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mercoledì 23 aprile 2014

Il "trucco" di Padoan: adegua le tasse alla Ue solo se sono più alte

Il "trucco" di Padoan: adegua le tasse alla Ue solo se sono più alte


di Gian Maria De Francesco


Il ministro difende la nuova aliquota sulle rendite: è nella media europea. Ma fa finta di non vedere il minor carico fiscale globale degli altri Paesi



L'innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie al 26 per cento? «È un adeguamento alla media europea e non ci risulta che l'attrattività finanziaria dell'Italia possa venire intaccata». Parola del ministro Pier Carlo Padoan che ieri a Radio anch'io ha decantato le magnifiche sorti e progressive in tema di fiscalità del governo di Matteo Renzi. Più che dell'Italia il titolare del dicastero di via XX Settembre ha parlato di un luogo dell'immaginario collettivo. «Siamo in una situazione in cui gli investitori guardano con estremo interesse all'Italia», ha detto riferendosi ai esempio ai titoli di Stato (ieri nuovi minimo per lo spread tra Btp e Bund), alle dismissioni dei beni pubblici (sempre in cantiere) e, in generale, agli investimenti.

Ma le cose stanno veramente così? O, piuttosto, quella che viene raccontata è una storia che differisce molto dalla realtà? Partiamo proprio dall'adeguamento dell'aliquota sulle rendite finanziarie (Btp esclusi, sui bond governativi il prelievo resterà al 12,5%) dal 20 al 26 per cento. L'obiettivo del governo è rastrellare almeno 2,5 miliardi (2,9 miliardi le stime iniziali) per finanziare in parte il taglio dell'Irap sulle imprese. Come ha detto l'ottimo Padoan si tratta di un «adeguamento alla media europea». E, in effetti, a ben guardare i principali Paesi del Continente il margine per aumentare il «drenaggio» ci sarebbe. In Germania la tassazione è al 26,375%, in Francia si arriva addirittura al 34,5%, mentre in Gran Bretagna e in Spagna il prelievo varia in funzione del reddito e può arrivare a un massimo rispettivamente del 28 e del 27 per cento.

Inutile baloccarsi sul valore costituzionale del risparmio, sul fatto che si tratta di somme che «sopravvivono» ad altre forme di tassazione, eccetera eccetera. Proviamo a ribaltare la prospettiva: chi investe in azioni, titoli e quant'altro è un ricco renditiere che va penalizzato, mentre è più importante la salvaguardia del lavoro e dei suoi frutti, altra architrave costituzionale. Ebbene, come ha reso noto l'Ocse, circa due settimane fa l'Italia è uno dei Paesi più ostili al lavoro. Non solo perché non ci sia ma perché il cuneo fiscale sui dipendenti con due figli è tra i più elevati nel G20.

Lasciamo perdere isole felici come la Svizzera (9,5%), gli Stati Uniti (20,3%) e il Canada (18,7%), bisogna chiedersi perché un nucleo familiare con due bambini a carico in Italia nel 2013 si sia visto «rastrellare» il 38,2% dell'imponibile contro il 33,8% della Germania, il 34,8% della Spagna e il 27% della Gran Bretagna. Aliquote totali che, secondo il Centro studi di Confindustria, salgono al 42,3% per il nostro Paese che in questa lettura sopravanza pure la Francia (38,6% a fronte del 41,6% stimato dall'Ocse). Probabilmente per il ministro Padoan «l'adeguamento alla media europea» è un concetto variabile un po' come le targhe alterne. D'altronde, i tentennamenti sull'estensione del bonus da 80 euro anche a incapienti e lavoratori autonomi o sul rinnovo della cassa integrazione in deroga chiariscono l'impotenza dinanzi al Leviatano dei conti pubblici.
Senza contare che nella classifica della Banca mondiale per aliquota totale sui redditi delle imprese l'Italia ha un primato assoluto: il 65,8% contro il 64,7% della Francia e il 56,8% della Spagna. La Germania è al 49% e la Gran Bretagna al 34. Anche in questo caso i modelli da seguire devono essere ben altri se il promesso taglio dell'Irap verrà effettuato a rate.

E così ai risparmiatori (ma anche alle imprese) toccherà sorbirsi da luglio l'aumento delle aliquote al 26%. Una mossa che scoraggia il risparmio, già fiaccato dalle «bravate» dei governi passati come la Tobin Tax (adesso allo 0,1%) sulle transazioni finanziarie voluta da Mario Monti per compiacere Angela Merkel e l'imposta di bollo allo 0,2% sui conti titoli nonché i 34,2 euro (100 per le persone giuridiche) sui conti correnti tradizionali e di deposito, eredità del governo di Enrico Letta. Sì, è proprio tutta una questione di «adeguamento alla media europea». Detta così non sembra neanche una brutta cosa.

