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mercoledì 1 ottobre 2014

Salasso luce e gas per gli italiani Spendono 200 euro più del resto d'Europa

In Italia il gas più caro d'Europa




Scatteranno da domani 1 ottobre, come comunicato dall'Authority per l'Energia, le nuove tariffe di luce e gas che prevedono rincari, rispettivamente, del 1,7% e del 5,4% sulle bollette degli italiani. Aumenti che si tradurrano, per la famiglia media italiana, in una spesa supplementare di 2 euro ogni trimestre per il gas e di 20 euro per l'energia elettrica. Il sito facile.it ha messo a confronto i costi delle forniture in Italia con quelle applicate nel resto d’Europa evidenziando come le tariffe in vigore nel nostro Paese diventeranno così più alte del 8,9% per l'energia elettrica e del 18,7% per il gas rispetto alla media Ue.

Nello specifico i consumatori italiani pagano 19,71 centesimi di euro/kWh per l'energia elettrica (rispetto a 18,09c€/kWh della media UE) e 90,02 c€/standard metro cubo per il gas (rispetto a 75,83c€/smc della media UE). Se le tariffe unitarie fossero in linea con quelle del resto dell'Unione Europea il risparmio di una famiglia italiana sarebbe di oltre 200€ circa all'anno.

L’analisi ha però evidenziato anche come, se confrontate con le tariffe in vigore nelle quattro principali nazioni europee (Germania, Regno Unito, Francia e Spagna), quelle italiane siano notevolmente maggiori per quello che riguarda il gas (+15,3%), ma inferiori per quanto riguarda l’energia elettrica (-9,3%).

Mentre per quanto riguarda l’energia elettrica l’Italia è più fortunata rispetto alle altre grandi nazioni del Vecchio Continente - soprattutto in confronto alla Germania dove le tariffe sono più alte principalmente per via della tassazione (che in quella nazione incide per il 45% rispetto al 13% dell’Italia) - la differenza maggiore tra il nostro Paese e il resto d'Europa si verifica per il gas.

In questo mercato i consumatori italiani si confermano i meno favoriti, con delle tariffe superiori del 28% rispetto al Regno Unito, del 24% circa rispetto alla Francia, del 19% rispetto alla Germania e del 9% rispetto alla Spagna.

Tutto ciò pur essendo il costo della materia prima e della distribuzione in linea, se non più bassi, di molti Paesi, come dichiarato dall’Autorità per l’Energia. In Italia pesano eccessivamente tasse e imposte che rappresentano ben il 37% della spesa totale (contro, ad esempio, l’11% del Regno Unito).

Di seguito le tabelle di confronto delle tariffe di energia elettrica e gas nei cinque principali Paesi europei:

Energia elettrica

Tariffe totali in vigore (€/kWh)

Italia: 0,1971 €

Germania: 0,2980 €

Spagna: 0,2307 €

Gran Bretagna: 0,2010 €

Francia: 0,1595 €



Gas


Tariffe totali in vigore (€/mc)

Italia: 0,9002 €

Germania: 0,7540 €

Spagna: 0,8203 €

Gran Bretagna: 0,7048 €

Francia: 0,7241 €

COME SALVARSI DALLA TASI Moduli, aliquote, pagamenti, sanzioni

Tasi, ecco come salvarsi dalla tassa sulla casa: moduli, aliquote e sanzioni

di Francesco De Dominicis 


Quindici giorni al caos Tasi. Dopo «tanta» attesa, ci siamo: tra due settimane scatta il pagamento dela nuova tassa sugli immobili. E la confusione - manco a dirlo - regna sovrana. Anche se non per tutti: pochissimi contribuenti, per la verità, hanno già preso le misure con il balzello che ha (in parte) sostituito l’Imu (la vecchia imposta municipale sulle abitazioni che, nonostante gli annunci, non è andata in pensione). Si tratta, in ogni caso, di pochissimi «fortunati» - che non vivono in grandi città - chiamati a pagare a giugno scorso la prima fetta di Tasi. La maggior parte dei proprietari di casa - si calcola circa 16 milioni di persone - il 16 ottobre è invece attesa alla cassa dai comuni, in tutti quelli che non hanno approvato a giugno la delibera sulle aliquote della cosiddetta tassa sui servizi indivisibili. Fra due settimane si paga l’acconto, il saldo finale a metà dicembre.

