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mercoledì 21 maggio 2014

Berlusconi mette a nudo il comico Grillo. Che respinge le accuse. Ma il Cav lo sfida a un confronto tv: "Ho le carte..."

Il Cav smaschera Grillo: "Assassino ed evasore"


di Sergio Rame



Berlusconi racconta l'omicidio plurimo per cui fu condannato Grillo: "Ha scampato il carcere". Poi denuncia i miliardi presi in nero: "Vederlo che ora fa il moralista in televisione è un qualcosa che mi disturba". E promette di mostrare le carte. Il Cav attacca anche Renzi: "Ha cambiato l'accordo sul Senato"


Beppe Grillo messo a nudo. L'incidente stradale e l'omicidio plurimo, il giro di miliardi e l'evasione fiscale, il progetto politico e le aspirazioni dittatoriali. A L'aria che tira su La7 Silvio Berlusconi mette in atto quella che è una vera e propria operazione verità sul leader del Movimento 5 Stelle dicendo in televisione quello che è stato fatto passare sotto traccia troppo a lungo. "Questo signore è conosciuito come uno che non faceva lo spettacolo se non era pagato in gran parte in nero - commenta il Cavaliere - vederlo che ora fa il moralista in televisione è un qualcosa che mi disturba". A Grillo, Berlusconi non risparmia nulla. La posta in gioco è troppo alta: c'è il destino degli italiani e il futuro del Paese. Così, a pochi giorni dal voto per le europee, va in televisione a raccontare il vero Grillo, quello che i social network, i blog e i media vicini ai Cinque Stelle non vogliono che emerga. "È uno esperto sul non entrare in prigione perché con colpa ha ucciso tre amici - spiega il leader di Forza Italia - è entrato dentro una strada che aveva un cartello che avvisava 'strada impraticabile', lui è riuscito ad uscire dalla sua auto e sono morte tre persone". Berlusconi ricorda, quindi, che Grillo è stato condannato per omicidio plurimo per cui ha scontato tre mesi di carcere: "È un pregiudicato, un assassino, ma la prigione l’ha scampata". Parole durissime per aprire gli occhi a quel 25% di italiani che pensano di accordare la propria fiducia al comico genovese. Chi, infatti, pensa di votare una persona in grado di "moralizzare" la politica, deve infatti sapere che, agli inizi, Grillo portava in giro il proprio spettacolo facendosi pagare in nero. Ci sono tre miliardi che ballano e che l'impresario Lello Liguori ha versato nelle tasche del comico. "Per ogni serata prendeva 70 milioni - ha spiegato al Giornale - ma solo 10 erano regolari". "Vederlo che ora fa il moralista in televisione - chiosa Berlusconi - è un qualcosa che mi disturba".

Le parole di Berlusconi non sono andate giù a Grillo che ha subito provato a dribblare le accuse. "Mi collegherò con una seduta spiritica e gli parlerò attraverso il medium, le sue sono voci dell’aldilà - replica il leader del M5S - pover'uomo, ormai si vede proprio che non crede più a quel che dice...". Peccato che Berlusconi sia pronto a documentare l'evasione fiscale del comico con tanto di testimoni e carte. E, per farlo, è anche disposto a sfidare il comico a un confronto televisivo. Un faccia a faccia per dimostrare chi dei due ha ragione. "Se vuole facciamo una trasmissione aperta - lancia la sfida l'ex premier - io porto i testimoni sul fatto che lui voleva la maggior parte dei compensi per i suoi spettacoli in nero e porto la sentenza con cui è stato condannato per omicidio colposo con l’uccisione di tre persone". Per Berlusconi le parole di Grillo sono "evasive" e servono soltanto a "buttare fumo" sulle accuse che gli sono state mosse.

In serata, in un'intervista al Tg2, Berlusconi torna alla carica: "Il comico Grillo non fa più ridere, fa solo paura. È una persona violenta e pericolosa. In un delirio di onnipotenza, si definisce lui stesso oltre Hitler e parla di lupara bianca contro gli avversari. Vuole distruggere tutto, vuole fare processi sommari a politici, imprenditori e giornalisti. Proprio come Hitler nel ’32". E a Bersaglio mobile aggiunge: "Grillo vuole sottoporre a processo pubblico sommario politici, imprenditori e giornalisti. Non dobbiamo avere dubbi, se questo signore dovesse arrivare ad assumere il potere, a cosa andremmo in contro".