Giornata del Libro, è festa nel mondo

Giornata del Libro, è festa nel mondo 



Si celebra oggi la Giornata mondiale del Libro e del diritto d'autore, istituita dall'Unesco nel 1996, per promuovere la lettura e la protezione della proprietà intellettuale. Iniziative e manifestazioni sono previste in tutto il mondo. La data del 23 aprile è stata scelta perchè è il giorno in cui, nel 1616, morirono tre importanti scrittori: Cervantes, Shakespeare, Garcilaso Vega. In occasione della Giornata, l'Associazione Italiana biblioteche promuove presso i cittadini e le istituzioni il tema della lettura digitale in biblioteca. 

Sondaggio Emg: cala il Pd, tiene Forza Italia, bene Fdi-An

Sondaggio Emg: cala il Pd, tiene Forza Italia, bene Fdi-An



Il consueto sondaggio del lunedì di Enrico Mentana, complice la Pasquetta, slitta al martedì. Un'ultima rilevazione, quella di Emg per il TgLa7, che offre molteplici spunti interessanti. Un dato su tutti: nonostante gli 80 euro e nonostante l'infinita sequela di promesse, dopo diverse settimane di ascesa, perde quota il Partito democratico, che cala dello 0,6% al 33,8 per cento. In parallelo, scende per la prima volta dal suo arrivo a Palazzo Chigi anche la fiducia nel premier, Matteo Renzi, che passa al 44%, in flessione di 1 punto percentuale.

Grillini e azzurri - Il Pd resta "al momento" primo partito con un significativo margine di vantaggio sul Movimento 5 Stelle, dato al 23,4% e in crescita dello 0,5 per cento. Forza Italia morta?? Non proprio!. Lo dicono i numeri: gli azzurri sono al 20,3%, in salita rispetto alla precedente rilevazione. Un dato che però ancora non risente degli effetti dell'impegno di Silvio Berlusconi (toghe permettendo) nella campagna elettorale per le Europee (si vota il 25 maggio): il Cav, infatti, ha appena annunciato il suo ritorno in televisione dopo 14 mesi, e giovedì sera sarà ospite di Bruno Vespa negli studi di Porta a Porta.

Altre formazioni - Tra gli altri partiti, tiene l'asse Ncd-Udc, dato al 4,9% e in calo dello 0,3 per cento. La Lega Nord, in calo dello 0,2%, viene data al 4,4 per cento. Buono il dato della rossissima lista Tsipras, quotata al 4% tondo tondo e in ascesa di 0,6 punti percentuali. Continua la cavalcata di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, oggi in crescita dello 0,2% al 3,7% e a un passo dal superare la soglia di sbarramento per entrare al Parlamento europeo (fissata al 4%). Quindi Scelta europea, stabile al 2,5%, i Verdi (riammessi) allo 0,7% e in calo dello 0,1%, l'Idv allo 0,7% in crescita dello 0,1 per cento. Gli altri partiti collezionano l'1,6%, in calo dello 0,2 per cento. Enorme la platea degli astenuti, al 33,6% e in crescita dell'1,4%; gli indecisi stanno al 19,5% (in calo del 3,2%) mentre l'1% del campione annuncia di voler votare scheda bianca (in calo dello 0,4 per cento).


"La grande bellezza" in Vaticano: attici di lusso, sauna party e champagne nell'auto blu

"La grande bellezza" in Vaticano: attici di lusso, sauna party e champagne nell'auto blu

di Rachele Nenzi

Dall'appartamento di Bertone all'alto prelato "fidanzato" con un coreografo: viaggio negli eccessi in Vaticano


Bella vita quella degli alti prelati. A leggere un articolo de il Fatto Quotidiano, infatti, non sembra che in Vaticano se la passino poi male, in barba al voto di povertà. Tutto inizia con l'appartamento dell'ex segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, che passerà la pensione in un lussuoso attico da 600 mq a pochi passi dal sobrio alloggio a Santa Marta scelto da Papa Francesco.

Nei giorni scorsi alcune fonti hanno rivelato al quotidiano di Travaglio e Padellaro altri dettagli "piccanti" della vita dei cardinali e di altri personaggi di rilievo in Vaticano. Come il capo della Gendarmeria vaticana, Domenico Giani, che vive in un appartamento molto spazioso e appena ristrutturato con affaccio su via di Porta Angelica. "Sopra il terzo piano è comparso all'improvviso un piano nuovo con tre finestre e due ampie vetrate, a cui si aggiungono due bagni con una vasca idromassaggio e una terrazza", racconta Valeria Pacelli, "Ma passeggiando all'interno delle mura vaticane, ci sono tanti sontuosi palazzi con all'interno appartamenti che vanno dai 200 ai 250 metri quadrati. Molti di questi sono abitati da cardinali che non li usano del tutto, lasciando molte stanze completamente chiuse".

