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mercoledì 7 maggio 2014

Esclusivo - Marina Berlusconi leader di Forza Italia. Ecco il piano

Esclusivo - Marina Berlusconi leader di Forza Italia. Ecco il piano 


di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


Non si tratta di una semplice indiscrezione. Non è nemmeno un rumor di Palazzo. E' un fatto. Secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare, da fonti più che certe, c'è già il piano per portare Marina Berlusconi, la figlia primogenita dell'ex Cavaliere, alla guida di Forza Italia e del Centrodestra. Non solo. Sarà lei la candidata alla presidenza del Consiglio quando ci saranno le prossime elezioni politiche. Berlusconi in questi giorni sta facendo trapelare questa eventualità e anche la diretta interessata non lo ha escluso. Fonti vicinissime all'ex premier e storicamente al fianco del leader azzurro spiegano che "in campagna elettorale per le Europee, con il presidente impegnato a recuperare, non si può certo dare l'annuncio". Ma "si sta preparando piano piano il terreno e l'opinione pubblica per arrivare quando verrà il momento all'ufficializzazione".

La numero uno di Fininvest e Mondadori è pronta a scendere in campo e a prendere l'eredità politica del padre. La decisione è presa. E c'è già l'ok di massima sia di Silvio, entusiasta, sia di Marina, convinta anche dal fratello Piersilvio. Il dado è tratto. Vanno a questo punto soltanto studiati bene i tempi della svolta politica. Dipende quanto durerà il governo Renzi e quando il Paese tornerà alle urne per le elezioni politiche. Insomma, non è una cosa immediata, ma la decisione è stata presa. Con Marina leader e candidata a Palazzo Chigi non solo Berlusconi spera di sottrarre a Renzi la palma del rinnovamento, ma conta anche di recuperare molti voti finiti ai grillini e spera di riuscire a mettere in piedi una coalizione di Centrodestra sul modello Casa delle Libertà: Forza Italia perno, i centristi di Alfano e Casini, la Lega di Salvini e Fratelli d'Italia - An della Meloni. Qualora non ci  fosse possibilità, la figlia primogenita è pronta anche a correre da sola sfidando il segretario del Pd. Scenari futuri, vero, ma ad Arcore si stanno mettendo a punto i dettagli di un piano e di un progetto che c'è già.

SILURO CONTRO LA BOCCASSINI "Indagò su Ruby, ma non poteva" Così una toga affonda Ilda la rossa

Ruby, il pg di Milano: "Ilda Boccassini non aveva la titolarità dell'indagine"




Un siluro sganciato da un collega contro Ilda Boccassini, la pm anti-Cav che "non aveva la titolarità" per interrogare Piero Ostuni (all'epoca capo di gabinetto della questura di Milano) e Giorgia Iafrate (la funzionaria di polizia che affidò Ruby a Nicole Minetti). Secondo quanto affermato dal pg di Milano, Manlio Minale, la Boccassini "non aveva la titolarità" dell'inchiesta che ha portato alla condanna in primo grado di Silvio Berlusconi. Le parole di Minale sono relative allo scorso 14 aprile, quando parlò in audizione al Csm, davanti alla prima e alla settima commissione che avevano avviato un'indagine a seguito dell'esposto presentato dall'aggiunto Alfredo Robledo su presunte irregolarità commesse dalla procura di Milano. Minale, in relazione al fatto che il pm Sangermano, titolare del fascicolo Ruby, passò dal pool guidato dall'aggiunto Nobili a quello delle Boccassini, afferma: "I magistrati sostituti trascinano i procedimenti, ma se sono di materia specializzata devono riferire al loro che è addirittura il procuratore aggiunto di riferimento che mette il visto".

Le presunte pressioni - Dunque, la Boccassini, poiché non c'era "stata un'assegnazione diretta fino al provvedimento di iscrizione, dobbiamo ritenerla non assegnataria di quel procedimento, sempre che non si ritenga che il procuratore - annotando 'procedimento assegnato a Boccassini, Forno e Sangermano', nel dicembre 2010, al momento dell'iscrizione del reato di concussione - non abbia voluto coprire, sanare la precedente situazione". Secondo Minale, dunque, "è un punto che fino a quel provvedimento di iscrizione la collega Boccassini non era assegnataria perché si è inserita, ha ritenuto di assistere, di lavorare insieme al sostituto che era del suo dipartimento ma in un procedimento che non era di Dda". Delle rilevazioni, quelle sulle presunte insistenze di Ilda la rossa per indagare su Berlusconi, che hanno scatenato la reazione di Forza Italia. A parlare è il deputato Luca D'Alessandro, segretario della commissione Giustizia della Camera: "Quanto sta emergendo dal procedimento del Csm sulla spaccatura interna alla Procura di Milano è un intreccio di irregolarità, abusi, favoritismi e forzature che dimostrano come fosse in vita una Procura nella Procura che aveva lo scopo esclusivo di colpire Silvio Berlusconi".

