare Nostrum". Ma il direttore di Frontex: "La gestione del controllo dei confini resta agli stati membri". "Con Triton l’Europa si reimpossessa delle frontiere e consente di far terminare l'operazione Mare Nostrum". Da giorni il ministro dell'Interno Angelino Alfano va in giro per l'Italia a vendere l'operazione Triton, che partirà il primo di ottobre, come un successo suo personale, la pietra tombale alla fallimentare Mare Nostrum che a Roma è costata svariate decine di milioni di euro, decine di migliaia di extracomunitari da soccorrere e soprattutto un'emergenza umanitaria senza precedenti. Ma sono tutte chiacchiere. La verità sull'operazione deliberata da Bruxelles ce la dice il direttore esecutivo di Frontex Gil Arias Fernandez durante un briefing con la stampa a Roma: "Mare Nostrum non sarà sostituita dall’operazione Triton di Frontex".

Una doccia gelata per il Viminale, uno schiaffo per Alfano che aveva scommesso tutto su Triton per cavarsi fuori da una figuraccia internazionale senza precedenti. E l'emergenza immigrazione rischia seriamente di esplodere nelle mani del leader del Nuovo centrodestra. Perché, ancora una volta, l'Unione europea ha deciso di lasciare l'Italia da sola a fronteggiare gli sbarchi di clandestini che assaltano le nostre cose. Niente di nuove. Cecilia Malmström, commissario Ue agli Affari esteri, aveva già avvertito il titolare del Viminale. "È chiaro che l’operazione Triton non sostituirà Mare Nostrum - aveva dichiarato nei giorni scorsi - il futuro di Mare Nostrum rimane in ogni caso una decisione italiana". Non era stata certo la prima volta che la commissaria svedese aveva preso le distanze dal governo italiano. In un estenuante gioco di annunci italiani e sconfessioni europee è, infine, venuta a galla la verità: l'annunciata volontà di chiudere Mare Nostrum non dipende da Bruxelles ma è una scelta che spetterà unicamente al premier Matteo Renzi e ai suoi uomini.

A chiudere il cerchio ci ha pensato il direttore esecutivo di Frontex rispondendo duramente e senza ombra di dubbio alle dichiarazioni dei giorni scorsi di Alfano. "La decisione di interrompere Mare Nostrum spetta solo alle autorità italiane e Triton comincerà indipendentemente da Mare Nostrum - ha dichiarato Gil Arias Fernandez - la gestione del controllo dei confini resta agli stati membri: Frontex aiuta gli stati membri ma non li sostituisce". Insomma, né Frontex né l’Unione europea hanno l’autorità per sostituire l’autorità dello Stato membro nel controllo dei suoi confini. "Frontex è un’integrazione al compito svolto dagli Stati membri nell’affrontare sfide esterne eccezionali, tramite operazioni congiunte come Triton - insiste Gil Arias Fernandez - la gestione dei confini esterni dell’Unione europea è una responsabilità congiunta dello Stato membro e dell’Ue". Toccherà dunque al governo, e in particolar modo al Viminale e alla Difesa, gestire il controllo dei confini. Dal canto suo Bruxelles offre ad Alfano un minimo aiuto di cooperazione. Niente di più.

Caos Fi, tutti contro Gasparri, Nitto Palma: "Maurizio inquisitore sovietico"

Caos Fi, tutti contro Gasparri, Nitto Palma: "Maurizio inquisitore sovietico"




Caos in senato, versante Fi: ci sarebbe del nervosismo neanche troppo velato tra gli azzurri dopo le sanzioni comminate dal Consiglio di presidenza nei confronti di alcuni di loro per il comportamento tenuto durante la seduta per la fiducia sul Jobs act. Il senatore Ciro Falanga ha confermato in aula di essersi autosospeso dal gruppo "per la mancata opposizione dei membri Fi nell'organismo al provvedimento nei suoi confronti", in soldoni perchè, a detta sua, nessuno dei forzisti l'ha supportato nella protesta.

J'accuse - Non pago dell'autosospensione, la furia del Falanga si riversa nei confronti del senatore Maurizio Gasparri, rimproverandolo di ragionare in termini politici anziché giuridici, cosa piuttosto evidente a detta del primo, che velenosamente ripercorre la carriera di Gasparri bollandolo per uno che "all'età di 18 anni dopo la maturità abbandona gli studi per dedicarsi totalmente alla politica". Il vice presidente del Senato, presa la parola dai banchi di Fi, ha replicato senza citarlo direttamente, ma ha sottolineato che "stiamo in Parlamento e non in Tribunale, o in quel Csm al quale qualcuno avrebbe ambito".

