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lunedì 20 gennaio 2014

Crescono le spine per un Letta Bis

Crescono le spine per un Letta Bis


Da tempo Scelta Civica propende per un Letta-Bis. Romano, capogruppo alla Camera, ha proposto: "Ripartiamo" con Letta bis. Cuperlo, presidente Pd e leader di parte di sinistra del partito Pd, ha invitato a valutare "una vera ripartenza, con un nuovo governo presieduto da Letta". Ora Alfano ipotizza un Letta Bis per superare le forti difficoltà. Il leader del Ncd dice: "Per una ripartenza" serve "un nuovo governo a guida Letta". Sono quindi forti le spinte per un Letta Bis, ma la strada è in salita. Renzi, impegnato su la riforma del voto, ha detto no "a rimpasti e rimpastini", girando la scelta a Letta. Il premier lavora al nuovo programma di governo. Cosa uscirà fuori? Di sicuro al momento sono troppi galli a cantare.... e mentre lo si fa le spine diventano sempre più insidiose....

Scossa di magnitudo 4.2 tra Molise e Campania

Scossa di magnitudo 4.2 tra Molise e Campania 

Ultim'ora Ansa.it


CAMPOBASSO  - Una scossa di terremoto di magnitudo 4.2 alle 8,12 è stata localizzata nel distretto sismico Monti del Matese, tra il Molise e la Campania. Il sisma è stato nettamente avvertito a Campobasso e in molti altri centri della provincia. A Bojano gente in strada sotto la pioggia. Successivamente, alle ore 8:21, si é verificata una seconda scossa di magnitudo 2.6. Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell'INGV nel distretto sismico dei Monti del Matese.

Il terremoto delle 8:12 di oggi è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv)tra le province di Caserta e Benevento, alla profondità di 11.1 chilometri.
I Comuni più vicini all'epicentro sono quelli di Castello del Matese, San Potito Sannitico e Piedimonte Matese, in provincia di Caserta, e Cusano Mutri, in provincia di Benevento. L'evento sismico con magnitudo 4.2 si é verificato ad una profondità di 11 chilometri.

La scossa è stata avvertita anche in alcune zone della Campania. La scossa - si apprende dal comando provinciale dei Carabinieri di Napoli - é stata sentita anche in alcuni quartieri della città partenopea. Nel capoluogo campano non sono stati segnalati danni. Numerose sono state le segnalazioni alle centrali operative dei carabinieri e dei vigili del fuoco.
Le scosse sono state avvertite nitidamente nei quartieri alti di Napoli (Vomero, Colli Aminei, Camaldoli) ma anche nel centro antico. I dirigenti di alcuni istituti scolastici hanno deciso di evacuare le aule.

L'evento sismico è stato sentito in maniera molto chiara nella zona di Nola e dei monti del Matese, la stessa dove si é un altro evento sismico 2 settimane fa caratterizzato da un successivo sciame. L'evento é strato sentito anche in alcune aree del Sannio. Numerose le persone che sono scese per strada.

Paura tra gli studenti di Isernia che erano appena entrati a scuola per una scossa che poco dopo le 8, con magnitudo 4.2, è stata avvertita distintamente anche nel centro molisano. Gli studenti sono stati fatti tutti uscire dalle scuole e si sono riversati in strada. Al momento non si registrano danni, ma sono in corso accertamenti.

Protezione civile Campania, numerose chiamate  - Il terremoto di magnitudo 4.2 è stata registrata alle 8.12 di stamane e l'area è la stessa della scossa del 29 dicembre scorso (che era stata di magnitudo 4.9) a 11 chilometri di profondità. Lo conferma la Protezione civile della Regione Campania. La scossa è stata avvertita dalla popolazione: numerose le chiamate alla Sala operativa regionale. L'assessore Edoardo Cosenza si sta mantenendo in contatto con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, con il prefetto di Caserta e i sindaci dell'area. Sono in atto verifiche.

Scossa magnitudo 2.5 tra Massa e Lucca  - Una scossa di terremoto di magnitudo 2.5 è stata registrata alle 2:12 in Toscana, tra le province di Massa Carrara e Lucca. Secondo i rilevamenti dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 5,3 km di profondità ed epicentro in prossimità dei comuni di Massa, San Vito Cerreto (Massa Carrara), Forte dei Marmi e Seravezza (Lucca). Dalle verifiche effettuate dalla Sala situazione Italia del Dipartimento della Protezione civile, non risultano danni a persone o cose.