Rischio contenzioso - L’allarme rosso, dunque, è scattato. Per (almeno) due ragioni: sia perché ormai è chiaro, come dimostrato da numerosi centri studi, che i conto della Tasi sarà assai più salato rispetto all’Imu; sia perché errori di calcolo sono scontati e il rischio di contenzioso cresce sempre di più. Sta di fatto che in questi giorni la stampa specializzata, dal Sole 24 Ore al Corriere Economia, sta cercando il più possibile di fornire indicazioni e suggerimenti per orientare i cittadini nella ennesima giungla fiscale made in Italy. Dalle tipologie di immobili ai vari bollettini utilizzabili ecco alcuni suggerimenti utili.

Il bollettino - Tanto per cominciare, un miraggio: il bollettino precompilato. Sono davvero poche le amministrazioni territoriali che hanno spedito a casa il modulo con gli importi già definiti da pagare. Annunciato come una delle vere novità rispecchio al regime precedente, il modello per i versamenti Tasi già pronto per andare in banca o all’ufficio postale è rimasto una specie di oggetto misterioso. Ragion per cui è utile ricordare alcune questioni importanti. Come per l’Imu, la Tasi va versata singolarmente da ogni comproprietario: un modello F24 ciascuno, non si scappa. Esattamente come per l’Imu, si devono indicare il codice catastale del comune, il numero di immobili per cui si paga il balzello, l’anno di imposta e, ovviamente, l’importo conteggiato per tipologia di immobile (terreni edificabili, abitazioni principale, altri fabbricati). Non è finita: è necessario barrare anche la casella «acconto», mentre lo spazio «rateazione» va lasciato obbligatoriamente in bianco.

Mini-versamenti - Attenzione, niente minipagamenti: non va eseguito il versamento, infatti, se l’importo annuo dell’imposta calcolata è inferiore a 12 euro, anche se è opportuno verificare eventuali limiti differenti deliberati dai singoli enti locali. Quanto alle modalità di pagamento, dal domani sono vietati i modelli F24 cartacei per importi superiori a 1.000 euro: ne consegue che è obbligatorio usare i servizi di home banking offerti dalle banche o da Poste Italiane oppure utilizzare i servizi telematici dell’agenzia delle Entrate. Restano sempre validi, comunque, i bollettini postali con conto corrente dedicato unico (n. 1017381649), ma bisogna utilizzarne uno per ciascuna località in cui si posseggono immobili.

Pagamenti - Altro aspetto importante è quello delle scadenze ravvicinate. Ragion per cui è opportuno programmare spese e accantonamenti: occhio al bilancio familiare e a quello delle imprese, visto che la Tasi si paga anche su negozi, uffici, laboratori, capannoni, box e aree edificabili. Quello che è stato spacciato per un rinvio (dal 16 giugno al 16 ottobre) potrebbe rivelarsi un pericoloso boomerang: di fatto dal versamento della prima rata al saldo passeranno appena due mesi. Saldo che in molti casi si aggiunge all’Imu, rimasta in piedi per le cosiddette seconde case e altri immobili. 

Inquilini alla cassa - Chi paga? Anche qui brutte sorprese: pagano la Tasi, anzitutto, tutti i proprietari di immobili situati in Italia e pagano pure i titolari di diritto di usufrutto o chi ha diritti di abitazione e di uso. Ma alla cassa, ecco una novità poco gradita per chi un immobile non ha mai voluto acquistarlo, sono attesi pure gli inquilini. Sui quali scatta l’obbligo di versamento di una quota della Tasi variabile dal 10 al 30 per cento, secondo la delibera degli oltre 8mila comuni italiani. A Milano la quota è del 10 per cento, a Roma del 20 per cento.