Ma la vita di lusso all'interno della Chiesa non finisce qui. Sempre sul Fatto viene riportata la testimonianza di un altro prete. "Non avete idea di cosa accade, di come si comportano", rivela, raccontando di un alto prelato "ufficialmente fidanzato con un coreografo". I due - si legge ancora - sono "promotori di serate pensate intorno a una sauna installata dentro un appartamento nel centro di Roma, meglio non andare troppo lontani dal Cupolone, terzo piano di una palazzina vicino piazza Navona e di proprietà di una congregazione cattolica. La coppia trova anche il tempo per investire e seguire alcune attività commerciali, il futuro è sempre un'incognita". E ancora: "Un cardinale si è fatto anche montare il frigo bar dentro l'auto blu, lo champagne è sempre pronto". Insomma, "La grande bellezza" è solo un film, ma a quanto pare non si scosta molto dalla realtà.

martedì 22 aprile 2014

Rivellini: Grazie Berlusconi. Ancora in campo per difendere il Sud in Europa

Rivellini: Grazie Berlusconi. Ancora in campo per difendere il Sud in Europa


L’eurodeputato Enzo Rivellini, candidato alle elezioni europee del 25 maggio nella lista Forza Italia/Berlusconi, ha rilasciato la seguente dichiarazione: «La ricandidatura è per me motivo di grande orgoglio e ringrazio il Presidente Silvio Berlusconi per la fiducia. Sarò in campo, come cinque anni fa, per difendere le ragioni del Sud in Europa. Un filo diretto ha segnato e continuerà a segnare il mio percorso politico, dal discorso in lingua napoletana tenuto nell’aula di Strasburgo nel 2009 alle tante iniziative intraprese per difendere i diritti della Comunità Meridionale. In un momento di anti-politica, giusta, i cittadini devono esprimere la propria preferenza e invito tutti a verificare il lavoro di ogni candidato, affinché al Parlamento Europeo ci vada una classe politica rappresentativa e non auto-referente. 

Se i cittadini mi confermeranno al Parlamento Europeo desidero battermi, senza inutili chiacchiere e senza "fantasmagorici" programmi, per quattro obiettivi ben precisi: 

1) abolizione della formazione professionale. E’ inutile buttare centinaia di milioni di euro per corsi di veline o giocatori di biliardo, ma bisogna destinare le risorse ad aziende serie che devono investirle in contratti a tempo determinato (sei ore di lavoro e due di vera formazione per insegnare il "mestiere" ai nostri giovani); 

2) regole comuni in tutti gli Stati aderenti all’Ue: stessa burocrazia, stessa sicurezza sul lavoro, stesso cuneo fiscale, per evitare che le nostre aziende chiudano in Italia per aprire in Paesi dell’Ue che tra l’altro ricevono contributi a fondo perduto che ricadono anche sulle tasche degli italiani; 

3) libero accesso ai fondi indiretti da parte di tutti gli Enti e le Associazioni di Categoria per evitare "tappi" regionali e tentare di sfruttare il 100% delle risorse comunitarie; 

4) proporre all’Ue (che ha legislazione sovrastante agli Stati nazionali) che le imprese titolari di concessioni o contributi, che diminuiscono per investimenti tecnologici la propria manodopera, rivedano i canoni delle concessioni. Tutto ciò perché non è giusto che la riduzione della propria forza-lavoro le aziende che hanno concessioni pubbliche la facciano ricadere sull’intera collettività».

Di sinistra e anti-impresa: la nuova legge sul lavoro aumenterà i disoccupati

Di sinistra e anti-impresa: la nuova legge sul lavoro aumenterà i disoccupati

di Vittorio Feltri


Quella di cui trattiamo è una legge destinata a complicare ulteriormente la soluzione del problema principale del nostro Paese


Pasqua è alle nostre spalle, davanti abbiamo subito - oggi stesso - il decreto sul lavoro, che è al centro di polemiche destinate ancora una volta a creare disagi nella maggioranza renziana. Il provvedimento probabilmente passerà, ma chissà con quanta fatica e, forse, con troppi cambiamenti rispetto al testo originario. Bisogna sapere che su questa delicata materia i pareri sono contrapposti anche nell'ambito dei singoli partiti.