La sinistra del Pd sul piede di guerra

La sinistra del Pd sul piede di guerra

di Gaetano Daniele


Fassina ha criticato Renzi per l'incontro con Berlusconi. "Devo dire con franchezza che mi sono un po vergognato", ha detto l'ex viceministro Fassina, come se volesse quasi togliersi un sassolino dalla scarpa per pareggiare i conti appunto con il neo segretario Renzi, in merito alla non considerazione avanzata (Rimpasto, Fassina, Fassina chi?). "Questo colloquio non andava fatto - continua Fassina - è stato un errore politico. Andava coinvolta Forza Italia con i capigruppo nelle riforme", ha poi sottolineato. "Il Senato ha votato dopo una sentenza passata in giudicato per l'interdizione politica. Difficile spiegare perchè lo ribattezziamo per la 3a volta a padre costituente. Ora la legge è un po meno uguale per tutti". Fassina ha poi chiesto che siano gli iscritti a esprimersi online sulla legge elettorale e assicura; nessuna scissione. Insomma, per Fassina dialogare con il presidente di uno dei partiti più votati d'Italia è vergogna. Per Fassina dialogare con Berlusconi, designato e criticato dallo stesso fino al giorno prima della sentenza Mediaset è vergogna, ma che però, in contemporanea, sedeva e si accordava (larghe intese) proprio con il partito del mostro, il Pdl. Fassina dice tutto e il contrario di tutto. Per Fassina quindi non è vergogna fare un patto con un imputato condannato in appello per corruttela, è vergogna se lo fa il suo segretario dopo. Perchè non chiese agli iscritti online se approvare o meno le larghe intese con il Popolo della Libertà? Fassina tira in ballo l'elettorato online a proprio piacimento. E' proprio il caso di dirlo: Fassina? Fassina chi?......

domenica 19 gennaio 2014

Incredibile ma vero: Paga con 6 giorni di ritardo e scatta una multa di 2.400 euro

Incredibile ma vero: Paga con 6 giorni di ritardo e scatta una multa di 2.400 euro

Giacomo Moscarola mostra la cartella dell'Agenzia delle Entrate
Riceve una cartella esattoriale, la paga con sei giorni di ritardo e dieci mesi dopo gli arriva una multa di quasi il 100% dell’importo versato.

E’ una storia al limite dell’incredibile quella successa a Giacomo Moscarola, segretario cittadino di Lega Nord: «Nel 2007 - racconta non ho fatto la dichiarazione dei redditi perchè pensavo di essere sotto la soglia entro la quale non è obbligatoria. Quell’anno avevo lavorato per le Funivie Oropa e per Banca Sella. Purtroppo sforavo il tetto massimo e avrei dovuto denunciare il mio reddito nel 730. Mi rendo conto che è stato un errore mio, ma davvero è stato in buona fede».

Sei anni dopo tramite raccomandata, l’Erario gli ha chiesto il rientro di quanto dovuto. «Nel dicembre del 2012 - prosegue -  mi è arrivata una cartella esattoriale dall’Agenzia delle Entrate: tra importo da riscuotere e sanzione dovevo 2.698,55 euro».
Il pagamento andava fatto entro 60 giorni dalla ricezione della lettera. «Il termine scadeva il 5 febbraio 2013, ma io ho dovuto racimolare la somma e ho pagato in banca tramite F24. Era l’undici febbraio».

Dopo aver saldato il suo debito con l’Erario Moscarola pensava di aver fatto il suo dovere, da bravo e onesto cittadino: «Credevo che fosse finita lì, così sarebbe stato in un paese civile. Invece no. A dicembre del 2013 mi è arrivata un’altra cartella esattoriale, questa volta da Equitalia».
 