Troppe aliquote - E quanto si paga? Qui si entra nel vero terreno minato. Tutto dipende dai sindaci che hanno definito le aliquote. Per l’abitazoine principale possono arrivare al 2,5 per mille o al 3,3 per mille. Per gli altri immobili, invece, gravati anche dall’Imu, l’aliquota è generalmente più bassa. In ogni caso, è previsto che la somma tra l’Imu e la Tasi non possa superare l’1,14%. In parecchi comuni - non tutti - è stata abolita la Tasi sugli immobili diversi dall’abitazione principale.

Cura Matteo: recessione, Pil in calo, 30 miliardi in meno Padoan si arrende: "Pareggio di bilancio rinviato al 2017"

Governo, nota al Def: Pil nel 2014 a -0,3%, pareggio di bilancio da rinviare al 2017




Pil in calo dello 0,3% nel 2014, in crescita lievissima dello 0,6% nel 2015 (si spera), pareggio di bilancio da rinviare di un anno, al 2017. I conti al governo Renzi non tornano più e a dirlo è lo stesso governo, per bocca del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. "Il quadro macroeconomico è molto deteriorato rispetto al Def di aprile sia in termini di crescita, che è negativa, che in termini di occupazione", ha spiegato il ministro alla fine del Cdm che ha licenziato la nota di aggiornamento al Def, il Documento di programmazione economica e finanziaria che dovrà essere inviato entro il 15 ottobre a Bruxelles per il vaglio dell'Unione europea.

Recessione e 30 miliardi in meno - Le prospettive, ammette Padoan, sono grigie. Oltre ai dati sul Pil, che certificano lo stato di recessione, il rapporto deficit/Pil salirà al 3% quest'anno e scenderà al 2,9% nel 2015. Il rapporto debito/Pil sarà al 131,6% nel 2014 e salirà al 133,4% il prossimo anno. Per questo la situazione "richiama circostanze eccezionali", parola di Padoan per cui è "lecito immaginare un rallentamento del processo di aggiustamento del saldo strutturale, che avverrà in misura positiva ma ridotta rispetto a quanto immaginato nel Def di aprile". D'altronde la sola frenata del Pil costerà all'Italia qualcosa come 30 miliardi di euro e anche per questo il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio si affretta a precisare che "non ci sarà nessuna manovra aggiuntiva".

Pareggio di bilancio rinviato al 2017 - Bisognerà dunque agire su un'altra leva. Non quella dei paletti dell'Europa ("Il rapporto deficit/Pil al 3% è pienamente rispettato", assicura Padoan) e nemmeno qualche scorciatoia furbetta ma altamente impopolare: in finanziaria "ci sarà la conferma degli 80 euro, il rafforzamento del taglio del cuneo fiscale delle imprese, importanti risorse per gli ammortizzatori sociali in senso lato, che permetteranno di dare ulteriore spinta alla riforma del mercato del lavoro". E siccome ci saranno da trovare i fondi per i nuovi ammortizzatori sociali parte dei quali arriveranno, come da tradizione recente, dalla spending review e "dall'utilizzo dei margini di bilancio entro certi limiti". Però le privatizzazioni non "faranno cassa" e saranno "inferiori a quanto previsto (0,7% del Pil) ma recupereremo l’anno prossimo". L'unica soluzione allora è rinviare di un anno, al 2017, il pareggio di bilancio in termini strutturali: "A partire dal 2016 si riprenderà il ritmo di riduzione dello 0,5% per arrivare nel 2017 al pareggio di bilancio".

