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giovedì 26 giugno 2014

Dall'Alitalia alla politica: e l'ex hostess "pasionaria" finisce in manette

Spese pazze in Regione Liguria, arrestata l'ex hostess "pasionaria" di Alitalia



Maruska Piredda era entrata nel gruppo Idv ed eletta consigliera regionale


Migliaia di euro per viaggi, parrucchieri, giochi, modellini di auto, frigoriferi, divani, casse di vino, oltre che per tablet, computer, capi di abbigliamento, cravatte. Dalle indagini della procura di Genova era emerso che il gruppo dell'Idv in Regione Liguria aveva già speso a ottobre l’intera somma a disposizione per il 2012, 230mila euro, al punto che vi furono problemi per pagare i compensi dei cinque dipendenti del gruppo. Per quelle "spese pazze" oggi le due consigliere regionali Marylin Fusco e Maruska Piredda sono state arrestate e messe ai domiciliari dalla Guardia di finanza con l'accusa di peculato. La custodia cautelare si è resa necessaria in quanto "sia per Marylin Fusco che per Piredda si è profilata la possibilità di reiterazione del reato e il pericolo di inquinamento probatorio".

Maruska Piredda balzò agli onori delle cronache già sei anni fa, nel 2008, quando la sua foto mentre festeggiava pugni al cielo finì su tutti i giornali nel corso della trattativa per la privatizzazione di Alitalia, in procinto di essere acquista dai "patrioti" di Cai, Compagnia aerea italiana. Piredda era la hostess "pasionaria" che gioiva perchè la tratttiva (che andò poi in porto) sembrava in procinto di saltare. Dopo aver aderito all’Italia dei Valori, era stata poi eletta consigliera in Regione Liguria.

mercoledì 25 giugno 2014

Sfogo di Balotelli contro gli italiani: "I negri non mi avrebbero mai scaricato così"

Lo sfogo di Balotelli contro gli italiani: "I negri non mi avrebbero mai scaricato così"


di Nico Di Giuseppe 



"Balotelli ha dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente (a livello caratteriale) quindi cercate un'altra scusa" 


A poche ore dall'eliminazione dell'Italia dal Mondiale, Mario Balotelli, uno dei calciatori più criticati e su cui erano state riposte le speranza azzurre specie quelle di Cesare Prandelli, si sfoga sui social network. Con un messaggio caustico: "Sono Mario Balotelli ho 23 anni e non ho scelto di essere italiano. L'ho voluto fortemente perché sono nato in ITALIA e ho sempre vissuto in ITALIA. Ci tenevo fortemente a questo mondiale e sono triste arrabbiato deluso con me stesso. Si magari potevo fare gol con la costa rica avete ragione ma poi? Poi qual'è il problema? Forse quello che vorreste dire tutti è questo? La colpa non la faccio scaricare a me solo questa volta perché Mario Balotelli ha dato tutto per la nazionale e non ha sbagliato niente (a livello caratteriale) quindi cercate un'altra scusa perché Mario Balotelli ha la coscienza a posto ed è pronto ad andare avanti più forte di prima e con la testa alta. Fiero di aver dato tutto per il Suo paese. O forse, come dite voi, non sono Italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro " fratello" . MAI. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. VERGOGNOSE SONO QUESTE COSE. Italiani veri! Vero?". 

Italia: spogliatoio spaccato, è scontro generazionale

Italia: spogliatoio spaccato, è scontro generazionale


di Piero Minotti



Il capitano Buffon non cerca alibi e riconosce il fallimento della nazionale Italiana. Le parole del portiere bianconero, però, scoperchiano un vaso di Pandora che nascondeva contrasti tra vecchia guardia e nuovi innesti


Gigi Buffon intervistato nel dopo partita commenta la disfatta con l'Uruguay senza cercare giustificazioni: per il capitano della nazionale di Prandelli quello azzurro è un fallimento da accettare e riconoscere senza scaricare le colpe sull'arbitro. ''Sicuramente non ha dato una mano'' afferma il portiere, ma l'origine della sconfitta non è semplice da individuare: secondo Buffon le aspettative azzurre erano troppo alte e si sono scontrate con una realtà dei fatti che ha visto l'Italia segnare soltanto contro l'Inghilterra. 