Gasparri neo soviet - Finita lì? Neanche per sogno, anche perché a parlare è pure il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma che punta il dito contro Gasparri, evocando addirittura l'inquisitore sovietico per eccellenza, Anfrej Vysinskij. Nell'intervento di oggi Gasparri aveva infatti rivendicato in aula la correttezza delle sanzioni comminate due giorni fa dal Consiglio di Presidenza e, conseguentemente, quella del suo voto favorevole a tale provvedimento. Da lì il delirio, Nitto Palma parte in quarta e nessuno lo ferma più: "Prendo atto che Gasparri, che è vice presidente del Senato in quota Forza Italia, si pone in netto contrasto con quanto affermato ieri dal presidente e dal vice presidente vicario del gruppo Forza Italia, Romani e Bernini. Ciò, però, che sconcerta è che Gasparri ha affermato e riconosciuto la natura squisitamente politica di tali sanzioni, per la cui irrogazione, quindi, non sarebbe necessaria una specifica competenza giuridica. Sconcerta perché, attesi i suoi trascorsi politici, non mi aspettavo che il senatore Gasparri, novello Vysinskij, fosse un estimatore della giustizia sovietica".

mercoledì 15 ottobre 2014

Nella passerella di Genova Grillo scortato da pregiudicato

Nella passerella di Genova Grillo scortato da pregiudicato 

di Rachele Nenzi 



Daniele Tizzanini, disoccupato, ultras condannato per reati da stadio e spaccio. Oltre a beccarsi le contestazioni da parte degli "angeli del fango", Beppe Grillo fa parlare di sé per un'altra questione: quella delle guardie del corpo. Infatti, nella sua passerella a Genova, il leader del Movimento 5 Stelle era accompagnato da quattro bodyguard a cui ha dato istruzione su come comportarsi con i giornalisti. Uno di queste guardie del corpo è Daniele Tizzanini, disoccupato, 43 anni, ultras condannato per reati da stadio e spaccio. Da quanto riporta il SecoloXIX, gli accompagnatori di Grillo avrebbero aggredito giornalisti e fotografi durante la visita nel capoluogo ligure di giovedì mattina. Sul suo blog, Grillo ha provveduto a dissociarsi: "Movimento 5 Stelle si dissocia dai comportamenti violenti e Beppe Grillo non era accompagnato da nessuna guardia del corpo". 

Google, un doodle per l'anniversario di Hannah Arendt

Google lancia un doodle per l'anniversario di Hannah Arendt


di Ivan Francese



108 anni fa nasceva la filosofa, giornalista e scrittrice tedesca: il suo pensiero ha influenzato in modo decisivo tutta la cultura del Novecento

Fu filosofa, scrittrice e giornalista, tra le più influenti del Novecento: Hannah Arendt rappresenta ancora oggi uno degli intellettuali più importanti per il dibattito culturale contemporaneo. Nata ad Hannover esattamente 108 anni fa - ricorrenza puntualmente celebrata da un apposito doodle di Google - , la Harendt visse in Germania 1937, quando le persecuzioni naziste la costrinsero ad emigrare prima in Francia e poi negli Stati Uniti a causa delle sue origini ebraiche.

Negli Usa la Harendt visse poi sino alla morte, nel 1975. Studiosa eclettica e scrittrice prolifica, la Harendt sviluppò un pensiero originale imperniato intorno ai temi della filosofia politica: di particolare importanza il concetto di pluralismo, funzionale a favorire la libertà politica e l'uguaglianza tra cittadini. Influenzata da importanti pensatori continentali come Karl Jaspers e Walter Benjamin, lavorò sulla filosofia di Socrate, Platone, Kant ed Heidegger.

Divenne particolarmente famosa presso il grande pubblico occidentale per gli articoli con cui seguì il processo Eichmann per il New Yorker come corrispondente da Gerusalemme: da quell'esperienza nacque poi, nel 1963, il celebre libro La banalità del male, con cui descrisse la devastante "normalità" del boia nazista processato in Israele per il suo ruolo da protagonista nell'attuazione della Soluzione finale della questione ebraica.

Energia, banche e automobili: così la Cina si compra l'Italia

Energia, banche e automobili: così la Cina si compra l'Italia


di Stefano Filippi 



Enel, Eni, Fiat e Generali hanno ceduto quote di minoranza a investitori asiatici. Dopo la maxi operazione Cdp Reti, già quattro i miliardi investiti nel nostro Paese. 