Moscarola si è recato all’Agenzia delle Entrate per capirne di più: «senza tanti giri di parole lo sportellista - racconta - mi ha detto che dovevo versare  2391,04 euro di multa per aver pagato la cartella esattoriale con sei giorni di ritardo. Non ci potevo credere».
Ora Giacomo Moscarola è imbufalito: «Non ho nessuna intenzione di pagare - afferma - è una vergogna che lo Stato ladro debba far cassa sui cittadini e sulle imprese che in questo periodo di crisi già fanno fatica ad andare avanti e si trovano nella situazione di pagare salassi del genere! Non è ammissibile che l’Agenzia delle Entrate  si svegli dopo cinque anni e poi  aumenti le sanzioni del 100% per sei giorni di ritardo. Mi metto nei panni di una ditta che ha dei dipendenti e per un puro caso paga pochi giorni dopo la scadenza… il mio è un importo tutto sommato piccolo, ma proporzionato a una ditta un imprenditore rischia davvero di chiudere. Se il trattamento è così per tutti non ci dobbiamo sorprendere se la gente si va a dare fuoco davanti a questi uffici…»

Moscarola non le manda a dire a nessuno: «L’Agenzia delle Entrate avrà un direttore, si assume la responsabilità di questo schifo o è tutta colpa del sistema? Perché se è il  sistema deve essere cambiato non è ammissibile, soprattutto in un periodo come questo in cui è difficile reperire liquidità, che per una svista così banale i cittadini e le imprese possano avere un rincaro simile! Se si vuole applicare una sanzione ulteriore, va conteggiata solo sui sei giorni di ritardo del versamento».

Poi conclude: « Io  nella maniera più assoluta non ho intenzione di pagare quella multa, è una vera presa in giro. Non solo: condivido le proteste di chi, esasperato da certe situazioni, ha il coraggio di far sentire la propria voce».

Ma guarda un pò: "Il figlio ed il nipote di Giorgio Napolitano entrambi vincitori di concorsi!

Ma guarda un pò: "Il figlio ed il nipote di Giorgio Napolitano entrambi vincitori di concorsi!


Il Prof. Paolo Cioni, alle cui proposte per una radicale riforma del sistema sanitario sto dando spazio in una serie di articoli, parlando di Università, ci ha ricordato una vicenda che riguarda da vicino il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, naturalmente ignorata dai grandi quotidiani di regime, ad eccezione di Italia Oggi.
Prima di entrare nel vivo della vicenda, ricordo ai nostri lettori che Paolo Cioni è uno stimato neuropsichiatra, docente di Psicopatologia e autore di diversi trattati di Psicologia e Psichiatria, nonché del best seller Neuroschiavi (Ed. Macro, 2009, scritto insieme a Marco Della Luna).

Non è un mistero per nessuno, sostiene Cioni, che nell’università italiana concorsi, dottorati, cattedre vengano vinti quasi sempre dai soliti noti, parenti o protetti di altri soliti noti. La situazione sconfortante si evince semplicemente guardando i cognomi di chi lavora nelle varie facoltà. Esiste infatti in rete una vastissima documentazione che dimostra, nero su bianco e con prove inoppugnabili, in che misura vengano favoriti per le cattedre e per gli incarichi più prestigiosi figli, parenti, cugini e cognati di pezzi grossi della politica, di deputati, senatori ed altri rappresentanti delle istituzioni. Ma pochi sanno, perché i giornali raramente ne parlano, che un caso controverso riguarda proprio l’attuale Presidente della Repubblica.

Prendiamo ad esempio il caso di Roberto Tomei, un dirigente dell’ISTAT con una grande passione per il Diritto e la Giurisprudenza, con alle spalle numerose pubblicazioni in tali ambiti. Nel 2000 decise di partecipare ad un concorso pubblico per l’assegnazione di una cattedra universitaria di Diritto Amministrativo (come Professore associato), resasi vacante nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Molise. Ovviamente non era l’unico candidato. Assieme a Tomei si presentarono infatti altre persone. Ma sentiamo quello che lo stesso Tomei ha dichiarato al quotidiano Italia Oggi«Non ce la feci perché, nonostante avessi scritto libri e pubblicazioni in materia, la commissione esaminatrice non li ritenne idonei ai fini del mio punteggio. Ritenne invece idonee per la cattedra altre tre persone prima di me: Andrea Rallo, che venne chiamato dalla stessa Università del Molise, e, a seguire, Marina D’Orsogna e Giulio Napolitano, che furono chiamati rispettivamente dall’Università di Teramo e dall’Università della Tuscia».

