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lunedì 28 luglio 2014

Napoli: Mi chiamo Mario Setola... Ecco la lettera che ha commosso il web

Napoli: Mi chiamo Mario Setola... Ecco la lettera che ha commosso il web 


a cura di Gaetano Daniele  

Avv. Mario Setola 

Mi chiamo Mario Setola, sono un avvocato di Napoli. Ho 34 anni e sono tifosissimo del Napoli. Lo seguo sempre. Dal momento che sono pubblicista e collaboro per varie testate sportive, quasi sempre lo seguo in tribuna stampa. Quest'anno tuttavia, per qualche immotivato capriccio dell'ufficio stampa del Calcio Napoli, sono stato "costretto" a seguire qualche partita in curva. Non vi nascondo un briciolo di disagio preconcetto. "Che ambiente sarà? Ho sempre sentito cori inneggianti alla violenza ed all'antistato?! La fede era troppo più forte e ci sono andato. Proprio nelle partite clou ROMA e JUVE. Due grandi vittorie! Sapete cosa? Con mia piacevolissima e graditissima meraviglia, ho scoperto che la passione per il Napoli, per i colori, per la città superava di gran lunga i propositi quasi bellicosi dei (per la verità pochi) soliti imbecilli. Ma questo mó che vuole? Vuole fare il moralista o cosa? Vi chiederete. Affatto, altro che moralista. Lasciatemi finire.

Durante la partita, in particolare quella contro la Roma, ad un certo punto notavo che la folta delegazione del tifo giallorosso inneggiava con astio evidente all'eruzione del Vesuvio. Guardavano la curva in cui sedevo toccandosi i genitali e facendo gesti schifosissimi. Ricambiati, per carità. Ma non riuscivo a soprassedere. Sono un ragazzo molto mite e sportivo. Chi mi conosce lo sa! Amo il calcio! Ma quell'odio dichiarato di quei facinorosi giallorossi mi toccó molto. Troppo! Quasi senza pensarci mi lanciai nel mio primo coro ROMANO OHOH BASTARDO...In particolare notavo un romano, forse mio coetaneo che mi fissava e inveiva contro di me. A chiari gesti mi faceva capire "ti taglio la gola, se ti incontro per strada ti accoltello"! Rimanevo così. Basito. "Ma chist over fa? Ma che gli ho fatto?- mi chiedevo- ma chi lo conosce?". Non vi nascondo che, sbagliando, mi veniva sempre più di urlare cori contro di loro. Erano irritanti. Non capivo tanto astio. Nettamente al di la di un risultato sportivo. In ogni caso, finita la partita, e dopo una grande vittoria, tornai a casa felice e soddisfatto per averli battuti. "Con la Roma se ne parla il prossimo anno, capitolo chiuso - pensai- ed il prossimo anno vinciamo noi lo scudetto". Poi arrivó il giorno della finale di coppa Italia. Gli spari di tor di quinto. Ciro in coma. Io davanti alla TV ad assistere ad una partita surreale. Con la morte nel cuore. Con l'immagine di quel romanista che al San Paolo mi guardava in cagnesco. Mi tornarono alla mente quei momenti. E pensando che Ciro poteva averci rimesso la vita, mi fece quasi odiare quella tifoseria. Quei vili attentatori. Quasi non pensavo più al mio mite carattere tollerante e sportivo. "Ma questi sono pazzi davvero?- mi interrogavo- sono assassini. Girano armati e ti sparano solo perché hai un vessillo azzurro?".  La fine del calcio! Manco i nazisti sparavano a vista gli ebrei! Qualcosa non andava. Però ripensavo a quel ragazzo che mi avrebbe tagliato la gola se fossi stato in mezzo a loro quella sera a Napoli e non riuscivo a non provare un odio profondo. Per chi mi disprezzava pur non conoscendomi per il sol fatto che incitavo gli azzurri. L'apice lo si è raggiunto qualche giorno fa.