A piccoli passi, secondo le usanze cinesi, Pechino si compra l'Italia. Un po' di Fiat, un pizzico di Telecom, una fettina di Eni ed Enel, la banca centrale del colosso asiatico sta entrando nelle maggiori società di casa nostra, pronta a moltiplicare gli investimenti se dovesse crescere la fame di liquidità della nostra economia, o nel caso in cui i prezzi degli asset si facciano ancora più convenienti.

Secondo la fondazione Italia-Cina, più di 90 gruppi cinesi (Hong Kong esclusa) avevano una presenza in aziende italiane alla fine del 2013.

Secondo il Financial Times , nel 2014 l'Italia è stato l'obiettivo principale dello shopping cinese in Europa. Dei 6 miliardi di dollari complessivamente investiti nel Vecchio continente, quasi 4 miliardi sono piovuti da noi. Dopo Gran Bretagna e Francia, l'Italia è il terzo Paese europeo per ammontare degli investimenti cinesi davanti a Germania, Grecia, Portogallo e Spagna.

La Banca del popolo cinese a luglio ha acquistato quote di Fiat-Chrysler (177 milioni di euro per il 2 per cento delle quote), Telecom Italia (310 milioni per il 2,081 per cento) e Assicurazioni Generali (475 milioni per il 2,014 per cento). A marzo era toccato a Eni (1,4 miliardi per il 2,1 per cento della società petrolifera) ed Enel (734 milioni per il 2,07 per cento).

In maggio la Cassa depositi e prestiti ha ceduto il 40 per cento di Ansaldo Energia, che era appartenuta a Finmeccanica, allo Shanghai Electric Group per 400 milioni di euro. Ad agosto è volata a Pechino una parte di Prysmian, gruppo attivo nel settore dei cavi per le telecomunicazioni e il trasporto di energia: anche in questo caso è stata superata di poco la soglia del 2 per cento che obbliga a informare la Consob (70 milioni di euro per il 2,018 per cento).

L'operazione più clamorosa è stata l'acquisto per 2,1 miliardi di euro, ancora dalla Cassa depositi e prestiti (cioè il Tesoro), del 35 per cento di Cdp Reti, ovvero Terna e Snam, a China State Grid. Una precisa scelta geopolitica che la Cina ha pagato cara, riconoscendo un premio sulle quotazioni di Borsa. Operazione vantaggiosa per il governo italiano.

Auto, petrolio, reti per il trasporto di energia, telecomunicazioni, grande finanza, tecnologie industriali, e c'è anche spazio per il lusso: il gruppo Shenzhen Marisfrolg Fashion, azienda leader sul mercato asiatico del pret-à-porter di fascia alta, ha rilevato il marchio Krizia a febbraio per 35 milioni, mentre lo Shandong Heavy Industry Group è entrato in Ferretti Yatch con il 75 per cento e Peter Woo in Salvatore Ferragamo con l'8.

Alle grandi acquisizioni strategiche si aggiungono le piccole operazioni immobiliari e commerciali sul mercato nazionale. Case, negozi, attività economiche passano di mano con facilità, come dimostra il «boom» del sito www.vendereaicinesi.it . Per molti commercianti spremuti dal fisco i cinesi sono gli unici disposti a subentrare. Da febbraio il portale bilingue (italiano e mandarino) ha pubblicato 18mila inserzioni di vendita.

Dopodomani, giovedì, il premier cinese Li Keqiang parteciperà al quinto Innovation Forum Italia-Cina al Politecnico di Milano. Restituirà la visita di Matteo Renzi lo scorso giugno, quando portò in Cina uno stuolo di imprenditori pronti a sottoscrivere partnership con investitori cinesi. «Nel 2013 abbiamo registrato un aumento di clienti interessati a investire in Italia e il trend è continuato nel 2014 con una crescita di almeno il 50 per cento», dice all'agenzia Bloomberg Sara Marchetta, partner dello studio legale Chiomenti a Pechino.

«È tornata la fiducia - conferma da Shanghai Antimo Cappuccio, partner dello studio Pirola Pennuto Zei & Associati -. Investire nel Paese è conveniente perché i prezzi sono molto bassi e ci sono gioielli venduti come noccioline». Lo studio collabora con China Corporate United Pavilion per portare società asiatiche all'Expo 2015, per il quale sono già stati venduti un milione di biglietti in Cina.