lunedì 29 settembre 2014

Serie A, il Napoli vince col Sassuolo: 1-0, Callejon "salva" Rafa Benitez

Serie A, il Napoli vince col Sassuolo: 1-0, Callejon "salva" Rafa Benitez






Un Napoli più concreto e con meno turnover è tornato con merito al successo, vincendo al Mapei Stadium 1-0 contro il Sassuolo, nell'anticipo dell'ora di pranzo del quinto turno di Serie A. Di Callejon, su assist di Higuain al 28' il gol che ha deciso la sfida. La squadra di Rafa Benitez, a rischio panchina, è apparso più attento in fase difensiva e per la prima volta nella stagione l'estremo difensore azzurro non ha subito reti, pur tremando in un paio di occasioni nel corso della ripresa. Bene ad inizio gara gli ospiti, crollati fisicamente e anche mentalmente (per la "paura di vincere") nell'ultimo quarto d'ora della partita. Da rivedere, invece, il Sassuolo, che anche oggi è sembrato "molle" durante le battute del primo tempo, per poi ritrovarsi soltanto verso la fine delle ostilità.

Benitez respira - Nei padroni di casa, privi dello squalificato Berardi e dell'indisponibile Floro Flores, mister Eusebio Di Francesco ha puntato inizialmente sul consueto 4-3-3, schierando Gazzola, Cannavaro, Acerbi e Peluso a protezioni di Consigli; Brighi, Magnanelli e Taider in mediana e il trio composto da Zaza, Sansone e Floccari in avanti. Negli ospiti, con la rosa al completo, Benitez ha mandato i campo i migliori con Zuniga, Albiol, Koulibaly e Britos in difesa, davanti a Rafael; David Lopez e Gargano in mezzo e Callejon, Hamsik e Insigne a sostegno di Higuain. Al 28' Koulibaly ruba palla a Zaza e serve Hamsik, assist d'oro per Callejon e vantaggio ospite. Nella ripresa il portiere del Sassuolo Consigli è bravo a respingere una conclusione velenosa di Insigne. Poi, via via, il Napoli è scomparso e il Sassuolo ha preso coraggio. Al 17' il neo entrato Missiroli, dopo un tocco di Zaza, sfiora il palo calciando dal limite. Al 38' è Pavoletti di testa a mancare clamorosamente il pari mentre due minuti arriva la traversa di Peluso su deviazione di Zuniga. Per una volta, però, non è il Napoli a dover recriminare sulle occasioni perse. In classifica, gli azzurri salgono a quota 7 punti, -8 dalle capoliste Juventus e Roma che negli anticipi di sabato hanno battuto rispettivamente l'Atalanta (3-0 a Bergamo, doppio Tevez e Morata) e il Verona (2-0 all'Olimpico, Florenzi e Destro).

Auto piomba sui tavolini di un bar Morti quattro giovanissimi Tra le vittime il fratellino del pirata

Salerno, auto piomba su avventori bar: 4 morti




Quattro giovani tra i 14 e i 21 anni hanno perso la vita dopo essere stati investiti da un’auto a folle velocità a Sassano, nel salernitano. A quanto si apprende i giovani del posto si trovavano nei pressi di un bar, nelle vicinanze di una rotatoria in frazione Silla, quando una BMW nera è sbandata perdendo il controllo e li ha travolti. L’impatto è stato molto violento e i giovani sono morti sul colpo. Sul luogo della tragedia sono in corso i rilievi dei carabinieri del Reparto operativo e della compagnia di Sala Consilina, oltre ai vigili del fuoco del locale distaccamento. Il conducente della BMW, un 22enne del posto, è stato ricoverato in ospedale ma le sue condizioni non sarebbero gravi. I giovani uccisi dall’auto sbandata improvvisamente si trovavano all’esterno di un bar. Tra le vittime anche il fratello 14enne del pirata della strada e i due figli del proprietario del bar. Il conducente, che sarebbe risultato positivo all'alcol test, è stato arrestato con l'accusa di omicidio colposo.