"Caccia sistematica" - D'Alessandro continua nella sua accusa: "Sembra quasi che secondo il capo degli inquirenti, Edmondo Bruti Liberati, vi fossero magistrati più magistrati di altri specializzati nella caccia sistematica al leader di Forza Italia e del centrodestra. Le parole del dottor Minale - prosegue D'Alessandro - rappresentano la prova regina di questo desolante e inquietante quadro, dove pubblici ministeri avrebbero condotto indagini e interrogato testimoni senza neanche averne la titolarità, con la forza esclusiva derivante dal nome che portano e dai galloni e le mostrine conquistate sul campo in qualità di braccio armato della sinistra. Auspichiamo - conclude il deputato azzurro - che almeno per una volta il Consiglio superiore della magistratura sappia mettere da parte il suo corporativismo dilagante e il timore reverenziale verso l’ufficio giudiziario milanese per intervenire in modo chiaro, netto e severo".

Lettera al Mattino con un proiettile per Genny 'a carogna. «Hai le ore contate»

Lettera al Mattino con un proiettile per Genny 'a carogna. «Hai le ore contate»



Il plico è giunto quest'oggi alla redazione de "Il Mattino". Tutto il materiale è stato acquisito dalla Polizia che ha aperto una specifica indagine. Il giallo del calibro del proiettile



Una busta indirizzata al Mattino e giunta in redazione alle 9 di questa mattina. Dentro, un contenuto inquietante: un proiettile, fissato con il nastro adesivo a una lettera con la foto di Gennaro De Tommaso, alias "Genny 'a carogna". «Vogliamo far pervenire al camorrista che appare in foto, Gennaro De Tommaso, il presente avvertimento, un risposta a quella scritta sul petto che auspica la liberazione del mafioso Speziale, assassino dell'ispettore Raciti». Inizia così la lettera indirizzata al Mattino.

«Stai attento, avanzo di galera - si legge nella lettera - Hai le ore contate. Penserai che sia una semplice minaccia. Aspetta e vedrai. Morte agli ultras!!! Carogna, attento a te, ai tuoi familiari e a tutti quei coglioni che sono alle tue spalle!!!».

«Anche voi della Società Calcio Napoli non siete esenti da responsabilità, così come i mass media che pubblicano solo ciò che fa loro comodo. Questa farsa è stata organizzata con l'assenso della federazione calcio e con la collaborazione dell'operatore tv della Rai. Vi seguiremo nei vostri spostamenti ed al momento opportuno colpiremo!! Che il tifoso napoletano ferito a Roma muoia a presto!! Non dorma tranquillo nemmeno il cronista Tv. Ogni promessa è un debito».

In Commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia, intanto tutto rinviato a dopo le Europee

In Commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia, intanto tutto rinviato a dopo le Europee

di Clarissa Gigante 


In commissione il governo si salva solo grazie ai voti di Forza Italia. E la riforma del Senato slitta a dopo le Europee. Renzi ha paura del voto?



La poltrona di Matteo Renzi traballa alla prima vera riforma costitituzionale che il governo è chiamato a fare: quella del Senato. Ieri sera in commissione Affari costituzionali i Popolari di Mauro hanno bocciato la proposta dell'esecutivo preferendo quella di Roberto Calderoli che prevede una camera elettiva. Alla fine solo i voti di Forza Italia hanno salvato il premier permettendo di approvare il testo base.

E ora? A discapito della sua ormai proverbiale fretta, Renzi preferisce nascondere sotto al tappeto le debolezze della maggioranza e rimandare a dopo le elezioni la resa dei conti. Ecco quindi che il termine per la presentazione delle riforme è stato fissato per il 23 maggio, a ridosso del voto per le Europee che, tra le altre cose, verificherà l'assetto politico del Paese. Una strategia che più volte in questi giorni il premier haribadito, sostenendo di non voler usare i provvedimenti del governo per fare campagna elettorale. In un primo momento la presidente della commissione Anna Finocchiaro ed il Pd avevano proposto la data del 13 di maggio, ma quando Mauro ha indicato il 23, tutti i partiti hanno preferito questa opzione.