Quando Ciro è volato in cielo, quando ai funerali le sciarpe coprivano la bara, non il dolore e la rabbia. Tante tifoserie gemellate nel dolore. Tutti, molti, tranne i romanisti. Che inondavano Facebook con frasi del tipo "finalmente è morto il napolecane" e simili. Avevo deciso, li odiavo con tutto me stesso. Speravo potesse capitare anche a loro. Magari a Napoli! Maledetti, tutti! Un desiderio deprecabile che ho portato con me fino ad oggi. Perché oggi? Perché oggi c'è il concerto di Vasco Rossi a Roma. Un evento. Amo Vasco e sono qui, nella tribuna numerata a pochi minuti dallo "START". Mi è successa una cosa stranissima appena arrivato allo stadio. Mentre parcheggiavo, distratto, ho tampinato una 500 rossa. Nuova! Cazzo, proprio mo?! C'è il concerto, mo questo si incazza, mi fa perdere tempo, vuole che gli ripari l'auto per qualche graffietto che si è fatto. Scende il bullo, con fare a guappo e dall'accento romano. "Mi hai sfasciato l'auto, ma dove guardi?". Io mi scuso e con un sorriso gli faccio notare che la botta è stata più fragorosa del danno. Senza ricambiare il sorriso mi chiede se stavo andando al concerto. Al mio Si, guarda gli amici, stavolta sorride, mi da una pacca sulla spalla e mi fa "nun te sta a prepccupà, Napoli, n'amose a sentì Vasco va...".

Mi sorprendo. Ma prendo per mano la mia ragazza e ci incamminiamo. Lei conversa di cose di donne con la ragazza del tipo, e io ne approfitto per offrirgli una birra. E poi un'altra. La terza la offre lui a me. Sorridiamo e facciamo a gara a chi ha visto più concerti di Vasco. Lo batto di gran lunga. Io 12 lui 7. Il discorso scivola inevitabilmente allo sport ed alla nazionale flop di questo mondiale. Dalla sua camicia aperta scruto un lupacchiotto in oro e ne deduco che tifa giallorosso. Preferisco non aprire l'argomento. Ma lo fa lui e mi chiede "che tifi Napoli? Beh non potevi essere perfetto". Sempre sorridendo. Ricambio la battuta non nascondendo un pizzico di rabbia. Le birre ed una sintonia su troppe cose, e con le nostre fidanzate già amiche ci confidiamo che non siamo solo tifosi, ma che frequentiamo lo stadio. Lui anche in trasferta. Avrei voluto chiedergli mille cose, fare mille domande. Ma la musica e la birra ci facevano solo sorridere e socializzare. Solo dopo averlo guardato più attentamente, mi rendevo conto, udite udite, che era il tizio che voleva tagliarmi la testa al San Paolo (mi ha detto che era lì). Quello che mi guardava fisso ed adirato. Si proprio quello che abbracciavo mentre Vasco cantava ogni volta. Non glie l'ho detto, e non so se lo farò prima che finisca il concerto.

Ma è così strano?! Ci ha appena invitati a casa sua a fregene al mare. D'un tratto ho smesso di odiarli. Ho smesso di odiare (non di condannare) chi va allo stadio con astio e propositi bellici. Ho capito che sono dettati da ideali estremizzati e che, come ha detto la mamma di Ciro dal pulpito, l'amore può sconfiggere la violenza. Ciro, per me (e spero per tutti), non è morto per caso. Ciro potrebbe davvero aprire le porte del rispetto e chiudere quelle della deficienza. Ciro da lassù ha fatto già il suo primo, piccolo miracolo. Ora sogno stadi festosi, che coincideranno col primo tricolore azzurro. Tanto gli assassini pagheranno per mano della giustizia. NOI AMIAMO IL CALCIO! SEMPRE E COMUNQUE FORZA NAPOLI!

IL PALINSESTO DI RENATO La nuova Rai secondo Brunetta: "Ecco chi metto a Tg1 e Ballarò"

Forza Italia, Renato Brunetta fa il palinsesto Rai: "Piero Sansonetti al Tg1 e Nicola Porro a Ballarò"



Dopo decenni di immobilismo, qualcosa sta cambiando nell'organizzazione interna della televisione di Stato, con l'obiettivo di ridurre i costi delle produzioni e del personale. Il dg Gubitosi, tra le altre cose, sta mettendo mano alle redazioni dei telegiornali, secondo uno schema che prevederebbe l'accorpamento di Tg1 e Tg2, che pur manterrebbero ciascuno il proprio nome, con il Tg3 (insieme a Rainews24 e Tgr) a svolgere una funzione di approfondimento. Ed è in questo clima di cambiamento che si fa largo la proposta avanzata dal "Mattinale" di Forza Italia, la tradizionale nota politica dei deputati azzurri. "In questo bailamme estivo che coinvolge anche i palinsesti Rai, vogliamo ripartire dalla nostra proposta per dare una ventata d’aria nuova all’approfondimento e all’informazione Rai. Ci vuole un sano spirito d’iniziativa. E mentre La7 si avvia a diventare la nuova Telekabul del panorama televisivo italiano, perché non affidare la direzione del Tg1 al direttore de “Il Garantista” Piero Sansonetti (già direttore, tempo fa, de Il Manifesto, ndr)? Questa è la nostra provocazione ragionata ai vertici Rai, per un servizio pubblico che sappia intraprendere una vera rivoluzione liberale dell’informazione e dell’approfondimento.