Dopo aver espresso la propria opinione, radicalmente diversa da quella del dimissionario ct Prandelli, il portiere bianconero ha spezzato una lancia in favore dei ''Senatori'' Chiellini, De Rossi, Pirlo e Barzargli, spesso al centro delle accuse: per numero uno della Nazionale hanno ancora tanto da dare e:

'Quando c'è da tirare la carretta sono sempre in prima fila''. Lo stesso non si può dire per tutti i giocatori in campo però: ''In campo si vede chi c'è. E chi non c'è non c'è'', allude il portiere senza far nomi. 

Il riferimento potrebbe essere per Mario Balotelli, criticato anche da Prandelli e dileguatosi immediatamente dentro il pullman azzurro in solitudine, prima di essere richiamato indietro.

Sulla stessa linea d'onda sono le parole del romanista Daniele De Rossi, che ai microfoni Rai ha invitato i compagni ad un'analisi lucida della situazione, senza perdere la calma. Per il centrocampista giallorosso il rischio è di rendere più importanti di quanto dovrebbero alcune situazioni, per renderle alibi di una sconfitta troppo dura. Per De Rossi bisogna dimenticare queste giustificazioni, tenere a mente quanto accaduto e ripartire ''dagli uomini veri'', perché alla Nazionale italiana non servono ''figurine e personaggi''.

Il centrocampista sottolinea di approvare il discorso di Buffon e invita chi non ha intenzione di mettere lo stesso impegno e passione per la causa italiana a ''restare a casa'', rincarando la dose nell'elogio dei veterani e nelle critiche ai giovani. 

"Ciro Esposito è clinicamente morto" Il ragazzo ferito agli scontri all'Olimpico

Ciro Esposito è "clinicamente morto": "Il ragazzo ferito ingiustamente agli scontri all'Olimpico"



Ciro Esposito è morto, al Policlinico Gemelli di Roma. Il tifoso del Napoli era stato ferito da alcuni colpi di pistola esplosi dal tifoso romanista Daniele De Santis prima della finale di coppa Italia a Roma tra gli azzurri e la Fiorentina il 3 maggio scorso. I medici del Gemelli avevano convocato i familiari di Esposito al Policlinico perché la situazione si era improvvisamente e drammaticamente aggravata ed alle 13.30 un sacerdote era entrato nel reparto, mentre la madre di Ciro usciva con il volto straziato dal dolore e coperto dalle lacrime.

La vita di Ciro Esposito era appesa ad un filo. Le sue condizioni si sono aggravate infatti, per un'infezione polmonare le condizioni del ragazzo ferito in un agguato il 3 maggio, poche ore prima della finale di Coppa Italia a Roma fra Fiorentina a Napoli. Il giovane venne raggiunto da colpi di pistola in via Tor di Quinto e ricoverato al Policlinico Gemelli. di Roma A quanto si apprende, la sua vita è ormai appesa ad un filo.

L'arresto di Gastone - Per l'omicidio di Ciro è in carcere Daniele "Gastone" De Santis, ricovera
to al Cdt di Regina Coeli, il centro diagnostico e terapeutico del carcere romano. L’ultrà romanista è arrivato lì nel pomeriggio di domenica 4 maggio, dopo essere stato operato anche lui al Gemelli. Le sue condizioni non sono mai migliorate. 

YARA, BOSSETTI SOTTO ASSEDIO Minacce in cella: "Impiccati, la pagherai"

Yara, minacce in carcere per Bossetti: "Ammazzati, la pagherai"



Massimo Bossetti rischia grosso. L'uomo, arrestato come presunto assassino di Yara Gambirasio deve fare i conti con un codice non scritto tra le mura del carcere che mette sotto giudizio i detenuti accusati di abusi o violenze contro donne o bambini. A questo sta andando incontro Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto assassino di Yara Gambirasio. “Infame, la pagherai, ammazzati”. Sono solo alcune delle minacce o degli insulti giunti al 44enne muratore di Mapello. L'uomo da ormai una settimana è in isolamento nel penitenziario di “Gleno”. Ciò non ha fermato gli altri detenuti che hanno scagliato il proprio sdegno nei suoi confronti. Bossetti dice di temere non solo per se stesso, ma soprattutto per la sua famiglia, in particolare per la mamma Ester. Il presunto killer è comunque sotto stretta osservazione. Le forze dell'ordine temono un gesto estremo o il ripresentarsi del lieve malore che lo avrebbe colpito nei giorni scorsi. 