Di certo il percorso per le riforme è ben più accidentato del previsto, al punto che anche la data del 10 giugno indicata come quella utile per l'approvazione del provvedimento non sembra più così plausibile. "Nessuno di noi sa che cosa esattamente succederà dopo le elezioni del 25 maggio", ammette un senatore del Pd. Renzi continua a ostentare sicurezza, ma qualcuno sostiene che nella telefonata a Berlusconi abbia paventato l'ipotesi di ritorno alle urne.

"Berlusconi ha fatto una scelta di alto profilo che rispetto", commenta Renato Brunetta a Dagospia, "Dico solo che se Renzi vuole portare a casa le sue riforme, allora che si procuri la sua maggioranza e non chieda soccorso azzurro o di altro colore. In queste settimane ha chiesto voti a Sel e a fuoriusciti grillini. Nei fatti ha una maggioranza di Arlecchino. Non è serio, non è accettabile". E sul Mattinale scrive: "Abbiamo un problema, ragazzi: il nostro leader rispetta la parola data. Privilegia sistematicamente il bene dell’Italia, il rispetto di un patto stipulato per dare pace nella prosperità agli italiani. Restiamo dell’idea, più che mai: Renzi dura minga, in italiano #durapoco. Ma non si vince con gli sgambetti, lasciamo che sia lui stesso, visto che è sveglio, a tirare le somme: non ha più la maggioranza".

Appello Elettorale per l'Europa di Confindustria, Comi (FI): "Bene le parole di Squinzi, ma il Governo collabori di più"

Appello Elettorale per l'Europa di Confindustria, Comi (FI): "Bene le parole di Squinzi, ma il Governo collabori di più"

A cura di Gaetano Daniele

Milano - "Condivido pienamente le parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sull'Europa e sull'importanza di andare a votare il 25 maggio per tutelare l'unica grande visione comune costruita dal dopoguerra", commenta l'Onorevole Lara Comi, eurodeputata e candidata alle Europee 2014 nelle liste di Forza Italia. 

"Gli Stati Uniti d'Europa sono e restano l'obiettivo di ogni popolare e moderato europeo. Quando Squinzi ricopriva il ruolo di presidente di Federchimica, abbiamo avuto modo di lavorare bene insieme e di collaborare a livello europeo, comprendendo quanto è strategico e imprescindibile, oggi, lavorare in Europa. Purchè questo avvenga in stretta collaborazione con i governi nazionali. Solo giocando d'anticipo possiamo tutelare al meglio i nostri interessi e difendere associazioni di categoria, imprese, cittadini. Ed è proprio questo che manca, all'Europa di oggi: l'80% delle leggi votate in Europa vengono recepite anche in Italia ma spesso il Governo deve essere sollecitato a dare il proprio parere su quanto in discussione. Mi auguro che Renzi sfrutti il semestre di presidenza italiana per mettere le questioni discusse in sede europea tra le priorità da affrontare".

Daspo a Genny 'a Carogna, Enrico Mentana contro Alfano: "Ti ricordi quando tu protestavi a Milano?"

Daspo a Genny 'a Carogna, Enrico Mentana contro Alfano: "Ti ricordi quando tu protestavi a Milano?"



Ad Enrico Mentana la gestione del folle sabato di Coppa Italia, con gli incidenti di Roma prima di Napoli-Fiorentina, non è proprio andata giù. Già subito dopo la partita, su Facebook, il direttore del TgLa7 si è lasciato andare ad un ritratto impietoso delle istituzioni, politiche e sportive, uscite distrutte dal confronto con Genny 'a Carogna. Uno Stato "mai così platealmente umiliato", tuonava il direttore. Martedì pomeriggio il ministro degli Interni Angelino Alfano annuncia il Daspo per Genny, al secolo Gennaro De Tommaso, che resterà lontano dagli stadi 5 anni. E Mentana è montato di nuovo su tutte le furie: "Perché il Daspo a Genni? Era a cavalcioni sulla ringhiera ma molti tifosi fanno di peggio e non vengono puniti così severamente... Oppure è per la maglietta con la scritta Speziale libero ma, per quanto criticabile, si tratta di un'opinione...". Quindi l'affondo su Alfano, che lo scorso anno si presentò insieme agli onorevoli dell'allora Pdl al Tribunale di Milano in difesa di Silvio Berlusconi: "Anche questa è un'opinione che contesta una sentenza". 