Il commento scatologico più calzante sarebbe il seguente: siamo nel casino più totale. Poiché, tuttavia, il premier vanta virtù taumaturgiche, non ce la sentiamo di escludere a priori che accada un miracolo, magari col ricorso alla solita fiducia da tutte le forze politiche detestata e da tutte praticata, e cioè che all'ultimo si trovi un accordo in grado di appianare ogni ostacolo. Ci rendiamo conto: prevale in noi un vago ottimismo. Se dovessimo però attenerci alla realtà che abbiamo sotto gli occhi, diremmo che quella di cui trattiamo sia una legge destinata a complicare ulteriormente la soluzione del problema principale del nostro Paese: la disoccupazione.

Infatti, pur riconoscendo la necessità di regolamentare le assunzioni a termine, nonché quelle a tempo indeterminato, per non trascurare quelle degli apprendisti, che oggi avvengono in modo caotico e tale da complicare i rapporti tra aziende e dipendenti, occorre aggiungere che il nodo è un altro: per creare posti di lavoro non è sufficiente modificare le norme da imporre agli imprenditori, ma serve incentivare la produzione, quindi i consumi e le esportazioni. E per fare ciò è indispensabile trasformare l'Italia da Paese inospitale a Paese ospitale per l'industria, l'artigianato e il commercio.

Come? Anzitutto consentendo alle ditte, grandi o piccole che siano, di essere concorrenziali, non soffocate da un fisco predatorio, e di riguadagnare la stima (perduta) dello Stato e della società: è assurdo considerare, per esempio, le cosiddette «partite Iva» fonti potenziali o, peggio, attive di evasione. Inoltre le aziende hanno bisogno non solo di pagare l'energia come e non più che in altre nazioni europee, ma anche di non dover sopportare un costo eccessivo del denaro e della manodopera.

Sembrano, i nostri, discorsi semplici o addirittura semplicistici; in realtà o se ne accoglie la sostanza oppure fra un anno, due o dieci saremo ancora qui a discutere sui metodi più adatti per il rilancio dell'economia, ignorando che essa si basa sulla contabilità della serva. Per vendere un prodotto sul mercato è obbligatorio che il suo prezzo sia alla portata di chi lo acquista, altrimenti il consumatore si rivolge ai cinesi, agli indiani o ai vietnamiti che praticano tariffe notoriamente più basse, e non importa se la qualità delle loro merci è più scadente. Chi ha pochi soldi in tasca, chi è disoccupato, chi ha un reddito basso non può concedersi il lusso di sottilizzare.

La piena occupazione non è una chimera. Per raggiungerla però sarebbe opportuno un cambio radicale di mentalità: meno spese, lavorare di più, sgobbare tutti, uniformarsi ai parametri della crisi per ripartire. Le liti nell'ambito del Pd e quelle fra il Pd, Scelta Civica e Ncd sulla riforma del lavoro sono utili esclusivamente a incrementare la disoccupazione. Che in effetti è in aumento.

Le banche rottamano gli sportelli, verso il taglio di 1.500 filiali

Le banche rottamano gli sportelli, verso il taglio di 1.500 filiali



Cambia tutto. Comincia la rivoluzione delle banche. Gli istituti dicono addio agli sportelli e puntano tutto sull'home banking, ovvero le operazioni a portata di click. La rottamazione è iniziata già da qualche anno sotto la spinta della crisi: dopo i circa 800 sportelli persi dal 2007, nei prossimi anni è prevista la chiusura di altri 1.500, considerando solo i grandi istituti. La chiusura degli sportelli per il momento ha riguardato di più gli istituti che hanno le agenzie nei centri urbani, mentre resistono le agenzie delle banche di credito cooperativo o popolari presenti soprattutto nei piccoli centri rurali. Da qui al 2017 così Intesa Sanpaolo prevede di passare da 4100 a 3300 sportelli (erano 6100 nel 2007), Unicredit di ridurre 500 sportelli da qui al 2018 sulle attuali 4100 e Mps 200 degli attuali 2300. Mantengono invece le tedesche come il colosso Deutsche Bank. La crisi economica, il crollo del mercato immobiliare e l’introduzione delle nuove tecnologie hanno reso gli sportelli superflui lasciando spazio a quelli online.

Addio agli sportelli - Dando uno sguardo ai piani industriali delle grandi (Unicredit, Intesa, Mps), insomma, le filiali faranno sempre meno cassa e sempre più consulenza, che resta indispensabile per siglare un mutuo o stipulare un finanziamento per un’impresa. "I clienti per le operazioni giornaliere come bonifici, estratto conto o pagamento bollette non sono più disposti a fare file e operano da casa o dall’ufficio con pc e smartphone o anche dall’Atm ma per accendere un mutuo o realizzare operazioni complesse o percepite tali vogliono ancora parlare con qualcuno", spiega un banchiere. Insomma la rottamazione è cominciata e nel corso dei prossimi anni gli sportelli sono destinati a scomparire del tutto.