Rito immediato - Intanto le indagini vanno avanti. "Credo che si possa tranquillamente andare a giudizio immediato", nei confronti di Massimo Bossetti, presunto colpevole dell'omicidio di Yara Gambirasio. Cosi' il procuratore capo della Repubblica di Bergamo, Francesco Dettori, ospite di "24 Mattino" su Radio 24 parla del caso Yara. "La decisione di richiederlo spetta al pm Ruggeri, ma ritengo di si', che si possa fare il giudizio immediato. Dopo tanti anni, se si riesce ad arrivare a un giudizio dibattimentale il piu' rapido possibile significa anche dare un giusto conto del funzionamento della macchina della giustizia".

Facci sul pm che accusa Berlusconi: quella clamorosa vicenda giudiziaria...

Silvio Berlusconi, il precedente del pm che lo accusa


 di Filippo Facci 


Noi, qui, non stiamo dicendo che «la magistratura è incontrollata e incontrollabile, è irresponsabile e gode di impunità piena». Questo l’ha detto Silvio Berlusconi, non noi. E noi infatti ci limitiamo a raccontare una storia che ha due antefatti. Il primo, come noto, è che Berlusconi la settimana scorsa ha pronunciato la frase di cui sopra, suscitando la piccata reazione del pm napoletano Vincenzo Piscitelli: «Questo non lo posso accettare», ha detto in aula. Il pm Piscitelli oltretutto è uno dei tre magistrati che esamineranno il verbale di Berlusconi per decidere se trasmetterlo al Tribunale di Sorveglianza di Milano, che a sua volta potrà decidere se revocare l’affidamento ai servizi sociali concesso al leader di Forza Italia.

LE MANETTE
Il secondo antefatto è che il pm Vincenzo Piscitelli fu co-protagonista di una delle vicende più clamorose degli Anni novanta in materia di ingiustizia: il caso di Vito Gamberale, noto manager che nel 1993 era amministratore delegato della Sip (poi Telecom) e che il 27 ottobre di quell’anno fu arrestato per concussione suscitando grande scalpore: nacquero movimenti d’opinione per la sua liberazione (parteciparono semplici cittadini e parlamentari di tutto l’arco costituzionale) e sul possibile «arbitrio» ai danni del manager ebbe a esprimersi anche l’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro: il 2 febbraio 1994, rivolto al Ministro Guardasigilli Giovanni Conso, scrisse una missiva carica di perplessità sull’operato dei magistrati napoletani con in calce una battuta scritta a mano: «Purtroppo, più che di giustizia, si ha la sensazione dell’arbitrio!!». Con due punti esclamativi. Vito Gamberale, il 18 luglio 1996, fu assolto con formula piena e gli venne riconosciuto uno dei più alti risarcimenti della storia giudiziaria italiana. La vicenda meritò diversi libri e tra questi ci fu il romanzo d’esordio di Chiara Gamberale - Una vita sottile, poi divenuto fiction della Rai - che raccontò l’anoressia vissuta dalla ragazza durante la carcerazione del padre.

Bene, domanda: stiamo cercando di ricollegare la vicenda di Gamberale (e di Piscitelli) alla magistratura «incontrollata e incontrollabile» citata da Berlusconi? No. Noi no.

IL GUARDASIGILLI
Però è vero che il Guardasigilli Giovanni Conso nel 1994 promosse un’azione disciplinare contro Piscitelli, pm che condusse le prime indagini su Gamberale e che secondo il ministro era reo di «essere venuto meno ai propri doveri» e di aver compiuto «una grave violazione processuale» utilizzando un’intercettazione telefonica autorizzata per altro procedimento. L’azione disciplinare fu duplice: la prima degli ispettori del ministero della Giustizia, la seconda del Consiglio superiore della magistratura. E come andò a finire? Noi ci limitiamo doverosamente a segnalarlo: prima il Csm (ottobre 1994) e poi le sezioni unite civili della Corte di Cassazione (settembre 1995) sgombrarono il campo dalle accuse e dichiararono corretto il comportamento tenuto da Piscitelli. Se questo confermi - o smentisca - le tesi di Berlusconi sull’irresponsabilità della magistratura è valutazione che il lettore può fare da solo. Non mancano altri spunti di valutazione. Vincenzo Piscitelli, pm che ha giudicato «inaccettabile» l’uscita di Berlusconi, per la vicenda Gamberale ha anche sporto diverse cause: e le pure vinte. Ci limitiamo a citarne due. Una sentenza è stata emessa l’8 novembre 2003 dal giudice civile Paola Maria Gandolfi (Prima sezione) che ha ritenuto diffamatorio un articolo firmato da Lino Jannuzzi sulla prima pagina del Giornale del 29 novembre 1999: «Gamberale, l’innocente che non può non essere colpevole». Piscitelli ha ottenuto 25mila euro più 13mila e 500 di spese legali; la sentenza è stata pubblicata da Repubblica, Corriere della sera e Giornale il 12 gennaio successivo.