Nonostante la lentezza della giustizia e le lungaggini della burocrazia, l'Italia attrae ancora gli investimenti esteri. Per Alberto Forchielli, socio fondatore di Mandarin Capital Partners, il più grande fondo di private equity sino-europeo, la banca centrale cinese (l'istituzione finanziaria con maggiori risorse e asset al mondo) ha un disegno preciso sull'Italia: «Di solito adotta un basso profilo - spiega a Formiche.net - tenendosi sempre sotto la soglia da dichiarare pubblicamente. In Italia invece Pechino la supera di pochissimo: significa che vuole farsi notare. Un messaggio sia di amicizia, sia di potere».

L'obiettivo è chiaro: «La Cina punta in modo deciso a spaccare l'alleanza tra Europa e Stati Uniti, anche per minare il trattato di libero scambio transatlantico e influenzare i processi europei».

Allarme immigrazione, la Merkel se ne frega: non invia alcun mezzo

Immigrati, la Merkel se ne frega: non invia mezzi nel Mediterraneo


di Andrea Indini 



Solo otto Paesi Ue inviano mezzi per l'operazione Frontex: "Così non è abbastanza". La Merkel non muove un dito. L'Europa volta le spalle all'Italia. E la lascia sola ad affrontare l'emergenza immigrazione. Nonostante le promesse del ministro dell'Interno Angelino Alfano, sono pochissimi i Paesi dell'Eurozona a contribuire alla missione Frontex. Un manipolo di appena otto Stati ha, infatti, messo a disposizione i mezzi necessari a bloccare l'ondata di clandestini che dal Nord Africa punta verso le coste italiane. E tra questi non c'è la Germania.

A sentir parlare Alfano Bruxelles ha "rafforzato le capacità operative di Frontex". Solo sulla carta, però. Perché solo otto Stati membri hanno messo a disposizione mezzi tecnici per l'operazione Triton. Così, il materiale non basta. Tanto che, nelle ultime ore, il direttore esecutivo dell'agenzia Gil Arias si è visto costretto a lanciare una nuova richiesta sperando in "una maggiore partecipazione". La disponibilità è arrivata da Finlandia, Spagna, Portogallo, Islanda, Olanda, Lettonia, Malta e Francia. Tra questi balza subito all'occhio l'assordante assenza della Germania. Da mesi la cancelliera Angela Merkel accusa Roma di non fare abbastanza per contrastare gli sbarchi degli immigrati. Eppure, quando si è trattato di fare la propria parte, si è subito tirata indietro. La Germania si è, infatti, limitata a mettere a disposizione di Frontex il personale specializzato. Non è certo abbastanza per una emergenza epocale che, dall'inizio dell'anno, conta oltre i 120mila arrivi.

"Dai primi di novembre partirà l’operazione congiunta Triton al cui avvio corrisponderà la fine progressiva di Mare Nostrum - ha ricordato Alfano - il rafforzamento di Frontex oggi sembra legato all’intervento nel Mediterraneo, ma in realtà si tratta di un precedente virtuoso per un eventuale intervento più forte, speriamo non necessario, su tutte le altre frontiere europee, a partire da quella dell’Est". Sul fronte del Mediterraneo, però, l'agenzia non ha mezzi a sufficienza per garantire un regolare pattugliamento sull'intero fronte. L’agenzia prevede, infatti, un impiego mensile di due navi d’altura, due imbarcazioni, quattro motovedette, due aerei e un elicottero. "Considerando la vasta area operativa - spiega il direttore esecutivo Arias - la sorveglianza aerea avrà un ruolo chiave che permetterà individuazioni immediate". Per l’operazione Triton, che ha un budget di 2,9 milioni di euro, Frontex opererà sotto il comando ed il controllo delle autorità italiane e lavorerà in stretto coordinamento con la Guardia di Finanza, la Guardia costiera e la Marina. Ma, se questo è il contributo dell'Unione europea, non promette niente di buono.

Da Balo un assegno per Pia: 1.000 sterline a settimana

Da Balo un assegno per Pia: mille sterline a settimana


di Luisa De Montis 



SuperMario accetta di contribuire alle spese per la figlia avuta da Raffaella Fico. Alla fine SuperMario ha ceduto. Dopo essersi fotogratato mentre porta in spalla la piccola Pia, Mario Balotelli ha accettato di contribuire alle spese per il suo mantenimento con un assegno settimanale da mille sterline (poco più di 1200 euro). Il calciatore del Liverpool ha quindi finalmente deciso di prendersi carico della bimba avuta dalla showgirl Raffaella Fico, dopo mesi in cui negava persino di esserne il padre. Evidentemente la piccola Pia deve avergli fatto cambiare idea, se è arrivato a fotografarsi con lei e a commentare, da padre orgoglioso: "Non c'è niente di meglio".