Fin qui niente di strano: una persona partecipa ad un concorso per vincere una cattedra universitaria, e la commissione esaminatrice non la ritiene idonea. Una normale situazione già più volte sentita connotata però da due dettagli non trascurabili.
Il primo è che Giulio Napolitano è figlio del più noto Giorgio, oggi Presidente della Repubblica. Così come, sempre Giulio Napolitano, attualmente lavora come consigliere per la Presidenza del Consiglio. Il secondo è che, come racconta Tomei all’epoca dei fatti, sempre a Italia Oggi«Con l’aiuto del mio legale, l’avvocato Giorgio Carta, ho presentato subito ricorso, prima davanti al TAR del Lazio e poi al Consiglio di Stato, contro il decreto del Rettore dell’Università del Molise che aveva approvato gli atti del concorso. E il CdS (Consiglio di Stato, ndr), con una sentenza che definirei storica, (…) mi ha dato ragione, affermando il principio secondo cui per pubblicazione debbono intendersi soltanto le pubblicazioni diffuse nell’ambito della comunità scientifica che il candidato può vantare all’atto della domanda».
E quando il giornalista di Italia Oggi, Roberto Altesi, chiese al Tomei se Giulio Napolitano avesse “i titoli in regola”, questi rispose: «No. E questo non lo dico io ma il Consiglio di Stato, che le cito testualmente: “la monografia del dott. Napolitano Servizi pubblici e rapporti di utenza risulta prodotta in esemplare stampato in proprio dall’autore, onde la stessa difetta del requisito minimo per essere definita pubblicazione valutabile agli effetti del concorso de quo”. E i giudici aggiunsero: “Tale lavoro ha costituito elemento decisivo per la valutazione del candidato, in quanto ritenuto dalla commissione quello di maggior rilievo sul piano sia formale sia sostanziale, come si evince chiaramente dai giudizi formulati, onde la sua non ammissibilità impone, di necessità, la rinnovazione del giudizio di idoneità espresso nei suoi confronti”. Insomma, il Consiglio di stato, non io, ha imposto alla commissione esaminatrice di annullare la prova e di rifarla, rivalutando i titoli».

Al che il giornalista chiese a Tomei se ciò fosse stato fatto. E il dirigente dell’ISTAT rispose: «Macchè. La Commissione esaminatrice, stordita dall’inattesa decisione del Consiglio di Stato (soltanto pochi candidati fino a quel momento erano riusciti a vincere innanzi al Consiglio di Stato un ricorso inerente concorsi universitari) non ha saputo che pesci prendere, tanto da preferire di farsi decadere. Una nuova Commissione, costituita nell’Agosto 2005, è stata poi annullata più di un mese dopo. Solo dopo una diffida da parte mia, a Febbraio del 2006, la commissione è stata ricostituita terminando i propri lavori nel Giugno del 2006. Non essendosi presentata la candidata D’Orsogna, si trattava di attribuire due posti fra i rimanenti candidati, cioè Napolitano e me. Ma ancora una volta sono stato bocciato, ancorché mi dovessero essere valutati titoli non considerati dalla prima commissione. É risultato idoneo invece Giulio Napolitano, nonostante il suo lavoro principale, quello sul quale la prima commissione aveva fatto leva per promuoverlo, non potesse essere più oggetto di valutazione secondo la sentenza del Consiglio di Stato».
Allora il giornalista di Italia Oggi chiese al Tomei se nel frattempo Giulio Napolitano avesse pubblicato altri testi, questi sì, idonei. E Tomei rispose: «É noto che in tutti i concorsi i titoli che si presentano debbono essere posseduti alla data della domanda, e non è possibile alcuna sanatoria in corso d’opera. Quindi se anche avesse scritto qualcosa nel frattempo, non avrebbe potuto essere valutata in quel concorso».