Poi lancia la stoccata anche a Matteo Renzi: "Quando ha dichiarato la sua volontà di riformare il Senato ho trovato con lui l’accordo su punti che erano anche i nostri, non poteva essere diversamente per una riforma che avevo già proposto io", ha raccontato Berlusconi, "Poi, improvvisamente, senza ascoltarci, il Consiglio dei ministri vara un progetto completo sul Senato. Lo scopriamo soltanto quando arriva al Senato e viene considerato dai nostri, ma anche da tanti della sinistra, un pasticcio. Poi arriva da Palazzo Chigi la richiesta di votare il testo base. Facciamo un ordine del giorno. Renzi insiste per farci votare il testo base e per non arrivare a una rottura abbiamo prima ottenuto di votare il nostro ordine del giorno e poi anche il testo base.  Sulle riforme noi potremo anche dare il nostro voto, purchè siano buone riforme, queste non lo erano". E ancora: "Renzi in vita sua ha fatto solo il politico, Grillo il comico e ora fa il demagogo. Io ho fatto l’imprenditore e ho governato l’Italia e non ho mai messo le mani nelle tasche degli italiani: c’è una bella differenza rispetto a quei due. Agli italiani chiedo: a chi affidereste i vostri riasparmi? La risposta è scontata e vale anche per amministrare e governare il nostro Paese"



martedì 20 maggio 2014

Caso Expo, Frigerio: "Ho preso soldi, ma erano solo regalie"

Caso Expo, Frigerio: "Ho preso soldi, ma erano solo regalie"


di Sergio Rame


Secondo Maltauro, invece, i versamenti erano "tangenti" da versare per poter lavorare


Gianstefano Frigerio e Primo Greganti davanti a un Ristornate di Milano

Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare diccì arrestato inseguito all'inchiesta milanese sulla presunta "cupola" degli appalti, ammette di aver preso soldi dall’imprenditore Enrico Maltauro ma li giustifica come regalie. Nel corso dell'interrogatorio davanti ai pm di Milano Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio di mercoledì scorso, Maltauro ha ricostruito il presunto "sistema" delle mazzette parlando dei versamenti, fatti a Frigerio e agli altri uomini della "squadra" che truccava gli appalti di Expo, Sogin e della sanità lombarda, come "tangenti" che doveva versare per poter lavorare. Ammissioni, intanto, sono arrivate anche dal presunto "corriere delle tangenti" Sergio Cattozzo, a cui sono stati trovati anche post it con la presunta "contabilità della stecche" e un vero e proprio archivio di documenti e agende dalle quali viene a galla la sua rete di contatti e di appuntamenti.

Anche Angelo Paris ha ammesso di aver truccato le gare d’appalto. L'ex manager dell’Expo avrebbe spiegato di averlo fatto, sbagliando, per ottenere "vantaggi di carriera e protezioni politiche".

Negano le accuse, invece, l’ex funzionario Pci Primo Greganti e l’ex senatore Luigi Grillo. Il gip di Milano Fabio Antezza ha, tuttavia, respinto la richiesta di arresti domiciliari presentata nei giorni scorsi, tramite il suo difensore, da Grillo che è rinchiuso in carcere dallo scorso 8 maggio.

Esclusivo - L'arresto di Paolo Romano. Indagati anche un altro Consigliere regionale, un noto avvocato di Aversa e giornalisti

Esclusivo - L'arresto di Paolo Romano. Indagati anche un altro Consigliere regionale, un noto avvocato di Aversa e giornalisti 

di Casertace.net
con la collaborazione de il notiziario sul web


Nella foto da sx Pecorario, Romano e Giordano 

Il coinvolgimento di cronisti della stampa locale farebbe riferimento alla pubblicazione di interviste e servizi sulla gestione della Asl di Caserta 


Nell’indagine che ha portato l’arresto di Paolo Romano, risultano indagati, tra gli altri, l’avvocato aversano Peocorario e il consigliere regionale, ex Italia Dei Valori, passato di recente con il Ncd, Edoardo Giordano, dipendente, ovviamente in aspettativa, dell’Asl di Caserta.