Rimpasto e tre uomini nel governo: pazza idea del Cav per Forza Italia

Forza Italia, l'idea di Silvio Berlusconi: rimpasto di governo e tre uomini fidati nel governo




Forza Italia resterà all'opposizione, costruttiva ma pur sempre all'opposizione. Lo ha ribadito Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente a un convegno azzurro organizzato a Perugia dall'europarlamentare Antonio Tajani. Parole che vogliono ricucire il possibile strappo con la fronda più anti-renziana del partito, guidata da Raffaele Fitto: "Sul lavoro saremo coerenti, non possiamo dire no alle riforme che vogliamo - ha spiegato il Cavaliere -, ma restiamo alternativi al governo". Mano tesa, dunque, ai falchi fittiani che vorrebbero una rottura dell'asse con il premier: "Ho letto di presunti screzi in Forza Italia - ironizza Berlusconi -, mi pare che siano altri i partiti divisi". Chiaro riferimento al Pd, che su Jobs Act e articolo 18 rischia una scissione vera e propria. 

I rapporti con gli alfaniani - Ma sull'agenda politica del Cav non ci sono solo le riforme. C'è un quadro più ampio che vorrebbe Forza Italia dentro il governo, in un'ottica di riunione dei moderati e dei centristi che a Berlusconi non dispiace affatto. Si tratta però di capire come e quando concretizzarla. Fallita infatti la cosiddetta "operazione Lassie", che avrebbe voluto ricondurre all'ovile un pezzo di parlamentari del Nuovo Centrodestra, sarebbe ancora in piedi la strategia opposta: portare cioè nella squadra dell'esecutivo alcuni uomini fidatissimi di Berlusconi. Impossibile che siano di Forza Italia, più facile che vengano proprio da Ncd o dai moderati già nell'orbita di Renzi.

La strategia di Berlusconi - Il piano è chiaro: giocare sul probabile rimpasto di governo successivo alla nomina di Federica Mogherini in Europa. Si libererebbe il posto alla Difesa con conseguente effetto domino su altre posizioni, sottosegretariati compresi. E' lì che gli azzurri vorrebbero piazzare qualcuno. Il Corriere della Sera butta là tre nomi: esponenti alfaniani e centristi con cui il Cav avrebbe contatti costanti. Sono Renato Schifani, storico forzista pidiellino che nel 2013 ha seguito Alfano. Lui per ora respinge le avances di ritorno tra gli azzurri, ma sullo scenario alternativo ancora tace. Poi 'è Tonino Gentile, senatore calabrese di Ncd silurato ai Trasporti (era già stato nominato sottosegretario) e costretto alle dimissioni con l'accusa di aver fatto pressioni per bloccare le rotative dell'Ora della Calabria. Il terzo papabile sarebbe Mario Mauro, big forzista anche in Europa, da sempre "cerniera" tra Alfano e Berlusconi e tentato di spostare i suoi Popolari per l'Italia un po' più a destra. Una partita lunga, in cui a vincere potrebbero essere in tanti. Ma occhio, perché i rischi sono altrettanti: gli ultimi sondaggi danno Ncd e Udc tra il 3,7 e il 5,5%, come ricorda il Corriere. Ed è su questo punto che Berlusconi si fa forza: fino a quando i moderati continueranno a sostenere Renzi, perdendosi nella sua ombra?

Un flop le primarie in Emilia Il Pd perde un terzo dei votanti

Emilia Romagna, un flop le primarie Pd




Saranno state le polemiche conseguenti allo scandalo sui rimborsi irregolari in Regione. O il momento opaco del governo Renzi. Fatto sta che in Emilia Romagna l'affluenza alle primarie per la scelta del candidato Pd alla successione di Vasco Errani alla guida della regione "rossa" per eccellenza ha subito un vero e proprio tracollo rispetto a precedenti edizioni delle consultazioni democratiche. A scegliere tra Stefano Bonaccini e Roberto Balzani erano andati alle 17, in tutta la regione, appena 41.816 elettori, il 34% dei 122mila votanti alla stessa ora delle primarie per i parlamentari del 30 dicembre 2012.

Un flop annunciato, soprattutto a causa del percorso travagliato di queste primarie, in bilico fino a meno di dieci giorni dal voto, e sulle quali è pesata per giorni l'ombra delle inchieste sulle "spese pazze" dei consiglieri regionali.