A titolo di cronaca e per informazione ai nostri lettori, i virgolettati sono tratte da un articolo di Roberto Altesi apparso Martedì 20 Marzo 2007 a pagina 5 del quotidianoItalia Oggi. E le notizie contenute nell’articolo succitato, come ci ha rilevato Paolo Cioni, non sono mai state né contestate né smentite dal Professor Giulio Napolitano.
C’è forse da attendersi qualcosa di meglio da un’università di Stato?” - si chiede Paolo Cioni, proseguendo con altri quesiti e altre considerazioni: ”E  perché poi dev’essere lo Stato ad occuparsene? É uno dei tanti bei frutti della Rivoluzione francese? Almeno prima c’erano concorsi di libera docenza per diventare professore aperti a tutti quelli che avessero accumulato produzione scientifica e curriculum di carriera. É utile in questo contesto utilizzare il solito slogan secondo cui occorre spendere di più per la ricerca? Ci sarà sicuramente qualche ricercatore serio - prosegue Cioni - ma in un contesto cosiffatto il suo contributo non può essere dato per scontato. Io non darei una lira (sì una lira, non un eurocent) bucata per la ricerca in un contesto simile. E solo le Università beneficiano di un regime per cui le ditte che sono costrette a fare progetti di collaborazione con loro (senza potersi scegliere i consulenti che le Università stesse inviano) vengono detassate”.

Sempre in famiglia Napolitano Paolo Cioni ci ricorda poi anche il caso di Susanna Napolitano, nipote del Presidente della Repubblica. Già per due anni impiegata con contratto precario presso l’ufficio stampa della Regione Puglia, è stata promossa da Nichi Vendola a Capo Addetto Stampa del Presidente della Regione, con uno stipendio lordo di 91.000 Euro annui, come rilevò il sito Isegretidellacasta.blogspot.it il 19 Gennaio 2012. Non abbiamo avuto il piacere di conoscere la Signora Susanna Napolitano, ma sicuramente deve essere molto qualificata per rivestire questo incarico.


Roma: Nuovo giro di squillo con minorenne

Roma: Nuovo giro di squillo con minorenne 


La Polizia di Roma ha scoperto un nuovo giro di prostituzione, in cui è coinvolto almeno una studentessa di 15-16 anni. E' stato arrestato un 55enne, falso manager di modelle, che con i suoi modi gentili e artefizi induceva le ragazzine a prostituirsi promettendo loro l'ingresso nel mondo dello spettacolo. Tra i clienti del giro ci sono liberi professionisti, dirigenti d'azienda, commercianti. La denuncia è partita dalla madre della giovane minorenne che, insospettita dall'eccessiva disponibilità di denaro. I contatti con i clienti avvenivano sullo stesso sito utilizzato dalle due ragazzine che si prostituivano ai Parioli, gli incontri nei quartieri-bene. 

Renzi: Profonda sintonia con Berlusconi

Renzi: Profonda sintonia con Berlusconi 


"C'è profonda sintonia tra il Partito Democratico e Forza Italia su tre aspetti: riforma del titolo V, trasformazione del Senato in Camera delle Autonomie  - senza indennità per i senatori  e non voterà la fiducia - nuova legge elettorale che favorisca la governabilità e il bipolarismo ed elimini il potere di ricatto dei piccoli partiti politici". Lo ha detto Renzi, nella conferenza stampa al termine del vertice al Nazareno con il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi e Gianni Letta sulle riforme. "Lunedì alle 16 presenteremo il testo alla direzione del Partito Democratico per il voto". "Restiamo aperti al contributo di chi vorrà starci". Poi prima di partire: "Abbiamo fatto un passo avanti importante". Ma pronta la risposta dei bersaniani: patto Renzi Cavaliere? cade il governo. "Se si chiude il patto tra Renzi e Berlusconi che esclude tutti gli altri, la maggioranza finisce". Cosi il bersaniano D'Attorre sulla trattativa per la legge elettorale. "Lo spagnolo in salsa italica è costituzionalmente e politicamente invotabile", aggiunge, la nostra sarà "una battaglia politica a viso aperto nel gruppo, nelle commissioni, in Aula". Poi: "Un Pd normale dovrebbe partire dalla maggioranza e poi allargare il confronto", è "strano chiudere un accordo con Berlusconi che vuole elezioni anticipate e invece escludere chi è disposto anche a fare le altre riforme, sul Senato e il Titolo V della Costituzione.