Sempre riandando alla famosa ordinanza Asl, proprio Giordano viene citato da Gasparin affinché intervenga in sua difesa nelle vicende molto variabili interne all’Asl di Caserta

CASERTA -  Nell’inchiesta della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere che ha portato oggi all’arresto del presidente del Consiglio regionale della Campania Paolo Romano sono coinvolti, secondo quanto trapelato, anche altri esponenti del mondo politico nonche’ del giornalismo e un noto avvocato di Aversa.

Il coinvolgimento di cronisti della stampa locale farebbe riferimento alla pubblicazione di interviste e servizi sulla gestione della Asl di Caserta che, secondo gli inquirenti, avrebbero avuto come scopo principale quello di esercitare pressioni sul dirigente dell’ente sanitario che si rifiutava di assecondare le sollecitazioni dei politici per le nomine del direttore sanitario e del direttore amministrativo.

A denunciare le presunte pressioni fu lo stesso direttore generale della Asl Paolo Menduni. Menduni agli inquirenti denuncio’ anche minacce anonime, spiegando tuttavia di non essere certo della correlazione di tali episodi con l’ostilita’ nei suoi confronti per le mancate nomine o altre iniziative adottate che non venivano incontro alle richieste dei politici. Tra queste anche un sms con il messaggio: ”abbiamo decretato la tua fine”. Altre minacce furono denunciate da un dirigente dell’ente sanitario, che riferi’ di essere stato avvicinato da due sconosciuti i quali gli avrebbero rivolto frasi intimidatorie in relazione a una gara di appalto. Va sottolineato che tali vicende non fanno parte delle contestazioni contenute nella ordinanza cautelare eseguita oggi





Arrestato Romano N.C.D: L'accusa per il politico, candidato alle Europee, è di tentata concussione. Avrebbe fatto pressione per nomine all'Asl di Caserta

Arrestato Romano, il presidente del Consiglio della Regione Campania


di Franco Grilli

Paolo Romano (N.C.D), Presidente del Consiglio Regionale 
L'accusa per il politico, candidato alle Europee, è di tentata concussione. Avrebbe fatto pressione per nomine all'Asl di Caserta


Paolo Romano, presidente del Consiglio della Regione Campania, è stato arrestato per tentata concussione e si trova ora ai domiciliari. Il politico, che è candidato alle prossime elezioni Europee con il Nuovo centrodestra (Ncd), nella circoscrizione Italia meridionale, è accusato di avere fatto pressioni per la nomina del direttore sanitario e amministrativo dell'Asl di Caserta e per il vertice del Distretto Sanitario di Capua.

In alcuni incontri con l'attuale direttore dell'Azienda sanitaria locale, Paolo Menduni, Romano avrebbe fatto riferimento a un "accordo" per la spartizione di incarichi di rilievo nella pubblica amministrazione regionale e cercato di costringere il funzionario a revocare le nomine di dirigenti che non rispettavano le sue indicazioni.

Il provvedimento cautelare nei confronti di Romano è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari di Santa Maria Capua Vetere il 15 maggio scorso, su una richiesta avanzata dalla Procura il 3 febbraio.

A portare all'arresto anche dichiarazioni di Paolo Menduni, che ha raccontato delle pressioni e delle minacce subite, confermate dalle parole di testimoni che occupano posizioni importanti nell'Azienda sanitaria. Altri elementi di prova in conservazioni telefoniche intercettate, in cui Romano si diceva preoccupato per la denuncia sporta dal direttore dell'Asl.

Errani, ko di dolore. E la piccola grande commuove Serena

Errani, ko di dolore. E la piccola grande commuove Serena


di Marco Lombardo 


L'infortunio, la sconfitta per 6-3, 6-0. Ma la Williams le rende omaggio: "È stata magica..."

Roma - Bisogna aver coraggio, anche nel perdere. Ed è per questo che Sara Errani ha scelto il modo migliore per farlo, in campo, nonostante un infortunio che l'ha fatta piangere fino alle lacrime. Perché Sara è una di noi, cioè come siamo un po' noi italiani, i grandi lavoratori, quelli magari con qualche mezzo in meno degli altri, ma con tanta creatività in più. E soprattutto coraggio. Perché Sara è una di noi, cioè come siamo un po' noi italiani, i grandi lavoratori, quelli magari con qualche mezzo in meno degli altri, ma con tanta creatività in più. E soprattutto coraggio.