La nota politica di Renato Brunetta si occupa poi dell'altra patata bollente in mano ai piani alti di viale Mazzini in questi giorni: la sostituzione di Giovanni Floris alla conduzione di Ballarò sui Raitre: "Mentre Massimo Giannini sta valutando attentamente la proposta arrivata dalla Rai di condurre la prossima edizione di Ballarò - si legge ancora nel Mattinale - noi chiediamo a Viale Mazzini di valutare attentamente di affidare Ballarò al bravo Nicola Porro (già giornalista di punta de Il Giornale), che si è già misurato, su Raidue, nelle vesti di padrone di casa di “Virus, il contagio delle idee”, che potrebbe invece avere in Giannini un nuovo papà.

Nibali trionfa a Parigi. Il Tour è dello Squalo

Nibali trionfa a Parigi. Il Tour è dello Squalo



Vincenzo Nibali vince la 101/a edizione del Tour de France. Sedici anni dopo Marco Pantani un italiano trionfa nella Grande Boucle. La maglia gialla brinda con i compagni di squadra dell’Astana nell’ultima tappa con arrivo a Parigi, vinta dal tedesco Marcel Kittel. Un siciliano trionfa a Parigi, un ragazzo che come ogni corridore ha sognato questo momento fin da bambino porta l'Italia in cima al Tour de France. Un'impresa attesa da 16 anni. L'ultima volta ad entrare a Parigi con la maglia gialla era stato Marco Pantani. Tra i due campioni un periodo che sembra non esistere più, al di là delle cancellazioni che la storia ha prodotto sull'albo d'oro della Grande Boucle.

L'impresa - Vincenzo ha compiuto le sue ultime pedalate verso la strada dei grandi campioni e ci consegna un nuovo ciclismo. Finalmente una vittoria pulita senza l'ombra di scandali, bugie e tanta vergogna. I furbi esisteranno sempre, come nella vita di ogni giorno, ma la vittoria di Nibali ci fa capire come vincere in modo pulito sia ancora possibile. Adesso toccherà a tutto il ciclismo italiano seguire le'esempio di Nibali.Vincere si può. Ma per farlo alla luce del sole serve allenamento e fatica. Come quelle di Vincenzo. 

Albano "torna" con Romina e rompe il silenzio: "Vi racconta la mia nuova vita..." E la Lecciso...

Albano e Romina: "Abbiamo una nuova vita insieme"



Albano torna a cantare con Romina Power. E al settimanale "Gente" dice: "Cantiamo Felicità perchè oggi, come tanti anni fa, ha un senso. Non è una forzatura. La tensione tra noi è svanita. La donna che mi ha fatto una guerra assurda ha sotterrato l'ascia. L'atmosfera che respiro adesso, così sana, così serena, mi fa bene all'anima e al cuore. È una nuova vita con lei. Un nuovo capitolo che si fonda sulla pace, sulla consapevolezza che il brutto è passato. Che i figli sono felici, che in me lei non vede più un nemico e io in lei non troverò più una nemica. Anzi". A confermare il loro ravvicinamento lo scatto inedito pubblicato su Facebook dalla figlia Cristal che li ritrae abbracciati e innamorati come due ragazzini. Al Bano e Romina appaiono felici come non mai.

De Fillippi cuore di mamma. La paura di Maria per il figlio: "Da quando Gabriele frequenta..."

Maria De Fillippi si confessa: "Sono preoccupata per la nuova relazione di mio figlio"



Il settimanale Top rivela infatti che la nuova relazione del figlio di Maria De Filippi,  Gabriele, che preoccuperebbe molto la conduttrice di Amici, che del resto aveva confessato in prima persona di essere molto possessiva nei confronti del figlio adottivo.

Il gossip - Gabriele si sarebbe fidanzato con una ragazza straniera – la cui identità resta sconosciuta – in occasione di uno dei tanti viaggi di lavoro e, sempre secondo Top, sarebbe vicino anche l’incontro tra nuora e suocera, che dovrebbe avvenire ad Ansedonia, dove la famiglia Costanzo è solita trascorrere le vacanze estive.

