Colpa medica, malasanità ed accuse di speculazione: aspro conflitto tra Medici e Avvocati, mentre i pazienti continuano a morire
di Mario Setola
Tornano in questi giorni, purtroppo, nelle cronache giornalistiche e giudiziarie, casi di presunta malasanità, che hanno causato la morte di altri pazienti. Ciò riporta al recentissimo scontro tra Medici e Avvocati che, dalle aule di Tribunale, si è trasferito sui mezzi di informazione, dopo il famosissimo spot pubblicitario degli “avvocati-avvoltoi”. Sull’argomento è intervenuto l’Avvocato Armando Rossi, consigliere dll’ordine degli avvocati di Napoli. “In realtà dice - bisogna partire da un dato di fatto. Le morti per malasanità per errori commessi dai medici o causati dalla cattiva organizzazione dei servizi sanitari parlano chiaro: gli ultimi dati ufficiali resi pubblici, relativi al contenzioso sulla responsabilità medica, sono quelli della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori e i disavanzi in campo sanitario, secondo i quali sono 400 i pazienti morti da aprile 2009 a dicembre 2012 per presunti casi di malasanità, per un totale di 570 casi segnalati, ai quali sono seguiti circa 500 procedimenti giudiziari. La colpa medica è da sempre al centro di un ampio dibattito dottrinale e giurisprudenziale, foriero di importanti pronunce, che hanno cambiato la storia del diritto in Italia.
Punto di partenza è la celebre Sentenza Franzese, in tema di reato colposo omissivo improprio, antesignana di quella rivoluzione copernicana del diritto, volto all’accertamento delle responsabilità in campo sanitario. La Cassazione penale, a Sezioni Unite, decretò la necessità di ravvisare il nesso causale, alla stregua di un giudizio controfattuale condotto sulla base di una regola di esperienza o di una legge scientifica o statistica, con la necessità di dimostrare che se il medico avesse seguito il protocollo sanitario, indicato per la specifica malattia, l'evento nefasto non si sarebbe verificato o si sarebbe verificato successivamente o con minore intensità lesiva.
Veniva poi stabilito l’impossibilità di una deduzione automatica del coefficiente di probabilità espresso dalla legge statistica dovendo, l’Organo giudicante, sempre rapportarsi al caso concreto, per giungere alla cosiddetta “verità processuale”, senza l'interferenza di fattori alternativi e dimostrando che la negligenza del medico è stata “condizione necessaria dell'evento lesivo con alto o elevato grado di credibilità razionale' o probabilità logica”. L’importante pronuncia della Cassazione ha, quindi, aperto la strada a numerosi procedimenti contro gli operatori sanitari, con una battaglia che si combatte a suon di accuse reciproche e colpi bassi. E’ essenziale, però, differenziare le azioni volte all’accertamento delle responsabilità penali, da quelle volte al ristoro economico, in sede civile. Infatti, in sede penale si deve dimostrare 'al di la di ogni ragionevole dubbio' la colpa del medico, mentre in sede civile, l'onere di dimostrare che l'evento dannoso è dipeso da fattori non prevedibili, grava sul medico. Pertanto, in ambito penalistico, si registra una tendenza all’archiviazione o all’assoluzione del camice bianco accusato di negligenza professionale, in 9 casi su dieci, stante la maggiore difficoltà di dimostrare i profili di responsabilità. Ed a tale dato fa da contraltare quanto emerso nelle aule di giustizia civile, dove oltre il 70% delle azioni intentate, vede il riconoscimento del risarcimento in favore del paziente.
Recentemente, tuttavia, si è registrato l’innalzamento dello scontro tra gli Avvocati e Medici relativamente all’uso o, secondo alcuni, l’abuso dello strumento pubblicitario. Gli Avvocati sono stati accusati di sciacallaggio, di speculare sulla morte e sul dolore, ma soprattutto di cercare il guadagno facile, contro ogni regola deontologica, con pubblicità nelle quali si offrono servizi di consulenze alle vittime della malasanità.
Innanzi a tale offensiva mediatica, tuttavia, i Medici hanno risposto con un contrattacco mediaticamente dirompente, con una campagna pubblicitaria dai toni molto provocatori, nella quale vengono utilizzati gli avvolti per rappresentare i Legali.
Suddetta azione ha suscitato lo sdegno dell’intera categoria che, attraverso il Consiglio Nazionale Forense, ha denunciato l’opera diffamatoria perpetrata, non solo nei confronti dell’Avvocatura e lesiva dell’onorabilità professionale, ma che mira a colpire la tutela del diritto, costituzionalmente riconosciuto, del cittadino alla salute.
In definitiva, i Medici dipingono impropriamente gli Avvocati come avvoltoi, ma omettono di considerare che non sono gli avvoltoi che provocano la morte della preda, che viene causata da responsabilità organizzative e politiche nel mondo della Sanità, oltre che dalla negligenza e la scarsa preparazione professionale di alcuni medici e, sicuramente, non dell’intera categoria. Elemento questo su cui sarebbe opportuno riflettere”.