Insomma, è finita come doveva finire, perché nel tennis in certi casi non si inventa nulla e soprattutto non si è ancora inventato un antidoto a Serena Williams, anche quando non è in versione Serenona. Piuttosto è il modo che fa un po' specie, perché scalare una montagna a mani nude a volte è possibile, ma bisogna essere però integri nel resto del corpo. Accade nel primo set, Serena è avanti 4-3 e servizio ma comunque è un po' inquieta, perché il gioco intelligente della Errani mette un po' di sabbia nell'ingranaggio del suo carroarmato, nonostante quella differenza al servizio - 201 a 135 km l'ora il divario massimo - un po' imbarazzante. Insomma, non c'è partita ma in fondo c'è, fino a quando Sara fa un piccolo movimento e una smorfia. E poi lascia andare la palla seguente senza colpirla: «medical timeout», sul Foro cala il silenzio.

Sara tornerà in campo dopo 7' negli spogliatoi con una fasciatura alla coscia sinistra, ma la partita è finita lì: il tabellone poi segnerà 6-3, 6-0, e qui sta il coraggio di Sara, quella sfida tutta italica di non voler mollare mai, neanche quando ce ne sarebbe bisogno. Sara, infatti, avrebbe anche la finale di doppio con l'amica Vinci, perché rischiare? C'è Parigi alle porte, allora perché? La risposta è che bisogna aver coraggio di perdere guardando in faccia l'avversaria, anche quando la ritirata sarebbe molto più che onorevole. Così alla fine lo stadio è tutto in piedi ad applaudirla, tutto Serena Williams compresa, con la Errani che prima si scusa e poi si scioglie in lacrime. Poteva essere la prima italiana-italiana a vincere al Foro, ma chi se ne importa? A volte la sconfitta fa ancora più notizia. Una buona notizia.

«Lei è magica - dirà perfino Serena mentre si gode il terzo trionfo romano -: è stata sfortunata, stava giocando benissimo. Tanto che io stavo andando un po' fuori giri ed ero nervosa. È vero che quando hai poco da perdere finisci per dare tutto, però lei nell'ultimo anno è migliorata tantissimo, ha lavorato molto e si vede». Come un'italiana vera, insomma. Che poi, finita la premiazione, è subito andata sul lettino del fisioterapista per poter essere presente all'appuntamento con il doppio, perché non si lascia a piedi così un'amica: «Sara ci tiene - diceva fuori dalla porta il suo coach Lozano - forse è solo una piccola elongazione e dunque ce la può fare». Lei, che aveva appena finito di ringraziare il pubblico del centrale («Sono rimasta in campo per voi, siete stati pazzeschi») e si era asciugata l'ultima lacrima, era già ripartita, pronta per una nuova sfida. Risultato: a meno di quattro ore da quella smorfia terribile, Sara scende in campo con Roberta Vinci per la finale del doppio contro Peschke e Srebotnik. Malandata ma presente. Insiste, ci prova, soffre. Perché, nel tennis come nella vita, le sconfitte arrivano. Ma il coraggio non lo si deve perdere mai. Anche il coraggio di saper dire basta al momento giusto. Minuto dieci, 0 a 4. Il pubblico capirà. Roberta ha già capito.

Il Caso: Juventus, i tifosi bianconeri insultano Varriale

Juventus, i tifosi bianconeri insultano Varriale



La festa juventina per lo scudetto e il record dei 102 punti stava per essere rovinata da un gruppo di ultras bianconeri. Nel secondo tempo di Juve-Cagliari spunta lo striscione "Varriale maiale" accompagnato da "Speziale libero". Il giornalista Rai Enrico Varriale è diventato inedito obiettivo degli ultras per aver promosso, in occasione di Napoli-Catania, di far indossare maglie con la scritta "Siamo tutti Raciti". Esposto lo striscione però lo Stadium di Torino si è spaccato, a fare più rumore sono stati i tifosi contrari agli striscioni che poco dopo sono stati messi da parte. Su Twitter gli ultras avevano già cominciato a prendere di mira Varriale. Da giorni circolava l'hashtag #varrialemaiale accompagnato da insulti e sfotto con le foto delle festa juventina.

Il Cdr di Rai Sport ha solidarizzato con il conduttore di Stadio Sprint e con l'Usigrai ha chiesto che la Juventus stessa formalizzasse le sue scuse a Varriale.