I RISARCIMENTI
Piscitelli ha poi ottenuto altri 25mila euro dal Giornale il 17 gennaio 2002, a seguito di un articolo di Antonio Socci sempre sulla vicenda Gamberale: 25mila euro di risarcimento più novemila di spese legali più la pubblicazione della sentenza con caratteri doppi del normale. E queste non sono certo le uniche querele o cause civili intentate dai magistrati del caso Gamberale, che pure è stato giudicato innocente e meritevole di risarcimento. Anzi, speriamo che questo articolo non allunghi la lista. Del resto noi non stiamo dicendo che «la magistratura è incontrollata e incontrollabile, è irresponsabile e gode di impunità piena». Questo l’ha detto Silvio Berlusconi, non noi. Noi non l’abbiamo detto e non lo pensiamo. Nessuno lo pensa, in Italia.

Il suicidio, missione compiuta: ecco tutti gli errori di Cesare

Italia fuori dal Mondiale: tutti gli errori di Cesare Prandelli



Sconfitti anche contro l'Uruguay all'ultima possibilità in Brasile, l'Italia esce dal Mondiale depressa e frustrata. Gli Azzurri del ct Cesare Prandelli si sono ridotti all'ultima partita utile per riuscire a guadagnarsi la qualificazione agli ottavi. Il tentativo disperato è sfumato dopo una gara che, al netto dell'arbitraggio vergognoso di un altro Moreno (Rodriguez), ha visto l'Italia tirare in porta concretamente solo con Pirlo su punizione. Mentre gli uruguagi ci spellavano vivi con entrate al limite del legale e ci anticipavano su ogni palla, scorreva il film di un gruppo che fino alla fine si è sentito fuori luogo in un torneo di Coppa del Mondo.

Il Clan - Il paragone più ovvio viene pensando all'Italia campione del Mondo 2006. La compattezza di quel gruppo era la cifra di una maturità collettiva garantita dal ct Marcello Lippi. Mentre dall'Italia la sindrome Tafazzi faceva partire bordate su calciopoli, il tecnico toscano blindava i suoi e con il suo carisma sapeva usare bastone e carota, in una sola parola: autorevolezza. Il clan dei reduci di quel Mondiale, Buffon, De Rossi e Pirlo su tutti è stato insufficiente a contenere gli isterismi adolescenziali dell'over 30 Cassano e dell'irrecuperabile Balotelli.

Le scelte - Antonio Cassano è stato preferito a Giuseppe Rossi, che aveva dedicato le intere giornate degli ultimi mesi per essere in forma e convocabile. Prandelli lo ha preferito al barese e ancora ci si domanda quale sia stato il suo contributo nei circa 60' minuti giocati in due partite. Balotelli è stato titolare irremovibile, partito apparentemente serio e concentrato ha anche segnato contro l'Inghilterra, ma è bastata la sconfitta contro il Costa Rica per farlo sparire per sempre in un limbo di depressione: "Balotelli non riesco mai a capire quando è calmo quando è nervoso" ha detto Prandelli ai microfoni di Sky Sport dopo l'Uruguay. Se non lo sa lui, stiamo messi bene. Altra fissazione del ct bresciano è stato Thiago Motta, titolare evanescente contro il Costa Rica, entrato in corsa contro l'Uruguay al posto di Verratti con in testa neanche un'idea che fosse una. Ai margini dei pupilli del ct è sempre rimasto Ciro Immobile: inutilizzato del tutto nella sconfitta costaricana, isolato dalla miopia tattica di Balotelli in quella uruguagia.

Il futuro - La Federcalcio ha avuto il tempismo di rinnovare il contratto di Prandelli fino al 2016, cioè fino agli Europei in Francia, con un ingaggio di 1,6 milioni l'anno. Il presidente Abete dovrebbe farsi ora due conti in tasca e capire se convenga onorare anche un costosa rescissione anticipata e salutare il ct, oppure tenerci un tecnico che, uscito dal Mondiale, si riduce a prendersela solo con l'arbitro dopo: "Una partita equilibrata, bella partita tatticamente, ma - ha detto Prandelli ai microfoni di Sky Sport - non si poteva dare un rosso a Marchisio. Lavori 4 anni e dopo un rosso metti in discussione tutto, vedremo".