L'errore del direttore - Quella di Mentana suona più come una provocazione che come un'analisi razionale. Se è innegabile che Genny 'a Carogna sia stato utilizzato prima come "mediatore" dei tifosi e quindi come capro espiatorio per mandare un segnale a tutto il mondo degli ultras, è pur vero che il comportamento del capo della curva napoletana qualche infrazione l'ha compiuta. Il Daspo è una legge speciale che colpisce comportamenti vietati all'interno dello stadio e, magari, leciti fuori. Per esempio, indossare una maglietta inneggiante a chi ha ucciso un poliziotto può venire tollerata in una piazza, ma è punibile sugli spalti. Paradossi italiani, vero, forse ancora più clamorosi perché arrivano dopo un weekend in cui la ragione di Stato ha avuto la meglio sulla ragionevolezza.

Riforma del Senato, è caos totale. Renzi sotto, Forza Italia lo salva. Giallo sulle dimissioni della Boschi

Riforma del Senato, è caos totale. Renzi sotto, Forza Italia lo salva. Giallo sulle dimissioni della Boschi 



La maggioranza si spacca sulla riforma del Senato. Alla fine, dopo una giornata difficilissima, passa il testo base del governo con 17 voti a favore e 10 contrari in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Decisivi i voti di Forza Italia, ed è un segnale importante al premier Matteo Renzi. Attento, perché il Pd può tenderti trappole ad ogni voto e sulle riforme puoi contare solo su di noi.

Maggioranza sotto - Vero, perché poche ore prima del voto definitivo era arrivato un altro segnale, molto inquietante: la maggioranza era andato sotto sull'ordine del giorno del leghista Roberto Calderoli che di fatto proponeva un "Senato elettivo" in netto contrasto con il testo del governo. Anche in questo caso decisivo l'apporto degli esponenti di Forza Italia, che insieme all'opposizione (Sel e 5 Stelle) e grazie all'astensione del democratico Mineo e al sì del presidente dei Popolari per l'Italia Mario Mauro avevano portato allo "sgambetto". L'ordine del giorno di Calderoli prevede "senatori regionali eletti in ciascuna regione in proporzione alla popolazione, contestualmente all'elezione nel rispettivo consiglio regionale o di provincia autonoma". Il testo prevede anche la soppressione dei senatori a vita e stabilisce di prevedere oltre ad un elenco delle materie di competenze statali, un elenco di materie di competenza esclusiva delle Regioni. Fra queste il governo del territorio e l'urbanistica, le infrastrutture del territorio regionale, la promozione dello sviluppo economico locale, scientifico e tecnologico nei diversi settori, turismo di ambito regionale, tutela della salute e organizzazione dei servizi sanitari, organizzazione dei servizi scolastici e ordinamento degli enti di area vasta. Tutti punti non previsti dal ddl approvato dal Consiglio dei ministri che il governo aveva, di fatto, cercato di blindare per evitare scherzi in Commissione. Missione fallita, perché il testo finale è passato col fiatone.

Il giallo Boschi - Sul punto nel pomeriggio si è creato un vero e proprio giallo sulle dimissioni di Maria Elena Boschi. Di fronte alle tensioni della maggioranza, intorno alle 19 si sparge la voce della "minaccia" del ministro delle Riforme ai membri del Pd nella commissione diretta da Anna Finocchiaro: o si prende come testo-base per la discussione il ddl approvato dal Consiglio dei Ministri oppure è pronta a rassegnare le dimissioni, con il risultato che mercoledì il premier Matteo Renzi sarebbe dovuto salire al Colle per verificare con il presidente Giorgio Napolitano il da farsi. "Non l'ho mai detto", è la secca smentita della stessa Boschi all'agenzia di stampa Adnkronos, qualche minuto dopo. Ma la situazione resta critica.

La difficile intesa - "Stiamo andando ad un accordo. Il governo ha presentato un testo in Consiglio dei Ministri. La maggioranza lo sosterrà - assicurava il ministro -. Abbiamo aperto a modifiche che verranno individuate in un ordine del giorno. Non la diamo vinta a Calderoli". I 5 Stelle Endrizzi, Morra e Crimi l'hanno pizzicata: "La Boschi lancia minacce a vuoto di crisi di governo ma c'è solo un governo in crisi d'immagine". Al di là della smentita del ministro, in effetti, l'impressione è che Pd, maggioranza e governo sulla riforma del Senato rischino molto. Al lavoro sul provvedimento oggi sono stati i due relatori, Finocchiaro e il leghista Calderoli, e per votare il testo base sono necessari 15 ok in commissione. Forza Italia sarebbe orientata a non votare il testo del governo, se diventa questo la base di lavoro per la Commissione e valuterà se dare il suo sì ad un eventuale odg dei relatori. Ad auspicare un testo condiviso anche il Pd Corradino Mineo: "Ogni volta che mi allontano - dice con una battuta - arriva una strana cosa" che cambia tutto. Votare il testo del governo? "Sarei molto in difficoltà", osserva. Non ha mentito.