Il rapporto col figlio - “L’identità di questa ragazza è ancora top secret – si legge su Top - c’è chi ipotizza che possa essere straniera: Gabriele potrebbe averla conosciuta durante uno dei suoi numerosi viaggi all’estero. E c’è chi dice che Maria l’abbia presa con una certa preoccupazione”. Di cosa sia preoccupata Maria De Filippi non è dato sapere, ma probabile che si tratti di semplice preoccupazione materna, anche perché Maria mesi fa aveva dichiarato di non aver mai smesso di controllare il figlio. "Io so dove va e con chi va - aveva poi aggiunto la conduttrice - adesso con Facebook è facile"

Patto del Nazareno, la confessione dell'azzurro: "Ho visto il foglio, ora vi dico io cosa c'è scritto..."

Patto del Nazareno, la confessione dell'azzurro:  "Ho visto il foglio, ora vi dico io cosa c'è scritto..."



Il patto del Nazareno è più di un patto, è un qualcosa di "scritto", e dunque difficile da rescindere. Anche se è solo "un documento di lavoro". Ad alzare il velo sul'accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi è Giovanni Toti. L'eurodeputato di Forza Italia e fidatissimo del Cav fa capire al Pd che è meglio cambiare rotta sull'Italicum. Poi parla del foglio su cui sarebbe stata sancita l'intesa tra il premier e Silvio sulle riforme: "Il patto del Nazareno esiste e io l'ho visto. Io come molti altri dirigenti di Forza Italia" spiega dalla rassegna culturale Ponza D'Autore.

"Ho visto il foglio" - "E' un semplicissimo foglio di carta che prevede alcune tappe schematiche del processo di riforma - continua Toti - E' una cosa semplicissima nella sua banalità, un appunto scritto a penna sulle cose da fare. La legge elettorale per cui la partenza era il modello spagnolo, e riguardo il Senato prevedeva tre clausole: la non elettività, il non compenso, e la fine del bicameralismo, ovvero la doppia approvazione delle leggi".

La battuta - Infine, sul foglio Toti dice che non c'era nessuna firma, ma rivela che la calligrafia non era quella di Berlusconi, forse - osserva ironico - era quella di Verdini. Dunque nessuna clausola segreta. "Sì, non ci sono clausole segrete", precisa ancora l'europarlamentare azzurro evidenziando come, il foglio scritto al quale accennava on sia la trascrizione, nero su bianco, dell'accordo, ma "un mero documento di lavoro".

"Urla e liti a palazzo Chigi" Renzi e la rissa col suo fedelissimo Ecco perché è scoppiata la bufera...

Governo, Matteo Renzi e la lite con Luca Lotti



Non è un momento facile per Matteo Renzi. I sondaggi danno il Pd in calo, le tensioni per le riforme e lo spettro di una nuova manovra in autunno agitano le acque di palazzo Chigi. Il premier a quanto pare è abbastanza nervoso e non riesce a tenere a bada il suo ego che lo porta anche ad assalire verbalmente i suoi compagni d'avventura. Ne sa qualcosa il fidatissimo sottosegretario Luca Lotti. Secondo quanto raccontano i rumors riportati dal Fatto Quotidiano, a palazzo Chigi negli ultimi giorni sarebbe andata in scena una lite furiosa tra Renzi e lo stesso Lotti. Eppure Lotti, dicono i bene informati, è l'unico che gode dell'appellativo di "fratello" da parte del premier. A far scoppiare il caos sono state le sovvenzioni anti-crisi all'editoria. La rissa si sarebbe consumata al terzo piano di palazzo Chigi. 

La lite - Lotti che ha la delega all'editoria stava proponendo a Renzi di deliberare nuovi fondi per aiutare il settore a ristrutturarsi. Renzi non l'avrebbe presa bene e qui scoppia la lite. Lotti avrebbe provato a ribattere ed è finita a urla davanti ai dipendenti di palazzo Chigi. "Tu mi devi fare delle proposte, ma la linea politica la decido io. Decido io a chi dobbiamo dare i soldi e ai giornali non li diamo. A me se chiudono non me ne frega niente". Il povero Lotti ha spiegato al premier che comunque ci sono degli impegni già presi e che si tratta di un settore delicato. Ma niente da fare, il premier avrebbe alzato ancora di più la voce. Insomma Renzi in questo momento ha i nervi a mille. Bisogna capirlo: i dati economici sulla crescita e sull'occupazione per il suo governo sono disastrosi. Meglio prendersela con un sottosegretario...