Il giudice sportivo - Nessuna sanzione comunque per la Juventus. Nel comunicato del giudice Tosel si legge infatti: “La Juventus ha concretamente cooperato con le Forze dell’Ordine nell’attività di prevenzione e i suoi sostenitori hanno immediatamente e chiaramente manifestato la propria dissociazione da tale deprecabile comportamento”.

Grillo a Porta a Porta: ecco cosa è successo

Grillo va da Vespa e svela la sua gogna: "Processi on line per politici, imprenditori e giornalisti"


di Francesco Maria Del Vigo



Beppe Grillo ospite di Porta a Porta: "Se vinciamo le elezioni, il governo non si dimette? E chi l'ha detto? Diremo che Napolitano non rappresenta più questa Repubblica. Siamo già adesso la prima forza politica del Paese"


Molte battute e poca sostanza. Il ritorno di Grillo in Viale Mazzini è un lungo monologo durante il quale lo showman cerca di dribblare tutte le domande. Era il 2 dicembre 1993 e sulle reti Rai andava in onda uno spettacolo di Beppe Grillo. L'ultimo, ma questo - allora - non poteva saperlo nessuno. Così come nessuno poteva immaginare in quale ruolo sarebbe tornato, quasi ventuno anni dopo, l'ormai non più comico genovese. Selfie con Vespa (quello a cui nascondeva i libri e dedicava microfoni di legno), plastici, mega assegno srotolato (i 5 milioni di euro di eccedenza dei rimborsi dei parlametari a Cinque Stelle) e tanti attacchi già sentiti nei vari comizi. Sta in piedi e polemizza con Bruno Vespa già dal promo che precede il telegiornale, il leader del Movimento 5 Stelle, che si è presentato in via Teulada con un plastico del castello di Lerici, in provincia della Spezia: "Ho scelto il castello di Lerici perché mi ricorda la mia infanzia. Lì ci sono anche delle segrete da cui spuntano dei signori: ci sono tutte le categorie, politici, imprenditori e giornalisti". L'incontro-scontro inizia con leggeri colpi di fioretto tra i due. Grillo accusa la platea di essere prezzolata e ronza intorno a Vespa, che nel frattempo si è già seduto, aspettando che lui capitoli su una delle celeberrime poltrone in pelle bianca di Porta a Porta. "Diamoci del tu, ci conosciamo da vent'anni", intima Grillo a Vespa. E piano piano si rompe il ghiaccio e Grillo si adagia nel salotto più famoso della politica italiana: "Sono qui per un gesto politico - confessa -. Sono qui per far capire che non sono né Hitler né Stalin. Noi siamo la rabbia buona".

"Io risulto uno che grida - attacca il leader pentastellato -. E' vero, sono arrabbiato, a volte esagero ma è una rabbia che ha unito in un bel sogno 10 milioni di italiani, non siamo andati in giro a far a botte con la polizia o a sfasciare le vetrine". Poi tocca al Colle: "Se vinciamo le elezioni, il governo non si dimette? E chi l'ha detto? Diremo che Napolitano non rappresenta più questa Repubblica. Siamo già adesso la prima forza politica del Paese". Non manca neppure un attacco a Renzi, uno dei bersagli preferiti di Grillo: "L'ebetino è già finito: parliamo del nulla, del niente. Il bonus Irpef di 80 euro  è una depravazione del voto di scambio". 

Grillo attacca Vespa "Sei un fossile" e il conduttore stempera: "Ma dai su...". Il comico non attacca con la solita foga e Vespa tollera e punzecchia, mettendo a tratti in difficoltà il leader del Movimnento 5 Stelle. L'ex comico parla di Euro, tornando a promuovere il referendum, minaccia di chiudere Expo e tenta la volata finale: "Quello delle Europee è un voto politico, o noi o loro. Resettare, mandarli a casa e prima di mandarli a casa serve una verifica fiscale", ha aggiunto. Si gioca il tutto per tutto e quando Vespa gli chiede che cosa farebbe una volta entrato nella stanza dei bottoni lui risponde senza peli sulla lingua: "Non mi interessa, intanto bisogna togliere di mezzo la spazzatura". Molta rabbia (la nostra è rabbia buona, assicura Grillo) e pochi propositi. E' sempre il Grillo del 1993.