Silvio Berlusconi incalza Matteo Renzi: subito l'Italicum
di Salvatore Dama
C’è l’altro pilastro del patto del Nazareno del quale si è persa traccia. L’Italicum. La legge elettorale intorno alla quale Matteo Renzi e Silvio Berlusconi hanno siglato la loro intesa. Ebbene, mentre tutti sono concentrati sulle riforme costituzionali, oggetto di uno scontro istituzionale durissimo, il Cavaliere pensa alle nuove regole di voto. Oltre che alla riforma della giustizia.
Il ragionamento che Silvio ha fatto ai suoi in questi giorni è semplice. E parte dalla osservazione dell’atteggiamento ruvido assunto dal premier verso le opposizioni, ma anche nei confronti dei dissidenti del suo partito. Il capo del governo sta evidentemente tirando la corda. Con l’intento di strappare se non dovesse avere la meglio sui “frenatori”. Di fronte alla palude, Renzi è per ribaltare il tavolo. E andare alle urne anticipatamente. In modo da avere una maggioranza plasmata a sua immagine e da tenere i rompiballe fuori dalle liste.
Allora se, come pensa Silvio, sono le elezioni l’orizzonte renziano, lui vuole rimettere al centro del dibattito il tema della legge elettorale. Perché, spiega, disponibili sì, fessi no. E il leader di Forza Italia conta ancora di poter dire la sua, il centrodestra se la può ancora giocare. Sì, ma quale centrodestra? I temi del voto anticipato e della meccanica elettorale hanno un ingombrante corollario: la ricostruzione della coalizione moderata.
I primi tentativi di riavvicinamento sono andati rovinosamente a vuoto. L’appello berlusconiano rivolto agli ex sodali del Nuovo centrodestra ha creato scompiglio in quel partito. E oggi, a un vertice in cui Silvio sarà convitato di pietra, si attente la resa dei conti tra anti e filo-Silvio. L’assoluzione nel processo Ruby ha restituito all’ex premier agibilità politica e spazio di manovra. Per cui, dietro l’etichetta di “padre nobile” della nuova coalizione, Alfano e company temono si nasconda un desiderio di annessione. E si ribellano. Ma poi c’è un fronte più realista. Che va componendosi geograficamente. Specie in quelle Regioni che vedono non impossibile la vittoria nel 2015, dirigenti e consiglieri scalpitano per provare a gettare le basi di una nuova casa comune. Sarebbe un peccato presentarsi alle urne divisi, dicono. C’è il caso lombardo, dove si vota anche a Milano e dove al ministro Maurizio Lupi non dispiacerebbe l’idea di una candidatura a sindaco col supporto di Forza Italia e Lega Nord. Ma c’è anche il caso Campania, dove è molto probabile che il centrosinistra si presenti con due candidature, la renziana Pina Picierno e l’outsider Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno. E il centrodestra che fa?
Oltretutto se si andasse al voto anticipato con l’Italicum, l’alleanza sarebbe ancora più importante, visto che il nuovo sistema elettorale privilegia i poli organizzati. Fin qui i problemi politici. Poi cominciano quelli economici. Non secondari quando c’è da pianificare una campagna elettorale. Il colore delle casse forziste è noto: profondo rosso. Per cui il 30 luglio è in programma una nuova cena di fund raising con Berlusconi. Appuntamento nuovamente alla Casina di Macchia Madama, dove per accaparrarsi un posto a tavola col Cavaliere bisognerà versare mille euro a persona.